Capitolo Uno
- L’inizio di un Viaggio
L’espresso
era lì sui binari, aspettando l’arrivo di nuovi e vecchi studenti
pronti per
andare a Hogwarts. I ragazzi del primo anno erano nervosi e agitati, si
notava
nei loro sguardi, non volevano abbandonare i genitori.
Tranne Merida.
Già, a lei non dispiaceva, beh...non proprio,
avendo passato l’intera estate sentendosi dire “Merida non fare
quello!”
“Merida non fare questo!”, non vedeva l’ora di partire verso Hogwarts.
Si
ok, era una scuola,
tra studio, compiti e quant’altro, non c’era di che divertirsi. Ma non
poteva
credere che tra lì a qualche ora si sarebbe ritrovata nelle mura del
castello
di Hogwarts, la scuola per maghi e streghe più famosa al mondo.
Avrebbe
frequentato
lezioni di magia avanzate, non i soliti trucchetti, o per meglio dire
disastri,
che praticava a casa, avrebbe incontrato creature magiche di ogni tipo.
Immaginava in che modo avrebbe trovato la camera dei segreti, possedere
una
GiraTempo e avventurarsi nelle aule del castello in piena notte. La sua
impresa
stava per iniziare, sarebbe diventata come il protagonista della sua
saga
preferita. Harry Potter.
- Merida, mi
stai ascoltando? - la riportò alla realtà la
madre vedendo la figlia sognare ad occhi aperti.
Elinor DunBroch.
Una donna dall’aspetto elegante e raffinato,
che prestava la sua attenzione a curare ogni dettaglio. Essendo la loro
una
famiglia di Purosangue e altolocata doveva sempre fare una buona
impressione. Ma
non per la figlia, totalmente diversa dalla madre. Ricci indomabili,
maniere
poco eleganti, con una vera passione per il cibo. Si poteva definirla
un
maschiaccio.
- Ehm…Si mamma -
le disse confusa, mentre cercava di
ricordare ciò che la madre le stava dicendo, evitando di ricevere il
solito
rimprovero.
-Davvero? Allora
ripetimi ciò che ti ho detto - appunto. Merida,
con una nota di ansia, cercava di non incrociare lo sguardo della madre
finendo
con il notare dietro di lei un ragazzo gracile che tentava senza
successo di
portare il suo baule all’interno del treno.
- Hiccup! - gli
urlò la rossa cercando di attirare l’attenzione
dell’amico - Mamma e papà, devo andare prima che occupino tutti i
vagoni - così
dicendo salutò entrambi i genitori in un enorme abbraccio e velocemente
si diresse
verso di lui con lo sguardo della madre che la seguiva.
- Ciao Merida! -
esclamò il ragazzo, felice di rivedere la
rossa dopo la lunga estate. Si son conosciuti da piccoli e da lì la
loro
amicizia iniziò a sbocciare, passavano le intere giornate ad
avventurarsi nei
boschi con l’entusiasmo di Merida e il solito disappunto di Hiccup. I
loro
padri, Stoick e Fergus, erano amici di vecchia data ed erano appagati
nel
vedere i loro figli così uniti anche essendo molto diversi
caratterialmente.
Hiccup
aveva capelli
scuri, tendenti al rossiccio, e grandi occhi verdi, proprio come sua
madre,
morta quando lui era ancora un piccolo bambino. Non ricordava molto di
quella
notte, solo alcuni frammenti, ma una cicatrice sul mento lo riportava
in quel
momento. Stoick non ne parlava molto, e al sol ricordo i suoi occhi
mostravano
malinconia, ma dopotutto erano passati anni e suo padre Stoick, il più
grande
cacciatore di draghi, era pronto per vedere suo figlio diventare
esattamente come
lui.
“Finalmente
mio figlio
ha ricevuto la lettera! Sono certo che finirai a Grifondoro!"
risuonavano
nella mente del ragazzo le parole del padre. Non voleva deluderlo, ma
era
sicuro che quella casa non gli appartenesse, era così diverso da lui,
la caccia
ai draghi, l’impavidità non facevano per lui, quelle erano cose da
Merida.
- Pronto per la
scuola? - disse la rossa all’amico con uno
strano sorriso.
- Sì, sono solo
preoccupato per lo smist.. aspetta fammi
indovinare, vuoi che ti aiuti con la tua “grande impresa”, vero? -
roteando gli
occhi al cielo, la conosceva troppo bene.
- Esattamente! E
sarà una grande impresa! Allora mi aiuterai?
- incrociando le braccia fingendo di essere offesa.
- ..Okay
d’accordo - sbuffò Hiccup, sapeva già che sarebbe
finito nei guai ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. E spinse
amichevolmente
Merida.
Si sentì un
fischio partire dal treno. Le undici erano
rintoccate e i due ragazzi si dirigevano velocemente verso gli
scompartimenti,
molti dei quali erano pieni.
Erano arrivati
infondo all’espresso, fortunatamente c’era uno
scompartimento libero e isolato dal resto.
- Una cabina
tutta per noi! - esclamò Merida soddisfatta, buttandosi
come un sacco di patate sul sedile, lasciando Hiccup sistemare il baule
negli
appositi contenitori.
- Merry, il tuo
baule è ancora lì - la avvisò, non intuendo
che avrebbe dovuto essere lui a sistemarlo.
Guardò l’amica
lanciargli sguardi da cucciolo che cercava
invano di convincere l’amico a sistemarglielo per lei.
- Eh no, non ci
pensare nemmeno - alzò le mani e si rilassò
sui sedili.
Merida sbuffando
si apprestava a sistemare il proprio baule
quando la porta della cabina si aprì e un ragazzo dai capelli castani
si sistemò
all’interno, con aria da sbruffone, lasciando i due ragazzi sorpresi.
- Ehi! -
richiamò l’attenzione del ragazzo, irritata, essendo
entrato senza chiedere il permesso.
- Cosa c’è? -
gli rispose sorridendo e poi prendendo posto di
fianco al finestrino.
- Come cosa
c’è?? Umprf.. - Merida stava per tirargli il
baule ma l’amico la fermò - Ehm niente, piacere io sono Hiccup - calmò
gli
animi della rossa, dimenticando quando appena successo, non voleva
iniziare la
scuola con odio nell’aria.
- Jack Frost -
rispose il ragazzo - E tu Ricciolina? - rivolgendosi
divertito a Merida, che appena sentì quanto detto, i suoi occhi
accennarono uno
sguardo infuocato.
- COME MI HAI
CHIAMATA?! - gli urlò ma prima che potesse
saltargli addosso, si aprì di nuovo la porta della cabina, una ragazza
dai lunghi
capelli biondi, si affacciava timidamente nello scompartimento - Ehm
ciao,
vorrei sapere se posso unirmi a voi, le altre cabine sono piene -
chiese
speranzosa.
- Certamente -
rispose Merida e lanciò uno sguardo omicida
verso Jack che da fare da innocente alzava le mani per poi tornare a
guardare
fuori dal finestrino.
Mentre la bionda
tentava di entrare, sentì i propri capelli essere
tirati fuori dallo scompartimento. Voltandosi per tirarli a sua volta
notò un
ragazzo inciampato su di essi.
- Ops…scusami -
gli disse rossa d’imbarazzo - forse dovevo
legarli - li raccolse e tornò dentro la cabina trovando posto accanto a
Merida.
All’interno i
presenti la fissavano
intensamente, o per meglio dire i suoi capelli. Non li aveva mai
tagliati fin
dalla tenera età, e non lasciava nessuno avvicinarsi. Al sole i suoi
capelli
risplendevano donandogli riflessi dalle mille sfumature. Quando la
madre si ammalò,
la ragazza le stava accanto in ogni momento, le cantava spesso la
stessa
canzone che da piccola la madre cantava a lei, non ricordava bene le
parole ma una
notte i suoi capelli iniziarono a splendere come il sole, prese la mano
della
madre e continuò a cantare. La madre si svegliò notando un bagliore
provenire
dalla figlia, per un momento fu spaventata ma dentro di lei sapeva che
era
stata sua figlia ad aiutarla.
- Mi chiamo
Rapunzel - disse lei porgendo la mano ai ragazzi,
cercando di distogliere l’attenzione dai suoi capelli.
- Piacere Merida
e lui è Hiccup - si presentò la rossa e
indicando poi l’amico che le porse la mano sorridendole.
- Piacere sono
Jack…allora, sono mooolto lunghi i tuoi
capelli - affermava osservandoli.
- Ha parlato il
ragazzo tinto! - ribatté Merida che non ci
pensava due volte a contrastare Jack, tra loro era guerra.
- Cosa? Non sono
tinti, e comunque..- iniziando a fare il
solito sbruffone - mi preoccuperei della tua di chioma, chissà cosa ci
potrei
trovare lì dentro se ci dessi un’occhiata - affermò ridendo.
- COSA HAI DETT-
Merida fu interrotta dalla porta della
cabina che si aprì (ancora), salvando Jack da una brutta fine. Una
vecchia
signora, coperta da un mantello grigio e logoro, osservava i ragazzi e
chiese loro
- Qualcosa dal carrello, cari? - sorrise mostrando una storta dentatura
e un
lungo naso bitorzoluto che non si riusciva a non notare.
La rossa si
fiondò sul carrello, Gelatine TuttiGusti+1,
Zuccotti di Zucca, Api Frizzole, Cioccorane! Per Merida è il paradiso!
- Allora tre
bustine di Gelatine TuttiGusti+1, due pacchetti
di Cioccorane e una bustina di Api Frizzole, voi ragazzi? - continuando
osservare
le squisitezze presenti nel carrello, per poi tastare la tasca alla
ricerca dei
soldi.
Rapunzel
guardava i dolci incuriosita, non ne conosceva
nessuno - Che cosa sono le Cioccorane? - chiese mentre prendeva un
pacchetto.
Sono rane di
cioccolato, e all’interno ci puoi trovare
figurine di maghi famosi, io sto ancora cercando quella di Harry Potter
- disse
Hiccup mentre pagava la signora.
- Rane?
Ehm…meglio di no. Prendo un pacchetto di TuttiGusti+1
- disse Rapunzel mentre riponeva l’altro dolce.
- E tu Jack? -
chiese Hic notando il ragazzo che restava seduto
non avendo preso ancora nulla.
- Eh? No, non
voglio niente…sai non mi piacciono molto -
disse Jack evasivo, sebbene non conoscesse i sapori di ognuno di quei
dolci.
Era un Nato Babbano e la sua famiglia non passava bei momenti,
possedevano una
piccola casa dove lui, sua madre e la sua piccola sorellina, Emma,
vivevano.
Non avevano molto e ogni giorno cercava qualcosa da dar loro ma
puntualmente
finiva nei guai, e ora che lui non c’era, passava ogni momento a
pensare come
stessero andando le cose. La madre lo aveva convinto ad andare a
Hogwarts
“Avrai un’opportunità migliore lì” gli disse, ma si chiedeva spesso se
non
avesse fatto un errore a lasciarle.
Hic notò
tristezza nel suo sguardo tuttavia non gli chiese
nulla e cercò di offrirgli qualcosa.
- Ragazzi che ne
dite di assaggiare tutti insieme le
gelatine? - propose Merida tornando a sedersi e guardando gli altri con
sfida.
- Sì, perché no
- dissero all’unisono i ragazzi, e presero
ciascuno una.
- Pronti?
Uno..Due..Tre! - esclamò Merida e tutti si misero
una gelatina in bocca.
La degustarono
attentamente, a Merida capitò una alla fragola
e continuò a masticarla con un sorriso soddisfatto, a Hic una alla mela
verde e
a Rapunzel al limone, mentre Jack d’istinto la sputò appena cominciò a
masticarla, il suo viso era disgustato e con le maniche della felpa si
puliva
rapidamente la lingua rabbrividendo a quel sapore.
- Di cosa sapeva
la tua? - chiese ridendo il moro, notando l’espressione
disgustata del ragazzo.
- Ah ragazzi!
Fareste meglio a non saperlo - tutti
scoppiarono in una risata, persino Merida “Dai non è poi così male quel
ragazzo” pensò.
Il viaggio
continuò senza intoppi e l’amicizia tra i quattro cresceva,
con qualche solito litigio tra Jack e Merida. Parlarono del mondo
magico,
spiegando come avveniva lo smistamento, come si disponevano le case e
quali
caratteristiche richiedeva ognuna.
Il treno
cominciò a fermarsi, e fuori dagli scompartimenti gli
studenti che si accalcano nel corridoio per uscire. Entusiasti per
l’arrivo.
I ragazzi
aspettarono che l’ondata di gente passi, per non
ritrovarsi spiaccicati all’interno del treno, nell’intento di uscire.
Ma come non
detto, i quattro si impigliarono nei capelli di
Rapunzel e caddero per terra, aggrovigliati nella chioma bionda.
- Ehm…ragazzi
tutto bene? - chiese imbarazzata, anche lei per
terra impigliata nei suoi stessi capelli.
- Si non c’è
male qui, un po’ stretti - sdrammatizzò Jack,
facendo ridere gli altri.
- Ok ma è meglio
se ci sbrighiamo, non vorremmo rimanere la
notte qui sul treno - disse Hiccup ansioso mentre si alza dalla forte
presa dei
capelli.
Dopo essersi
liberati, i ragazzi scesero dal treno e si diressero
verso la voce del guardiacaccia. Che richiamava i ragazzi nuovi.
- Primo anno!
Primo anno! Da questa parte! - un omone con una
gamba di legno e un uncino al posto della mano, richiamò gli undicenni
verso di
lui.
Alcuni nuovi
studenti bisbigliavano tra loro chiedendosi se
fosse sicuro avere un uomo con un uncino in giro per la scuola.
- Hey!
Skaracchio - esclamò Hiccup andando verso la direzione
del guardiacaccia.
- Ciao Hic!
Pronto per la scuola? - chiese al ragazzo voltandosi
verso di lui, dopo aver radunato i nuovi.
“Ma perché tutti
me lo chiedono?” pensò, - Ehm..si lo sono -
gli disse, mentre guardava gli amici sconvolti. Avevano gli occhi e la
bocca
spalancati, increduli.
- Lo conosci?! -
chiesero spostando lo sguardo da Hic al
guardiacaccia.
- Sì.. è un
amico di mio padre - spiegò evasivo il ragazzo,
che aveva notato lo sguardo dei ragazzi.
- Che cosa è
successo alla tua mano? - chiese Rapunzel
osservando l’uncino dell’uomo, incuriosita.
- Allora tutto è
cominciato quando ero solo un ragazzo.. -
iniziò l’uomo che adorava raccontare quella storia, Hiccup si batté una
mano
sulla faccia, aveva ascoltato quella storia tantissime volte - Meglio
un’altra
volta, ora dobbiamo proprio andare - gli disse spingendo gli amici
verso le
barche.
Per sfortuna di
Hiccup, Skaracchio era con lui e Jack nella stessa
barca e si dovette sorbire di nuovo la storia di come perse la mano.
Incrociava
le dita sperando che non raccontasse anche quella della gamba.
Merida e
Rapunzel erano su un’altra barca e guardavano il
castello imponente che si ergeva oltre il lago che stavano solcando. Le
ragazze
erano meravigliate, non avevano mai visto qualcosa di così possente.
Scesi dalle
barche, una professoressa li accolse, aveva lunghi
capelli ricci e corvini e un vestito che tendeva al mogano. Guardava
con
interesse ogni nuovo studente soffermandosi di volta in volta.
-Benvenuti a
Hogwarts ragazzi! Io sono la vostra professoressa
di pozioni, il mio nome è Gothel. Seguitemi verso la Sala Grande, lì
ognuno di
voi sarà smistato in una delle quattro case - disse mentre si dirigeva
verso la
sala.
- Hic, dici che
i suoi capelli superano quelli di Merida? -
sussurrò Jack in una risata, essendo poi sorpreso dallo sguardo adirato
della
professoressa che, a quanto pare, aveva sentito.
I ragazzi la
seguirono ed entrarono. La Sala era immensa,
delle candele levitavano sopra quattro tavoli e si poteva notare oltre
ad esse
un enorme cielo notturno stellato, dove erano presenti tantissime
costellazioni. In fondo, erano presenti i professori e il preside
North. Un
grande uomo, con una folta e lunga barba bianca che accoglieva i nuovi
studenti
con un forte accento russo.
- Benvenuti
ragazzi, io sono North, vostro preside. Professoressa
Gothel chiamerà nome di uno di voi, e sederete qui indossando cappello
che
deciderà quale casa appartenete - indicando lo sgabello vuoto, dove un
vecchio
cappello logoro li aspettava per lo smistamento.
Molti dei
ragazzi erano sorpresi, altri abbozzarono dei
sorrisini poiché un cappello, e per lo più vecchio, avrebbe dovuto
decidere in
quale casa sarebbero stati, dopotutto era un cappello.
Gothel prese una
pergamena arrotolata, e quando la aprì,
rotolò per terra ai piedi dei ragazzi.
- Arendelle,
Anna - esclamò la professoressa, la ragazza corse
verso il cappello entusiasta, lanciando sguardi speranzosi verso una
ragazza
seduta al tavolo dei Serpeverde.
Le fu posato il
cappello sulla nuca, e dopo un paio di attimi
urlò: -TASSOROSSO! - dal tavolo della casata si sentirono urla e
applausi, e la
ragazza in modo goffo corse verso di essi.
- Corona,
Rapunzel - esclamò Gothel, soffermando il suo
sguardo su di lei.
Rapunzel
sussultò per un momento, poi l’amica Merida la
spinse verso la direzione del cappello e la incoraggiò ad avanzare. Si
sedette
sullo sgabello e appena il cappello si posò sulla nuca, tutto intorno a
lei
sparì.
- Ciao,
Fiorellino - disse il cappello.
Impaurita, la
ragazza spalancò gli occhi - Ma…ma tu parli?
Sei un cappello! - continuò lei.
- Beh sì, siamo
nel mondo magico ricordi? - le disse - allora
vediamo, sei una ragazza dolce, buona e che tieni agli amici, ma anche
molto
curiosa con una grande voglia di imparare -
Rapunzel non
sapeva cosa rispondere, lasciando il cappello
continuare - Ci sono... CORVONERO! - Dal tavolo si levarono fischi e
urla e lei
rassicurata, si avviò verso di essi che la accolsero con allegria,
sussurrando
agli amici “Buona Fortuna”.
- DunBroch,
Merida - la rossa si avviò verso il cappello,
sicura di se stessa e sicura che sarebbe andata a Grifondoro, dopotutto
era
tale e quale a suo padre.
- Mmh…è
difficile, sei coraggiosa e hai una grande nobiltà
d’animo ma anche molto ambiziosa.. - Merida malediceva il cappello per
averla
paragonata a una Serpeverde.
- Ignorerò ciò
mi hai detto…GRIFONDORO! - entusiasta si
diresse verso il tavolo, ma continuando a prestare attenzione agli
amici, era
preoccupata per Hiccup, conoscendo il padre.
- Frost,
Overland Jackson - “Doveva proprio dirlo tutto il
nome” pensò mentre malediceva il cappello.
- Ignorerò anche
tu ciò che hai detto…vediamo ti piace il
divertimento non pensando alle conseguenze, testardo ma anche molto
furbo.
Bene…SERPEVERDE! - si girò verso il tavolo e notò una ragazza dai
capelli molto
chiari che lo fissava.
- Haddock,
Hiccup Horrendus III - si levarono dei risolini
mentre si avviava verso il cappello. Era nervoso, gli sudavano le mani
e notò
che i professori si scambiavano parole guardandolo.
“Si chiederanno
se sono un vero Haddock” pensò Hic.
- Si lo sei, un
po’ diverso, allora curiosità, ingegno,
gentilezza proprio come tua madre - iniziò il cappello.
- Mia madre?
Aspetta cosa? - chiese Hic stupito dal fatto che
la conoscesse, dopotutto era un Mezzosangue.
- Non c’è
tempo…TASSOROSSO! - si diresse verso il tavolo
ancora stupito da cosa gli aveva detto di sua madre. Come faceva a
conoscerla?
- Ciao Hiccup,
giusto? Mi chiamo Anna, sono Tassorosso
anch’io, beh si lo sai già, visto che sono seduta a questo tavolo,
anche se
volevo ci fosse mia sorella che è seduta lì al tavolo dei Serpeverde
accanto al
tuo amico, sai non ci parliamo molto, comunque volevo sapere se tuo
padre è
Stoick Haddock il cacciatore di draghi… - la ragazza continuava a
parlare, non
si fermava un attimo, e Hic non riusciva a scorgere nulla di quanto
detto.
- Ehi, che ne
dici di iniziare a mangiare? - propose alla
fulva.
Poi si voltò per
guardare gli amici, non sapendo che questo
era solo l’inizio.
(A.A.)
Ciao a
tutti! Ecco il capitolo uno aggiornato, noterete che mi sono soffermata
sullo spiegare
il passato dei quattro. Spero vi piaccia in questo modo, aspetto
recensioni e
anche le critiche sono ben accette, aiutano a migliorarmi.
Alla
prossima ;)