Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: julessnuff    18/01/2016    0 recensioni
'Si guardano negli occhi, e la mente di Harry sta urlando che è strano, che è troppo strano, veramente, poi Louis sorride e tutti i pensieri svaniscono, perché Louis porta una berretta blu sopra i capelli spettinati e Louis ha un paio di occhiaie che rispecchiano le sue, probabilmente, e perché il suo sguardo è quanto di più caldo Harry abbia mai sperimentato – è come stringere una tazza di cioccolata calda tra le dita mentre fuori nevica, è la sensazione del suo maglione preferito sulla pelle dopo una lunga giornata in libreria, è il Sole che picchia negli occhi e la sabbia tra le dita dei piedi, per la prima volta, durante quella vacanza in Francia quando aveva otto anni.
Louis è tutte queste cose insieme, e molto di più, per questo la risposta è ovvia quando Louis chiede:
“Ti va di mangiarlo in macchina?”' [Larry, Soulmates!AU, Soldier!Louis, Librarian!Harry]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


I overheard the man

whisper

I am a lover

not a fighter,”

and to myself

I thought

I,

am in fact,

both.

For is it love

at all

if it's not worth

fighting

for?”

(Tyler Knott Gregson)






All You Never Say

Capitolo I: What Kind Of Man




8 novembre 2014



I was alone, falling free,
trying my best not to forget
what happened to us, what happened to me,
what happened as I let it slip.”


Harry si allunga, prende il cellulare dal comodino e spegne la sveglia. Si lascia cadere di nuovo tra le lenzuola, gli occhi chiusi, le labbra secche, la mente offuscata. Lentamente, lascia che le sue dita danzino nello spazio vuoto al suo fianco – sente che le lenzuola sono fredde.

È quasi confuso, prima di ricordare.

Sospira.



Harry si veste lentamente, il corpo ancora intorpidito dal sonno, quando sente il suo cellulare vibrare sul letto – eccolo, il primo messaggio del mattino. Non lo leggerà, questa volta. Non lo leggerà, perché oggi si sente forte.

Prende un paio di pillole dal comodino. Le manda giù senza acqua.

Il cellulare vibra di nuovo, ma Harry lo ignora, mentre va a fare colazione.



Buongiorno, Haz.”

Harry si siede di fronte al suo migliore amico, inizia a versare i cereali nella sua tazza.

Buongiorno, Ni.”

Niall sorride intorno al cucchiaio, fissandolo con quei suoi occhi gentili. “Hai dormito bene, stanotte?”

Sì, grazie. Anche se avrei preferito rimanere a letto un altro po'.”

Harry mangia un cucchiaio di cereali, e storce le labbra.

Il fatto è che ha sempre detestato i cereali. Quando era piccolo, sua madre si svegliava sempre prima di lui e di sua sorella Gemma per preparare la colazione – a volte erano uova strapazzate, altre volte pancakes, altre ancora colazioni inglesi complete – finché questo compito non era toccato a Harry. E non gli era mai pesato, davvero, lasciar riposare sua madre un po' e preparare la colazione per le persone a cui teneva di più – amava svegliarsi prima di tutti gli altri, camminare nella casa silenziosa e svegliarsi con l'odore del cibo mentre friggeva nella padella. Era uno dei suoi momenti preferiti della giornata – un'abitudine che ha mantenuto fino ad ora. Fino a un anno prima, a dire la verità.

Per qualche motivo, ora questo gesto gli costa troppa fatica – così mangia i suoi cereali in silenzio, senza farsi troppe domande.

Oggi è il grande giorno, eh?”

Harry sorride. Si era quasi dimenticato – oggi il dottor Winston, il suo psicoanalista, presenterà un libro nella sua libreria. È il primo evento che organizza da solo, e si sente orgoglioso di sé stesso. Fino a pochi mesi fa non pensava che avrebbe mai più messo un piede fuori casa, e ora è lì, è vivo, e sta realizzando delle cose - delle belle cose - completamente da solo.

Già. Grazie per avermi fatto tornare l'ansia, comunque.” dice, sorridendo per far capire a Niall che sta solo scherzando.

Ansia per l'evento o per il fatto che stai per diventare famoso?”

Harry sospira. “Ni, è solo un trattato di psicologia. E poi quante volte ti ho detto che parla dei suoi pazienti in forma anonima? Non comparirà il mio nome.”

Comunque c'è anche il tuo caso, lì dentro. Io sarei un po' in ansia sapendo che tutti possono leggere le mie turbe psicologiche in un libro.” Niall infila una mano tra i suoi capelli ossigenati e li spettina un po', prima di borbottare un: senza offesa.

Harry si mette a ridere, coprendosi la bocca con una mano. “Grazie, mi stai aiutando molto con il controllo dell'ansia.” dice, alzandosi, mettendo la sua tazza dentro al lavello.

Niall spalanca gli occhi, rendendosi conto di quello che ha appena detto. “Oh, cazzo – scusami, Harry, non volevo peggiorare la situazione. Sono proprio un amico di merda.”

Harry ride di nuovo, scrolla le spalle, mentre si appoggia con un fianco alla tavola. “Non ti preoccupare, Ni, stavo solo scherzando.”

All'inizio il fatto che la sua storia, i suoi pensieri e le sue emozioni sarebbero stati pubblicati in un libro non l'aveva entusiasmato molto – non è fiero di come si sentisse, di quello che si è lasciato fare, e solo poche persone, nella sua vita, sanno cosa sia successo in realtà, figuriamoci cosa abbia provato nel frattempo. Poi aveva saputo dell'anonimato, e il dottor Winston – o Ben, come si fa chiamare dai suoi pazienti – gli aveva spiegato che la sua storia avrebbe potuto aiutare altri psicoterapeuti ad affrontare persone con i suoi stessi problemi – a quel punto non era stato difficile scegliere.

No, mi dispiace davvero. Ogni tanto dovrei collegare il cervello alla bocca e -”

Il cellulare di Harry vibra sul tavolo per la terza volta, quella mattina.

Harry, è -”

Sì.” Harry non lo lascia neanche finire, il senso di colpa che stringe il suo stomaco in una morsa terribile.

Lo sai che dovresti -”

Harry lo interrompe di nuovo. “Sì, lo so. Non dire niente, per favore. Ci sto provando.”

Niall lo guarda negli occhi e annuisce, senza dire nient'altro.

Harry prende il cellulare e cancella i messaggi prima di leggerli.




Harry si lega i capelli, mentre osserva il suo respiro condensarsi nell'aria davanti a lui. Poi inizia a correre, sperando di riscaldarsi un po' – è ormai novembre, e la felpa non riesce a fermare l'aria gelida che corre giù per la sua schiena e lo fa rabbrividire.

Harry odia correre, per davvero. Ha iniziato sperando che potesse essere utile per scaricare un po' di tensione – per aiutarlo a dormire, alla sera, e renderlo un po' più rilassato durante la giornata – ma, ovviamente, non è servito a nulla. Ha anche provato a smettere, ma si è accorto come quasi gli mancasse sentire quel dolore alle gambe, il fiato corto, il sangue che pulsa in ogni angolo del corpo – quindi, alla fine, ha ricominciato. E sono le mattine come queste in cui non si pente della sua decisione – il Sole è ancora basso e si rispecchia sulle strade coperte dal ghiaccio, il rumore delle sue scarpe da ginnastica che colpiscono il cemento spezzano il silenzio soffice che avvolge tutto – è come vivere in un altro mondo, in un'altra vita, almeno per un po'. Un momento in cui può dimenticare tutto – un momento in cui si può distaccare da sé stesso e prendere il volo, guardare tutto dall'alto e godersi la vista, per una volta – un momento in cui la sua mente non è più sua e la sua storia non è più sua e la sua vita, anche per un secondo, non fa più male.

Forse Harry, dopotutto, non odia correre.




Harry rimane sotto la doccia più del necessario.

Sa che dovrebbe sbrigarsi, che probabilmente sarà in ritardo per l'apertura della libreria – ma ha bisogno di stare fermo un minuto in più – ha bisogno di raccogliere i suoi pensieri, ha bisogno di guadagnare un po' di autocontrollo, perché oggi non si prospetta una bella giornata; le vibrazioni del suo cellulare sono troppo frequenti, sta diventando già difficile ignorarle e sono solo le otto e mezza di mattina – Harry non vuole cedere, non oggi, non più.

Il suo sguardo cade sul suo polso, dove le lettere EP stanno iniziando a sbiadire – non sono più nere e grosse com'erano fino all'anno prima, ma sono ancora lì, a ricordargli qualcosa – qualcuno – che vorrebbe solo dimenticare.

Harry pensa che, se potesse, si strapperebbe quel pezzo di pelle a morsi – se questo servisse a cancellare il passato, a distruggere quel legame che lo costringe a vivere così, lo farebbe in un attimo. Ma la firma dell'Anima Gemella non funziona in questo modo.

È curioso, è davvero curioso, perché Harry si ricorda quanto fosse felice, il giorno del suo quattordicesimo compleanno, quando si era svegliato e aveva trovato quelle lettere sul polso. Si ricorda di quanto ci avesse fantasticato sopra – si ricorda quanti libri avesse letto sull'argomento, a soli dieci anni. Si ricorda di quando aveva ascoltato per la prima volta il mito degli ermafroditi – di come, all'origine, l'uomo non avesse genere sessuale, come ogni essere umano avesse quattro gambe, quattro braccia e due teste – come gli dei avessero deciso di punire l'umanità dividendo ogni persona in due parti con un fulmine, condannandoli a vagare per l'eternità alla ricerca della loro parte mancante. Ricorda di essere stato grato e felice di avere la possibilità di ritrovare l'altra metà della sua anima grazie alle iniziali che sarebbero comparse sulla sua pelle solo nella notte del suo quattordicesimo compleanno – ricorda di aver trovato l'idea che la sua anima fosse legata per l'eternità a un'altra estremamente romantica – ricorda che non stava nella pelle al pensiero di potersi ricongiungere con il suo pezzo mancante. Ricorda di essere corso giù dalle scale, le lacrime agli occhi e un sorriso enorme sul viso, ricorda di aver ripetuto le sue iniziali come un mantra, quasi per tutto il giorno – EP –, ricorda di essere stato così sollevato dal fatto di non essere un Senza Legame, un'anima in pena che non avrebbe mai trovato la sua completezza – ricorda le lacrime agli occhi di sua madre e le sue raccomandazioni, ricorda gli sguardi di tutti sul suo polso scoperto – Harry voleva trovare la sua Anima Gemella, disperatamente e subito.

Ricorda la prima volta che aveva sentito quelle iniziali bruciare sulla pelle, a sedici anni – ricorda perfettamente come il suo sguardo avesse iniziato a vagare tra i visi dei ragazzi radunati davanti alla scuola, sperando di trovare un segno, un segno che dicesse: eccoti, finalmente ci siamo trovati. Era talmente perso a cercare un viso, che non si accorse neanche che stava camminando senza guardare dove stesse andando; era talmente perso che neanche si rese conto, quasi, di aver sbattuto contro qualcuno. Contro un ragazzo, precisamente. Elijah Penlock, era il suo nome.

Harry esce dalla doccia in fretta.

Oggi non è il giorno giusto per ricordare.




Harry è appoggiato con la schiena contro uno scaffale, lo sguardo puntato su Ben – sta parlando di un disturbo di cui non ricorda neanche il nome. Non è importante, comunque, visto che sta capendo due parole su cinque del suo discorso.

La presentazione sta andando meglio del previsto – le sedie che Harry ha disposto davanti al tavolo di Ben sono quasi tutte piene, non ci sono stati imprevisti, per ora, e il suo psicologo ha davvero la capacità di incantare tutti, grazie alla sua presenza – solo lui potrebbe rendere interessante un trattato di psicologia, davvero.

È in quel momento, mentre inizia a sentirsi meglio per la riuscita del suo lavoro, che la sente.

Una spinta, un'attrazione che nasce da un punto talmente profondo dentro di sé che non riesce a capire dove sia, precisamente – un secondo in cui sente che tutto torna al suo posto, in cui il passato viene cancellato e tutto quello che importa è quel secondo, quel momento, e i secondi e i momenti che seguiranno, perché niente, niente ha avuto importanza prima di questo istante. Niente può essere paragonato a quella frazione di secondo, quando ogni cellula della sua pelle brucia di un fuoco rassicurante e gentile, quando ogni cosa al mondo sembra smussarsi, diventare più dolce, più colorata – più viva.

Poi sparisce, all'improvviso.

Harry è senza fiato.




Gli sembra di essere in una bolla di silenzio bianco e vuoto.

Non sa cosa sia successo, non sa perché tutto quello sia sparito in meno di due secondi – non sa nemmeno perché si senta così, non ha idea di cosa significhi, ma – forse quelli sono stati i due secondi in cui si è sentito più vivo nella sua vita. Si sente sconvolto, scombussolato – non aveva mai sentito niente del genere. Neanche quando aveva incontrato Elijah per la prima volta – neanche quando l'aveva lasciato. Ha sentito talmente tante emozioni, tutte insieme, talmente forti e brillanti da riempire ogni centimetro del suo corpo – talmente intense da far impallidire ogni cosa che ha provato finora – talmente splendenti che anche ora sente una scia elettrica increspare la sua pelle, dalla nuca ai polsi ai fianchi alle ginocchia alle dita dei piedi, la polvere di un'emozione esplosa dentro agli atomi del suo corpo – è sicuro che se guardasse il suo corpo sotto i vestiti troverebbe pennellate di luce che lo illuminano come un cielo pieno di stelle.

Harry ha quasi paura di sentirlo di nuovo.




Tu ci stai capendo qualcosa?”

Harry sobbalza leggermente, riaffiorando dai suoi pensieri bruscamente, e si volta verso la voce.

C'è un ragazzo di fianco a lui. Chissà da quanto tempo è lì.

No. Ho smesso di ascoltare più o meno venti minuti fa.”

Il ragazzo ride, e Harry vede un guizzo di azzurro, nei suoi occhi, prima che rivolga lo sguardo di nuovo verso Ben – bene, mi sento meno stupido, ora, sussurra. Harry si ritrova a fissarlo, e non sa neanche il perché – non ha posato il suo sguardo su nessun altro dopo Elijah, non potrebbe mai farlo, ma questo ragazzo ha qualcosa di diverso – il suo viso è aguzzo e pieno di spigoli, ma il suo sorriso è quanto di più dolce Harry abbia mai visto nella sua vita – il modo in cui la pelle intorno ai suoi occhi si increspa, la curva sulle sue labbra, l'azzurro dei suoi occhi che assomiglia più al cielo limpido che al ghiaccio – Harry non sa perché, ma trova queste contraddizioni estremamente belle, su di lui. Questo ragazzo non è attraente, no. È semplicemente bello, di una bellezza intrinseca e non immediata, di una bellezza rara – guardarlo sorridere verso di lui gli toglie il fiato.

Harry non si sente così da molto tempo. Forse è per questo che non riesce a dire niente.

Io sono Louis.” dice il ragazzo, porgendogli una mano. Harry l'afferra, la stringe nella sua e si rende conto di quanto sia più piccola, ma piena di calli – vorrebbe già fargli mille domande e chiedergli come se li è procurati, ma si trattiene, perché non è questo che fanno le persone normali.

Sta per dirgli il suo nome, ma il ragazzo – Louis – continua a parlare. “Sono il caso numero otto. Disturbo da stress post-traumatico. E tu?”

Harry si sente sprofondare. Come fa a essere così aperto su una cosa del genere? Come può dirgli che -

Oh, no, io non sono un paziente.” Harry lascia la sua mano, mentre sente il viso andare in fiamme per la bugia. “Sono solo l'organizzatore dell'evento. Lavoro qui.”

Oh.” Louis rimane in silenzio per un momento, gli occhi spalancati – sono di un blu elettrico di cui Harry non riesce a definire la sfumatura, che strano -, prima di portarsi una mano sul viso. “Dio, scusami. Non so perché ho pensato che tu – scusami.”

Harry lo guarda mentre si tira indietro i capelli e li spettina – sono lisci e sottili e lucenti e Harry si ritrova a immaginare la loro consistenza tra le sue dita -, e afferra il braccio appoggiato di fianco a lui sullo scaffale.

Non ti preoccupare, davvero. Io sono Harry, comunque.”

Louis sorride, come per scusarsi. “Giuro che di solito non vado in giro a dire alla gente che sono un malato di mente. E di solito non presumo che lo siano anche gli altri. Scusami.”

Harry ride un poco, e si rende conto che questa è una delle rare risate sincere che rimbombano nel suo cuore. “Ti ho detto di non preoccuparti. E non sei malato di mente – è solo un trauma psicologico.”

Una volta ho sentito il rumore di un aereo e mi sono buttato a terra in mezzo a Picadilly Circus. Se questa tu non la chiami malattia mentale...” dice Louis, e ride. Non fa ridere, non fa ridere per davvero, ma lui sta lì e lo dice con una leggerezza disarmante, e Harry non può fare a meno di invidiarlo un po'.

Una volta mi è quasi venuto un attacco di panico perché la guardia di un supermercato mi ha guardato male. Non vuol dire niente.” dice Harry, cercando di sorridere. Louis si mette a ridere ancora di più, e ha una risata così bella, una risata di quelle che prendono tutto il corpo, una di quelle che sembra che nascano dall'anima e non dalla gola. Una risata che fa tremare il mondo.

A me è capitato addormentarmi in treno, una volta, e quando ho aperto gli occhi stavo per strangolare il mio vicino. Lo so, lo so, non fa ridere – ma dovevi vedere la sua faccia, Harry – la sua faccia! Era un energumeno alto il doppio di me e largo il triplo – avrebbe potuto buttarmi a terra in un batter d'occhio – invece stava lì come se lo avesse assalito una specie di Hulk, capisci?”, continua a ridere, mentre si indica: “Insomma, mi hai visto? Non arrivo neanche allo scaffale più alto della mia cucina!”

Allora Harry ride. Non sa perché – Louis ha ragione, non dovrebbe far ridere – ma il suo petto continua a tremare e inizia a fare quei suoni imbarazzanti – Elijah gli ha sempre detto di ridere in silenzio, perché pensava quegli ha! scalmanati fossero patetici – e dagli occhi di Louis scappa una lacrima da quanto sta ridendo e la gente sta iniziando a girarsi e guardarli male perché stanno ridendo rumorosamente e Harry non sa da quanto questo non succedesse, da quanto non ridesse così di pancia senza un motivo, una spiegazione logica. È stupido, ma bello.

Quando riescono a fermarsi, Louis lo guarda con un sorriso dipinto sulle labbra, le guance rosse e gli occhi lucidi – l'azzurro che galleggia tra quelle lacrime è caldo e rassicurante – come può essere l'azzurro un colore caldo? Harry non lo sa, ma è torpore quello che sente fino alla punta delle dita, calore e serenità, per una volta.

Non so perché io ti abbia detto queste cose dopo aver scambiato solo due frasi. E non so perché io abbia riso. Ma è stato liberatorio.” dice, senza mai staccare lo guardo dal suo viso.

E io non so perché abbia riso con te. Non era divertente.” Harry si asciuga le lacrime, cercando di togliersi quel sorriso dalle labbra. “Non posso neanche immaginare che cosa tu abbia passato per tentare di strangolare la gente sui treni.”

Sono – ero – un soldato.” Louis si passa una mano tra i capelli, di nuovo, spettinandoli ancora di più. “Sono stato congedato con onore un anno fa.”

Oh.” dice Harry, e vorrebbe tornare serio, davvero, ma Louis lo sta guardando leggerezza negli occhi e non riesce a fermarsi. “Immagino sia stata un'esperienza particolarmente divertente, da quello che racconti.”

Louis è piacevolmente stupito, si lascia scappare una risata incredula, ma i suoi occhi sono gentili, mentre dice: “Molto divertente. Non puoi capire che risate mi sia fatto in Afghanistan, guarda.”

Harry appoggia una mano sul suo giubbotto di jeans, mentre lo guarda negli occhi. “Mi dispiace.” Poi, prima che l'argomento diventi troppo pesante, cerca di cambiare discorso. “Non è un po' freddo per portare solo una giacca di jeans? Hai anche istinti suicidi, soldato?”

Louis alza le spalle e sorride. “Istinti suicidi – non esageriamo. Magari sono solo un impavido soldato senza paura.”

O magari sei solo un po' stupido. La tua Anima Gemella dovrà prendersi cura di te.”

Il sorriso nei suoi occhi si spegne. Harry sta per dire che stava solo scherzando, ma Louis lo precede. “Sono un Senza Legame.”

Harry spalanca gli occhi – come è possibile che questo ragazzo non sia destinato ad amare ed essere amato per l'eternità? Come è possibile che chiunque, al mondo, si meriti di restare solo per sempre?

Questa storia delle Anime Gemelle gli piace sempre meno.

Mi dispiace, Louis.”

Louis alza le spalle, di nuovo, uno sguardo un po' triste negli occhi. “Non ti preoccupare. Significa che non dovrò perseguitare una povera anima per l'eternità, giusto?”

Harry sta per rispondere, ma Louis lo ferma. “Credo che Ben abbia finito.”

Harry distoglie lo sguardo da quel ragazzo e vede che il pubblico si è disperso - Ben sta stringendo alcune mani, e Harry non se n'era neanche accorto – che diavolo gli succede?

Quando si volta per dire qualcosa a Louis, questo è già alla porta – gli regala un sorriso e un piccolo saluto, prima di sparire in mezzo alla folla fuori dal negozio.

Harry non sa cosa pensare.




Solo più tardi controlla il cellulare – cinque nuovi messaggi.

Si rende conto che non ha pensato a Elijah per almeno una mattinata.

Sono passi avanti.







9 novembre 2014

Ore 1:56



Mi sono appena svegliato.

L'ho sognato. Anche stanotte, l'ho sognato.

Il suo volto non era proprio il suo, ma era offuscato, fuori fuoco, ma chi altro poteva essere, se non lui?

L'ho sognato, e c'ero anche io nel sogno. Eravamo stesi sotto il cielo illuminato dalla Luna, le sue dita tra i miei capelli, e mi sentivo come se ci fossimo solo noi al mondo – ma poi ho visto la Luna ridere e le stelle sorridere di rimando, i lupi ululare una canzone d'amore solo per noi.

L'ho sognato, ed ero tra le sue braccia, e nulla poteva farmi del male; ero al sicuro e potevo sentire il suo battito cardiaco sotto le dita.

E lui mi diceva ti amo, e io ho scelto quel momento per svegliarmi.

Ma era solo un sogno, ecco cos'era. Un sogno.

Perché ora so che stare con qualcuno non significa appartenergli, non significa perdere sè stessi per lasciare lo spazio necessario per l'ego dell'altro. Ora so che non bisogna affidare la propria felicità solo nelle mani dell'altra persona, perché le persone sono inaffidabili, e basta uno schiocco di dita per trasformare felicità in dolore. In sofferenza.

Ora so che l'amavo troppo, e amare troppo vuol dire amare male. Vuol dire non amarsi abbastanza per restare in piedi con i propri piedi.

Ora so che la dipendenza può essere così forte da spezzarti. Da renderti cieco e sordo. La dipendenza è subdola – si insinua nei tuoi pensieri e senza neanche rendertene conto, ti convince di stare meglio con qualcuno al tuo fianco, che senza quella persona ti verrà portata via anche una parte di te – che non sei mai stato completo, senza di lei.

La verità è che sono qui, sono sempre stato qui, e sono intero. Sono piegato, ma non spezzato. Sopravviverò.

Ma so anche che posso scrivere la storia più triste del mondo, stasera.

Io lo amavo, e a volte

mi amava anche lui.











Ciao a tutti!

Eccomi con una nuova storia. 

Scusatemi per la prolungata assenza - è un periodo un po' difficile, in generale, e non trovo mai la motivazione per continuare a scrivere. Questa storia mi è uscita così - ho pensato di aver bisogno di parlare anche di questa questione, vediamo cosa ne esce.

Come sempre, è molto personale e sentita - spero che vi piaccia, davvero.

Il titolo del capitolo è preso da What Kind Of Man di Florence + The Machine.

Grazie in anticipo a chi leggerà.

Un bacio,

Giulia

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: julessnuff