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Autore: SmileLouis    18/01/2016    0 recensioni
Considerato l'uomo più fortunato d'Inghilterra, Louis Tomlinson, Conte dello Yorkshire, vede tramontare la sua buona stella non appena posa i piedi sul suolo scozzese e gli occhi sull'incantevole Harry Styles. Prima la missione segreta in cui è impegnato fallisce miseramente, poi, quando viene scoperto da Harry in una situazione compromettente, si ritrova costretto a portarlo all'altare anche se il matrimonio non era nei suoi piani. Deciso ad ottenere l'annullamento nell'istante esatto in cui la sua nave attraccherà a Londra. Sarà sufficiente un sorriso su quelle labbra sensuali per far cambiare idea al conte?'
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duart Castel Isola di Mull, Scozia 2 maggio 1567: Un conto era cadere accidentalmente, un altro essere spinto giù dal davanzale esterno di una finestra al primo piano. Louis Tomlinson atterrò supino con un tonfo terrificante e solo una provvidenziale chiazza d'erba gli impedì di spaccarsi la testa contro il terreno sassoso. La luce esplose davanti ai suoi occhi, il respiro deflui da lui con un sibilo, l'oscurità minacciò di inghiottirlo. Per diversi, lunghi instanti si sforzò di riprendere fiato. Proprio quando riuscì a immettere nei polmoni una quantità di aria sufficiente ad assicurargli che non era morto, una voce cadenzata gli giunse all'orecchio. «Oh, l'ho ucciso!» Roca e pastosa, la voce gli scivolò addosso come una carezza. L'erba frusciò mentre qualcuno si inginocchiava al suo fianco. «Una vera disdetta» mormorò l'uomo. «È di pessimo auspicio uccidere l'uomo più attraente che abbia mai visto.» Quella voce melodiosa catturò la sua attenzione. Trasalendo, Louis si costrinse ad aprire gli occhi ed a mettere a fuoco la sagoma china su di lui. «Per la Beata Vergine, siete vivo!» Un tocco lieve come una piuma gli scostò alcune ciocche dalla fronte. La luna creava un'aureola attorno alla chioma più folta che avesse mai visto. Illuminati dall'argenteo chiarore, i capelli gli ricadevano sulle spalle in un'ingarbugliata cascata di riccioli e onde. Quando un ricciolo sfiorò un suo orecchio, Louis lo allontanò con un debole gesto. «Si, sono vivo» borbottò, tentando di rialzarsi. Prima che riuscisse a sollevare qualcosa di più delle spalle, il ragazzo lo spinse di nuovo contro il suolo. «Restate dove siete finché non ci saremo accertati che siete illeso». Due calde ed enormi mani gli tastarano delicatamente le braccia e le gambe. Louis gli afferrò i polsi e lo scostò da sé, intuendo dalla ruvida lana delle sue maniche che non poteva che occupare un'umile posizione all'interno del castello. Impose al proprio corpo indolenzito di raddrizzarsi. «Lasciatemi in pace» grugnì. «Sto bene.» Seguì una lunga pausa. «Siete un inglese» dichiarò il riccio in tono quasi d'accusa. Louis imprecò mentalmente. L'atroce pulsare alle tempie lo aveva indotto a dimenticare di imprimere alla propria voce un accento scozzese. «Voi, signore, non siete un ladro qualsiasi. » Gli fece scorrere una mano sulla camicia. «I vostri abiti sono troppo eleganti.» Un moto di contrarietà gli intensificò il dolore alla testa. Aveva avuto cura di indossare indumenti scuri per fondersi con le tenebre, nel caso qualcosa fosse andato storto. Un sorriso sbilenco gli piegò le labbra al pensiero. In realtà, ben poco era filato liscio in quella impresa. Dal medesimo istante in cui era entrato in acque scozzesi, la famosa fortuna dei Tomlinson era stata messa a dura prova. Prima la sua goletta* si era imbattuta in una burrasca al largo della costa rocciosa e solo per miracolo era riuscito a portarla in salvo. Quando era approdato, aveva scoperto che la tempestosa traversata aveva ridotto a mal partito il suo cavallo e aveva impiegato diversi giorni a trovarne uno in grado di sostituirlo. E adesso era stato gettato giù da una finestra e adescato da un ragazzino sfacciato. Cosa che causava l'ennesima dilazione nei suoi progetti ideati tanto accuratamente. I rinvii comportavano dei rischi ed era raro che lui corresse dei rischi senza un'adeguata preparazione ed una minuziosa attenzione ai particolari. I piani attuati in modo frettoloso portavano immancabilmente al fallimento. Louis Tomlinson non si affrettava mai e non falliva mai. Il giovane riccio si sedette sui talloni e inclinò la testa da un lato. «Come mai vi trovate così lontano da casa, inglese?» «Non sono affari vostri» lo rimbeccò lui in tono mordace. «Sono costretto a dissentire. Sono stato io a spingervi dal davanzale. Di conseguenza, sono responsabile di voi.» «Chi siete? Un domestico?» «Vivo qui, ma non si può dire la stessa cosa di voi, Mastro Ladro Canaglia... o chiunque voi siate.» La sua voce roca lo incantava anche le sue parole lo sfidavano. Louis affondò la mano nei suoi morbidi ricci. Ignorando la sua esclamazione sbalordita, gli inclinò il viso in modo che i raggi della luna lo rischiarassero. Intravide un paio di labbra estremamente invitanti prima che il riccio gli spostasse via la mano e sbottasse in modo indignato: «Smettetela! Che cosa stava te facendo appollaiato sul davanzale come un'enorme gallina?». Malgrado le membra indolenzite, Louis, non seppe impedirsi di sorridere. «Preferisco considerarmi un più nobile pennuto. Un falco, per esempio.» «Non ne dubito. Tuttavia, volate più come una gallina che come un falco.» Louis scoppiò in una risata. «Un punto a vostro favore.» «Non avete ancora risposto alla mia domanda, inglese. Come mai stava te sul davanzale?» «Non me lo ricordo» come a sottolineare le proprie parole si massaggio la testa. Il riccio si mise in piedi «Si, so che gli inglesi hanno la testa delicata come un guscio d'uovo.» «Senza dubbio l'avete sentito dire da un barbaro scozzese che vibra una spada dalle dimensioni di un albero.» «Siete irritabile, vero?» Gli rispose il riccio per poi battere una mano sulla sua spalla in un gesto di compatimento che Louis trovò più offensivo di qualsiasi battuta sarcastica. «Immagino che sia perché avete battuto la vostra fragile testolina inglese». Benché fosse tentato di rispondergli per le rime, Louis non poteva permettersi di lasciarsi distrarre dal suo vero scopo. Si infilò una mano in tasca ed il confortabile scricchiolio della pergamena lo tranquillizzò. «Siete stato uno sciocco a tentare di introdurvi nel castello da una finestra del primo piano» dichiarò il riccio. «Vi sarebbe convenuto scavalcarne una del pianterreno.» Sebbene il riccio lo ignorasse, era stato in procinto di uscire e non di entrare quando lo aveva fatto volare giù dalla finestra. «Suppongo che un ladro scozzese sarebbe entrato dalla porta principale, senza nemmeno sognarsi di intrufolarsi come un codardo, servendosi di una finestra.» Il riccio rise, un suono caldo e pastoso come del buon whisky scozzese. «Ne conosco un paio che lo avrebbero fatto, si. Del resto, ci sono più oggetti d'oro e d'argento al piano inferiore.» «A quanto pare conoscete bene il castello.» «Ovviamente, il Laird*¹ è mio...» Il silenzio che ne seguì fu tanto totale quanto repentino. «Non ha importanza. Quello che importa è che dovreste imparare meglio l'arte del furto prima di tentare di penetrare in un castello così fortificato» continuo il riccio. «Aprezzo il vostro aiuto, "Madama" Impertinenza. Dovete essere un ladro molto esperto per fornire consigli del genere.» Il riccio scosse il capo. «Non sono un esperto. Quello di stasera era il mio primo tentativo e non è stato neanche lontanamente emozionante quanto avevo sperato. » Il riccio era un ladro?' Aveva capito bene?' «In effetti, è stato piuttosto tedioso finché non vi ho gettato giù dal davanzale. È incredibile, ma non avete emesso un verso durante la caduta. Siete precipitato come un masso, senza neppure un grido finché non siete atterrato in giardino. Poi avete incominciato a...» «Per l'amor del cielo, smettetela di cianciare!» sibilo Louis, lanciando un'occhiata guardinga al castello. «Puah, non dovete temere che ci sentano. Non ci sono che alcuni servi in casa. Lord Styles se n'è andato» gli riferì il riccio. «Lo so, è in viaggio da due mesi» rispose prontamente il castano. «No, è tornato la settimana scorsa» «Cosa?» Le sue fonti si erano sbagliate, maledizione. Secondo le informazioni che aveva ricevuto, il Laird sarebbe dovuto restare assente ancora per due settimane. «Si, ma poi quella strega gli ha inviato una missiva che lo ha mandato su tutte le furie. È partito immediatamente per vendicarsi di lei.» Louis si accigliò. «Styles è partito a causa di... avete detto una strega?» «Esatto. La Strega Bianca degli Hurst. Io non l'ho mai conosciuta, ma ha irretito Styles con un sortilegio che gli ha del tutto offuscato la mente. La Strega Bianca ha consegnato al magistrato locale degli antichi documenti secondo i quali metà delle terre di Styles appartiene a lei.» «Buon Dio. Nessun uomo tollererebbe una cosa del genere.» «Tanto meno Styles.» Il riccio scosse la testa, facendo svolazzare la capigliatura attorno a se e disse: «Io, però, sono convinto che sia la lussuria ad attirarlo verso di lei. Mi auguro che stia attento. È una strega molto potente, benché Des affermi che non è più alta di una capra.» «Non credo alle maledizioni né alle streghe.» «Io si. Credo ad ogni sorta di magia.» «Da quanto mi risulta, gli scozzesi amano tutto ciò che è soprannaturale.» «E, da quanto risulta a me, gli inglesi non amano che il denaro. Abbiamo tutti le nostre debolezze.» Louis si alzò con cautela, la testa che gli girava al punto di costringerlo a divaricare le gambe per tenersi in equilibrio sul terreno oscillante. Aveva l'impressione di trovarsi sul punto di una nave durante una tempesta. Una mano caldo gli prese il gomito. «Siete in grado di camminare?» «Sto benissimo» ribatte lui bruscamente, scrollando via la mano del riccio. «Meglio così.» Louis desiderò di poter scorgere la sua espressione. D'impulso, gli afferrò un braccio e lo fece girare in modo che il chiaro di luna si riversasse sul suo viso. Per un lungo istante non riuscì che a fissarlo. Da quel poco che aveva intravisto alcuni minuti prima si era reso conto che era grazioso, ma non aveva mai visto una radiosa bellezza come quella che adesso gli stava di fronte. I suoi occhi verdi sfavillavano, ornati da folte e lunghe ciglia scure, le sue labbra piene sembravano supplicare di essere baciate. Forse credo alla magia dopo tutto, pensò in preda a un curioso stordimento. Il riccio liberò il braccio con un potente strattone e sollevo un grosso sacco da cui proveniva un suono metallico. «Mi sono trattenuto fin troppo a lungo. Se avete intenzione di essere catturato, inglese, restate pure dove siete. Il Laird potrebbe rientrare da un momento all'altro e io non sarò qui a riceverlo.» Una parte del tutto irragionevole di Louis desiderò udire un po' più a lungo quella voce calda e roca così senza pensarci troppo disse: «Mi avete colto alla sprovvista, spalancando la finestra in piena notte.» Sebbene si fosse già incamminato, il riccio si fermo. «Stavo cercando di decidere se dovevo calarmi dalla finestra come un vero ladro o usare le scale. Dopo averti visto precipitare, ho pensato che il sacco avrebbe potuto sfuggirmi di mano durante la caduta, e la mia refurtiva si sarebbe rotta o ammaccata. Avrei fatto tanta fatica per nulla, in tal caso.» Il modo causale con cui il riccio si riferiva alla propria tutt'altro che onorevole professione lo fece sorridere. «Siete un ragazzo impudente» dichiarò con riluttante ammirazione. Il riccio rise, un suono che gli procurò un inaspettato calore. «É esattamente quello che dice Des.» Per un attimo, Louis invidiò lo sconosciuto Des. «Come vi chiamate, piccolo ladro?» «Harry.» Il riccio si sposto il sacco sull'altra spalla. «Non ho rubato che o candelieri più belli. Sarà più facile venderli di alcuni pezzi di argenteria massiccia, non trovate?» Girando sui tacchi, Harry, imbocco un sentiero che conduceva al bosco. «Dobbiamo sbrigarci, dato che Des rientrerà questa mattina!» esclamò senza voltarsi. Accettando l'implicito invito, Louis l'affiancò. «Chi è questo Des?» «Diamine, è Des, Desmond Styles, il Conte di Duart ed il capo del clan. Immaginavo che sapeste a chi appartiene il castello che avevate intenzione di saccheggiare.» «Naturale che lo sapevo. Solo che non mi riferivo mentalmente come a Des.» Il riccio lo conosceva abbastanza bene da chiamarlo per nome. Chi era, dunque?' Aveva detto che il Laird era suo... e poi aveva lasciato la frase in sospeso. Doveva essere il suo amante. Rifiutandosi di analizzare la collera che lo assalì al pensiero che un ragazzo così bello venisse insudiciato da un presunto traditore, Louis si sforzò di pensare che la fortuna fosse tornata a baciarlo. Essendo in rapporti intimi con Styles, Harry doveva essere a conoscenza di informazioni preziose. Addentrandosi nell'oscurità della foresta lo prese fra le braccia. Anche se il riccio si oppose con tutte le sue forze, non ebbe difficoltà a trattenerlo. «Vorrei apprendere qualcosa in più su di voi e... questo Desmond.» «Perché dovrei accontentarvi?» Contorcendosi, Harry tentò di pestargli i piedi con gli stivali infangati. Scostando la sua chioma arruffata, Louis gli circondò il collo con le dita. «State fermo, dolcezza» bisbigliò. «Desidero interrogarvi su Desmond Styles. Se mi risponderete, vi lascerò andare.» Il riccio si immobilizzò. «Desiderate interrogarmi su Des? E perché?» «Questo non vi riguarda.» «Tutto ciò che riguarda Des riguarda me.» «Non dovete tenere molto a lui, altrimenti non lo avreste derubato appena vi ha voltato le spalle.» La sua bocca non era che a un soffio da quella del riccio ed io suoi pollici gli premevano delicatamente l'incavo della gola. «Ditemi quello che sapete. Non vi chiedo che alcune innocue informazioni.» Il riccio lascio cadere il sacco con un rumore assordante e, con sua grande meraviglia, si abbandonò fra le sue braccia. «Sei piuttosto forte per essere un inglese.» Louis si sforzo di ignorare le sensazioni suscitate in lui da quel corpo caldo e possente. Dio, se era incantevole! «Oh, credevo...» ansimando, Harry gli fisso la bocca. «Credevo che aveste intenzione di baciarmi.» Dischiuse le labbra e si passò lentamente la punta della lingua sul labbro inferiore. Fu più di quanto Louis fu in grado di sopportare. La sua eccitazione si intensificò. Anziché apparire atterrito come aveva sperato, il riccio sollevò il viso come per ricevere un bacio che Louis non aveva la ben minima intenzione di dargli. Avrebbe dovuto spaventare Harry ancora di più, terrorizzarlo fino a sottometterlo, poiché erano in gioco questioni ben più importanti dei desideri di un ragazzo scozzese. Avrebbe dovuto, ma non lo fece. L'unica cosa a cui riusciva a pensare erano le labbra del riccio, il calore che emanavano ed il profumo che sprigionavano i suoi ricci. Lo baciò con tutta la passione che divampava in lui, possedendogli la bocca mentre chiudeva le mani attorno al suo posteriore. Harry si aggrappò alla sua camicia, baciando le sue labbra avidamente. Il suo corpo reagì all'istante e ogni pensiero coerente gli si cancello dalla mente. Cingendogli la vita con un braccio, Louis lo strinse ulteriormente a se e chino la testa per assaggiare la dolcezza del suo collo. Gli traccio i contorni della schiena e dei fianchi, indugiando solo un instande prima di sfilare via la camicia del riccio dai suoi pantaloni. Con dita impazienti, tirò il lacci che gli trattenevano i pantaloni attorno alla vita, il tutto mentre continuava a baciarlo con passione. All'improvviso si rese conto che qualcosa di freddo e appuntito era premuto contro il suo fianco. Louis spalancò gli occhi. Harry lo fissò con un sorriso glaciale. «É ora che ve ne andiate per la vostra strada, inglese.» Indietreggiò, contendo a Louis di notare che impugnava un coltello dall'aria micidiale. Nell'altra mano, tenevano il suo borsellino. Accidenti a lui! Lo aveva abbindolato come si fa con gli idioti. «Piccolo Ladro!» proruppe, frustrato e deluso al contempo. «Sono un bravo ladro, vero?» Un gelido furore lo pervase. Doveva tentare di togliergli di mano il coltello? No. Un grido lacerante avrebbe svegliato i servi al castello. Imprecò a denti stretti. «Volgare, disonesto..» «Oh, risparmiatevi i vostri epiteti ingiuriosi. È tutta colpa vostra, ragazzino» gli rispose prontamente Harry. «Sapete chi sono?» «No e non mi interessa.» «Sono Louis Tomlinson.» Esclamò e poi aspettò. Il suo cognome era conosciuto perfino in quella regione selvaggia della Scozia. La sua famiglia era la più ricca e potente dell'Inghilterra. Ma evidentemente qualcuno si era dimenticato di comunicarlo a quel servetto. Harry si infilò in una staca il borsellino pieno di monete. «Ebbene, Mastro Louis, è stato un piacere conoscervi, ma è colpa vostra se vi trovate in questa situazione.» «É colpa mia se voi mi avete derubato?» «Non ne avevo l'intenzione finché non avete tentato di sedurmi.» Louis scoppiò in una risata amara. «Un uomo non seduce una sgualdrina. La paga.» Harry rafforzò la stretta intorno al coltello. «Attento, inglese. Voi potete anche avere una lingua tagliente come una lama, ma io ne possiedo una.» «Non vi azzardereste ad usurla.» Con suo sommo stupore, Harry inarcò un sopracciglio in atteggiamento altezzoso. «Perché dovrei aver paura di un povero inglese che non riesce nemmeno a scavalcare una finestra senza cadere a capofitto?» Louis avanzò di un passo e la lama scintillò al chiaro di luna. *Imbarcazione a vela con due alberi. *¹ Variante scozzese di Lord.
   
 
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