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Autore: KuromiAkira    19/01/2016    1 recensioni
[Osomatsu-san]
Osomatsu, rimasto immobile, basito di fronte al comportamento dei suoi fratelli minori, si ritrovò a chiedersi quando esattamente le cose erano cambiate così tanto, tra loro.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: prima fiction su Osomatsu-san. Quindi sono davvero insicura nel pubblicarla XD
Ero indecisa se tradurre 'nii-san' con 'fratellone', ma devo ammettere che, per quanto corretto, 'fratellone Osomatsu' ecc mi suona malissimo. Ho quindi preferito tenere il 'nii-san'







- Come mi sta? - esordì Todomatsu, aprendo la porta scorrevole della camera che condivideva con i suoi fratelli gemelli, sorridendo loro amabilmente e sfoggiando un completo all'ultima moda probabilmente appena comprato in un negozio.
'Con quali soldi ha preso quella roba?' fu l'immediato pensiero di Osomatsu, che stava leggendo un manga spaparanzato sul tatami.
Karamatsu, seduto sotto la finestra intento ad accordare la sua chitarra, sollevò lo sguardo ed esclamò un 'ti dona molto, Totty' che Todomatsu per una volta considerò solo perché era un complimento.
- Sono carino, vero? - cantilenò il più giovane dei sei gemelli, allargando appena le braccia e facendo un adorabile giro su se stesso.
Choromatsu, che giocava e vinceva a shogi contro Jyuushimatsu, mugugnò osservando il fratello minore con un leggero broncio perplesso sul volto - Sì, però mi farebbe uno strano effetto dirtelo. Voglio dire, siamo identici, fare un complimento ad uno di noi vorrebbe dire farlo a tutti gli altri, me compreso - ragionò.
- Che male c'è? - rise Osomatsu, sollevando il busto. - Non fare il finto modesto, Choromatsu. -
- Il fatto di essere identici non significa che a tutti voi starebbe bene questo completo - obbiettò Todomatsu, poggiando le mani sui fianchi.
- Quel vestito starebbe bene a ognuno di noi, Totty - replicò di rimando il fratello maggiore.
- La cosa più importante è saper portare il vestito - spiegò il diretto interessato.
- Vorresti dire che non sappiamo portare i tuoi vestiti? - borbottò Karamatsu, ma questa volta fu ignorato.
- Però è legittimo pensare che ciò che dona a te dovrebbe donare anche a noi - insistette il terzogenito.
Todomatsu entrò in stanza, avvicinandosi ai fratelli - Questo mi fa pensare che ogni volta che una ragazza fa un complimento a me, questo automaticamente dovrebbe valere anche per voi - ragionò aggrottando la fronte. - Non mi fa molto piacere - ammise.
- Perché no? - saltò su Osomatsu, sconcertato.
- Ti capisco - assentì Ichimatsu, seduto ad un angolo della stanza a coccolare il suo gatto.
- Suppongo che in questi casi dovremmo contare di più sulle altre nostre qualità individuali - spiegò Choromatsu.
- Qualità individuali, eh? - ripeté il più grande dei gemelli, incrociando le braccia al petto con fare riflessivo.
- Tralasciando l'aspetto fisico, caratterialmente siamo molto diversi. Le ragazze dovrebbero apprezzarci per questo. Dopotutto, non credo che nessuno farà mai dei complimenti a Ichimatsu per il suo sorriso. -
Il diretto interessato poggiò lo sguardo sul fratello maggiore con indifferenza, senza commentare.
- E di certo nessuno verrà a complimentarsi con noi per la nostra forza fisica o resistenza, come invece potrebbe capitare a Jyuushimatsu - aggiunse Osomatsu, voltandosi verso il fratello minore che, accantonato il gioco, aveva preso la mazza da baseball e, ignorando completamente il discorso, si era messo ad allenarsi.
- Mpf, le ragazze mi fanno continuamente i complimenti per il mio aspetto - si vantò, tra l'altro mentendo, il secondogenito dei sei gemelli.
- Probabilmente i miei vestiti vi starebbe bene, - concesse Todomatsu, - ma avrebbero un effetto diverso di su voi. Io sono carino - insistette, imbronciandosi.
- Se lo sei tu, lo siamo tutti - obbiettò Osomatsu.
- Intendo in modo diverso. Parlo di comportamento - specificò il sestogenito.
- Ti riferisci a tutte le moine da femminuccia che fai? E la cosa ti renderebbe carino? - bisbigliò divertito Ichimatsu con un ghigno sinistro sul volto.
- Così dicono le ragazze che frequento - affermò con soddisfazione Todomatsu, poiché era praticamente l'unico dei gemelli a riuscire a frequentare, sebbene non in modo continuo, delle ragazze. - Io punto su questo. Jyuushimatsu-niisan potrebbe puntare sul suo carattere strano e sulla forza fisica; Ichimatsu-niisan sul... beh, attirerebbe solo ragazze dal carattere contorto come il suo, probabilmente. Karamatsu-niisan almeno sa suonare uno strumento, anche se ha un gusto molto dubbio sul vestire ed è una persona inutile - ragionò, puntando con lo sguardo i fratelli citati, ovviamente non facendo caso ai successivi lamenti di Karamatsu.
- E io? - domandò Osomatsu, ma la sua domanda venne sovrastata da un 'io posso puntare sulla mia intelligenza, invece' di Choromatsu, affermazione che generò le risa incontrollate e prese in giro di tutti e proteste indignate del terzogenito, certo della sua superiorità intellettuale.
- Ehi, ragazzi, e io? - ripeté poco dopo Osomatsu, puntandosi col dito indice della mano sinistra, con curiosità.
Tutti i suoi cinque fratelli lo fissarono e ci fu un lungo silenzio.
- Niente da fare - commentò a voce bassa Ichimatsu, scuotendo la testa.
- Tu sei una persona assolutamente anonima - constatò Choromatsu.
- Non hai pregi, Osomatsu-niisan - sbuffò Todomatsu, divertito.
- Eeeh? - fu l'esclamazione del primogenito dei gemelli Matsuno. - Siete dei mostri! Come potete dire una cosa del genere?! -
- È la verità - affermò Todomatsu.
- Non sei particolarmente intelligente, non sei bravo negli sport, non fai nulla di interessante a parte andare in sala giochi. Non hai nessuna qualità, nii-san - spiegò implacabile Choromatsu.
- Senti chi parla, Choromatsu, tu sei una vera noia! - ribatté adirato Osomatsu.
- Lui è un nerd - cantilenò Todomatsu. - Per quanto patetica, è comunque una sua particolarità. -
- Yay, otaku! - esclamò Jyuushimatsu, ridendo.
Choromatsu si alzò per fronteggiare i fratelli - Io sono responsabile, serio e affabile, al contrario di voialtri! - gridò.
- Tu? Una persona responsabile non si farebbe beccare dai fratelli a farsi una sega! - ricordò Osomatsu.
- Come osi tirare di nuovo in ballo quest'argomento? - gracchiò Choromatsu rosso in volto per l'imbarazzo e l'irritazione, causando un ghigno del fratello.
- Tutto quello che avete detto significa solo che io, al contrario di voi, sono una persona normale - fu la conclusione di Osomatsu.
- Inutile - lo corresse Ichimatsu senza nemmeno guardarlo.
- Non ti troverai mai una ragazza, Osomatsu-niisan - lo avvertì Todomatsu, rigirando il coltello nella piaga.
- Questo dillo quando te la troverai tu, una ragazza - replicò stizzito il maggiore.
- Prima o poi succederà. Sono certo di avere molte più possibilità di voi messi insieme - affermò con sicurezza il più giovane dei sei.
- Secondo me l'unica nostra possibilità sarà trovare sei gemelli identiche... - azzardò Ichimatsu, con un sospiro sconsolato.
- Lo troverei inquietante - ammise Todomatsu.
- Anche io. Non voglio sposare qualcuno che ha legami di sangue con la moglie di uno di voi - aggiunse Choromatsu.
- Se continua così finiremo per rimanere single a vita e vivremo qui, tutti insieme, anche da vecchi - si lamentò Karamatsu.
- Ah! Non posso pensare alla prospettiva di passare la mia intera vita e la vecchiaia ancora con voi! - affermò in tono drammatico Todomatsu.
- Esagerato - commentò tranquillamente Osomatsu. Rimase un po' in silenzio, poi decise di aprire di nuovo bocca. - Però, nonostante tutto, l'idea di separarci mi rende un po' triste - confessò.
- Quanto sei immaturo, nii-san - lo riprese Todomatsu.
- Già, non staremo davvero tutta la vita insieme. Io spero di trovare presto un lavoro, una ragazza e farmi una famiglia - asserì l'autoproclamato intellettuale del gruppo.
- Ho capito, lo spero anche io, però in un certo senso è triste pensare che non saremo più uniti come adesso -
- A dire il vero, io non ci ritengo tanto uniti - confessò Todomatsu con indifferenza. - Siamo fratelli, viviamo insieme, tutto qui. -
- Lo pensi sul serio? - affermò sbigottito Osomatsu.
Tutti i suoi cinque fratelli annuirono, dopodiché Todomatsu uscì dalla stanza annunciando di avere un appuntamento con un gruppo di ragazze, Karamatsu salì sul tetto per strimpellare un po' con la sua chitarra, Choromatsu e Jyuushimatsu ripresero la partita di shoji e Ichimatsu sparì da qualche parte senza dire dove, lasciando Osomatsu nelle sue silenziosi riflessioni.


Osomatsu, rimasto immobile, basito di fronte al comportamento dei suoi fratelli minori, si ritrovò a chiedersi quando esattamente le cose erano cambiate così tanto, tra loro.
Da piccoli erano legatissimi e stavano sempre insieme. Da gemelli qual'erano, erano identici in tutto e per tutto: stesso volto, stessa pettinatura, stessi vestiti, stesso carattere.
Persino per i loro genitori era impossibile distinguerli, ma a loro non solo non dava fastidio, ma se ne approfittavano per fare mille dispetti a chiunque, certi del fatto che nessuno poteva sapere chi esattamente aveva fatto cosa a parte loro.
C'era un legame fortissimo, tra loro, un affiatamento che nemmeno in due gemelli normali, ne era certo, poteva instaurarsi.
Essere così in tanti, ma essere tutti così assolutamente identici, li rendeva speciali l'uno per l'altro.
'Io sono loro, loro sono me', almeno una volta ognuno dei gemelli Matsuno aveva pronunciato, con orgoglio, quelle parole.
Osomatsu era sempre stato convinto che questo non sarebbe mai cambiato, tra loro. Ricordava con nostalgia il periodo spensierato dell'infanzia e, per quanto ormai avesse vent'anni e fosse ora di crescere, gli mancavano veramente quei giorni trascorsi tra marachelle e litigi.
Le discussioni c'erano sempre state, tra loro. Tuttavia, se prima discutevano per ogni cosa perché troppo simili, ora lo facevano a causa delle loro differenze.
Non c'era nulla di male, in questo. Ma quando, esattamente, erano diventati così?
Quand'era che i suoi fratelli minori avevano iniziato a cambiare? Era davvero l'unico ad essere rimasto come allora?
Ogni tanto si soffermava ad osservarli e confrontava i loro comportamenti di adesso con quelli del passato.
Si rendeva conto che stavano andando avanti, ed era giusto così, ma era difficile ammetterlo.
Era difficile accettarlo, perché si rendeva conto di essere l'unico rimasto molto simile a quello che era un tempo.
Osomatsu non sapeva. Non poteva nemmeno immaginare come stavano le cose.
A lui, a cui ancora adesso non preoccupava il pensiero di avere cinque gemelli identici a lui, non passava nemmeno per la mente l'idea che gli altri fossero cambiati apposta.
Non poteva sapere che Karamatsu aveva iniziato a curare il suo aspetto e il suo look, ricercandone uno particolarmente stravagante, per poter essere riconosciuto subito in mezzo ai gemelli. Le ragazze e il corteggiamento erano venuti dopo.
Non capiva che Choromatsu, da sempre effettivamente il più pessimista e cauto, non si buttava più a capofitto nelle loro bravate come faceva un tempo, ma si sforzava di mettere un freno alla situazione pur volendo, spesso, semplicemente lasciarsi andare e seguire gli altri.
Non si rendeva conto che Ichimatsu e Jyuushimatsu avevano portato all'estremo i loro caratteri, mettendosi una maschera e passando rispettivamente da semplice timido ad asociale e da persona allegra a esagitato.
Todomatsu aveva reagito, invece, in un modo differente: oltre a Osomatsu, era quello considerato il più normale tra i gemelli Matsuno e, quindi, il più simile caratterialmente al fratello maggiore.
Lui non aveva cercato di esasperare una particolarità del suo carattere, rimasto di conseguenza quasi immutato, ma aveva preferito allontanarsi gradualmente dai fratelli, creandosi un mondo tutto suo fatto di social, di uscite e attività fatte in segreto dalla famiglia.
I suoi fratelli non conoscevano molti dei suoi amici, esattamente come la maggior parte dei suoi conoscenti non sapevano che Todomatsu era l'ultimo di sei gemelli.
La discrezione con cui si impuntava a fare determinate cose l'aveva reso distaccato verso i gemelli, per cui Osomatsu rimaneva effettivamente l'unico ad aver seguito semplicemente la sua indole.
E inconsciamente, i suoi fratelli lo biasimavano per questo, loro che si erano costretti a cambiare.
Osomatsu rappresentava ciò che tutti i gemelli Matsuno erano stati e sarebbero stati se non avessero, col passare degli anni, voluto distinguersi tra loro e cercare una loro individualità.
Ma Osomatsu non sapeva, non immaginava nemmeno.
Per cui non capiva e non riusciva ad accettare.
Sapeva solo che, per quanto imbarazzante fosse pensarlo, se si fosse ritrovato davvero a passare tutta la vita solo con i fratelli forse non sarebbe stato così male.
Loro erano lui e lui era loro, continuava a ripetersi con insistenza. Dove essere ancora così.
Anche se ormai avevano dei caratteri differenti, e litigavano a causa di questo, e la gente raramente li confondeva.
  
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