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Autore: sasaneki    19/01/2016    2 recensioni
E per quanto Ed, negli anni passati, avesse tentato di nasconderlo, Winry era sempre e comunque riuscita silensiosamente a leggergli dentro, sondando quelle barriere che lui aveva eretto per non farla preoccupare più di quanto non fosse necessario.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Elric, Winry Rockbell | Coppie: Edward/Winry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera! In questo fandom sono nuova. Infatti, salto fuori da quelli di One Piece e Naruto u.u
Poche settimane fa ho finito di guardare FMAB per la prima volta e, dire che l'ho AMATO è dire poco. A parte che Ed è diventato crush suprema dal primo minuto ma ok. Lui e Winry sono dei patati e quindi DOVEVO scriverci su qualcosa. Soprattutto dopo la scena finale, dove ho fangirlato per... mh, tutto il giorno successiovo? Perché, insomma, quei due bimbi si meritavano il lieto fine, e si meritano una vita insieme e tutto il resto perché è da quando erano due mocciosi che si amano senza dirselo. E niente. Per me era doveroso scrivere qualcosa. E non è nulla di impegnativo. Anzi, solo un breve spaccato di vita quotidiana in casa Elric, ma che spero gradirete comunque~ Buona lettura!

 

Disclaimer: Full Metal Alchemist © Hiromu Arakawa
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Equivalent exchange?

 
Uno spiraglio di Sole, distinto ma inconsistente, si infiltrò di prepotenza fra le tende di quella stanza, donandole un aspetto accogliente e dipingendo le pareti di un colore simile al bronzo.
Fu Winry la prima ad accorgersene che, infastidita appena da quel raggio di luce, strizzò gli occhi per poi aprirli faticosamente, percependo ancora le palpebre pesanti e assonnate. Eppure, fece lo sforzo di non ripiombare nell’oblio, nonostante l’idea di starsene sotto le lenzuola la allettasse non poco. Ma aveva delle faccende a cui adempiere. Dopotutto, la colazione per i bambini non si sarebbe di certo preparata da sola. Nonostante il suo raziocinio le imponesse di alzarsi, si disse che poteva comunque concedersi cinque minuti prima di abbandonare il tepore del letto. Diamine, era pur sempre domenica.
Si voltò pigramente, dando le spalle alla finestra, beandosi di un panorama ancor più bello e del quale, probabilmente, non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Perché Edward era bello. Era sempre stato bello. Ma quando dormiva tranquillamente, con il viso disteso e sereno, era qualcosa da togliere il fiato. E Winry non si sarebbe mai abituata a quella meraviglia. Non quando, fino a qualche anno addietro, il viso di Ed era sempre stato coperto da quel sottile e inconsistente alone di tristezza e rimorso, mentre i suoi occhi velati dal senso di colpa per tutte le vite spezzate delle quali si era fatto carico. E per quanto Ed, negli anni passati, avesse tentato di nasconderlo, Winry era sempre e comunque riuscita silenziosamente a leggergli dentro, sondando quelle barriere che lui aveva eretto per non farla preoccupare più di quanto non fosse necessario.
Si concesse il privilegio di ammirarlo, puntando quei suoi occhi azzurrissimi sulla sagoma distesa accanto a lei. Il profilo marcato e mascolino della spalla destra, il braccio aitante e robusto poggiato sul materasso e l’avambraccio ficcato sotto il guanciale, la curva sinuosa e leggera della vita, e il contorno del bacino e delle gambe che andavano a celarsi sotto il candido lenzuolo. Lasciò vagare i propri occhi su quel corpo, un tempo così piccolo e ora così adulto e forte. E la sua attenzione ricadde inevitabilmente sulla cicatrice, lì dove una volta faceva la sua presenza il moncone, dove la pelle era rimasta irrimediabilmente compromessa, apparendo più liscia e lucente.
Preferì non soffermarsi sui ricordi legati a quella ferita. Ricordi che, a dire la verità, non avevano più chissà quale impatto sul suo umore, perché ormai non avevano più molta importanza.
Le sue iridi fecero capolino sul viso di Ed. Le palpebre ancora abbassate e le labbra serrate che sembravano essere piegate in un impercettibile sorriso; i lunghi capelli biondi andavano a districarsi fluidamente sul cuscino, mentre una ciocca gli scivolò sugli occhi, andando poi, con la punta, a solleticargli il naso.
Fu quello il momento in qui si svegliò, aprendo gli occhi leggermente contrariato e mostrando a Winry l’oro colato delle sue iridi.
Gli sorrise, beandosi del colore così raro e meraviglioso dei suoi occhi, ancora velati dal sonno.
«Buongiorno, Ed» lo salutò calorosamente, elargendogli uno degli sguardi più amorevoli che avesse da offrire.
Il biondo mugugnò qualcosa di incomprensibile, per poi strizzare gli occhi.
«Buongiorno» rispose rocamente e piuttosto assonnato, ma risultando dannatamente affettuoso, e accennando poi un sorriso. E Winry si perse definitivamente in quell’espressione, mentre un calore improvviso invase ogni lembo della sua pelle chiara. Diamine, la mandava in estasi scorgere il viso di Ed che sorrideva calorosamente, nonostante lui non avesse nemmeno le forze per aprire gli occhi ancora assonnati. Ma quel momento di calma durò solo una manciata di secondi.
Entrambi volsero di scatto lo sguardo in direzione della porta, non appena sentirono che questa venne aperta senza chiedere alcun permesso. E da dietro lo stipite comparvero timidamente due adorabili testoline bionde, le quali fecero poi irruzione nella camera matrimoniale, saltando senza indugio sul materasso.
Winry rimase ferma, ancora sdraiata su un fianco e reggendosi il capo con una mano, mentre osservava teneramente lo spettacolo che le si parò davanti. E si divertì nel vedere Ed letteralmente placcato amorevolmente dai loro figli, i quali gli buttarono le braccia al collo per poi stringerlo affettuosamente. Ma ciò che la stupì fu come il biondo rimase quasi inerme, lasciandosi braccare da quei due marmocchi adorabili.
E la scena le scaldò il cuore più di ogni altra cosa. Perché conosceva Ed da anni, e aveva imparato a conoscere ogni sua più piccola sfaccettatura, ogni suo minimo comportamento. E ricordava quanto da ragazzino faticasse ad esprimere i propri sentimenti, quanto fosse impacciato in certe questioni, mentre ora sembra risultargli maledettamente naturale. Come se Ed ci fosse nato per quella vita.
Scambio equivalente.
Al diavolo le maledettissime leggi dell’alchimia con cui Edward gli aveva riempito la testa molti anni prima. Se c’era una cosa che Winry aveva capito era che, per ciò che stava guardando, non esisteva qualcosa di egual valore. Nulla avrebbe potuto eguagliare i loro figli, il sorriso di Ed, il suo sguardo paterno e la complicità che aveva nei confronti dei loro meravigliosi bambini.
Lo scambio equivalente, in quel caso, non sarebbe potuto esistere. E Winry ne era ben consapevole, e si guardava bene da lasciarsi sfuggire una vita così meravigliosa.

 
   
 
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