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Autore: Jakrat    20/01/2016    1 recensioni
Ponyville è l'epicentro della felicità e dell'armonia. Il gruppo di pony capeggiato da Princess Twilight Sparkle garantisce l'ordine in città e nel regno, così come l'amicizia.
Ma sarà davvero così?
Genere: Avventura, Azione, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 9

Vendetta


Queen Chrysalis rimase in silenzio per un minuto intero, osservando l'umano avanti a lei. Ma una volta compreso quanto lui fosse convinto, sollevò gli angoli delle labbra e rise divertita senza troppi complimenti «Insomma, sei venuto ad annunciarmi il tuo suicidio?»

Quando l'umano non rispose alla sua provocazione, la sovrana ritornò lentamente alle sue faccende staccando lo sguardo da lui e spiegando «Le Dazzling hanno recuperato i loro poteri. E quel che è peggio, la vostra natura umana dona a loro una capacità combattiva molto più elevata di quanto potessero avere nella loro forma naturale. Con me sei stato fastidioso, non posso negarlo... ma nemmeno io, adesso, potrei affrontare tutte e tre le sirene assieme; figuriamoci tu, un bipede senza un briciolo di magia!»

«È da quando sono qui che mi dite tutti che sono un idiota inutile...» rispose Alastor, senza staccare lo sguardo da Queen Chrysalis «Ma non sono stupido come pensate. Per esempio, se davvero sei quella testa d'uovo che tutti dicono che sei, scommetto che hai già in mente un modo per risolvere questa situazione!»

La sovrana si fermò, osservando l'umano con la coda dell'occhio «Sì, in effetti un modo l'ho pensato. Ma potrebbe ucciderti.»

Alastor si spostò avanti a lei, avvicinando lo sguardo a quello della regina fino a che non ci fu meno di un palmo di distanza tra loro «Credimi, ho già fatto decine di cose che avrebbero dovuto uccidermi e al massimo ci ho guadagnato delle stecche e fasciature. Mettimi alla prova!»

La regina del Mutanti sorrise «Molto bene.»

Senza perdere il suo sorriso sornione, la Regina dei Mutanti si levò magicamente la collana e la mutò fino a farle assumere una forma simile ad un anello, sempre con il rubino a brillare sulla cima.

Alastor la osservò, sempre più stupito di vedere fin dove quelle creature, apparentemente innocue, erano in grado di spingersi grazie alla loro magia.

«Indossalo.» ordinò quindi Chrysalis, facendo levitare l'anello davanti all'umano «Non ho più il controllo sulle Dazzling, quindi non avrai un potere esattamente pari a quello che avevo durante il nostro scorso incontro. Ma è rimasta molta magia dentro la gemma: confido che il vostro istinto naturale, mischiato con l'empatia di voi bipedi, sia sufficiente a compensare questa mancanza e renderti in grado di far fronte alla minaccia delle Sirene.»

Alastor afferrò al volo il gioiello, coprendolo interamente con una mano. L'alone magico della sovrana sparì e l'umano chiese «Prima hai parlato di rischi. Di quali si trattano?»

Queen Chrysalis fece spallucce, come se non le importasse. Ed era proprio così.

«Come ti ho detto, la magia di quel gioiello si legherà molto alla tua empatia: tuttavia non posso garantirti su quale sentimento farà leva. Potrebbe alimentarsi con la tua rabbia e sostituire il tuo sangue con qualche materia corrosiva, oppure può appellarsi alla tua forza di volontà e permetterti di creare costrutti verdi...»

Preferendo ignorare il continuo scherno della sovrana, Alastor prese l'anello tra due dita e, senza troppe cerimonie, lo infilò nell'anulare sinistro.

Nonostante i rischi, quello restava l'unico modo che aveva per riprendere con se Aria.

Iniziò con un calore avvolgente, come se ogni fibra del suo corpo fosse andata in fiamme, poi una luce rossa lo ricoprì come un nuovo vestito. Una forza talmente intensa da sembrare dolore spingeva nel petto come se volesse uscire.

Mentre la magia scorreva prepotentemente nel corpo massiccio di Alastor, Queen Chrysalis osservava divertita la scena.

C'era sempre qualcosa da imparare.


La battaglia a Ponyville aveva raggiunto un'improvviso e incredibilmente teso stallo: la notizia del risveglio delle Dazzling si era sparso per tutti e due gli schieramenti e questo aveva portato ad una brusca svolta degli eventi.

C'era un bisogno urgente di tutte le truppe, recuperandone il più possibile tra i feriti, e di riorganizzare le difese per prepararsi a qualunque cosa le sirene avrebbero lanciato contro Ponyville.

Non che improvvisamente fosse scesa la quiete nel campo di battaglia, ancora si combatteva per le strade o per i cieli, ma si trattava di mere ed isolate scaramucce, a confronto del caos che era scoppiato agli inizi del conflitto.

Non appena Princess Luna venne a sapere del ritorno delle Sirene, la prima cosa che pensò fu come Twilight l'avrebbe presa, sapendo che lo scenario che più temeva si era appena avverato. Inoltre, quel minaccioso trio aveva più di un motivo ben per desiderare una atroce vendetta nei confronti della principessa dell'amicizia... chissà cosa avrebbero fatto!

Prima di cominciare ad organizzare le difese, sicura che anche Queen Chrysalis avrebbe fatto lo stesso, avvisò telepaticamente sua sorella: avevano bisogno del Rainbow Power come mai!


All'interno della Everfree Forest, Princess Celestia avvertì l'avviso di sua sorella e non riuscì a trattenere un'espressione corrucciata. Le Sirene erano un problema che risaliva ai primissimi anni in cui lei e Luna erano diventate le reggenti di Equestria; Starswirl il Barbuto se ne occupò al posto loro, ma era ben consapevole della loro storia e di quali fossero i loro poteri.

Sotto di lei, Twilight Sparkle finì di scansionare una grotta nella foresta ed esclamò, cercando di contenere l'emozione per non farsi scoprire «Gli abbiamo trovati!»

Princess Celestia annuì con il capo e chiese «Quanti sono?»

«Cento... poco più... non ho una cifra precisa. Mi sorprende che non abbiano usato la magia del lago- specchio per crearne una maggiore difesa!»

L'alicorno bianco, udita la risposta, cominciò a planare verso la grotta senza commentare. Solo quando Twilight le chiese cosa stava facendo, lei rispose lapidariamente «Dobbiamo fare in fretta: io li terrò distratti, tu libera i tuoi amici.»

«Princess Celestia, è sicura di potercela fare da sola? Sono sempre cento ne...»

«Le Dazzling si sono risvegliate. Dobbiamo muoverci.»

Quelle parole gelarono Twilight sul posto per qualche secondo. Per lei fu come se il cuore le avesse smesso improvvisamente di battere.

Solo quando dalla grotta scura uscì una luce intensa e abbagliante, come se un piccolo sole si fosse acceso dentro quelle profondità, lei parve destarsi improvvisamente e volò con tutta la sua velocità verso l'ingresso, maledicendo mentalmente l'irrefrenabile ambizione di Queen Chrysalis e la sua incapacità di impedire ad una simile catastrofe di avversarsi.


Improvvisamente venne una musica. Un coro composto da tre voci giovani e belle si allungò come un tentacolo per ogni vicolo, in ogni rifugio e in ogni angolo di Ponyville, raggiungendo anche le orecchie dei più distratti.

Per chiunque si trovasse lì in quel momento, non poteva esserci suono più terribile.

Un suono dolce, rincuorante come una carezza che preannuncia una sciagura.

Dopo che la musica ebbe raggiunto ogni orecchio, si aprì uno squarcio nel cielo e le Dazzling fecero la loro entrata in scena: Aria e Sonata stavano indietro, facendo il coro e tenendo le mani aperte mentre Adagio restava in testa al gruppo con un'espressione soddisfatta.

Tutti gli occhi si puntarono su di loro, chiedendosi cosa le tre sirene avessero in mente.

Adagio Dazzle rispose ai loro silenziosi dubbi alzando una mano e, muovendosi in maniera quasi teatrale, schioccò le dita augurando «Vi auguro una pessima giornata.»

In quel momento, il clangore di mille serrature che scattano tutte insieme riempì la regione; per ogni scatto un prigioniero del Tartaro strappava ogni traccia del confine tra la dimensione reale e la sua prigione, evadendo dal suo castigo.

Come un fiume di follia che aveva preso forma, l'esercito travolse Ponyville con grida e ululati assordanti. I Pony e Mutanti che già combattevano gli uni contro gli altri vennero travolti dalla marea ululante del Tartaro e da ogni angolo della città teatro degli scontri emerse chiunque poteva anche solo reggersi sulle zampe per contrastare le nuove forze in campo.

La guerra aveva appena raggiunto il suo apice.

Sopra a questo spettacolo osceno, Aria Blaze commentò «Agli inizi avevo dei dubbi, ma devo ricredermi: con una guerra di questo livello, i nostri medaglioni saranno carichi per decenni. Nemmeno al concerto per il Liceo di Canterlot avevamo raccolto così tanta energia!»

Adagio ringraziò del complimento e subito dopo ne approfittò per ironizzare «Sono passati secoli dal tuo ultimo complimento. La tua esperienza con questo Alastor deve averti davvero cambiata!»

Aria si ammutolì alla frecciata della compagna, ma prima che potesse ribattere in qualsiasi modo Adagio proseguì «Mentre tutti combattono, fate quello che volete. Personalmente, ho una promessa fatta ad una certa regina da mantenere!»

Mentre parlava, un ghigno feroce le piegò le labbra carnose e subito dopo il suo ultimo ordine sparì in un flash.

Rimaste sole, né Aria né Sonata parlarono per qualche secondo. Solo quando la prima paragonò il proprio leader ad uno sterco, Sonata parve destarsi.

«Dice solo quello che tutte pensiamo!»

Aria fulminò la compagna con lo sguardo «Bada a come parli, Sonata!»

Lei, indifferente alle minacce dell'amica, si affrettò a spiegare «Il fatto è che tu non sei capace di impegnarti perché dentro di te hai il paralizzante terrore di accogliere qualcuno nella tua vita, di essere davvero vulnerabile con qualcuno. Perché, per quanto ti ostini a fare la spaccona, lo sappiamo tutte che in realtà hai capito troppo presto che nessuno, né noi sirene, né i pony e nemmeno gli umani, possono risolvere tutti i problemi e perciò non hai mai imparato ad abbandonarti a qualcuno.»

Mentre parlava, Sonata si era posta davanti ad Aria, fissandola dritta negli occhi. Con un solo pugno, Aria avrebbe potuto romperle la mascella, ma era un rischio che Sonata si sentiva di affrontare.

Fortunatamente per lei, la sua compagna sembrava troppo impegnata ad avere un'espressione imbronciata piuttosto che reagire male, così continuò.

«Ma per quanto tutto questo possa farti paura, la cosa più spaventosa è che dentro di te tu sai che se scappi adesso, scappi dall'unica persona che tu abbia desiderato. Quello che ti ha seguito senza avere un legame magico o qualche debito nei tuoi confronti!»

Aria spostò sgraziatamente la compagna con un braccio e volò altrove commentando «Non hai qualcun altro a cui dar fastidio, Freud

Sonata osservò anche l'altra compagna planare verso la città. Rimasta sola, si passò una mano sulla faccia sbuffando «Mammamiamamma, quant'è difficile, a volte!»


Discord, ripresosi dai ripetuti assalti dei Mutanti grazie al rifugio costruito intorno all'ospedale di Ponyville, era ritornato a combattere non appena avvertì la magia del Caos tornare a scorrergli nelle vene.

Contrariamente a come si poteva pensare, nemmeno la sua magia era infinita: certo, poteva modificare praticamente ogni cosa con un solo pensiero ma questo non voleva dire che anche la sua resistenza fosse virtualmente infinita! Le difese create dal nulla, armare ogni difensore di Ponyville e il respingere intere legioni di Mutanti per volta lo avevano costretto a un punto in cui non riusciva nemmeno a restare in volo.

E adesso che le forse dannate del Tartaro erano state riportate allo scoperto la situazione era, se possibile, anche peggiorata: se prima c'erano solo innumerevoli Mutanti da respingere, allo scontro si erano uniti anche esseri antichi di secoli, banditi in una prigione senza tempo per via delle loro azioni che tornavano allo scoperto, e le sirene che una volta avevano distrutto gli onnipotenti Draconequus vagavano tra le rovine, traendo forza da tutto questo.

I prigionieri del Tartaro, benché in inferiorità numerica rispetto alle altre forze in campo, erano sicuramente i nemici più potenti: certi abomini partoriti dall'oscurità in cui erano stati dimenticati erano creature oscene, difficili anche solo da comprendere e descrivere, capaci di spezzare l'acciaio con i denti.

Ignoravano le intere epoche passate dal momento della loro sconfitta e avanzavano lungo le strade dissestate e le macerie fumanti della città, riempiendo l'aria con le loro grida e il tonfo provocato dai loro passi.

L'aria intorno si era fatta una cacofonia di rumori: urla, scoppi di magia, sibili di incantesimi scagliati da entrambe le parti, i fischi delle picchiate dei soldati in volo... eppure, nessuno osava arrendersi, trascinati chi dal dovere e chi dalla mera volontà di sopravvivere a quel giorno maledetto.

«Discord...» una voce rauca e sibilante, simile al sussurro di una creatura morente, riuscì ad arrivare alle orecchie del Draconequus.

Lui, cercando la fonte del richiamo, riconobbe una creatura che, per conto suo, avrebbe preferito non incontrare mai più: un centauro dalla pelle rossa e il manto scuro. Un paio di piccole corna si alzavano dalle tempie, mentre le folte sopracciglia e il fisico decrepito lo facevano sembrare un ramoscello secco pronto a rompersi da un momento all'altro.

«Tirek!» lo chiamò Discord, socchiudendo gli occhi non appena lo riconobbe «Cosa ci fai, qui?» domandò poi, combattendo la tentazione di rinchiuderlo nel Tartaro personalmente. Ancora non aveva dimenticato cosa il malvagio centauro aveva scatenato, nemmeno troppo tempo fa.

«Il Tartaro si è aperto, tutti gli spiriti malvagi sono liberi. Ti ho cercato, Discord, perché credo che dovremmo collaborare ancora una volta!»

Discord scoppiò in una risata «Non so se offendermi perché mi ritieni così stupido o passare quel che rimane di questo secolo a ridere!» confessò

«La mia non era una battuta.» replicò il centauro in maniera composta, mentre sfoggiava un sorriso maligno «Ma noi, insieme, abbiamo piegato Equestria! E voi avete un disperato bisogno di aiuto. Perché, considerando questo, collaborare deve essere una brutta idea?»

Discord aprì la bocca per rispondere, quando una creatura simile ad una scimmia ma dalla pelle rossa senza peli, un paio di lunghe corna sul capo e i denti aguzzi, saltò allungando gli artigli verso gli occhi del Draconequus.

Un raggio verde, proveniente dalle spalle del signore del Caos, travolse il mostro sbattendolo violentemente contro una delle poche pareti rimaste ancora in piedi. Il muro, a seguito del violento impatto, crollò sopra l'abominio e mentre lingue di polvere si alzavano verso il cielo egli parve sparire.

Discord fu sorpreso di trovare Queen Chrysalis, seguita da una quarantina di guardie del corpo, planare verso di lui appoggiando il ragionamento del centauro «Quello che dice è vero. Se tu gli concedessi un briciolo del tuo potere, Tirek potrà occuparsi degli altri prigionieri assieme a noi. Sicuramente ha in mente qualcosa, ma non è il momento per esitare.»

«E da quando io prendo ordini da te?» chiese Discord, incrociando le zampe. L'offesa subita era tale da dimenticarsi del rischio appena corso e che intorno a loro la battaglia continuava ad infuriare.

Fece tuttavia l'errore di continuare «Per quanto mi importi, voi siete solo dei nemici. Anzi, se voglio dimostrarmi davvero cambiato, dovrei gettarvi in una cella e buttare la chiave!»

Queen Chrysalis gettò sul Draconequus uno sguardo che riuscì a gelargli il sangue, mentre gli gridava contro con una furia che non sembrava sua «Hai una singola idea di chi io sia e di cosa sarei capace di fare, se tu osi contraddirmi ancora una volta?»

Il Draconequus si congelò. Era una creatura praticamente onnipotente e, per molti versi, anche piuttosto squilibrata. Ma nessuno, nemmeno lui, era abbastanza pazzo da attirare su di se l'ira della Regina dei Mutanti.

Deglutendo, annuì con il capo prima di puntare un artiglio verso Tirek.

«Va bene.» furono le uniche parole che pronunciò, prima che una caleidoscopica bolla di magia si staccasse dalla punta dell'artiglio, colpendo il Centauro al petto.

Subito, questi avvertì una enorme quantità di energia travolgerlo come una slavina. Immediatamente le sue dimensioni aumentarono, perdendo l'aspetto decrepito dovuto alla sua ultima sconfitta per opera di Twilight Sparkle e guadagnandone uno più rinvigorito. Era ancora molto lontano dal potere che aveva ottenuto durante la sua ultima evasione dal Tartaro, ma ora poteva difendersi egregiamente.

Discord e Queen Chrysalis ripresero lo scontro contro i prigionieri della prigione magica, mentre Tirek tentò invece un nuovo esperimento.

Lentamente, si avvicinò alle macerie dove era caduto il mostro colpito dalla Regina dei Mutanti. In tutto quel tempo, il massimo che era riuscito a fare era liberarsi dalla vita in su dalle macerie.

Quando gli occhi dei due prigionieri si incrociarono, un sorriso feroce si dipinse sul volto del centauro, prima che afferrasse l'altro mostro per il collo, immobilizzandolo a terra. Una volta in posizione, aprì la bocca raggiungendo una dimensione innaturale e, in un vorticare di energie simile a fiamme, assorbì l'energia del mostro.

Mentre un nuovo potere gli scorreva nelle vene, le scintille negli occhi altrimenti vuoti di Tirek sembravano brillare ancora di più, inebriato dalla sua stessa forza che non smetteva di crescere.

Terminato, Tirek lasciò il mostro a terra, ormai incapace anche solo di tenere gli occhi aperti, e osservò il campo di battaglia intorno a se, vedendolo come una grossa tavola dove banchettare che aspettava solo lui.


Aria Blaze, in volo, osservava gli scontri senza commentare se non con gli occhi. Dovunque posasse lo sguardo, poteva vedere scaramucce tra Pony, Mutanti e l'improvvisato esercito che avevano generato dal Tartaro.

Uno spettacolo semplicemente sublime, per recuperare ancora più potere. Eppure, mentre le energie negative derivate dalla guerra prolungata venivano condivise da lei e le altre sirene, sparse per la città alla ricerca dei loro obiettivi, Aria guardava per le strade cercando invano un soggetto in particolare. Una morsa le strinse lo stomaco, con il proseguire della ricerca: alla fine era solo un umano, carne ed ossa, coinvolto in uno scontro tra creature incantate di proporzioni cataclismatiche, anche con la naturale ferocia di quella specie era difficile che fosse riuscito a restare sulle sue gambe così a lungo.

Dovette ricredersi, e interrompere il flusso dei suoi pensieri, quando da lontano giunse una voce che pronunciava il suo nome a pieni polmoni, seguita da un fischio.

Aria fece appena in tempo a voltarsi per trovare Alastor avanti a se, atterrato sgraziatamente su uno dei pochi tetti ancora integri.

Tutto intorno all'umano una lucente aura rossa lo copriva seguendone il fisico e le linee del corpo, come un abito su misura. Ad ogni movimento di braccia e gambe, un sottile vapore dello stesso colore si alzava.

«Alastor?» lo chiamò lei, inizialmente incredula di vederlo lì.

«Da quando ci siamo visti per la prima volta avrei fatto qualsiasi cosa, per te. Ti ho seguita in un mondo che non conoscevo, ho rischiato la pelle e anche di più, tutto per te, ma tu mi hai voluto solo usare per il piano tuo e delle tue amiche!» le gridò contro lui, sfogando tutta la frustrazione per il tradimento subito e concludendo puntando un dito contro di lei.

Aria rimase in silenzio per qualche secondo, ancora troppo sorpresa dell'arrivo di Alastor per reagire alle sue parole. Non appena riuscì a sbloccarsi, tuttavia, corrugò la fronte in un'espressione indispettita.

«Bé, se vuoi così tanto sentirtelo dire, mi dispiace.» disse, in maniera impassibile. La sua reazione aveva gelato Alastor sul posto, ma fu uno stallo che non durò a lungo «Mi dispiace che tu sia un cretino

L'umano, sentendo la ragazza rispondergli con voce, se possibile, ancora più alta si portò istintivamente in posizione di difesa, alzando la mano con l'anello verso il volto. Solo allora Aria si accorse dell'artefatto.

«Hai fatto un patto con il diavolo, solo per dirmi questo?» chiese lei, incrociando le braccia al petto e avvicinandosi a lui restando in volo «Alastor, te l'ho già detto. Più di una volta! Io non sono un'umana, sono una sirena! Canto, semino discordia e guadagno potere con le energie che raccolgo in questo modo. Non ho più la mia vecchia forma, ma non importa. Ho già cambiato aspetto, più di una volta, questa è solo una volta in più. E, con i miei nuovi poteri, posso tornare indietro quando voglio.»

Alastor la fissò: Aria era decisa, le sue parole non tradivano alcun dubbio. Il suo ragionamento, poi, non poteva essere contraddetto. Special modo la seconda parte, che la sirena pronunciò poco dopo.

«Io non ti ho tradito. Sapevi benissimo che volevo recuperare i miei poteri. Sapevi che volevo riunirmi con le mie amiche. Sapevi chi fossi e di cosa ero capace. E non ti ho mai detto che non avevo rancore verso chi aveva ridotto all'impotenza noi sirene. Se tu non l'hai capito subito, non è colpa mia. Come non lo è tutto questo.»

Alastor abbassò il braccio, sospirando profondamente. Era da quando aveva messo piede a Ponyville che aveva preso tutto per il verso sbagliato: la segretezza creata da Twilight Sparkle per non far cadere nel panico Ponyville, i piani nascosti di Queen Chrysalis e adesso anche le reali intenzioni di Aria.

«È questa la mia natura, Alastor.» concluse Aria, con tono grave, quasi si sentisse improvvisamente in colpa «Non possiamo farci niente. Né tu, né io.»


Adagio Dazzle trovò il suo obiettivo, Queen Chrysalis, mentre respingeva uno dei prigionieri del Tartaro, un essere goffo e dai movimenti innaturali, simile ad un telo su cui erano incise più facce e con innumerevoli fiammelle che fuoriuscivano da ogni parte del suo corpo a intervalli irregolari.

La sirena porse i suoi omaggi alla sovrana sollevando con le mani un grosso macigno derivato da una delle macerie intorno a loro e lo scagliò con forza contro il suo bersaglio.

La Regina dei Mutanti, colta di sorpresa, non fece neppure in tempo ad alzare una barriera che si trovò improvvisamente travolta da quell'attacco e scagliata contro una delle poche pareti rimaste in piedi. La violenza del colpo fu tale che numerose crepe si aprirono sul muro intorno alla zona d'impatto.

Sputando polvere e calcinacci che le erano finiti in bocca, imponendosi di ignorare il dolore alle ossa, Queen Chrysalis alzò lo sguardo, riconoscendo il leader delle sirene guardarla con compiaciuta ferocia, mentre da una delle mani chiuse a pugno si alzavano scariche di energia magica amaranto.

Alcuni Mutanti, vedendo la loro Regina in pericolo, lasciarono ogni postazione e formazione per accorrere in massa in suo aiuto. Tutto quello che ottennero fu scagliarsi contro una bolla magica rossa che circondava le due sfidanti.

«Ci hai rapite e hai osato rubare la magia che spetta a noi di diritto!» esclamò Adagio, accusando la sua rapitrice con l'indice «Un'azione così avventata non può passare impunita, la pagherai cara!»

Nonostante la minaccia e i dolori che l'assalivano, la Regina dei Mutanti non perse la sua compostezza e, sorridendo in maniera beffarda, rispose alle accuse «No, non sei decisamente un relitto. Sei solo una bambina che strilla...»

«Non osare prenderti gioco di me!» berciò Adagio, scagliando una tempesta di fulmini dalla mano aperta, che piombò su Queen Chrysalis aprendo delle voragini ogni volta che picchiava a terra e sollevando pesanti nuvole di detriti e polvere.

Quando la nuvola sollevata arrivò alle scarpe della sirena, questa smise il suo attacco e aguzzò la vita, cercando il suo bersaglio tra le macerie.

«Vuoi dimostrare che sei più potente di me?» riprese la Regina, apparendo alle sue spalle. Era ricoperta di polvere, alcuni detriti le erano rimasti nella criniera e alcune ferite sul carapace nero lasciavano gocciolare un liquido dalla consistenza simile al sangue ma di colore verde acceso; ma nonostante tutto era ancora viva.

«Be', non serve. Sei ovviamente più potente di me...» proseguì la Regina, beandosi dell'espressione offesa che si dipingeva sullo sguardo di Adagio, mentre constatava come lei non la temesse affatto «Il potere grezzo del caos scorre in voi Sirene molto più di qualsiasi altra creatura io conosca. Che il Cielo mi aiuti, al vostro pieno potenziale siete più pericolose persino di un alicorno!»

Nonostante la mole dei complimenti, era ovvio che c'era qualcosa di nascosto nella sua parole. Adagio lo comprese subito e, digrignando i denti, domandò «Ma...?»

«Non avrò i vostri poteri, Adagio Dazzle... ma sono intelligente. Sono la mente brillante più brillante di quest'epoca e lo sarei stata anche nella vostra. Più forte di me o no, ho sempre un piano di scorta

Nello stesso momento, un corpo attraversò quello che rimaneva dell'edificio dietro la barriera delle due sfidanti: un altro mostro del Tartaro, questa volta grande quanto un palazzo, dalla pelle squamata verde, un paio di grandi ali di membrana che partivano dalle scapole e la testa simile a un polpo, con i tentacoli che scendevano lungo il petto come una barba, era appena stato sconfitto e gettato senza troppi complimenti contro quello che sarebbe stato il suo prossimo bersaglio.

Attraverso la nebbia che si era alzata, Adagio e Queen Chrysalis intravidero un colosso terrificante che veniva attraverso di loro: era Tirek.

Approfittando della battaglia, aveva passato tutto il tempo ad assorbire le forze magiche di qualunque creatura, alleata o nemica, che gli fosse capitata a tiro: aveva cominciato con quelle più deboli, ferite e incapaci di resistergli, ma come le energie accumulate aumentavano così lui si era spinto verso i bersagli più grandi, arrivando fino ai mostri del Tartaro più grandi e potenti.

Ora aveva recuperato il suo antico aspetto: il fisico una volta rachitico e prossimo a cedere era diventato un ammasso di muscoli in tensione, il volto scavato era diventato squadrato, animato dai lampi di folle ambizione che saettavano dai suoi occhi profondi, le corna dalle tempie si erano alzate di un paio di metri e le sue dimensioni erano pari a quelle di una chimera.

Il Centauro guardò la Sirena e il Mutante dentro la barriera e sorrise, mentre evocava una sfera di fuoco dal palmo della mano. Non appena questa raggiunse le dimensioni di un melone, la scagliò contro l'incantesimo, frantumandolo in un boato che balzò indietro i suoi bersagli.

«Non ho ancora finito... di accumulare potere.» rese noto lui, umettandosi le labbra in vista del prezioso banchetto.


Nessuno dei due ricordava com'era successo. Forse uno dei due aveva perso la pazienza, o aveva pronunciato una parola di troppo, fatto sta che lo stallo creatosi tra Alastor Sullivan e Aria Blaze era sfociato in una sfida lungo le strade di Ponyville, a base di raggi incantati di pura magia che, a contatto tra loro, scoppiavano in una pioggia di scintille di tutti i colori, come dei fuochi d'artificio.

Così come le origini di quel confronto, nessuno dei due contendenti aveva misurato da quanto tempo erano in quella situazione.

Lo stallo tuttavia finì quando, all'ennesimo raggio scagliato da Aria, Alastor si limitò a colpirlo con un pugno, scatenando una forte esplosione che alzò una grossa nube di polvere nera che oscurò la vista per qualche minuto.

A quello spettacolo, Aria iniziò a ridere, sinceramente divertita, portandosi una mano davanti alla bocca.

«È... divertente.» riuscì a dire, tra le risate

«Cosa c'è di così divertente?» chiese invece Alastor, avvicinandosi alla ragazza. Lui non poteva volare, ma riusciva a saltare da un palazzo all'altro. Una volta fuori dalla nube creata, Aria vide che lui non aveva nemmeno un graffio, nonostante la sua brutale difesa.

«Quando ci siamo conosciuti, hai detto che mi avresti seguita anche in capo al mondo, pur di rimediare a quel cocente fallimento che non riesci a perdonarti. E adesso, hai persino rinunciato alla tua umanità, pur di seguirmi?»

Alastor rimase interdetto a quelle parole. Alla fine, era solo l'anello a dargli i poteri, o così gli era parso di capire. Lui era ancora umano!

Giusto?

Quando lo fece presente alla ragazza, lei gli rispose «Gli artefatti nati qui ad Equestria non si limitano a dare poteri. Qualche modifica, per quanto impercettibile, avviene; fosse anche solo per adattare l'ospite al potere che sta abbracciando!»

Seguì un momento di silenzio tra i due. Alastor non sapeva come ribattere e Aria ne approfittò per allungare verso di lui una mano.

«Vieni con noi!»

Quella proposta venne così spontanea e così improvvisa che l'unica risposta che Alastor seppe dare fu un balbuziente «Scusa?»

«Alastor, ho quasi cento volte i tuoi anni... ma con questo tuo nuovo potere, potremmo restare insieme per il resto dei giorni! Mi hai aiutata molto, sono convinta che Adagio e Sonata non avranno da lamentarsi. Contando tutto questo... perché non ti unisci a noi?»

Alastor comprese che, comunque fosse iniziato il loro duello di poco prima, era solo perché Aria voleva mettere alla prova cosa poteva fare con il suo anello. Ma non gli importò sapere che era stato di nuovo usato, e che nulla poteva confermargli che quello non fosse solo un altro piano.

Tutto quello che gli importò davvero fu la domanda che fece «Perché mi offri questo?»

La risposta di Aria arrivò con un tono simile ad un sospiro «Lo sai...»

Lentamente, assaporando ogni momento come se non si sarebbe mai più ripetuto, Alastor allungò la mano, stringendola su quella di Aria come in una delicata carezza.

«Avevo capito che non volevi mettermi l'anello al dito!» ironizzò lui, senza staccare gli occhi dalla sirena

«E infatti è così. Io ho fatto la proposta, l'anello è compito tuo!»

Fu un grido a rompere quell'idillo. Aria si voltò con un'espressione che Alastor non le aveva mai visto.

«Adagio!» gridò, prima di scattare ad una velocità impressionante verso un angolo del paese. L'umano fu fortunato che stava stringendo poco, o gli avrebbero strappato il braccio!

Preoccupato, comunque, partì all'inseguimento per vedere cosa stesse succedendo.


Troppo velocemente perché potesse reagire, Adagio era stata afferrata per i lunghi capelli riccioli e sbattuta con violenza a terra.

Nonostante la sua stazza, Tirek era più agile che mai: grazie alla mortale combinazione di poteri rubati a pony, mutanti e abomini del Tartaro aveva appena guadagnato un potere che andava ben oltre le sue più rosee aspettative. Poteva nutrire un maggiore rancore verso i pony, ma non poteva negare che anche le altre creature inferiori si erano dimostrate utili al suo scopo.

Mentre la sirena si rialzava dalla fossa scavata al suo impatto, il centauro si beò della vista di quello sguardo grazioso contratto dalla rabbia e dal risentimento verso di lui. L'odio nei suoi confronti era tutto quello che gli serviva per proseguire nei suoi scopi.

Al centauro non era mai importato realmente dello status quo. Anzi, provava una sincera quanto profonda aberrazione per la condizione in cui gli alicorni avevano gettato il mondo intero: quello stato di pace perenne, privo di pericoli o serie sfide che potessero mettere alla prova non solo lui ma tutti gli esseri viventi, applicare quella sana e sempre funzionante selezione naturale della specie. Non più “i buoni vincono, i cattivi perdono”, ma un più sano “chi è forte vive, chi è debole rimane indietro”.

Perché poche erano le sue certezze, ma tra queste quella in cui credeva maggiormente era che il bene non poteva vincere sempre. E il giorno in cui il male, il male vero, avrebbe finalmente avuto la sua vittoria, chi si sarebbe potuto opporre?

La risposta a questa domanda era semplice: nessuno. Alla prima sconfitta, il mondo intero sarebbe stato arso dalle fiamme e quello che stava succedendo a Ponyville era la piena e insindacabile conferma a queste sue idee.

Per risolvere questa situazione aveva deciso, anni addietro, di fare l'unica azione sensata: incarnare quella minaccia, quel pericolo sempre presente che avrebbe spinto tutti a migliorarsi sempre di più, a non abbassare mai la guardia. E per dimostrarlo poteva affrontare un unico avversario: gli alicorni.

Loro erano la causa scatenante di quello stato che rendeva il mondo arrogante e pigro e solo sottomettendole avrebbe potuto fare in modo che nessuno si sentisse mai più al sicuro.

Era per pura ironia che era finito ad affrontare le Sirene, in quel giorno meraviglioso. Lui, in realtà, amava quelle tre creature: per molti versi, loro erano già quello che lui avrebbe voluto diventare.

Ma, si sa, la guerra è la guerra. E se erano destinati a scontrarsi, tanto valeva stringere i pugni e prepararsi al duello.

Il largo sorriso che piegò le labbra di Tirek si spezzò non appena due note, precise e acute, lo travolsero gettandolo lontano come una foglia spinta dal vento. Le piastrelle delle strade e le fontane che travolse nel suo tragitto andarono in frantumi come vetro.

Quando riuscì a fermarsi, affondando le lunghe dita a terra fino alla seconda falange, scavando un solco lungo metri, riconobbe i suoi assalitori: Aria Blaze e Sonata Dusk, le altre due sirene si erano unite per proteggere Adagio.

Il centauro si alzò divertito: tre sirene contro di lui poteva anche essere una sfida interessante. Si passò un dito sulle orecchie, avvertendo una sottile striscia di sangue scendergli dai timpani dopo l'attacco subito. Ma non gli importava.

Le Dazzling, invece, guardarono il centauro con sensazioni differenti.

«Cos'è quello?» domandò preoccupata Sonata

«Dannazione.» lo presentò Adagio «Si chiama Tirek. Credo che si stia lasciando trascinare dalla sua avidità e sete di potere. Può rubare i poteri magici altrui.»

«Che gran seccatura.» commentò, sibilante, Aria

Adagio si alzò in volo, mentre una sottile aura amaranto cominciò ad avvolgerla «Queen Chrysalis è scappata non appena è arrivato lui. State indietro...»

Tirek, anche se gli fischiavano le orecchie, udì perfettamente quell'ordine e ghignò malignamente. Lentamente, si avvicinò alle tre sirene sibilando «La vostra ingenuità è quasi adorabile!»

Rispondendo all'insulto, Adagio puntò il palmo della mano verso il Centauro, che si trovò subito avvolto in una strana aura amaranto, prima di venire scaraventato in alto, seguendo i gesti della mano della sirena.

Incapace di reagire, Tirek venne sollevato ad una velocità che rapidamente gli svuotò tutto il fiato che teneva nei polmoni. Solo quando superò il muro del suono, mentre tentava invano di gridare il dolore che avvertiva alle orecchie, si accorse che la sirena lo aspettava già, sospesa nel vuoto dello spazio con naturalezza, le braccia incrociate e un fuoco che le ardeva intorno alle iridi viola.

Quando i due sfidanti arrivarono a pochi metri di distanza, una coppia di raggi scattò dagli occhi di Adagio, abbattendosi sul centauro come saette scagliate da un dio furente, facendolo precipitare verso il punto da cui era partito con una velocità addirittura superiore a prima.

Mentre l'attrito con l'aria gli bruciava la pelle e anticipava l'impatto con il suolo che lo avrebbe sepolto per oltre cento metri, Tirek sorrise follemente: era consapevole che la sirena stava soltanto giocando con lui, quello era una misera frazione di cosa, adesso, era capace di fare.

Così tanto potere, tutte quelle possibilità... dovevano essere sue!

La sua avidità e la sete di potere erano tali che quando precipitò nelle strade di Ponyville quasi non si accorse dello sfrigolio della sua pelle e del boato che fecero le sue ossa, una volta che sprofondò a terra.

Fu solo quando cercò di rialzarsi, accorgendosi che le zampe non lo reggevano più e di quanto facesse fatica a respirare, che dovette tornare alla realtà. Ma non per questo smise di ridere.


Esterrefatte, le Dazzling videro il folle centauro uscire dalla fossa che aveva scavato durante la sua caduta e, lentamente, guarire da tutte le sue ferite: strani vapori si alzarono sul suo corpo scolpito nella roccia e mentre i fumi accarezzavano ogni sua piaga, le bruciature, i tagli e le fratture sparivano.

Prima ancora che qualcuna di loro potesse capire cosa stava succedendo, Tirek attaccò di nuovo con una sfera di fuoco che sputò dalla bocca. Questa esplose davanti alle sirene, scagliandole lungo i palazzi ancora in piedi nella piazza.

Tirek scoppiò in una risata beffarda «Io sono Lord Tirek! Non sarà facile fermarmi, nemmeno per voi!»

Fu allora che una voce si fece sentire al suo fianco «Ehi, stronzo

Tirek fece appena in tempo a voltarsi, vedendo una enorme ombra coprirlo, prima che un umano dalle spalle larghe gli scagliasse contro il treno a vapore della città, gridando «Giù le mani dalla mia donna

Travolto dall'oggetto metallico, il centauro venne scagliato lontano, attraversando intere vie e palazzi, spinto dalla forza del treno scagliato contro di lui da Alastor.

Aria, massaggiandosi la testa, vide il suo compagno attaccare il centauro, per poi saltare lontano una volta fatto sparire. Era davvero così idiota da volerlo affrontare da solo? Chi accidenti gli aveva detto, poi, che aveva bisogno di aiuto?

Si alzò e fece per chiamarlo «Al...» ma presto, assieme alle altre sirene, si accorse di avere intorno molti più Pony, Mutanti e bestie del Tartaro di quante ne avessero mai viste. Tutti erano stati attirati dallo scontro e, vedendo Adagio in azione, avevano deciso di fermare il pericoloso trio prima che si potessero rivoltare contro qualcuno di loro.

Imprecando, Aria si affiancò alle altre sirene: non poteva dire che non sarebbero riusciti a fermarle, ma sicuramente non le avrebbero permesso di affiancare l'umano.

«Voi non avete idea... di quanto sia incazzata, ora

  
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