Indice di fuoco
L’acqua
è per i perversi, il
caffè per le bugie bianche
Kick
drum beating in my chest again
Smoker pensava che
Anne bevesse caffè – ma una quantità
industriale di caffè, intendiamoci. Il
motivo per cui lo pensava non era perfettamente chiaro nemmeno a lei:
aveva
delle teorie, ma non le aveva mai esposte a nessuno (qualcosa per cui
tutti i
marmocchi iperattivi e rompicoglioni bevessero caffè, ad
esempio). Perciò un
giorno decise che avrebbe lasciato sulla scrivania un’esca
anonima.
A quanto pareva,
Anne non aveva colto nessuna stranezza in quella tazza da
caffè che non era la
solita tazza da caffè di
Smoker. Oppure, anche nel momento in cui avesse colto quella
differenza, non
aveva detto nulla a riguardo.
Un’altra
sera,
sulla scrivania, mise una tazza di caffè e una di
tè. Inutile dire che Anne scelse
subito quella con il tè caldo, la bevve in un solo fiato e
poi disse qualcosa
riguardo il fatto che sulla Moby Dick il tè era decisamente
più buono e che robaccia vi danno,
quelli della Marina?
Ah, Smokie, quello è il tuo tè preferito? Non lo
sapevo!
Incazzatura a
parte, Smoker cominciò a credere che ad Anne il
caffè non piacesse per nulla.
D’altro canto era sicura che, se le avesse chiesto qualcosa,
poi Anne avrebbe
indagato e le avrebbe posto domande stupide come Ma
come fate a bere quella schifezza?
(Chi non beve
caffè è un eretico.)
Forse avrebbe
dovuto chiedere. Forse l’Anne schematizzata che Smoker aveva
in testa era troppo schematizzata
– di sicuro era
molto polarizzata e parziale, ma al commodoro serviva soprattutto
quando doveva
inventarsi frasi cattive con cui rispondere alla vera Anne.
Dopo essersi
allenata con la sua proiezione, Smoker si sentì pronta a
porre la fatidica domanda.
«C’è
un motivo per
cui non bevi il caffè?» Chiese quindi ad Anne, una
sera.
Pugno di Fuoco la
guardò inclinando la testa. «Che razza di domanda
è? Non mi piace. Ha un sapore
terribile.»
«Solo per
quello?»
Anne mise su una
smorfia di disgusto e mise i piedi sulla scrivania. «Sono un
po’ tachicardica.
Non mi fa neanche bene. E se bevo un solo caffè per due o
tre giorni poi mi
scende un po’ la pressione. Sei contenta, adesso?»
Smoker prese la
propria tazza di caffè e se la portò alla bocca.
Anne la guardò e sbuffò.
Gliel’avrebbe pagata cara.
La mattina
seguente, infatti, dalle cucine era sparito tutto il caffè,
fino all’ultimo
granello. Si sollevò un caos infernale prima che Smoker
scendesse nella mensa e
gridasse a tutti di stare zitti: quando però qualcuno le
riportò precisamente
quale fosse la situazione, allora avrebbe voluto gridare il nome di
Portuguese
D. Anne per richiamarla subito all’ordine e confiscarle il
maltolto, perché
sicuramente era stata quella stronza di Pugno di Fuoco a togliere a
tutti loro
la santa caffeina!
Ma dopotutto
quella era una criminale, e i pirati non seguivano gli ordini dei
Marine, no?
(Quelli della Flotta dei Sette non rientravano nel conto, in nessun dannatissimo caso.)
Lo Striker correva
sul mare con un po’ più di fatica del solito, a
causa del peso dei sacchi di
caffè. Da quando era sgattaiolata fuori dalla cabina del
commodoro, aveva
raggiunto le cucine e se n’era andata con la refurtiva erano
trascorse ormai
alcune ore, e Anne era sicura che l’unica che non avrebbe
sofferto per
l’astinenza da caffeina sarebbe stata Tashigi.
Già che c’era avrebbe barattato tutta quella roba con qualcosa di commestibile, una volta attraccata alla prima isola abitata nella zona. Altro che caffè! Ci voleva un pranzo abbondante per festeggiare.
Oltre al danno, la
beffa: Anne non si fece vedere per diversi giorni. Quando poi
entrò dalla
solita finestrella della cabina di Smoker, si trovò davanti
una sorta di
fantasma di fumo, pallido, con lo sguardo poco concentrato –
o meglio, un po’
vago. Ma quando Smoker tornò nel mondo dei vivi
scrollò le spalle e cercò di
non mostrarsi con la guardia abbassata.
«Pugno di
Fuoco—»
«Sì,
sì, ti ho
rubato il caffè, è vero, accetterò
ogni punizione che vorrai infliggermi, bla
bla bla. Ma tu prova a farmi di nuovo una domanda del genere e la mia
vendetta
sarà ben peggiore del toglierti una cosa stupida come il
caffè.»
«Quindi
sapere
qualcosa di te è praticamente un reato nei tuoi confronti?
Potevi dirmelo prima
che cominciassimo—questa cosa.»
«È
questo il
problema, allora? Vuoi conoscermi meglio?»
Be’, forse
sì.
Poteva essere quello, il problema – che poi, era un problema?
Si sarebbe
trattato di un problema nel caso in cui Anne non avesse spiegato la
propria
avversione nei confronti del caffè, eppure le aveva
risposto. Quindi,
esattamente, dove stava il problema?
Il non sapere
dov’era il problema era
il problema.
«E comunque
ti ho
portato un caffè. Ormai sarà freddo e
probabilmente un po’ è finito fuori bordo
mentre ero sullo Striker, ma basta il pensiero, no, Smokie?»
Con grande forza
di volontà il commodoro aspettò che Anne le
porgesse il bicchiere di plastica:
poi praticamente glielò strappò di mano e si
finì il caffè tutto in un sorso
(non che ce ne fosse molto, ma bastava il pensiero di averlo bevuto,
effetto
placebo incluso, insomma).
Quale rapido
cambiamento di comportamento! Quando il caffè
cominciò a entrarle in circolo,
Smoker riuscì a collegare il caffè alla
gentilezza che Anne le aveva fatto
(senza dimenticare che, prima della gentilezza, c’era stato
l’orribile furto).
Perciò ci fu punizione ma ci fu anche una sorta di premio:
il pacchetto
completo comprendeva il letto e dei morsi.
Ecco. Anne si
sentiva stravolta ma soddisfatta. Mettendo la testa sul petto di
Smoker, cercò
di sentire il battito del cuore. Era veloce e forte.
«Oi, Smokie,
cos’è
tutto questo pum-pum-pum? Sembra
che
tu stia tirando un carro, coi battiti che hai.»
«È
il caffè che fa
effetto. Ora zitta e dormi.»
Già, il
caffè che
fa effetto. Già.
Note
Autrice:
Il problema non è il problema. Il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema! Così diceva Capitan Jack Sparrow, almeno. Ehm! Salve! A me il
caffè non piace, questa è la mia rivincita contro
i caffè-dipendenti. No, ok,
non è vero, non voglio prendere in giro nessuno, Anne e
Smokie a parte,
ovviamente.
Il prompt era Batticuore. Anne parla della propria
tachicardia (il che è un mio headcanon) e questo
è un altro passo in avanti
nella loro relazione. Poi anche a Smoker il cuore batte forte quando
c’è in
giro Anne, ma la scusa è quella del caffè che fa
accelerare i battiti cardiaci.
Ci crediamo tutti, Smokie.
Il sottotitolo
è
una citazione da una canzone – che novità! Si
chiama Coffee’s For Closers
e wow, che novità anche questa, è dei Fall Out
Boy. Mi spreco con l’originalità, lo so.
È anche una delle mie preferite dei
FOB. Traduzione: La grancassa tuona di nuovo nel mio petto. Siete mai
stati a
un concerto o alla sfilata di una banda? Quando la grancassa suona,
sembra che
il cuore dentro il petto segua il ritmo della grancassa. È
una sensazione un po’
inquietante, ma bella.
Sette giorni e
arriverà il capitolo Amore non
ricambiato
– sarà uno di quei capitoli random, messi in mezzo
a questa sorta di storia
perché mi andava (e perché non sapeva dove
metterlo, onestamente, ehm).
Grazie, come
sempre, per aver letto.
Un grazie speciale
a Happy_Ely che mi supporta sempre
tantissimo. Adoro chiacchierare di Smokie e Anne con te, Ely! C:
Di nuovo, per
qualsiasi domanda, critica o perplessità vi invito a
mandarmi un messaggio,
anche privato. Non ho ancora mangiato un frutto del diavolo Zoan,
quindi giuro
che non mordo! ;)
A settimana
prossima! Stay safe!
claws_Jo
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.