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Autore: Mrsstark02    21/01/2016    1 recensioni
Sherlock stava passeggiando tra le vie di Londra e tra maglioni orribili e futili siti internet, si renderà conto di un'incredibile verità.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Thinling About John Watson

In un pomeriggio nuvoloso, tipico di Londra, Sherlock Holmes stava passeggiando per le vie centrali della città, riflettendo su un caso. 
Dedusse che il cielo compatto nonostante fosse grigio, non prometteva pioggia per almeno le prossime due ore.
"Dunque, un uomo morto. Alto, magro, dipendente di una biblioteca, amante dei gatti, scarsa igiene. Luogo del delitto: la sua casa, per giunta sporchissima." 
Pensò, mentre passava vicino ad un negozio di vestiti e volse lo sguardo su un maglione orribile esposto in vetrina.
"Santo Cielo, chi indosserebbe un maglione simile? Nemmeno John lo metterebbe...Anche se lui starebbe bene con qualsiasi cosa." 
Il detective si sorprese a riflettere sul suo argomento preferito: John Watson.
"D'accordo, non devo distrarmi." 
Si rimproverò da solo per aver divagato troppo: un omicidio gridava di essere risolto e lui stava pensando a John ! 
"Devo ottenere maggiori informazioni sulla vittima. Era un uomo solo: niente fidanzata né amici. Ed i genitori? No, sono decisamente morti. Altrimenti lo avrebbero aiutato con i debiti che stava accumulando: nessuno si ridurrebbe in quelle condizioni se avesse avuto possibilità di aiuto. A chi posso rivolgermi? Ma certo, al suo capo. Oppure ai suoi colleghi. Sicuramente sapranno dirmi qualcosa."
La mente scattante dell'investigatore giocava a domanda e risposta quando divagò di nuovo
"Potrei chiamare John. Lui saprebbe aiutarmi: è molto più bravo di me con le persone... e poi sono sicuro che sta morendo dalla voglia di sfuggire a quella monotona vita da medico."
Non. Doveva. Pensare. A. John.
È mentre visitava il suo palazzo mentale in cerca di ulteriori dettagli sulla scena del crimine che squillò il suo cellulare. Mise la mano nella tasca del suo cappotto per afferrare il dannato aggeggio che aveva la capacità di infastidirlo ogni qual volta aveva bisogno di concentrazione.
"Trovano sempre il modo di chiamarmi nei momenti meno opportuni...fa almeno che sia John!"
Sherlock si meravigliò dei suoi pensieri e rispose al telefono con il sorriso notando che, effettivamente, era proprio John che lo stava chiamando.
-"John?" 
Disse svelto il detective, non più tanto infastidito. Doveva sbrigarsi però, anche se aveva sperato in quella chiamata, c'era sempre un assassino da trovare!
-" Hey Sherlock. Ho finito il turno in ambulatorio in anticipo. Che ne dici di fare qualcosa?" 
Chiese la voce sicura del medico dall'altro lato del telefono
-"Perfetto... Ti senti in vena di risolvere un omicidio?" 
Rispose il detective con un sorriso stampato sulle labbra.
-"Certo che si. Dove sei? Ti raggiungo."
Sherlock sentí la voce del medico con la specifica tonalità che assumeva quando era pronto ad aiutarlo in un caso: aveva quella particolare sfumatura di desiderio che lui adorava. Nonostante John faticasse ad ammetterlo, Sherlock sapeva dell'amore che l'ex-soldato nutriva verso il pericolo e le situazioni pericolose in generale.
-" sono ad Oxford Street. Ci vediamo al negozio all'angolo."
Rispose Sherlock, attaccando poco dopo. Si accorse di avere un sorriso da ebete sulle labbra che si accertò di far sparire immediatamente. Davvero John Watson gli faceva quell'effetto?! Aveva un'urgente bisogno di frenare le sue emozioni. Si mise nuovamente a riflettere su quel caso ma dato che non riusciva (e non voleva) pensare ad altro che a John, ci rinunciò.
Andò su internet dal suo telefono e cercò una possibile causa per la mancanza di concentrazione che pareva averlo assalito. 
Non trovò nient'altro che qualche stupido articolo su possibili malattie neurologiche, che era certo di non avere, e qualche trafiletto sull'amore. 
"Amore, amore e ancora amore. È possibile che tutti siano così fissati con i loro sentimenti?"
Pensò il detective. Eppure anche una cosa futile come l'amore, messa vicina a John non sembrava più tanto stupida.
Aveva appena letto una cosa che lo lasciò perplesso:
Si vede bene solo con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
"Che frase sciocca. Gli occhi possono vedere tutto e se così non fosse, il cervello può riuscire a dedurre il resto."
Riflettè, mentre scorreva la pagina internet. Qualcosa però, anche se di controvoglia, lo aveva colpito. Aveva per caso ragione, quell'uomo che aveva pronunciato quella frase?
Ne lesse un'altra e un'altra ancora. All'inizio era quasi disgustato da quelle frasi sdolcinate ma siccome, a detta di suo fratello Mycroft, lui aveva il cervello del filosofo, si mise a rifletterci su. Mano a mano che leggeva e rifletteva, acquistò una prodigiosa consapevolezza: era innamorato.
"Non può essere...io, innamorato?" 
Aveva decisamente bisogno di sedersi. Alla prima panchina, si fermò e riprese il filo dei pensieri che sembrava essere infinito. Rigirò il problema in ogni modo possibile ma la conclusione era sempre la stessa. Il suo cervello era di certo molto superiore alla media, allora come era stato possibile che non si fosse accorto di essere innamorato? E ancora, come aveva fatto ad innamorarsi, lui che tanto disprezzava quella debolezza? Una serie di domande gli infuriava dentro alla testa e comprese perfino la verità che si celava dietro quelle frasi sdolcinate.
Andò nel suo palazzo mentale sperando di trovare un po' di tranquillità. Decise di entrare nella stanza riservata ai ricordi più preziosi: quelli di lui e John insieme. Visualizzò la porta, uguale a quella del 221B di Baker Street, ed entrò. Fu invaso da una moltitudine di ricordi felici e si mise ad analizzarli minuziosamente, come avrebbe fatto per il più complicato dei crimini, traendo una conclusione che in effetti si aspettava: era innamorato di John Watson. 
Inutile trascrivere tutti i pensieri che esplosero in quel momento. 
Aveva talmente tante cose su cui riflettere, che quasi gli girava la testa. Ad un certo punto, mentre era seduto con la testa fra le mani, un tocco familiare gli si posò sulla spalla. Da tutta la confusione che gli si era creata nella mente, un solo pensiero si fece avanti: John. Si alzò e girandosi vide proprio l'oggetto dei suoi pensieri, che lo guardava con una faccia abbastanza preoccupata.
"Sherlock, stai bene? Sei..pallido...più del solito, intendo." constatò il medico.
"Ehm...sì, certo. Tutto ok" si schiarì la voce per riordinarsi le idee e apparire freddo e distaccato come al solito, anche se freddo e distaccato non lo era proprio per niente.
John aveva funzionato come una calamita e lo aveva riportato con i piedi per terra: doveva escogitare un piano per risolvere una volta per tutte questa faccenda...anche se in fondo non era poi così male. In effetti lui desiderava sempre la presenza di John. Non aveva mai pensato a lui in quel modo, ma ora che aveva compreso, cominciò a farlo e non gli sembrò per niente male.
Aveva quasi accettato questa novità così eclatante per lui, quando si ricordò di una frase che Moriarty gli rivolse qualche mese prima: "ti brucerò il cuore". 
Moriarty aveva capito tutto, ovviamente. A quel punto, davvero, capì che aveva un solo compito che sarebbe valso la pena di svolgere. E questo compito era proteggere John. Che fosse innamorato o no, quel medico militare era la cosa più importante che avesse a questo mondo. L'aveva sempre saputo e non gli interessava affatto cosa avrebbe dovuto affrontare, non avrebbe permesso che a John venisse torto un solo capello.
"Davvero, ti vedo strano" insistette la voce premurosa di John.
"Irrilevante. Abbiamo un omicidio da risolvere" concluse il detective con la sua profonda voce baritonale, che di colpo aveva perso la voglia di parlare.
Si diressero verso la biblioteca dove lavorava l'uomo rimasto vittima dell'omicidio ed il moro decise di godersi la compagnia del biondo più che poté. 
Quasi riusciva a sentire la voce di Mycroft che gli diceva "Ma come siamo sentimentali, fratellino. 
Affezionarsi non è un vantaggio. Ti avevo detto di non farti coinvolgere emotivamente"
Zittì quella vocetta fastidiosa, 
in fondo, per quanto potesse essere freddo e non volesse ammetterlo, anche lui aveva un cuore. O forse non più, visto che si era appena accorto che gli era stato rubato da John Hamish Watson, chissà quanto tempo prima.
Poco importava ormai, il gioco era iniziato e Sherlock doveva recuperare il prezioso tempo perso con il suo coinquilino.

Spazio autrice:
Ciao a tutti! Grazie mille per aver letto, spero vi sia piaciuta questa piccola one-shot.
-Camilla

 
   
 
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