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Autore: Allie_Mayniac    21/01/2016    1 recensioni
[Urban Strangers.]
"Il dolore la prima volta non è arrivato subito, ma è arrivato assieme alla consapevolezza di ciò che è successo dopo ore e ore di apatia e movimenti meccanici dettati dalla paura di pensare a ciò che comportavano gli eventi di quel giorno.
Colui che era diventato ormai un, il compagno di vita ha deciso che non avremmo mai più avuto niente in comune e ciò ha portato in un primo momento solo tanta rabbia, una rabbia animalesca."
Una serie di giornate difficili per Gennaro in cui i flashback lo tengono in vita e lo annientano contemporaneamente.
Potrebbe presentarsi un alto tasso di Gennex.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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20 aprile 15:30

-Gennà sarà il quarto caffè che prendi oggi, non starai esagerando?-

-E' solo il terzo, quella tazza- indico con mano tremolante una della tante mug sporche nel lavello- era ginseng.-

-Non comprendo la differenza. Comunque...-

Maria inclina la testa leggermente nella stessa identica maniera in cui lo faceva il nostro cane e mi guarda con uno sguardo dispiaciuto e confuso.

-Cosa credi di fare adesso?-

-Pensavo di aggiungere un po' di miele, così oltre che riscaldarmi magari mi fa anche bene alla gola.-

-Non era quello che intendevo ma... ti preoccupi della gola perché hai voglia di cantare?-

-E perché mai. Non ho né la minima voglia né una sola buona ragione per farlo.-

Mia sorella mi guarda un'ultima volta sorridendo appena prima di uscire dalla stanza e lasciarmi da solo.

Riprendo in mano il libro che avevo lasciato sul tavolo con l'angolo della pagina piegato per tenere il segno e penso a come mi sgriderebbe Alessio se fosse qui, ma non c'è, non ci sarà né per il resto di questa futile giornata né di questa settimana e chissà per quanto ancora. Per sempre?
No. Non può essere per sempre, non ce la farei a vivere solo, suonare solo. Non so suonare, quella poca sicurezza di esserne minimamente capace si manifesta solo ed esclusivamente durante le prove con Ale.

Quindi il problema non è stare solo, non sono così solo. Il problema è stare senza Alessio.
Ma se lui ha deciso così io non sono nessuno per privarlo delle "certezze" che tanto brama, rispetterò la sua decisione.

Constato che Mari è andata a riposarsi così cerco di muovermi il più silenziosamente possibile mentre vago per la casa. Mi fermo senza apparente motivo nel piccolo studio disordinato e noto tra le mille carte una vecchia moleskine nera. La prendo e la sfoglio.

È piena di disegni brutti, di sfoghi, di pezzi di canzoni mie e non, continuo a sfogliarla rapito da quante volte il nome di Alessio appaia, così come la sua scrittura dai caratteri enormi e quasi infantili che vanno a formare frasi in inglese di dubbia correttezza grammaticale.

Mi sale un groppo alla gola, prendo l'agenda con me ed esco in balcone a fumare una sigaretta, a pensare, ancora.

Non ostante fossimo gli opposti per la maggior parte del tempo, riuscivamo a trovare quelle poche cose in comune che erano talmente forti, genuine e favolose che diventavamo una persona sola.

-Ale, domani salti la scuola?-

-Cosa? No, non posso.-

-Certo che puoi, io lo faccio sempre. E sì, so che mi stai giudicando in questo momento, lo capisco dalle tue sopracciglia.-

Il moro alzò d'istinto le sopracciglia e un'espressione sorpresa apparse sul quel volto che piano piano stava diventando sempre più squadrato e adulto.

-E so anche che in realtà stai considerando la mia proposta.-

-No, non esiste. Ho compito di chimica, se lo salto anche questa volta quella mi uccide in modo lento e doloroso, molto doloroso.-

-Dai, mi scoccio a entrare.-

-Facciamo dopo domani.-

-Ti odio.-

Misi su il miglior broncio dolce possibile pur essendo perfettamente consapevole che l'esperto nelle facce dolci era Alessio, non io.

-Butch, è inutile che fai quella faccina da Gatto con gli stivali. First chimica, than your cazzate.-

Risi di gusto, sia per il suo rimandare all'ultimo film per cui l'ho trascinato di peso al cinema, sia per la serietà nella sua pronuncia di quelle due parole in inglese messe a cazzo.

-Alessio, spiegami com'è che non riesco mai arrabbiarmi con te?-

-Sei tu contro me e la mia faccia da dio greco. Vinco io.-

-Contro il mondo.-

-Sì, sei tu contro il mondo.-

E bastò un breve sguardo d'intensa.

- Me against the world, so what?-

-I'm crying Dawkins...-

E proseguimmo la canzone assieme, io concentrandomi nel ricordare il testo e Alessio improvvisando una base sbattendo le mani sullo sgabello e con un accenno di beatbox.

I am me I'm a fire marshall and this is my...

Senza più fiato sorrisi al mio amico, fiero di quei trenta secondi di Eminem appena improvvisati nella sua cucina e lui mi guardò con un sorriso a bocca chiusa con gli occhi pieni di gioia.

-Madonna, ragazzi! Non posso lasciarvi cinque minuti da soli che rischio di trovarmi i D12 in cucina!-

Sentì il mio cuore perdere un colpo dallo spavento. Nando era appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate.

-Cantatemi qualcos'altro, siete fantastici quando vi sincronizzate. Susu sono sicuro che conoscete entrambi qualche altra canzone!-

Credo di esser diventato di un colore improponibile in quel momento.
Ma Nando è stato il primo nostro vero e proprio fan. In seguito ci procurò diverse serate in locali in vicinato per iniziare quella gavetta in cui gli Urban hanno messo tutti loro stessi.

Dopo la sua esortazione comunque cantammo Lego house senza neanche andare a prendere chitarra o nient'altro, solo noi due, le nostre due voci alternate e sincronizzate, un paio di stonature, di pause sgarrate, diversi risolini trattenuti e sorrisi aperti fra noi due, dimenticandoci di Nando.

-Vi prego, sposatevi, incidete milleduecentosessantasei album tutti acustici e adottatemi.-

Io mi limitai a ridere coprendomi il viso con entrambe le mani mentre Alessio si alzò e spinse il fratello maggiore fuori dalla stanza accompagnando le spinte con qualche insulto ma con ancora quel sorriso angelico inciso sulle gote.

16.45

Spengo ciò che resta di della settima sigaretta della giornata e notando come veda sfocato capisco di avere gli occhi umidi. Li asciugo con la manica della felpa e accendo l'ottava.

"Stai fumando troppo Gennà, se ti si rovina la voce poi ti prendo a calci in culo per fartela tornare."

Quella che era la più comune sgridata per la questione fumo da parte di Alessio mi entra in testa così come il suo sguardo serio e preoccupato mentre lo diceva.

 

 

Spazio autrice

Ecco il secondo capitolo che in realtà è la prima parte di un intero capitolo che mi sembrava troppo lungo ( e noioso).

La canzone è Legacy di Eminem.

Ho deciso di nominare il povero Nando perché sì, ha un ruolo dopo tutto.

Se mi lasciaste una recensione dicendomi se vi piace, vi fa cagare o vi è del tutto indifferente o anche scrivendomi "banane" vi vorrei davvero bene.

A prestissimo (maybe) 

An Another Urban Stranger

 

 

 

  
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