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Autore: Final_Sophie_Fantasy    21/01/2016    2 recensioni
I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV… fermi. Mi chiederete: perché ti fermi solo ad un passo dall’ultimo numero rimasto? Beh, io scendo a questa fermata. I più vanno oltre, oppure si fermano a qualche numero indietro, cosa che io stessa ho fatto. Ma ho deciso di andare avanti, scorrendo, fermata dopo fermata, forse nemmeno scendendo. Poi l’ho visto: XIV. Un bel numero se pensiamo che ognuno di quei simboli che vi ho scritto all’inizio, dentro il semplice scritto racchiude storie, storie... Per noi che li conosciamo, racchiudono più di quanto possiamo immaginare. Ogni numero di questi racchiude emozioni. Dentro di loro portano una parte della nostra vita, desideriamo andare avanti, vedere dove ci porta il treno della fantasia finale. Io scendo al XIV. Conosco pochi, quasi nessuno, che scendono con me. Io mi sono fermata qui per questo, per raccontarvi. Per descrivere tutto questo, per esprimervi le emozioni che sono nate in me.
Benvenuti nel quattordicesimo confine di immaginazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Hydaelyn… un vigoroso pianeta benedetto dalla luce del Cristallo.
Nel vasto mare azzurro, che comprende il più occidentale dei Tre Grandi Continenti, lì si trova un regno, abbracciato dalla benevolenza degli Dei e forgiato dagli eroi.
Il suo nome… Eorzea.
 
Gli annali di Eorzea godettero di una successione di grandi nascite di civiltà e prosperità, ciascuno godendo di un’era di pace: Le Ere Astrali.
 
Fino al momento in cui tutto è parso effimero…
 
Nell’anno 1572 della Sesta e più recente Era Astrale, l’Impero settentrionale di Garlemald ammassò un’enorme esercito nel cuore di Eorzea cercando dominio su tutto. Richiamate ad una disperata resistenza, le tre grandi forze dell’Alleanza di Eorzea, provenienti dalle città di Gridania, Limsa Lominsa e Ul’Dah, affrontarono sul campo i loro altrimenti conquistatori.
Ma mentre ancora la battaglia di Cartenau infuriava, la luna minore, Dalamud, fu strappata dal cielo dalle macchinazioni Imperiali. Dal suo cuore emerse il più antico dei Primati, Bahamut, che scatenò la sua furia sul regno.
La devastazione creata dalla bestia, denominata Calamità, costrinse il regno a cadere in ginocchio e a portare l’Era alla sua fine…
 
(dagli scritti di “Anonimo”)
 


***
 
Il cielo nuvoloso non concedeva respiro.
Non concedeva nemmeno la luce delle stelle.
Non concedeva alcuna speranza di luce, niente.
Solo il cupo grigiore di una notte di sangue, di una notte di guerra, di una notte di morte.
La loro notte.
 
“ Io chiudo i miei occhi, dicci perché dobbiamo soffrire…
  Lascia le mie mani, perché la tua volontà mi trascina in basso…
  Le mie gambe sono stanche, dicci dove dobbiamo vagare…
  Come possiamo andare avanti con la redenzione davanti a noi? ”
 
Cartenau e le sue lande risplendevano degli accesi colori di fuoco e fiamme, del luminoso riflesso di armi alzate al cielo e nell’aria, tesa come se due mondi si stessero scontrando, s’udivano le urla dei soldati lanciati alla carica.
Il fragore della battaglia giungeva fino alle case della cittadina di Mor Dhona, dove i bambini guardavano dalla finestra la terra lontana bruciare, lì dove i loro padri, i loro fratelli, i loro amici, combattevano senza tregua per una causa medesima. E le madri trattenevano i pianti, ben consapevoli dell’infausta sorte che aspettava i loro uomini in quel campo.
Chi sarebbe tornato a casa?
E quanti?
E come potevano, uomini e donne, bambini e vecchi, contadini e soldati, non notare, oltre a quel gran marasma, gli enormi meteoriti che lenti scendevano su tutta Eorzea, come un pioggia di fuoco? Un presentimento, i più sapienti già l’avevano, ma la bocca era chiusa, in un muto timore delle proprie ipotesi.
Qualcosa di grande era stato messo in gioco.
Qualcosa di pericoloso.
Qualcosa che era mortale andare a cercare.
E l’Impero di Garlemald si era spinto a quel punto pur di non perdere ciò a cui più bramava.
 
Ma gli occhi dei guerrieri volgevano all’ignoranza di quel particolare, di quell’avvento, per cercare una vittoria per un ritorno a casa. La forza di mettere un piede dopo l’altro, per tornare nelle proprie calde dimore, per poter abbandonare le armi di nuovo nella polvere.
Ma al richiamo, l’amore per cui vivevano li aveva spinti lì, su quel campo, in difesa, nella sofferenza, nella fatica, nel sangue.
 
E combattevano, rivolgendo le loro preghiere agli Dei, perché da tutto quello scempio loro potessero trovare un’uscita definitiva, la sopravvivenza dell’Era Astrale.
E per quella stessa causa, lui era lì.
L’ascia pesante in mano, spronò il suo chocobo ad una carica sbaragliante, seguito dalla schiera di cavalieri tali a lui, mentre i fanti si preparavano dietro. Le gambe strinsero forte sui fianchi del pennuto armato e afferrando la sua arma con entrambe le mani, atterrò due dei suoi nemici. Ma proprio quando stava per riafferrare le briglie, una grande scintilla di fuoco venne contro di loro. Virò per fortuna, vedendo appena uno dei suoi al fianco svanire nelle fiamme insieme al suo animale. Diede ancora un incitamento. E comparvero. Le macchine dell’Impero. Grandi robot che poggiavano su due zampe, il muso tondo, in ferro nero e sulla cima il sedile abbassato del conducente.
Avanzavano, passo dopo passo, quelle che venivano chiamate Magitek Armor.
Fu distratto dal farsi strada con l’ascia e il muso del macchinario aprirsi, rivelando un cannone nascosto.
Il colpo partì.
Vide l’esplosione avvolgerlo e incitò ancora al galoppo per uscire dal caldo infernale.
Il chocobo ubbidì con enorme resistenza e fischiando lo portò fuori dal raggio della Magitek Armor.
Ma alla fila di arcieri Imperiali fu dato l’ordine e una nube di dardi piovve sui restanti della cavalleria che fu bloccata.
Lui si protesse con la superficie dell’ascia ma presto si sentì cadere.
Il chocobo cadde al suolo in un fischio di dolore, colpito da più frecce. Lui si lanciò dalla sella prima di ritrovarsi sul terreno e con una capriola arrivò in ginocchio. Diede un veloce sguardo indietro, ferito per la sorte della bestia.
Cercò vendetta e stringendo i denti prese a correre, inarrestabile.
Un Mago Nero, dalle file posteriori, lanciò un attacco di fuoco che fece buona piazza pulita davanti a lui.
Trascinò l’ascia sul terreno, affilandone la lama, prima di rotearla in svariati cerchi che lanciarono via di metri tutti i soldati Imperiali che avesse lì vicino. Rimase fermo nella posizione finale dell’attacco, dando le spalle agli avversari. Ma alle sue orecchie non sfuggì il fischio della spada abbassata e velocemente portò in alto l’ascia, bloccando il colpo in arrivo. Poi ruotò ancora su sé stesso e il petto del suo aggressore fu tranciato.
A quel punto si fermò.
Alzò la visiera, rivelando luminosi occhi azzurri, e guardò in alto, dove nessun’altro lì ora rimirava.
E la vide.
La luna.
Dalamud.
Rossa, ribollente, le enormi lamine di Allagan incastonate nella sua superficie: le chiavi per liberarla.
La sua distrazione lo portò fuori strada.
Svariate frecce lo colpirono, riportandolo crudelmente alla realtà nel dolore. Il suo elmo cornuto schizzò via insieme ad un dardo, rivelando corti capelli castani, e lui cadde in ginocchio.
Gli Imperiali avanzavano, i generali allungavano le spade munite di pistole contro i suoi alleati, dando ordini, inarrestabili. E i soldati obbedivano, incessanti erano i loro attacchi.
Lui si protesse istintivamente con le braccia mentre due nemici gli correvano incontro a spade alzate per dargli il colpo di grazia.
Ma li vide cadere indietro, trafitti da lunghe ed eleganti frecce piumate.
Dalle sue spalle comparve una figura: una ragazza dai corti capelli castani, orecchie di gatto e coda felina. Questa saltò sopra di lui, brandendo l’arco e dopo una capriola in aria invocò un incantesimo di protezione, così che i restanti dardi Imperiali non lo nuocessero.
E subito una seconda figura emerse al suo fianco, estremamente piccola e minuta, il volto tenero e gentile, innocente. I capelli biondi lasciavano intravedere due larghe orecchie a punta: un Lalafell. La piccola poggiò una mano sulle sue ferite e con rapidi incantesimi le richiuse.
A fargli da scudo comparvero uno dopo l’altro la ragazza gatto, una Miqo’te, un Mago Nero, un Elezen, specie dai lineamenti aggraziati e le orecchie a punta, e un Paladino, uomo robusto e grande, appartenente alla razza dei Roegadyn.
Lui guardò prima i compagni e poi la Lalafell che l’aveva curato. Le annuì con sguardo che solo un vecchio amico può rivolgere e poggiando di nuovo su due gambe tornò all’assalto.
Le frecce della Miqo’te colpirono due dei nemici in attesa delle loro mosse, il Paladino, al suo fianco, scartò di lato per un raggio esplosivo arrivato da una Magitek lì vicina e con la spada affondò contro ben tre Imperiali, spingendo via un quarto con lo scudo.
Lui alzò l’ascia, caricando con un urlo di rabbia, saltò, roteò, creando con la sua arma una scia luminosa che trafisse tutti quelli vicini nel raggio di due metri. Nello stesso momento, i fulmini del Mago Nero colpirono in un flash accecante altri obbiettivi non molto distanti.
La Magitek Armor, ormai torreggiante sopra di loro, aprì la bocca e il cannone venne caricato. Ma come il colpo provò a partire, l’Elezen gli lanciò contro una sfera di fiamme che fece saltare in aria con un’enorme esplosione il macchinario, sbalzando via i più vicini con un’onda d’urto.
 
“Guardate a coloro che hanno camminato prima, per condurre coloro che cammineranno dopo… ”
 
Dalamud gemeva, si contorceva in lamenti bassi e sonori.
La sua superficie s’increspava, rivelando le linee geometriche che si separavano, come i pezzi di un puzzle, e le chiavi di Allagan perdevano la presa su di essa. Dagli spiragli, dentro, ribolliva un fuoco di furia.
 
“Cammina libero, cammina libero, cammina libero, abbi fiducia… ”
 
Il generale si portò in posizione di attenti, batté con forza il piede sul terreno, il pugno contro il petto:
« Mio Signore, il vostro segnale. »
L’uomo era di fronte alla grande finestra di vetro della sua aeronave.
Guardava a braccia conserte le terre di Cartenau bruciare.
Una figura completamente rivestita di un’armatura bianca comparve al suo fianco e da dietro l’elmo venne una voce di donna:
« Dimmi, Gaius, ti tiri indietro ora? »
Lui non diede una risposta.
Alzò la mano e la richiuse con forza, stringendo le dita contro il suo stesso palmo.
Il segnale.
« Ciò che vedremo oggi… » Disse Gaius « … sarà irripetibile e devastante. La forza di Garlemald oggi dominerà, seppur con la distruzione delle nostre stesse forze. »
Il generale era già sparito per dare il comando.
L’aeronave accese al massimo i motori, pronta per una ritirata immediata.
Ma Gaius s’avvicinò alla finestra, fissando Dalamud comparire quasi del tutto dalle nubi scure, gemente e irosa di sprigionare la potenza in lei celata.
« Guarda, Eorzea, il tuo annichilimento e la tua disfatta, la fine delle tue speranze, perché oggi nasce… la Calamità! »


“ Guerra, nata di lotte, queste prove  non ci persuadono. Parole senza suono, queste bugie tradiscono i nostri pensieri. ”
 
 
La chiave di Allagan cadde.
Si schiantò al suolo, conficcandosi nel terreno e schiacciando qualunque soldato, di Eorzea o Imperiale, fosse sotto di lei.
La nube di terreno che alzò fu portata lontano dall’onda d’urto, atterrando ogni singolo soldato.
 
Così lui si trovò al suolo e quando riaprì gli occhi la chiave di Allagan s’alzava di metri e metri sopra il campo.
Un ruggito attraversò come un colpo di tamburo tutta Eorzea, rendendola muta e incatenandola nel terrore.
 
Dalamud si sfaldò, le placche che contenevano il nucleo incandescente si staccarono, precipitando.
E da fiamme e fuoco, da lava e calore, due mastodontiche e spesse ali si spalancarono ai venti, mentre un secondo ruggito rendeva il futuro un incubo.
Bahamut emerse dalla luna, gli occhi luminosi colmi di odio, le zanne s’aprirono in un terzo, potentissimo e assordante verso.
 
Il primo strato di Dalamud esplose.
 
I suoi pezzi precipitarono su tutto il regno, trafiggendo le nubi, volando in una pioggia incandescente su città e terre.
Le foreste di Gridania gemettero per le fiamme che la incendiarono.
Il mare di Limsa Lominsa fu bombardato dai meteoriti, alzando onde che batterono imponenti contro i castelli costruiti sull’acqua.
La steppa di Ul’Dah incendiò, aprendo crateri sulla sua superficie arida e distruggendo la metropoli più potente e ricca di Eorzea, rendendo il suo oro inutile contro la morte che sopraggiunse.
Un velo di distruzione fu steso sul regno, accendendolo di un unico, devastante, incendio.
 
Bahamut fu insaziabile e sorvolando ogni regno in pochi minuti, portò con sé una pioggia di meteoriti devastanti che aggiunsero fiamme a quelle già esistenti, volendo quasi costruire una manto di fuoco su ogni cosa.
 
E lui guardò il mondo infiammare davanti  a lui, vedere ciò per cui avevano combattuto venire spazzato via in pochi minuti, tutto ciò per cui soffrivano essere reso in cenere.
 
E gli occhi azzurri s’incresparono in un velo lucido.
 


“ Dicci perché, dando la vita, dobbiamo morire! Aiutaci nel nostro pianto! ”
 

***
  


Cinque anni sono giunti e andati.
La luce di vita ancora brilla  su Eorzea.
Gli uomini lavorano instancabilmente per rinascere dalle rovine della Calamità.
Il regno è cambiato per sempre, straniero a lui ancora una volta. Eppure inconscio di ciò che lo aspetta avanti, lui continua il suo cammino, spronato dalla promessa di pace e prosperità.
 
In questo periodo di grandi cambiamenti, un avventuriero arriva in Eorzea… qualcuno di cui la storia non è ancora stata scritta…
 
Possa lui sempre camminare nella luce del Cristallo…
 
(da scritti di “Anonimo”)
 
  


 


Benvenuti
Ok, penso che leggersi la trama sia stato un suicidio, però ci tenevo molto.
Io gioco a FFXIV da due anni, ho sempre seguito la trama, ho amato i personaggi, ho amato tutto di lui. E qui su EFP non esiste una sua sezione, perché essendo un gioco in inglese noi in Italia dopo un pò ci annoiamo di dove tradurre tutto. Io invece l'ho sempre fatto e questo mi ha permesso di apprezzarlo moltissimo. E ho voluto scriverci su.
Sarà una serie di One-Shot più o meno lunghe, quindi non aspettatevi una storia a capitoli. Ci sono un sacco di spoiler, quindi se non volete rovinarvi il tutto vi dico già di non leggere!!! :D
Se non capite qualcosa della trama non fate i timidi e chiedete pure.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
A presto!
   
 
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