Quando ti ficcherò un coltello nello stomaco, rigirandolo, masturbandoti le budella, allora sarò soddisfatta.
Posizionerò ben bene la tua testolina tra lo stipite e la porta, e con tutta la mia forza te la sbatterò addosso, per godere della vista del tuo sangue, e del tuo cervello che si spappola come una torta di riso, e i grumi del tuo cervello che ti coleranno sulla faccia, sulle orecchie e lungo la schiena.
Mi limiterò a far questo, e poi dipingerò la tua figura, ormai irriconoscibile perchè troppo martoriata, su una tela, coi miei fedeli gessetti colorati.
Finito, toccerò le mie mani nella melma che è la tua carne, e con la tempera delle tue vene mi dipingerò la faccia come un indiana.