Varcata quella grande porta,mi ritrovai in un altro corridoio,più corto,ma notevolmente più alto di quello che avevo appena attraversato. Una guardia mi perquisì,io lo feci fare,allungando la lista delle persone che me l’avrebbero pagata;andava bene la sicurezza,ma diamine,ero pur sempre io!!! Ci conoscevamo da anni,e aveva mandato una guardi a perquisirmi … Cosa da spaccargli la faccia!
Quando la guardia finì il suo lavoro,si allontanò e riprese la sua posizione accanto alla porta,mentre un'altra guardia che era lì fin dall’inizio (che mi aveva guardato con aria molto,troppo,divertita),mi aprì la porta che dava alla stanza successiva .Era diventato un maniaco della sicurezza,cosa da non crederci … proprio lui che difendeva gli altri e ci metteva tanto gusto nel farlo …. che idiota.
Attraversata l’ennesima soglia,rimasi a bocca aperta,stupito per la prima volta: La stanza in qual mi ritrovai era paurosamente enorme,tutto,dal pavimento fino al tetto erano tinti (naturalmente) di rosso (monotono), le colonne,gli stucchi, i fregi alle pareti,le tende,tutto era rosso; fatta eccezione per dei piccoli particolari delle colonne e delle tende dorati.
Mi ero perso in quel mare color sangue opaco,tanto forte da dare fastidio agli occhi,quando dopo non so quanti anni,ti ho rivisto.
Eri sulla cima di una scalinata in fondo all’enorme salone,su una specie di divano formato da dei enormi cuscini (ovviamente rossi),completamente stravaccato su quella nuvola rossa,come un lupo che aspetta l’agnello suicida …. Avevi un espressione in viso,un sorriso cosi cattivo,che non avrei mai potuto pensare di vedere,ameno non sul tuo viso.
Ti sei alzato,con una leggiadria che non ti apparteneva,hai spostato la zanzariera che pendeva dal tetto, la casacca di seta che indossavi ti accompagnava leggera in ogni tuo movimento,creando un gioco di ombre con le varie pieghe da mozzarmi il fiato:eri bellissimo.( Quanto mi odiai per averlo pensato)
< Finalmente sei qui.>
< Mi è sembrato di aver capito che mi stessi aspettando> Male,usavo troppe parole.
< Non sai da quanto tempo. Mi hai fatto aspettare così tanto!>
< Ho avuto di meglio da fare …>Meglio,ma ancora troppe. Non volevo dargli nulla,neanche il mio fiato.
Lui mi guardava dall’alto della scalinata,aveva piegato la testa da un lato e si era portato una mano al viso,poi con aria annoiata assottigliò lo sguardo,quasi volesse ipnotizzarmi.
< Allora,hai qualche idea per ammazzare il tempo?>
Al suono di quelle parole,tutte le guardie presenti nella stanza sparirono,forse abituati a quella frase del loro padrone,o alla situazione.
< Pensavo che mi avresti stupito …> Dissi facendo cenno alla maestosità di quella stanza.
Lui fece un risolino,si lisciava la tunica rossa e cercava di sembrare il più serio possibile.
< Non sai neanche tu quanto,mio caro.>
< CARO??TUO?? Non pensi di allargarti troppo con questi paroloni???> In realtà ero io quello che si stava allargando troppo.
< Quando hai avuto il desiderio di venire qui hai iniziato ad essere mio.>
< Sono venuto qui solo per curiosità>
< Sei curioso di scoprire quanto sono capace di darti>
In quel momento sono scoppiato a ridere,come mai avevo fatto nella mia vita, senza nessuna paura che lui potesse offendersi. Come se mi importasse!!!
< Perché ridi??Mi sottovaluti forse?>
< Bé,penso che tu non sia in grado di stupirmi,non più di quanto non hai già fatto>
< Allora mettimi alla prova>