Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: roseren    22/01/2016    3 recensioni
Eremika.
Sì, avete letto bene il titolo e no, non è la storia demenziale che credete.
Come sarebbe la storia di cenerentola se a viverla fosse Eren nel suo mondo?
Eren è un bambino che sogna di sterminare tutti i giganti per poter finalmente vedere il mondo esterno. Vive con i suoi "fratellastri" Reiner, Berthold e Annie, ma questi sembrano nascondere uno spaventoso segreto e quando il castano lo scoprirò farà di tutto per fermarli. L'occasione perfetta per sventare i loro piani si predenta ad un ballo, il ballo della principessa Mikasa per trovarle un marito. Lì, una semplicissima sciarpa rossa diventerà un oggetto molto prezioso, quasi quanto una scarpetta di cristallo.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta nel piccolo distretto di Shiganshina un bambino con gli occhi color smeraldo di nome Eren. Non era niente di speciale, suo padre era un dottore quindi si trovava abbastanza bene economicamente. Non aveva nulla di cui potersi lamentare della sua vita fino al giorno in cui conobbe un ragazzino dai biondi capelli di nome Armin. Egli era il suo vicino di casa, non che il suo primo e unico amico, e gli raccontò delle meraviglie nascoste oltre le mura attraverso un libro illustrato. Quei disegni non potevano davvero raffigurare la bellezza del mondo esterno ma solo grazie a quelli il piccolo universo di Eren si ingrandì dandogli finalmente un motivo per cui vivere: sterminare tutti i giganti e vedere il mondo oltre le mura. Da quel momento iniziò ad odiare i giganti con tutto se stesso cominciando anche ad allenarsi sognando di poter entrare un giorno nella legione esplorativa. La legione esplorativa era composta esclusivamente da soldati che avevano preso di propria volontà la decisione di combattere i giganti per raggiungere la libertà. Furono molteplici le volte in cui Armin o la sua stessa madre provarono a dissuaderlo da quella pericolosa idea ma fu tutto inutile. Non poteva perdonare degli esseri che avevano privato l'umanità della propria libertà. Nonostante la testardaggine e la determinazione del ragazzo la vita trascorreva abbastanza tranquilla, almeno fino a quel fatidico giorno. Eren non aveva ancora raggiunto i dieci anni quando ció accadde. Suo padre era fuori città per lavoro, sua madre stava come al solito a casa a preparare il pranzo ed Armin sembrava essere sparito dalla circolazione ormai da giorni. Eren era andato a correre da solo di mattina per allenarsi ma durante il tragitto notó degli uomini tenere in braccio una bambina dai capelli corvini con una vestaglia bianca leggermente macchiata di rosso sangue. Era imbavagliata ma sembrava non voler neanche reagire a quello che pareva a tutti gli effetti un rapimento. Senza pensarci il castano gli seguì senza farsi notare fino ad arrivare in una casetta di legno dove gettarono con brutalità la ragazza a terra cominciando a discutere su quale sarebbe potuto essere il miglior acquirente per una "merce" del genere mentre lei rimaneva semplicemente lí, immobile, aspettando che qualcuno decidesse per lei quello che lei non aveva piú la forza di decidere per se stessa. Prima di seguirli Eren era riuscito a controllare all'interno della casa da cui stavano fuggendo e lí trovó i cadaveri di un uomo e una donna. In loro c'era qualcosa di familiare, qualche volta l'uomo era andato dal padre del castano, Grisha, ed erano amici. A quel punto capì che la ragazza rapita doveva per forza essere Mikasa, loro figlia, una ragazza con cui Grisha aveva chiesto ad Eren di diventare amico anche se non si erano ancora incontrati. Il castano per salvare Mikasa bussò alla porta di quella casa in mezzo al nulla fingendo di essere un piccolo bambino indifeso che si era perso anche se in realtà teneva nascosto dietro la schiena un pugnale che aveva trovato proprio nella casa degli Ackerman. Ingannandoli riuscì ad eliminarne due senza pietà mentre Mikasa guardava inorridita la scena: un bambino di quella tenera età stava uccidendo due uomini. Una volta eliminati Eren andò a slegare la bambina ma lí scoprì che c'era un altro uomo ancora che lo prese fino a quasi strozzarlo. A quel punto ad Eren non rimase altro che incitare la corvina a combattere per salvarlo. "Combatti! Se combatti avrai almeno la speranza di poter vincere, se non combatti perderai. Combatti!" Quell'uomo lo stava uccidendo eppure lui non sie era ancora arreso, anzi credeva ancora fermamente nella vittoria. Ascoltando le sue parole Mikasa prese coraggio, combattere era l'unico modo per sopravvivere a quel mondo crudele, quindi prese il pugnale e attaccò uccidendo quell'essere con un solo colpo. Uscirono da quella casa senza dire una parola ma il silenzio fu interrotto dalla corvina. "Io adesso dove andrò? Non ho piú una cada né un posto dove andare. Ti ringrazio per avermi salvata ma non serviva, io ormai non ho più niente, neanche un motivo per vivere...Ho anche tanto freddo" Senza dire una parola Eren si tolse la sciarpa rossa che teneva al collo mettendola a quello della ragazza che spalancò gli occhi dalla sorpresa. "Perché...?" "È calda, vero? Te la regalo. Se non hai piú un posto dove andare puoi stare con noi, a me va bene. Non permettere però ad altri di decidere per la tua vita, di privarti della tua libertà. Non importa se non conosci un motivo per cui vivere, un giorno lo troverai, per adesso andiamo a casa, casa nostra, ok?" A quelle parole gli occhi di Mikasa si colmarono di calde lacrime mentre Eren si dirigeva spedito da qualche parte tenendole la mano per indicarle la strada. "Si, andiamo a casa" Non riuscirono mai a raggiungere casa. All'improvviso qualcosa al di fuori delle mura esplose: un gigante alto oltre cinquanta metri si stava mostrando ai loro occhi. Lo sguardo di tutti gli abitanti del distretto di Shiganshina si rivolse verso l'alto ad osservare quell'enorme creatura. Quel gigante diede un calcio al portone distruggendolo e causando la morte di innumerevoli persone solo a causa delle macerie, ma non bastò quello infatti piano piano iniziarono ad entrare da quella breccia giganti di tutte le altezze. La disperazione e la paura della gente si poteva chiaramente sentire. C'era chi tentava di scappare verso il wall maria, chi accettava la propria sorte, chi non aveva la possibilità di scegliere cosa fare perchè ferita e chi combatteva, ovvero i soldati, il corpo di guarnigione. Nello sguardo di Eren si insediò il terrore ma anche la rabbia che conservava per quelle creature, sentimento ignorato pensando a cosa potesse accadere a sua madre. "Mikasa, adesso ti porto in posto sicuro, in quel palazzo, tu aspettami là. Io devo andare a prendere mia madre" pronunciò preoccupato indicando il quartier generale del corpo di guarnigione. Lì i soldati l'avrebbero portata in salvo sicuramente. La corvina cercò di opporsi ma era ferita e sarebbe stata solo d'intralcio quindi decise di seguire il suo piano anche se con la paura che potesse morire. Sapeva che se avesse provato a convincerlo di rinunciare alla sua idea avrebbe solo sprecato fiato e tempo, semplicemente si fece trascinare lí e una volta che lo vide andare via pregò per il suo ritorno sano e salvo. Anche se avesse cambiato idea non avrebbe più potuto raggiungerlo, due persone con parole molto persuasive la convinsero a seguirla, anche se con la forza, e lei non riuscì ad opporsi. Neanche per un attimo la ragazza smise di pensare alle parole di Eren: "andiamo a casa, casa nostra". Lei voleva davvero vivere col castano ma quelle persone glielo avevano impedito per qualche strana ragione. Eren prese a correre il più veloce possibile per raggiungere la madre a casa ma quando arrivò la vide incastrata sotto le macerie della loro stessa abitazione. "Mamma! Non ti preoccupare, adesso ti tirerò fuori di qui e scapperemo insieme!" urlò iniziando a piangere mentre cercava di sollevare il tetto della struttura caduta. La situazione era chiara, non c'era piú possibilità di salvezza per Carla ma Eren non voleva accettarlo e continuava ad aggrapparsi alla minuscola speranza che potesse salvarla. La madre provò in ogni modo a persuaderlo dalla sua idea. Desiderava piú di ogni altra cosa che si salvasse anche se non voleva separarsi da lui. Un gigante si avvicinò ai due. Aveva un sorriso terrificante, il castano ci mise ancora piú forza nel sollevare le macerie ma fu tutto inutile, non cambiava niente mentre madre e figlio continuavano ad urlarsi contro cosa avrebbero dovuto fare. Le loro grida attirarono l'attenzione di tre ragazzi che passavano là vicino diretti verso il Wall Maria, Reiner, Berthold ed Annie. I tre si fermarono riconoscendo Eren come "coordinata" e tra loro fu Reiner che si precipitò dal ragazzo caricandoselo in spalla tra i ringraziamenti della madre. "Cosa stai fai?! Lasciami! Io devo salvarla! Non posso lasciarla lì! Noi andremo via insieme!" Il biondo, correndo, ignorò le parole del castano anche se con un po' di dolore. La madre venne presa dal gigante e tra le lacrime e le urla disperate di Eren venne divorata. Il suo sangue scese a terra come la piú orribili delle piogge, una pioggia piena di dolore, una pioggia di sangue. A quel punto il castano non riuscì più a far uscire la voce, si sentiva come se avesse perso tutte le forze in corpo e si fece semplicemente trasportare da quello sconosciuto. Aveva appena perso tutto. Nonostante sembrassero avere all'incirca la stessa età Reiner riusciva a trasportarlo senza troppa fatica. I tre, con l'aggiunta di Eren, ripresero a dirigersi verso il wall Maria mentre dei soldati annientavano alcuni dei giganti attorno a loro. Molti soldati morirono nell'intento, altri rimasero feriti ma le perdite furono molto numerose. "Aspetta! Quella ragazzina...Devo andare da lei!" Urlò Eren agitandosi per farsi lasciare e riuscendoci senza neanche troppa fatica. "Non c'è tempo, se non andiamo adesso nel wall Maria dopo sarà troppo tardi" Rispose Annie. "Più tempo passa più giganti arriveranno, dovrai lasciare quella ragazza di cui parli al suo destino..." continuò Berthold. Il castano non poteva accettare quelle parole quindi scappò da loro mettendosi a correre all'improvviso. Sapeva di aver lasciato Mikasa in buone mani, o almeno lo credeva, però voleva esserne certo. Annie lo inseguí correndo altrettanto veloce, se non di più, riuscendo a recuperarlo prima che si allontanasse troppo. Al loro ritorno alle imbarcazioni c'era solo Berthold, Reiner sembrava essere scomparso ma a Eren non importò, il suo pensiero era rivolto a tutte le disgrazie accadute in soli pochi minuti. Una volta saliti sulla nave che li avrebbe portati al sicuro, il castano guardò l'orribile panorama che era rimasto del suo distretto. Case distrutte, giganti, sangue, resti di persone morte e gente che cercava in tutti i modi di salire sulla nave per salvarsi tra disperazione e paura. A partire da quel momento l'odio per i giganti di Eren aumento e, guardando in direzione della sua vecchia casa, in lacrime, annunciò la sua intenzione di sterminarli tutti, convinto come non mai. "Lo vuoi davvero? Se rimarrai con noi ti sapremo aiutare. Ti alleneremo e anche tu sarai in grado di sterminarli. Certo, questo dipende solo dalle tue intenzioni. Allora, stai con noi o contro di noi?" Le parole di Annie perforarono i pensieri di Eren che subito le prestò attenzione annuendo sempre piú determinato. "Sí, vi seguirò! Io..Io gli sterminerò tutti in qualche modo!" La ragazza dagli occhi color ghiaccio si lasciò scappare un piccolo sorriso. Dava l'impressione di avere un secondo fine, ma ovviamente Eren non notò nulla. Una volta che i tre arrivarono all'interno del wall Rose scoprirono che i giganti erano riusciti ad addentrarsi anche nel wall Maria a causa di quello che fu successivamente definito "gigante corazzato". Agli occhi di Eren sembrava tutto diverso, troppo diverso. C'erano così tante persone e nonostante ció sembravano tutte uguali. Tutte con la stessa paura, tutte egoiste, tutte disperate. Tra loro solo tre persone si distinguevano: loro tre, Berthold ed Annie per la loro calma ed Eren per la sua rabbia. Poco dopo il loro arrivo li raggiunse anche Reiner, spuntando apparentemente dal nulla. "Come hai fatto a raggiungerci e dov'eri finito? " Il castano era leggermente dubbioso. Era sicuro che, soprattutto dopo l'arrivo dei giganti nel wall Maria, lui non sarebbe sopravvissuto. "B-beh, la folla mi ha spinto e mi ha separato da voi ma sono salito sulla nave anche io, solo che non vi trovavo piú." Il tono di Rainer era tremante, come se stesse raccontato una bugia e per non farlo notare cambiò rapidamente discorso. "Co-comunque avremmo una proposta da farti. Visto che adesso tu sei rimasto solo potresti venire con noi, che ne dici, Eren? Sempre meglio che rimanere so-" "Ha già detto di sì. Lo aiuteremo con l'addestramento. Gli insegneremo a uccidere giganti." Venne bruscamente interrotto da Annie, parecchio annoiata. "Si, è così. Anche se ci siamo appena conosciuti, non so, mi fido di v- Aspetta un momento...Tu come fai a sapere il mio nome? Non ci siamo neanche presentati. Come io non so i vostri nomi voi non dovreste sapere il mio." "Ma-ma che dici? Certo che ci siamo presentati! Io sono Rainer, lui è Berthold e lei è Annie. Non ricordi?" "Assolutamente no. Come fai a sapere il mio nome?" Il biondo cominciò a sudare. Si vedeva chiaramente la sua difficoltà ma per fortuna l'intervento di Berthold lo salvò. "Tua madre. È grazie a lei che sappiamo il tuo nome. Lo gridava mentre..." "Oh, giusto..Scusate!" Reiner tirò un sospiro di sollievo e improvvisamente l'aria cupa e seria di Eren tornó ad essere quella di uno spensierato bambino. Era ovvio che quei tre nascondessero qualcosa, qualcosa di losco, ma il castano non ne voleva sapere. Si fidava. "Non dovresti essere così sospettoso nei confronti di chi ti ha salvato da morte certa. Cerca di essere più gentile!" Intervenne Annie col suo tono freddo e distaccato atterrandolo colpendolo alla caviglia. Il castano si accasciò al terreno tenendosi la parte dolorante. "Ahi! Perchè lo hai fatto?! Non è carino picchiare gli sconosciuti!" Il biondo e il moro rimasero a guardare la scena nascondendo le loro risate mentre Annie continuava a guardare Eren con disdegno. Era un ragazzino davvero particolare, doveva metterlo in riga. "Ma come, vuoi imparare ad uccidere giganti e non riesci nemmeno a parare i miei colpi? Certo che ne hai di strada da fare. Se ti comporterai di nuovo in questo modo scorretto ti colpirò ancora. Ricordalo. Da oggi inizia il tuo allenamento." Note dell'autrice: Grazie a tutti per essere arrivati fino a qui. Lo so, è un crossover davvero assurdo. Non so quanto io possa essere scema per scrivere ciò ma l'ho fatto e spero che almeno qualcuno abbia apprezzato. Spero di riuscire a portare un po' più di Eremika in questo fandom così. E' una bellissima coppia e merita più notorietà. Questo è solo un capitolo per presentare la storia e, come avrete notato, ho ripreso molte scene presenti nell'opera originale. La storia prenderà il vivo nel prossimo capitolo. Spero di non avervi annoiato in questo. Nel prossimo si comincia davvero!
   
 
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