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Autore: Where is the angel_    23/01/2016    2 recensioni
"Castiel amava i ricordi. Trovava un modo per poterli tenere per sempre, per non dimenticarsi nulla. Se li annotava, fotografava, semplicemente voleva non dimenticarsi nulla. E proprio lui, aveva dimenticato ogni cosa, ogni dettaglio."
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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 "The pain, or the memory of pain, 
                             that here was literally 
sucked away by something nameless
 until only a void was left."




Sono passati settantadue lunghi anni dal giorno in cui due bambini, in un pomeriggio caldo di giugno, cominciavano a giocare assieme. Dean era lì, in piedi, davanti alla lapide, settantadue anni dopo, con le mani occupate da un gioco: un pupazzo in miniatura di Batman. 
"Ehi, Cas, te lo ricordi? ..probabilmente no." Dice Dean, piano, sorridendo amaramente nel guardare ormai, quel vecchio gioco. Castiel non si sarebbe mai più ricordato quel gioco. Castiel non ci sarebbe stato mai più. 
"Ti piaceva quando ti raccontavo di quand'eravamo bambini, sai? Ogni giorno dimenticavi qualcosa in più, ma ti piaceva lo stesso.. soprattutto nell'ultimo periodo." Parlava, con gli occhi fissi sul gioco. 
Castiel amava i ricordi. Trovava un modo per poterli tenere per sempre, per non dimenticarsi nulla. Se li annotava, fotografava, semplicemente voleva non dimenticarsi nulla. E proprio lui, aveva dimenticato ogni cosa, ogni dettaglio. 
"Eri lì, con la tua copertina, sulla sedia e mi ascoltavi preso. E sorridevi tanto, Cas, con gli occhi felici, proprio come il bimbo di cui ti raccontavo.." Dean sorrideva, era un sorriso così stanco, così spento. Alza gli occhi al cielo, era azzurro, proprio come quel giorno. 
"Era un giorno di giugno, faceva caldo quel giorno.."

22 Giugno 1944.

Dean amava andare al parco, d'estate soprattutto. E odiava la pioggia, anche quella estiva, perché Mary non lo faceva mai uscire a giocare. Quindi lui era lì, ogni mattina, con le manine sul vetro della finestra.
"MAMMA, MAMMA! C'E' IL SOLE OGGI!" E correva dalla mamma, sorridente, entusiasta di poter uscire. Mary gli accarezzava i capelli e gli sorrideva. 
E come ogni volta, anche quella mattina Dean corse dalla mamma.
"D'accordo, puoi portare un solo gioco però, Dean. Altrimenti li perdi." Gli avvisò la mamma.
"Due! Altrimenti Batman non sa con chi giocare!" La mamma acconsentì e si preparò per uscire. Il parco non distava molto da casa Winchester, quindi ci arrivavano facilmente a piedi. Appena arrivati, Dean andò subito vicino l'altalena, come ogni volta, mentre la mamma prendeva posto su una panchina, per poter osservare il figlio anche non avendocelo vicino. 
Dean stava facendo dondolare il suo pupazzo, quando un pianto lo distrasse. Era un bambino che Dean vedeva ogni giorno seduto sull'erba, per fatti suoi, con un giochino in mano. E ora piangeva e aveva le manine sugli occhi. Dean prese i suoi giochini, -non sia mai qualcuno glieli avesse presi,- e si avvicinò a quel bambino. 
"Perché piangi?" Gli chiese Dean, curioso, mentre si guardava i giochi tra le mani. Il bimbo lo guardò, con gli occhi rossi,  il volto rigato e il labbricino tremante. Gli indicò con un dito un bimbo che giocava più avanti con il suo gioco.
"Quel bimbo ti ha preso il giocattolo?" Continuava a chiedergli. Il bambino annuì e ricominciò a piangere. Dean ogni volta che piangeva aveva la mamma che lo riempiva di baci e cullava, però nessuno sembrava accorgersi di lui.
"Guarda, ti presto il mio se smetti di piangere.." Disse Dean, porgendogli il suo Batman. "solo per un po', eh." Perché comunque era il suo gioco e gli piaceva. Il bambino smise di piangere, quasi subito, prendendo il pupazzo dalla manina di Dean, cominciando a sorridere. Dean si sedette sull'erba con lui, guardandolo.
"Io mi chiamo Dean. Tu come ti chiami?" Dean era un bimbo molto curioso.
"Dee, Dee." Fece il bimbo, ridendo, mentre faceva volare il suo pupazzetto.
Dean lo guardò confuso, ma non disse più niente. 
Dean scoprì che quel bimbo aveva la risata facile e gli occhi blu. A Dean piacevano gli occhi blu. Giocarono per tutto il pomeriggio con i suoi giochini, finché un ragazzo non si avvicinò a loro.
"Castiel, andiamo? E' ora di tornare a cas– ehi, ti sei fatto un nuovo amichetto?" Disse, guardando il bambino. Dean li guardava, prima uno e poi l'altro. Quindi si chiamava Castiel? Era un nome troppo lungo da ricordare. Dean lo vide alzarsi e porgergli il pupazzo, lo prese, mentre il bambino si allungava sulle punte, aprendo e chiudendo i pugni per essere preso in braccio. Il ragazzo più grande lo accontentò.
"Saluta, Cassy, dai." Gli fece e Castiel guardò Dean, sorridendo.
"Ciao, Dee!" Disse, mentre agitava la manina.
Dean fece lo stesso, vedendolo allontanarsi. Guardò i suoi giochi e tornò contento dalla mamma, che ancora lo aspettava sulla panchina. 
"Mamma, ho giocato con un bimbo, lo sai? E ha gli occhi blu! Blu come il cielo!" Le disse, indicando il cielo con le mani. "L'ho fatto giocare con me perché un bimbo gli ha rubato il giochino e l'ha fatto piangere." Continuava, accigliandosi un po'.
Mary lo guardò teneramente, mentre lo ascoltava.
"Hai fatto bene, Dean. Sei un bravo bambino." Gli disse, scompigliandogli i capelli biondi, facendo sorridere Dean.
La mamma si alzò, prendendolo per mano per poter tornare a casa e nel tragitto, Dean guardò la mamma.
"Mamma, domani torniamo a giocare con Cas?" Chiese. Cas. Era facile Cas. Gli piaceva, Dean era contento.
La mamma lo guardò, continuando a camminare.
"Si, Dean. Ogni volta che vuoi." Dean fu soddisfatto di quella risposta e quel giorno, tornò a casa un po' più felice.


"..e abbiamo giocato assieme per tutta l'estate, Cas. Tutti i giorni, ogni pomeriggio, fino al calar del sole." 
Dean abbassa ancora lo sguardo sul giocattolo, nostalgico. Lo guarda, lo osserva, in ogni dettaglio, in ogni graffio che quel mantello portava. Ricordava tutte le volte che lui e Cas avevano provato a toglierlo, ma invano, siccome era attaccato. Ma entrambi tenevano a quel piccolo gioco. Infatti, dopo tanti anni, era un po' vecchiotto, ma era pur sempre tenuto bene, ci tenevano. Era come.. simbolo della loro storia. Era mattina e il sole continuava a splendere e il clima sembrava proprio quello di anni fa e Dean, era quello che ormai faceva da.. sempre. Stava con Cas. Quindi pensa che avrebbe potuto continuare, avrebbe potuto raccontargli ogni storia che corrispondeva ad ogni graffio che quel giocattolo avesse. L'aveva fatto parecchie volte, parecchie davvero, ma ora voleva farlo ancora una volta, per ricordarsi ancora quegli occhi blu, che lo guardavano, mentre Dean raccontava la loro storia d'amore.
 
Allora, eccoci qua.
Le note questa volta le lascio sotto perché.. perché si. Non ho molto da dire, per ora. Spero solo che vi piaccia.

AH! C'è sempre Dean con me, che ormai mi supporta da fin troppo ed è il mio braccio destro. Ti amo. 
 
   
 
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