Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |      
Autore: NiagaraFalls    23/01/2016    0 recensioni
Tutto è puro per i puri, tutto è impuro per gli impuri.
Non c'era più nessuno. Il braccio destro le bruciava. Quando abbassò lo sguardo, vide una siringa infilata nella piega del gomito. Gemette. Aveva paura. Serrò le palpebre, voltò il viso nella direzione opposta ed estrasse l'ago.
*
- L'hanno richiamata - annunciò Lucas.
- Quando? - domandò Nana.
Cercava di restare calma, nonostante i brividi la stessero scuotendo da capo a piedi.
- Oggi.
Nana scoppiò a piangere.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vero prologo Eliza Prologo.


Correva e correva. Perché correre, si chiedeva. Perché fissarsi così tanto su un obiettivo che potrebbe portare alla morte, o all'epifanica fine della sua sanità mentale. E di quella di Terry.
Terry. Ecco perché correva. Un ramo le strappò i jeans e le graffiò una gamba. Stava risalendo la collina da soli cinque minuti e sentiva i polmoni collassare su se stessi sotto lo sforzo inusuale. La borsa a tracolla verde le batteva insistentemente sulla coscia, quasi a ritmo del suo battito cardiaco. Non riusciva a vedere dove fosse il vecchio fabbricato, eppure sapeva fosse da quelle parti. Il sole di mezzogiorno la accecava in continuazione, filtrava tra gli alberi e la disorientava. Si rese conto di essere preda del panico, quindi si fermò. Scostò i capelli dal viso, si appoggiò ad un tronco e cercò di riprendere fiato. Uno, due, tre. Uno, due, tre. Sua madre le aveva insegnato così. Uno, due, tre. L'aria le bruciava i polmoni. Una formica attraversò il suo pollice e il sangue le colava dal polpaccio alla caviglia, caldo e denso come solo il sangue sapeva essere. Soppresse un singhiozzo e intravide un edificio rovinato davanti a sé, a destra. Ricominciò ad avanzare. Correva di nuovo. Vide l'auto rossa di Terry e seppe di avere ragione. Di avere avuto ragione da sempre. C'erano altre due auto accanto alla sua. 
Quando spinse con forza la porta arrugginita, essa cedette come se fosse stata utilizzata così tante volte da non avere più nessuna resistenza. L'odore di aria stantia le arrivò alle narici e la vide. Terry. Era seduta sul lurido pavimento, la testa ciondolante, le spalle contro la parete. Due paia di occhi fissavano la nuova arrivata.
- No... - mormorò Eliza. - Vi prego no.
Qualcuno dietro di lei chiuse la porta. Sentì il panico riaffiorare. Terry allora rialzò la testa, sorrise trionfante ed Eliza seppe di essere stata incastrata. Non aveva ragione. Non aveva mai avuto ragione.

Un dolore persistente all'osso sacro la riportò lentamente alla realtà. Eliza aprì gli occhi gonfi. Era semi sdraiata, le gambe divaricate, la tracolla in mezzo ad esse. Cos'era successo? Si toccò la testa, controllò di non essere ferita. Era ancora vestita. Era ancora vestita. Era ancora vestita. Mormorò ripetutamente quelle tre parole, per cercare di rassicurarsi. Non era stata stuprata. Si rese conto di essere nello stesso posto dove aveva visto Terry. Ma ovviamente Terry non c'era. Non c'era più nessuno. Il braccio destro le bruciava. Quando abbassò lo sguardo, vide una siringa infilata nella piega del gomito. Gemette. Aveva paura. Serrò le palpebre, voltò il viso nella direzione opposta ed estrasse l'ago. La siringa rotolò accanto a lei. Si rialzò, perse l'equilibrio e si sostenne appoggiandosi alla parete. Afferrò la borsa a tracolla, affrontò i quattro metri che la separavano dalla porta ed uscì. Il sole era basso all'orizzonte, coperto da nuvole grigiastre, ma il mondo era ancora visibile. Eliza cadde in ginocchio, si mise a carponi e vomitò.



La vecchia, di nome Nana, sospirò. Emise il cinquecentosessantreesimo sospiro della settimana, ed era solo mercoledì. Era una serata cupa, nebbiosa. L'orologio a pendolo nell'angolo misurava i minuti che passavano lenti, accompagnati dagli scricchiolii delle centinaia di oggetti raccolti in quel piccolo negozio di antiquariato. Un quadro posto dietro Nana, grande quanto lo schermo del portatile inutilizzato lì accanto, si sbilanciò di mezzo millimetro. Si distraeva grazie al rumore delle poche macchine che passavano all'esterno, una compagnia decisamente triste. Non desiderava altro che occuparsi di quella piccola creatura che le toglieva il sonno e la malinconia, nell'appartamento al piano di sopra.

La porta del negozio si aprì, introducendo un giovane infreddolito e occhialuto.
- Sei in ritardo, Lucas - disse Nana, senza alzare gli occhi dalla sua noiosa occupazione.
Lucas, dal canto suo, non si disturbò nemmeno di salutare. Gli tremavano le membra, i denti, la voce. Si fermò sull'uscio, mentre la nebbia al di fuori si infittiva.
- Nana... - balbettò.
La vecchia alzò di scatto la testa, spaventata dal suo tono di voce. Vide il quindicenne stringere convulsamente la maniglia della porta, pallido e sudato. Si scambiarono un'occhiata terrorizzata attraverso il negozio polveroso. Si accorsero nello stesso istante che il pendolo non oscillava più.
- L'hanno richiamata - annunciò Lucas.
Non ebbe il bisogno di pronunciare il suo nome, entrambi sapevano a chi si riferiva. La vecchia cercò di non scomporsi. Chiuse il quadernino con un tonfo, si alzò dalla sedia, la quale strisciò sul pavimento e si scontrò contro la parete, facendo vibrare il quadro. Raffigurava una mela giallo brillante appoggiata su una mano elegante, femminile. Entrambi gli sguardi si posarono su quella modesta opera d'arte, come se la cornice storta avesse segnato il loro destino.
- Quando? - domandò Nana.
Cercava di restare calma, nonostante i brividi la stessero scuotendo da capo a piedi.
- Oggi.
Nana scoppiò a piangere.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: NiagaraFalls