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Autore: PathosPie    23/01/2016    0 recensioni
Un giovane ragazzo vive in un mondo dove la cultura non esiste. A un certo momento della sua vita, gli sarà offerta la possibilità di cambiare tutto. Ce la farà?
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo di nuovo nella nostra biblioteca supersegreta: io mi ritrovai con il fiatone al collo per aver corso infinitamente da quel blob. C'erano anche tutti i miei altri amici: Bob, Omero, Ευρπιζ e Cicerone... e anche Boo. Questa volta, quel ragazzo così paffutello e così timido, è riuscito a tirarci fuori dai guai. Il destino aiuta i più volenterosi, che siano o meno dei ragazzi o ragazzini che non sono dei veri e propri eroi.

"Dove mi trovo? Che razza di stregoneria è mai questa?" esclama Cicerone

"Ora ci credi nella nostra missione, Cicerone?"

"No, non è possibile. Voi non siete umani" sta lentamente camminando all'indietro "siete demoni provenienti dal Tartaro. Cosa volete da me?"

"Non esagerare" Omero prova a rassicurarlo, offrendogli un bicchiere d'acqua "Bevi un po' d'acqua, dopo quella corsa dovrai essere sfinito" Cicerone, inizialmente titubante, pensando che fosse una trappola, iniziò a trangugiare il bicchiere come se non ci fosse un domani. Dopo si calmò "Ah...ah...ah" e poi chiede "ma dove siamo?"

"Benvenuto nel mio mondo" gli spiego "Un mondo dove la cultura non esiste e i tuoi manoscritti valgono due soldi"

Cicerone si guarda intorno, con gli occhi spalancati e increduli

"Orribile" commenta "Orribile. Come puoi vivere in un mondo orribile come questo?"

"Ecco perché combattiamo," continuo "per ristabilire la cultura, in modo che questo mondo possa essere migliorato"

"E... secondo te l'incubo in cui eravate insieme a me ha a che fare con qualcosa?"

"Si, ha a che fare con Aγνός"

"E chi è?"

"Il demone dell'ignoranza. Stiamo combattendo contro di lui, poiché sta ostacolando la nostra missione di riportare la cultura al mondo intero"

Ripenso a quando eravamo all'interno del sogno di Cicerone: non è stata una semplice fuga, in realtà qualcosa era accaduta dentro il sogno.

"A cosa pensavi, Ki?" Bob mi chiede. A niente, mi venne spontaneo da dire

"A niente" e continuo con la presentazione del mio mondo"Cicerone, vuoi vedere meglio com'è fatto il mondo in cui vivo?"

"Devo cercare di capire come mai m'interpellavate con tutta quella foga. Verrò volentieri con voi" Cicerone ci tiene a vedere questo mondo morto.

Siamo già in centro, dopo che erano passati cinque minuti: camminiamo molto velocemente, sento la fretta che avevamo tutti quanti, immotivata perdi più, c'è tutto il tempo che volevamo per andare a cercare il nostro amico Dante Alighieri...o forse magari Aγνός ha fatto qualcosa in nostra assenza. Anch'io cammino veloce come loro, del resto, la fretta era molto contagiosa. Ma non sono preoccupato per il fatto che magari il demone dell'ignoranza poteva commettere qualcosa in nostra assenza dalla missione: sono più preoccupato per i miei genitori.

"Orribile, mi aspettavo di meglio da questo posto" Cicerone si disgusta del paesaggio post-apocalittico che lo circondava "non posso immaginare un posto di questo" e invece c'era: le città degli altri posti nel mondo erano messe peggio. Eravamo vicini a casa mia: rivedo quella "monnezza" di casa mia di cui non vado affatto fiero: non andrei fiero nemmeno dei miei genitori, perchè hanno ripudiato la mia passione della lettura. Ma...sono preoccupato per loro, come dovrebbe fare un figlio nei confronti dei suoi genitori.

"Questa è casa mia. Vuoi entrare?"

"Be', diamole un'occhiata. Speriamo non sia messa peggio di tutta questa città"

"La tua speranza è vana. E' uguale identica a tutte le altre strutture" Il poeta fa una faccia un po' rattristata. Busso alla porta.

"Mamma, papà... sono tornato" sono pronto a tutto, da quando l'ultima volta mi stavano per uccidere. Aprono la porta. Sono pronto a tutto.

"Figlio mio, bentornato" è mia madre, che mi abbraccia. Molto forte. Non era mai successo prima: mia madre che mi abbraccia. Aγνός, ne sono certo, è lui che ha commesso qualcosa. Dietro quest'inaspettato affetto c'è lui, ne sono certo.

"Mamma" comunico spontaneamente la mia gioia. Intrisa da lacrime

"Perché stai piangendo? Non ce n'è motivo"

"Sono...semplicemente commosso che tu mi voglia tanto bene"

"Entra, figlio mio, così ne parliamo" entro in casa, facendo segno ai miei compagni di non entrare: volevo passare quel momento da solo insieme ai miei genitori. Perché forse il nostro antagonista mi aveva voluto fare un regalo.

Anche mio padre mi accoglie con grande gioia come fece mia madre: per loro sembrava una semplice giornata, in cui il figlio tornava da una partita di calcio, oppure da scuola, per me invece era un sentimento bellissimo, il quale i miei genitori non avevano mai manifestato nei confronti del loro figlio unico.

"Papà" lo abbraccio forte pure io

"Figliolo" ricambia con affetto "Come mai piangi? Non è necessario piangere, cos'è accaduto?" mi secca dover parlare della mia missione, magari non mi avrebbero creduto e la magia che si era creata perora si sarebbe spezzata definitivamente. Ma Aγνός aveva fatto diventare i miei genitori non più menefreghisti, e ci tenevo a non farli preoccupare.

"E' una lunga storia"

"Parla, Ki, noi siamo qui per questo: per ascoltarti" già, ora sono dei veri e proprio genitori. E inizio a parlare di tutto quello che era accaduto fino ad ora: del demone che stiamo affrontando, dei pericoli che stiamo correndo, del fatto che vivono in un mondo in cui la cultura è morta. Di tutto, insomma.

Appena finito il racconto, i miei genitori rimasero scettici: pensavo di avere infranto veramente l'incantesimo di Aγνός.

"Figliolo" mi preparo al peggio "puoi farcela" accipicchia, non mi aspettavo tutta questa fiducia nei miei confronti.

"Devi credere in quello che fai e continuare ad andare avanti" credo già nei benefici che il successo della nostra missione avrà.

"E avrai il nostro appoggio, anche se saremo lontani migliaia di anni"

"Grazie, mamma" mio padre avanzò per porgermi una domanda che sembrava un po' azzardata

"Figliolo...possiamo venire con te? Sai, non vogliamo rimanere qua a fare niente, vogliamo esserti veramente d'appoggio, oltre che moralmente"

"No, papà, è meglio se tu e mamma rimanete qua ad aspettarci" non voglio che si ficchino in un'impresa che li vedrebbe morire: ora, come non mai, m'importa un sacco dei miei genitori "sareste più d'aiuto. Ora devo andare"

"Va bene, figlio mio, ma...non morire" sto per dirigermi per l'uscita, poco prima di dirgli "Grazie, mamma, papà" e uscire dai miei amici

"Allora, cos'hai detto?" Ευρπιζ mi chiede, curiosa di ciò con cui avevo parlato con i miei parenti

"Ho riscoperto una cosa che avrei fatto molto più tardi, se non fosse stato per Aγνός" rimasero tutti stupiti: per loro, era soltanto un nemico

"Ma che ti passa in mente?" Uhm mi chiede

"Affetto. E amore" m'incammino per la biblioteca "allora, vogliamo andare?" e gli altri, senza dire una parola di più, mi seguono a ruota. Notaouna cosa, però: anche se ancora il paesaggio era più grigio, notai un minimo di verde e rosa nei fiori. Un minimo, ma c'era comunque: la storia stava cambiando, stavamo cambiando noi il destino di questa Terra. E ciò mi rese estremamente soddisfatto; i nostri sforzi stavano producendo.

Arrivati alla biblioteca, prendo la pergamena dal mio zaino, che s'illumina:

"Manca poco ormai alla fine di quest'Odissea. Non demordete e cercate il messagero del mio sogno, Dante Alighieri. Poi verrete da me e il mondo della cultura sarà salvato"

Dopo che veniamo teletrasportati, ci troviamo in una cittadina: anche questa ha le sue caratteristiche peculiari, rappresentati da case di colore grigio; al centro, una chiesa che incute timore e tristezza. Questa città sembra desolata: quando entriamo, vediamo pochissime persone, tutte che ci guardano con paura.

"Dovremmo provare a chiedere dov'è Dante Alighieri?"

"Ci penso io" Cicerone si fa avanti per parlare "Modestamente parlando, a parlare ci so fare" mentre prosegue sentiamo Omero che si mostra un po' scocciato dall'atteggiamento di Cicerone

"A modestia sei in mezzo al mare, per me". L'oratore fa finta di niente e prosegue, con l'intenzione di parlare a quella signora

"Mi scusi, gentile signora" prosegue con tono elegante "sa per caso se possiamo trovare un certo uomo di nome Dante Alighieri?" tutti silenziosi. Poi, improvvisamente urlano tutti e si rifugiano nelle loro cupe dimore.

"Bravo nelle orazioni, eh? Per me ti sei un po' montato la testa" Omero sbeffeggia

"Non t'azzardare, sai?" Cicerone gli punta contro il dito "gli errori capitano anche ai migliori"

"Amici, non è il momento di litigare " intervengo io per ristabilire la pace tra i due "dobbiamo cercare di capire perché tutti sono scappati via così, mica abbiamo fatto chissà cosa"

"Dante è famoso per aver scritto la Divina Commedia"

"E con ciò?" va bene che la cultura è utile, ma a che scopo voleva arrivare Uhm

"In effetti... vabbè"

"Avanti, spara: vediamo la tua idea"

"Pensavo di ripercorrere la stessa strada che Dante aveva percorso per andare all'Inferno"

"Ma non sappiamo nemmeno se è andato veramente all'Inferno; inoltre, se fosse vero, le probabilità che fossimo stati teletrasportati proprio alla città vicino l'entrata dell'Inferno sono bassissime. Come credi che possa aiutarci?"

"Hai ragione. E' stata un'idea un po' azzardata. Forse potremo riflettere meglio all'interno di un'osteria"

"Non credo che ci accoglieranno molto volentieri: se è come immagino, ci temono perché siamo correlati a Dante" la pergamena s'illumina e vi erano scritti nuove parole

"Miei cari compagni, questo sarà uno dei punti più difficili della vostra missione: dovrete dirigervi verso l'orribile Inferno, dove troverete Aγνός ad aspettarvi, nell'Antinferno. Dante si è già diretto versol'orribile luogo, per poter provare ad architettare qualcosa. Voi dovete raggiungerlo e porgli una mano. Presto, prima che faccia una fine orribile: chi muore nell'Inferno, scomparirà per sempre. Perciò, in bocca al lupo anche per questa volta. Sicuramente, volete sapere dove si trova l'Inferno: è proprio oltre la selva oscura che si trova di fronte questa città"

"Giusto in tempo, il nostro santo protettore ci ha aiutato"

"Ha detto, oltre la selva oscura davanti questa città" quella selva sembra veramente orripilante.

"Ci dobbiamo preparare per bene. Questa non sarà facile come le altre volte" e porgo ai miei compagni le armi che conservavo all'interno dello zaino. Era meglio dirigersi lì il prima possibile.

Siamo già nella selva oscura: all'interno da' ancora di più un senso di oppressione, gli alberi sembrano mostri i cui rami mostravano un'orribile voglia di strozzare i passanti, la luce del sole non passava affatto; Omero e Cicerone erano ancora un po' adirati tra di loro, dandosi le spalle. La calma iniziale viene interrotta: un'orda di leonesse con la criniera di ghiaccio e lo sguardo di fuoco ci avevano circondati: sono un gruppo di 7 infernali segugi, probabilmente avevamo invaso il loro territorio.

"Già si iniziano a presentare i problemi" prendiamo tutti le nostre armi. Una leonessa mi carica, costringendomi a spararle: nonostante la ferita, la leonessa continua a muoversi come niente, dimostrando una resistenza fuori dal comune. Le leonesse sono troppe: la ritirata strategica è obbligata, di questo passo ci sfiancheranno e ci uccideranno

"Dobbiamo scappare" siamo inseguiti dalle leonesse, la cui velocità era dimezzata dalla loro incredibile resistenza. Mentre corriamo, altre creature, quali piccoli draghi e lucertole alate, assumono un'aria di minaccia, poiché stiamo profanando il loro infernale territorio. A un certo punto le leonesse, stanche, si arresero e se ne andarono, anche se sembravano spaventate da qualcosa. Volsi la testa verso il loro sguardo e vidi quello che videro loro: un'altissima torre che toccava il cielo e che scava sottoterra.

"Oh mamma"

E' proprio come l'aveva descritto Dante, solo per una semplice differenza si era sbagliato: c'era una torre altissima che sfiorava il cielo e scava il sottoterra.

"Oh mamma" Bob se la stava facendo sotto: per lui era veramente difficile impressionarsi di qualcosa, quindi questa torre doveva averlo proprio sorpreso. Boo stava già male; Ευρπιζ era ancora più vicina a me, Cicerone ed Omero si stringevano le mani a vicenda. E io non facevo altro che osservare la bellezza e la bruttezza contemporanea di quella torre; il Sole si era fatto vedere, non più coperto da quegli alberi oscuri. Ci avviciniamo ancora di più alla torre:vediamo moltissime persone, probabilmente anime che stavano per andare all'altro mondo, tra le quali molte erano serene, consapevoli di aver condotto una vita giusta e buona, altre invece si tiravano i capelli, piangevano e giocavano con i pollici, tese per i giudizi delle divinità superiori e preoccupati di andare all'Inferno. Nel frattempo, mentre camminavamo, la pergamena che tenevo in mano s'illuminò di nuovo: Alex ci aveva contattato di nuovo.

Miei gentili signori, benvenuti alla Torre del Destino Perenne, dove le anime vengono affidate al loro domicilio finale: il posto della serenità suprema, il Paradiso o la fornace dell'eterno dolore, l'Inferno. Come vi avevo precedentemente affermato, Dante, per ora, è all'Inferno: voi lo dovrete seguire, anche se c'è il guardiano che blocca il passaggio ai non morti, sia per il Paradiso che per l'Inferno. Non c'è bisogno di temere nulla, poiché Dante l'aveva già avvertito che dei mortali sarebbero già venuti a cercarlo. Procedete pure, armatevi di armi e coraggio e prudenza. Ce l'avete quasi fatta"

"Va bene, ragazzi, spero che ritroviate in voi tutto il coraggio che possedete, perché ne avrete bisogno fino all'ultima goccia" ed avanziamo verso l'entrata, sorpassando tutte le anime senza corpo.

Ci sono due vie: una porta a una strada piena di fiori e profumata, l'altra a un sentiero impervio, puzzolente e pieno di spaventose stalagmiti. All'esterno una giuria di cinque angeli alati che giudicavano i vari spiriti che passavano di lì. Corriamo in fretta, armati fino ai denti e sorpassando (maleducatamente) le varie anime, fino ad arrivare alla giuria, la quale commenta, un po' adirata dalla nostra maleducazione

"E voi chi vi credete di essere per arrivare così di fretta?"

"Siamo Ki e gli altri mortali: Alessandro Manzoni ci ha mandato qui per andare a cercare Dante"

"Quindi sareste quei mortali di cui il vostro mentore ci aveva avvertito. Va bene, potete passare, da quella parte" indicandoci il sentiero orribile. Sinceramente avrei preferito il sentiero verso il Paradiso, ma va bene così: per la cultura questo ed altro.

Se muori nell'Inferno, scompari per sempre

Ho provato paura, terrore, ma erano niente in confronto a quello che provavo all'interno dell'Inferno. Camminiamo per un altro po', tra demoni e bestie selvagge che, per qualche motivo, non ci vedevano, ne ci scrutavano: per loro eravamo come invisibili, forse era per il fatto che eravamo comuni mortali. Ma se era per questo motivo, allora perché Aγνός si faceva vedere a noi tranquillamente? Forse un demone si fa vedere a un mortale di sua spontanea volontà? Proseguiamo sempre più giù e alla fine lo vediamo: Dante che sta combattendo con un'ascia con delle bestie simili a lupi, probabilmente simili alle leonesse che avevamo incontrato precedentemente. Anche il poeta ci avvistò e ci chiese aiuto

"Orsù, alla mia vista siete apparsi, alla fine degli eventi; datemi una benevola mano a combattere e a porre fine all'esistenza di questi orribili esseri infernali"

"Quindi tu sei Dante?"

"In persona. Ma è più importante rimandare a dopo le presentazioni" i lupi ci avevano circondato, pronti ad attaccare e ancora più tosti delle leonesse: sembrava infatti che si fossero messi in una posizione strategica per farci lottare attaccati tra noi, in modo da avere meno spazio per un eventuale contrattacco. Ma non hanno considerato che anche noi sappiamo elaborare una strategia d'attacco. Così parlo con i miei amici, stretti com'eravamo, approfittando della nostra vicinanza per parlare meglio e più silenziosamente:

"Voi con le armi più piccole, rimanete uniti a me, voi con le armi più grandi, iniziate ad attaccare" i lupi si stavano avvicinando: un branco di almeno 10 individui ci stava alle costole (letteralmente, ce le stavano mordendo). Ευρπιζ procede insieme a Dante, con le mazzate e le asciate: in questo caso, noto che l'intelligenza era più efficace a scapito della resistenza, poiché questi crepavano con uno sputo. Solo che adesso ne compaiono molti di più: era l'odore del sangue che li attirava e adesso erano in 40. Nel frattempo, io ero vicino a Bob, che sparava con il suo revolver ai lupi: persino con una singola pallottola morivano all'istante, ma più ne uccidevamo, più ne venivano da noi e più ci sentivamo in difficoltà. A quel punto, ucciderli serviva soltanto a peggiorare la già drastica situazione. Siamo circondati da 100 bestie, oramai: ci stavano per attaccare, era la fine.

"Avete fatto un ottimo lavoro" e le bestie scomparirono ad un tratto in delle nuvole di fumo. Poi, in una nuvola di fumo, apparve di nuovo un vecchio con la barba: era Aγνός, che iniziò ad applaudire con le sue vecchie e sudice mani

"I miei complimenti, un'altra volta ce l'avete fatta a fregarmi, siete riusciti a prendere il penultimo degli autori che servono per sconfiggermi. Ormai è finita per me"

"Perché ti arrendi di già?"

"Perché ormai sono consapevole di aver perso in bellezza. Anzi, dato che oggi sono gentilissimo vi farò uscire direttamente dall'Inferno e vi porterò dal vostro ultimo obiettivo: Alessandro Manzoni" in effetti Dante è con noi, ma la pergamena non si è illuminata; inoltre, non voglio stare un minuto di più in quell'orribile fornace chiamata Inferno. Un passaggio l'avrei gradito, ma...

"Non sperare che noi della compagnia cadiamo nelle tue insulse macchinazioni, orribile mago ignorante del nostro istinto"

"Io non ignoro affatto il vostro istinto: so già che il vostro amico ha preparato la pergamena per il teletrasporto se si è trovato l'autore di cui necessitava la presenza e se si è in estremo pericolo, nel quale io spesso vi ho cacciato. Perciò, si attiverà se necessario. Orsù, dunque, volete questo passaggio gratuito fuori dall'Inferno e dritti verso la vostra dolce vittoria?" il suo tono conserva la sua ironia schifosa, ma è necessario andarsene da questo posto. Inoltre, non dobbiamo morire proprio ora, che la vittoria, come il nostro avversario diceva, era in pugno.

"E va bene, Aγνός, accettiamo la tua proposta" avanzo le mie parole, con lo sgomento generale

"Sei pazzo, figliolo" Cicerone sbraita "questo demone ci sta prendendo in giro. Se lo ascolterai, moriremo"

"Non abbiamo molte altre scelte: ti pare che non mi sono posto il dubbio pure io. Eventualmente la pergamena ci salverà"

"Non sappiamo nemmeno se è vero che la pergamena si attiva in queste condizioni"

"Di questo dubbi non dobbiamo porre" Dante, con il suo forbito linguaggio, interviene

"E tu come fai ad esserne sicuro?" Bob mostra il suo dubbio, per poi mettermi le mani sulle spalle e parlarmi "senti, Ki, noi non sappiamo se è vero quello che dice Aγνός a riguardo, figuriamoci se ci dobbiamo fidare di lui" abbassa la testa "ma, visto che non abbiamo molta scelta, ascoltalo, saremo pronti a tutto. Giusto, ragazzi?" gli altri non mostrano molta condivisione, ma esclamano comunque

"Si" abbiamo avuto a che fare di tutto e non ci fermiamo qui.

"Va bene, procedi pure" Aγνός, con un semplice schiocco di dita, ci teletrasporta via; non prima di vedergli un sorriso beffardo inciso sulle sue rugose labbra. Sto iniziando a dubitare della mia scelta. Forse era meglio se pensavo a qualcos'altro. Ma oramai, come capo della nostra compagnia, mi prendo le responsabilità delle mie azioni. Dai su, manca poco ormai. Dai.

   
 
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