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Autore: Matt_Sivert_91    23/01/2016    1 recensioni
In una fredda notte invernale Sabrina, diciottenne che lavora in un locale per soli adulti, viene rapita mentre sta tornando a casa.
Si risveglia in un palazzo abbandonato, legata su un materasso gettato a terra ed imbavagliata.
L'intervento di uno sconosciuto, proprio quando sta per essere violentata, costringe il suo aggressore alla fuga.
Il suo salvatore però rimane ferito da un colpo di pistola alla testa durante la colluttazione e perde la memoria. Dopo aver ricevuto le cure in ospedale, Sabrina decide di ospitarlo a casa sua, visto che non ha un posto dove stare.
Inizia così a svilupparsi tra i due un rapporto molto intenso ed anche in qualche modo eccessivo.
Tra le indagini di un ispettore molto ambiguo e il torbido ambiente in cui è costretta a vivere Sabrina, i due vivranno molte vicissitudini e saranno costretti a compiere scelte complicate.
Il passato di Hero, nome affibbiatogli dalla ragazza, è sconosciuto.
D'altra parte quello di Sabrina nasconde un terribile segreto che l'ha profondamente segnata, ma che lei pare aver dimenticato.
Riusciranno i due a crearsi un futuro felice insieme, oppure i fantasmi del passato e l'incombente minaccia del ritorno dell'aggressore glielo impediranno?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Era una notte come tante altre in quei week-end invernali, fredda e caotica. 

I ragazzi e le ragazze uscivano dai locali e dalle discoteche con i soliti schiamazzi causati dall'eccessivo consumo di alcolici. 

Sabrina aveva appena finito il suo turno al Dreamland, un locale per soli uomini, dove lavorava come cameriera.

 Come ogni sera qualche cliente aveva alzato le mani su di lei, nonostante non fornisse quel genere di servizi, ma la sua divisa sembrava attirare le toccatine maliziose come il miele fa con gli orsi. 

Altre ragazze del locale avevano il compito di intrattenere i clienti con lap dance in sala e spogliarelli nel privé, ma anche le cameriere come lei dovevano subire le attenzioni fisiche degli uomini pieni d'alcool, pronti a sfogare le frustrazioni della settimana lavorativa e a vivere le loro fantasie. 

Ma il più insistente fra i frequentatori del locale era sempre lui: Giovanni.

 Era un uomo sulla trentina, dall'aspetto sgradevole e dai modi ancora peggiori. 

Portava degli spessi occhiali neri che ricadevano su una naso enorme e corvino Aveva occhi insignificanti che esprimevano superbia e perversione, mentre la bocca era sempre arrangiata in un ghigno orrendo. 

A renderlo ancora più brutto vi era la stempiatura che iniziava ad intravedersi sotto il riporto. 

Era abbastanza alto, tra il metro e ottanta ed il metro e novanta, ma ciò non riusciva a nascondere la sua pessima forma fisica, con la pancia che si sbucava da sotto la sua maglietta aderente. 

Anche quella sera l'aveva afferrata per i fianchi è tirata a sé, mentre Lei era intenta a portare da bere ad un altro tavolo.

 Come al solito le aveva chiesto un servizio speciale e lei si era rifiutata con forza, riuscendo a divincolarsi. 

Ma ora non voleva pensarci, voleva soltanto arrivare al più presto a casa sua, il piccolo alloggio che poteva permettersi con i pochi soldi che guadagnava, e mettersi sotto le coperte, al caldo. 

Doveva riposare per essere pronta ad affrontare la serata del giorno successivo. 

'Voglio solo andare a dormire, sono distrutta...' pensò tra sé e sé. 

Non era certa se la sua stanchezza fosse più fisica, per le ore passate a camminare sui tacchi, o mentale, per il costante svilimento della sua dignità a cui era sottoposta lavorando al Dreamland.

 Non aveva tempo per sogni e progetti, doveva lavorare per procurarsi di che vivere, anzi, sopravvivere. 

Stava percorrendo la strada poco illuminata che l'avrebbe condotta a casa, maledicendo il freddoche l'attanagliava. 

Solitamente non c'era anima viva in quella zona a tarda notte, ma quella volta fu diverso. 

Svoltato l'angolo si ritrovò davanti tre giovani ragazzi chiaramente ubriachi. 

Non appena la notarono, iniziarono subito a molestarla. 

Erano tutti e tre abbastanza giovani, al massimo ventenni ad una prima impressione. 

Uno era basso e tarchiato, l'altro alto e robusto e l'ultimo basso e magrolino.

 "Ehi bel visino, ti va di fare un giro con noi?" biascicò il grassone. 

"La notte è ancora giovane e una bella ragazza non dovrebbe andarsene per la città tutta sola, non credi?" aggiunse il più ben piazzato dei tre con un sorriso sardonico. 

Lo smilzo si limitò a farsi una risatina asmatica alle battute dei compari. 

Sabrina, che era abituata a gestire persone ubriache per via della sua esperienza lavorativa, scelse di fare la cosa migliore in questi casi: non rispose e tirò dritto, sperando che desistessero. 

I tre erano alle sue spalle ormai quando il ragazzo più alto, evidentemente il leader del gruppetto, la raggiunse mettendole una mano sulla spalla e spingendola con forza contro il muro.

"Con chi credi di avere a che fare ragazzina? Non puoi andartene via così senza nemmeno risponderci, nessuno ci manca di rispetto, chiaro?" le ringhiò dritto in faccia. 

La zaffata d'alcool che emise per poco non la fece vomitare. 

I due amici intanto li avevano raggiunti e Sabrina iniziò a sentirsi veramente in pericolo. 

IIl ragazzo la teneva inchiodata contro la parete, non riusciva a muoversi di un centimetro. 

Raccogliendo tutto il suo coraggio sferrò una ginocchiata nelle parti basse del suo aggressore, costringendo quest'ultimo a mollare la presa all'istante.

 Cadde a terra contorcendosi dal dolore e lei ne approfittò per correre via a tutta velocità. 

Gli altri due erano chini su di lui per verificarne le condizioni e non la seguirono. 

Mentre si allontanava poteva sentire distintamente gli insulti e le minacce che il capobranco lanciava al suo indirizzo, ma per fortuna non era in grado di metterle in pratica mal ridotto com'era. 

Probabilmente i suoi amici non erano abbastanza coraggiosi per agire senza la sua guida.

 Dopo aver corso per quasi cinque minuti, ed aver messo una buona distanza tra sé ed il gruppo di molestatori, Sabrina si sedette a terra per riprendere fiato.

 Il cuore le batteva con un ritmo forsennato e respirava affannosamente, non soltanto per lo sforzo fisico, ma anche per la paura.

 "Perchè devono capitare tutte a me? Non ho già abbastanza problemi con quei porci al locale? si domandò frustrata.

 Davanti a sé vide una lattina e per la rabbia la prese a calci mandandola in mezzo alla strada.

 Si decise a ripartire, ormai casa non era lontana, anche grazie a quella corsa inaspettata. 

Arrivò davanti al palazzo in cui abitava, inserì la chiave nella serratura del portone e lo aprì. 

Prima che potesse entrare del tutto, qualcuno le tappò la bocca e la trascinò fuori dal androne. 

L'aggressore le premeva con forza uno straccio sia sulla bocca che sul naso. 

Sabrina aveva entrambe le braccia bloccate e per quanto tentasse di liberarsi era tutto inutile. 

La morsa del braccio con cui l'uomo la cingeva era troppo potente. 

A quel punto Sabrina si accorse che lo straccio emanava uno strano odore che entrava con forza nelle sue narici. 

Si sentiva sempre più debole e la sua vista iniziò ad appannarsi. 

Qualsiasi sostanza contenesse quello straccio, era evidente che la stesse stordendo. 

In breve tempo smise di lottare e, senza accorgersene, perse i sensi.




   
 
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