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Autore: mart    16/03/2009    5 recensioni
Mi sarebbe piaciuto vederlo in quel prato insieme a Naruto, sotto il sole dell’estate. È uno dei miei sogni ricorrenti. In verità non ho mai conosciuto veramente Sasuke Uchiha, l’ultima volta che lo vidi fu qul giorno al cimitero. Non mi ha mai chiamata e non uscimmo mai insieme. Preferì lasciarsi andare piuttosto che chiedere il mio aiuto. Spero vi piaccia!
[III^ classificata al Dramma Contest indetto da bacinaru]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Beh, devo dire che per essere il primo contest a cui partecipo, non è andata poi così male!! eheheh!
Spero vi piaccia, buona lettura!


A Marta ed Erica.
Due sostenitrici fantastiche, ma soprattutto due persone magnifiche.



Capitolo1

Un cigolio lieve e continuo, provocato dalla vecchia altalena posta nel cortile dell’istituto, accompagnava il leggero vento che da qualche giorno soffiava nella piccola cittadina. Stava arrivando l’autunno. Le foglie si disperdevano nei lunghi viali, infiammandoli con colori che andavano dall’acceso rosso, al tenue marrone caratteristico della stagione, il sole caldo dell’estate, si nascondeva abitualmente tra le nuvole grigie cariche di pioggia e il clima, prima confortevole, si era trasformato in una motivazione per rimanere in casa.
I bambini dell’orfanotrofio odiavano l’arrivo dell’autunno, poiché con il giungere del maltempo i maestri impedivano loro di uscire a giocare. L’unico ragazzino che amava quella stagione, era Naruto Uzumaki.
Nessuno era a conoscenza della motivazione e nessuno voleva conoscerla. Forse nemmeno lui la conosceva di preciso, ma quei colori così vivaci gli facevano tornare in mente una cascata di lunghi capelli rossi. Un vago ricordo… forse di una donna, di cui non conosceva nulla.
Il pennello, inzuppato di vernice, venne sfregato nuovamente sulla parete dell’istituto lasciando una lunga scia arancione. Era passata mezz’ora da quando aveva iniziato a scarabocchiare il muro, eppure nessuno si era accorto del guaio che aveva combinato, o almeno della sua mancanza.
Il cigolio del gran cancello di ferro attirò la sua attenzione, fermando così la fine dell’immensa opera arancione, rappresentante la caricatura della direttrice. Una macchina di gran classe stava percorrendo il sentiero in ghiaia, provocando dei piccoli schioppi e fermandosi proprio davanti alla “vecchia” Tzunade.
“benvenuto…” sentì la donna accogliere il nuovo arrivato, che in quel momento stava scendendo dalla macchina. Era un ragazzino smorto e tetro, somigliante molto ad un cadavere. I capelli scuri spettinati contornavano il viso dalla pelle chiarissima, le gambe pallide facevano la loro comparsa dai pantaloncini scuri, inappropriati dato il clima, e gli occhi neri come la pece, scrutavano torvi il luogo in cui avrebbe dovuto vivere per diversi anni. Con scrupolosa attenzione il nuovo arrivato osservò i visi dei bambini dietro i vetri sporchi delle finestre: sguardi malinconici, altri interessati dalla sua presenza, certi scontrosi. Le pareti dell’edificio, un tempo bianche, possedevano uno strano colore grigio, ma a differenza di tutte le altre, una parete catturò la sua attenzione. Una grande macchia arancione si stagliava su di essa e uno strano ragazzino biondo lo guardava impugnando l’arma del “delitto”.
Tutto in lui sprizzava allegria: dai vivaci occhi azzurri ai capelli color del grano, dal sorriso in mostra al carattere solare. Sembrava fuori luogo in quell’orfanotrofio così cupo. Seguendo lo sguardo del ragazzino, la donna inorridita urlò “NARUUUUUTTTTTTTTTOOOO! NEL MIO UFFICIO, IMMEDIATAMENTE!” con passi svelti, nonostante i tacchi vertiginosi, la donna si avvicinò al ragazzino afferrandolo con facilità per un orecchio e trascinandolo su per le scale dell’ingresso.
“ma nonna tzunade…” cercò di replicare.
“NON CHIAMARMI COSì!” lo rimproverò la donna stringendo la presa.
“uff!” sbuffò gonfiando le guance “volevo solo farti un ritratto! Ehi…ma quello chi è?” chiese indicando il nuovo arrivato.
“ah già…Sasuke, vieni con me!” ordinò al moro, tirando nuovamente l’orecchio del ragazzino e brontolando qualche rimprovero, che non arrivò mai alle orecchie del biondino troppo preso a osservare Sasuke “piacere Naruto Uzumaki!” proruppe Naruto mostrando la dentatura perfetta.
A quelle parole però, il viso del moro non fece una piega, lo fissò per qualche secondo per poi voltare lo sguardo verso qualcosa di più interessante.
“ma che modi!! MA CHI TI CREDI DI ESSERE?!?” sbottò, l’altro puntando un pugno in direzione dell’Uchiha.
“SMETTILAA!” urlò Tzunade strattonando più forte l’orecchio, ormai in fiamme, provocando altri lamenti e proteste, mentre Sasuke li osservava pochi passi più indietro impugnando una piccola valigia.
“eccoci qui!” esclamò la direttrice lasciando Naruto e dirigendosi all’interno della sua camera. Il disordine regnava sovrano in quella piccola stanza, i cui unici mobili di arredamento erano due letti, un armadio, una scrivania e un comodino sommerso da ciotole e ciotole di ramen, molto probabilmente prese di nascosto da Ichiraku, il cuoco della mensa, nei momenti di fame insaziabile. Come se ci fosse stata un’esplosione, per tutta la camera giacevano magliette rovesciate, pantaloni avvolti su se stessi, calzini penzolanti dalla scrivania e mutande che s’intravedevano da sotto il letto. “Questa è la tua stanza! Mi dispiace per il disordine, Naruto provvederà subito!” disse spostando una maglietta dal secondo letto presente nella camera.
“come sarebbe??questa è la mia camera! Non voglia dividerla con questo qui!” si ribellò indicando lo sconosciuto.
“tu fai quello che ti dico io! E ora PULISCI!” minacciosa la donna uscì dalla camera, sbattendo dietro di se la porta. Stranamente, senza dire una parola, Naruto si accostò al futuro letto di Sasuke e, prese tutte le sue cose, si avvicinò all’ampio armadio vicino al suo letto, ma non prima di aver lanciato al moro uno sguardo minaccioso. Sasuke raggiunse il suo letto indifferente, appoggiando sopra di esso la piccola valigia contenente i suoi averi e aprendola, ne rovesciò il contenuto: vestiti, libri e una foto raffigurante una donna seduta in compagnia di due bambini.
I capelli della donna ricadevano fluidi, sfiorandole le spalle e il suo viso felice, sorrideva in direzione dell’obbiettivo. Sulle sue ginocchia un bambino di circa cinque anni la osservava con espressione di pura felicità, mentre dell’altro ragazzino rimaneva solo il busto e le braccia incrociate su di esso. Un quadratino, ritagliato in corrispondenza del viso dell’altro ragazzo, catturò l’attenzione del biondino. Era curioso di sapere chi fosse, ma come se gli avesse letto nel pensiero, Sasuke si voltò, guardandolo minaccioso. Seguendo il suo carattere impetuoso gliel’avrebbe chiesto, ma in quel momento, era meglio non chiedere!

Rispettò il mio volere, in quel momento non mi chiese di quella foto. Invece, lo fece esattamente due anni dopo e lì dovetti confessare! Gli raccontai di mia madre, delle sberle di mio padre e del crimine di Itachi. Ero ancora un bambino per capire perché uccise i nostri genitori, l’unica cosa di cui ero a conoscenza era che non ero più solo.
Avevo un amico.
Avevo Naruto.

“ehii! Guarda chi abbiamo qui…il fratello dell’assassino!” un gruppo di ragazzi si posizionò davanti a Sasuke, che stava perlustrando la scuola. Era lì da una settimana e non aveva fatto altro che discutere con la “testa quadra” con cui doveva condividere la stanza.
Risate vibrarono nell’aria, fin che il suo sguardo freddo e distaccato non incontrò quelli derisori dei quattro ragazzi “lasciatemi passare!” disse scontroso il ragazzino.
“vuoi fare il duro, moccioso?!” esclamò uno dei ragazzi, guardando scontroso il viso indifferente del bambino e prendendolo per il colletto della maglia “Ma non ne avrai tanta voglia dopo la bella lezione che ti daremo!” un pugno arrivò sul suo viso, creando un certa distanza tra lui e i quattro bulli.
“SUKIMA! Lascialo stare!” Naruto Uzumaki con un ghigno di sfida si mise davanti a Sasuke proteggendolo “beccati questo!” un sasso colpì Sukima sul viso, piegandolo in due dal dolore e facendolo sbraitare.
“me la so cavare anche da solo…” disse scontroso Sasuke guardando malamente il biondino e tenendo una mano premuta sulla mandibola “testa quadra!”
“COME MI HAI CHIAMATO!?!?” alterato Naruto agitò un pugno in aria iniziando a sbraitare “se non era per me a quest’ora quello ti avrebbe fatto fuori!! È così che mi ringrazi baka?!”
“io non ho chiesto il tuo aiuto…” ma il resto della frase venne interrotto dai continui gemiti di Sukima.
“capo si sente bene??” Mizuki si avvicinò al ragazzo, per poi rivolgersi minaccioso a Naruto “ecco perché nessuno si avvicina a te e sei da solo come un cane! Sei un mostro!” lo sguardo di Naruto si oscurò abbassandosi. Aveva sentito molte volte quelle parole, eppure sentirle di nuovo faceva ancora male “forse è per questo che i tuoi genitori ti hanno abbandonato. Non mi stupisce che siano morti!”
“SMETTILA!” un urlo proruppe contro il diciassettenne zittendolo. Sasuke Uchiha si era ripreso, e dopo essersi alzato e posizionato alla destra del compagno, prese dalle sue mani la fionda. Poco dopo, un sasso un po’ più grande del precedente colpì Mizuki, che si accasciò, dopo pochi minuti, sul pavimento freddo del corridoio.
Naruto, basito, fissò il compagno per qualche secondo, fin che quest’ultimo non si voltò in direzione della loro camera.
“andiamo!” ordinò Sasuke, voltandosi a guardare per l’ultima volta gli avversari.
“Naruto…” pronunciò, attirando l’attenzione del biondino “…grazie” bisbigliò al compagno, iniziando ad incamminarsi verso la loro stanza. Stupito Naruto lo osservò allontanarsi. Non era più solo.
“aspetta!” raggiunse Sasuke in un attimo, e lasciando i nemici alle spalle iniziò a parlare “per un momento ho pensato che ti avrebbe massacrato! Meno male che ci sono io!! A quest’ora…”.

Questo fu l’inizio dello strano rapporto che nonostante tutto ci lega ancora adesso. Molti lo riconoscono come un profondo rapporto di amicizia, ma a noi ci volle un po’ di più per identificarlo così…orgogliosi e presuntuosi com’eravamo!
Eri il mio unico amico, e lo sarai per sempre.

“sasuke…”
“…”
“potrai sempre contare su di me!”




capitolo 2
6 anni dopo

“sas’ke!” con aria spensierata Naruto entrò nella stanza, esclamando il nome dell’amico e sdraiandosi sul letto con lo sguardo perso nel vuoto.
“che c’è testa quadra?” chiese Sasuke alzando lo sguardo dal compito di italiano e osservando meglio l’amico “Ichiraku ti ha dato una doppia porzione di ramen?” disse canzonatorio.
“no…” disse sospirando continuando a fissare il muro in maniera bizzarra “ho visto una ragazza bellissima…”
“definisci ‘bellissima’?” chiese curioso. La curiosità era una delle poche caratteristiche che non erano mutate nel suo carattere, oltre alla presuntuosità e ai capelli, per il resto tutto in lui era cambiato. Il fisico gracilino, si era modellato e tonificato, gli occhi tristi e minacciosi avevano ricevuto quel pizzico di felicità necessaria per addolcirli lievemente e l’apparato vocale aveva ripreso la sua normale funzione. “è fantastica: stupendi occhi verdi, fisico perfetto, capelli lunghi e rosa…” iniziò a descrivere la ragazza con entusiasmo, fin che Sasuke non lo interruppe “rosa??” chiese stupito.
“lo so, sembra strano…ma devi assolutamente vederla!! Viene a scuola con noi..e mi pare un po’ strano non averla mai notata…” esclamò mettendosi in posizione seduta.
“con quei capelli, come fai a non notarla?” esclamò ironico il compagno.
“la amo..” sospirò il biondino rigettandosi sul letto e riprendendo la faccia da ebete, senza ascoltare i commenti beffardi dell’amico. Un sorriso si dipinse sul volto dell’Uchiha, prima di voltarsi e continuare il tema. L’indomani avrebbe conosciuto colei che sarebbe rimasta per sempre l’amore di Naruto, colei che avrebbe accompagnato l’amico nelle viscere della disperazione con un solo rifiuto, colei che con un piccolo sorriso avrebbe reso la vita del compagno il paradiso e colei che avrebbe scortato il cuore di Naruto fino alla fine dei suoi giorni.

L’aria mattutina nel cortile della scuola era inebriata dalle voci e dalle risate degli alunni, che con tranquillità aspettavano il suono della campanella. Chi ripassava per un interrogazione, chi chiacchierava allegramente con i compagni e chi, come Naruto, cercava con lo sguardo la ragazza dei suoi sogni. Agitato, scrutava la massa di persona alla ricerca di una chioma rosa, mentre Sasuke camminava tranquillo al suo fianco, attirando su di se gli sguardi e gli urli eccitati delle ragazzine.
“è lei!” trionfante Naruto indicò senza tanti problemi la ragazza. Era proprio come gliel’aveva descritta, il problema era che lui non ci trovava niente di interessante. Di sicuro i capelli rosa erano un po’ bizzarri, ma erano solo un modo per attirare l’attenzione su di se, come la maggior parte della fauna femminile. Sentendosi osservata, smise di chiacchierare con una delle sue amiche, si voltò nella loro direzione, incontrando così lo sguardo perforante dell’Uchiha, e arrossì imbarazzata. La risatina che ne seguì e la chiaccherata intensa con l’amica, non migliorarono il parere che Sasuke aveva di lei. Proprio come sospettava! La solita ragazzina viziata, che si basava sull’apparenza. Impassibile, si voltò continuando a camminare, mentre imbambolato Naruto continuava a fissare la ragazza.
Poche ore dopo, durante l’intervallo, Naruto aveva costretto l’amico ad accompagnarlo a conoscere la donna della sua vita. Stavano di nuovo camminando nel cortile della scuola, in direzione di un grosso albero dove un gruppo di ragazze sghignazzanti li indicava eccitate e imbarazzate. Arrivati a destinazione, sette paia di occhi erano puntati su di loro e quando Naruto, stranamente imbarazzato, salutò la ragazza interessata, un “ ciao!” causato dal coro di voci femminili, si propagò per tutto il cortile, facendo voltare metà delle persone presenti. La ragazza dai capelli rosa fissava di sottecchi il bel moro, pensando nel suo subconscio che era venuto per lei, ma la sua espressione mutò quando fu Naruto a parlare “ piacere sono Naruto Uzumaki! E tu?” le stava tendendo una mano e perplessa gliela strinse dicendo poco convinta “Haruno Sakura”.
Il viso del biondino si illuminò ripetendo mille volte nella sua mente il nome della ragazza. “e… tu sei Sasuke Uchiha! Vero?” esclamò Sakura, spostando la sua attenzione su Sasuke, che indifferente osservava la scena.
“ domanda inutile! lo sai già il mio nome!” A quella frase la ragazza arrossì ancora di più e, non accorgendosi della nota derisoria e spregevole presente nelle parole del moro, continuò a parlargli “beh…ti volevo chiedere se…avevi la ragazza?” chiese con lo sguardo leggermente alzato, in attesa del responso del giovane “no, non ce l’ho la ragazza…” rispose lasciando in sospeso la risposta e con uno sguardo gelido proseguì “…ma non uscirei mai con te!” Il sorriso che si estendeva pochi attimi prima sul viso della ragazza, si dileguò in un secondo, lasciando posto ad una serie di gesti: il mordersi un labbro, gli occhi verdi lucidi, l’abbassamento dello sguardo e il portarsi le mani sul viso.
“andiamo Naruto!” sorpreso il biondino riuscì a formulare solo poche parole prima di dileguarsi insieme al compagno “mi dispiace!”

In quel momento pensai che non gli avrei più rivolto la parola. Lei non voleva me, voleva te! Ma non mi arresi, non mollai…non era nel mio carattere e non lo sarebbe mai stato!
Il suo rifiuto non m’ intimorii, continuai imperterrito a cercarla, a parlarle, a osservarla…avrei potuto sembrare un rompipalle, ma ero innamorato di lei, e lo sarei stato per sempre!

“Naruto Uzumaki!” la voce atona dell’infermiera di turno pronunciò il suo nome e indicandogli una stanza se ne andò lasciandolo in compagnia del dottore. La stanza in cui entrò possedeva gli stessi colori spenti e monotoni dell’ospedale, fatta eccezione di due poltroncine rosse. Sulle pareti bianche erano appesi diplomi, lauree e schemi anatomici di vari apparati. Un lettino, rivestito di carta bianca ruvida, affiancava un piccolo scaffale pieno zeppo di libri e un mobiletto trasparente contenente vari strumenti e pomate.
“salve!” salutò Naruto cortesemente “ buongiorno! Come ti senti oggi?” chiese il dottore con un sorriso finto. Lo usava sempre per incoraggiare i pazienti, ma quando doveva dare brutte notizie, soprattutto a persone così giovani, quel sorriso non durava che pochi minuti.
“abbastanza bene…” rispose il ragazzo, sedendosi sulla poltroncina rossa posta davanti alla scrivania del dottore, mentre il medico distoglieva lo sguardo, cercando tra le varie carte la cartella del paziente. Seguirono momenti di assoluto silenzio, prima che il dottore iniziasse a parlare “Naruto…devo darti una notizia. Non è facile...ma gli esami dimostrano che…” le parole che seguirono fecero sussultare il biondino. Si portò le mani tra i capelli, sentendosi improvvisamente la testa pesante, gli occhi azzurri spalancati fissavano il pavimento alla ricerca di qualche spiegazione. Non era possibile! Un tumore! Perché a lui? Perché? “…in questi anni il tumore è cresciuto e la chemioterapia sarebbe inutile. Naruto…” preoccupato il dottore pronunciò il nome del ragazzo, non potendo far altro che assistere alla scena. Odiava quell’aspetto del suo lavoro: rivelare alle persone il tempo rimanente da vivere…era straziante.
“n-non c’è più niente da fare?” chiese titubante e allo stesso tempo speranzoso Naruto “n-non può essere cu-curato” le lacrime premevano sugli occhi “no. Non c’è più niente da fare…mi dispiace!” rispose il medico abbassando lo sguardo.
“Quanto mi resta?” la domanda lampo spiazzò il dottore, che però aveva la risposta pronta“ massimo due anni”
La risposta scosse il ragazzo, che si prese la testa tra le mani. Com’era possibile? Era così giovane! Doveva sapere! “dottore…”disse guardando il medico negli occhi “ perché ho questo tumore?”
“potrebbe essere dovuto da una causa genetica oppure..” spiegò il dottore che però venne interrotto dal ragazzo “va bene così!”
Improvvisamente il ragazzo si alzò dalla poltrona frastornato, si avvicinò al dottore stringendogli la mano e sorridendogli tristemente sussurrò un ringraziamento, prima di uscire dalla stanza.
“Naruto aspetta!” urlò il dottore, attirando lo sguardo delle persone presenti in sala d’attesa e notando l’assenza di una zazzera bionda e due vivaci occhi azzurri.
Intanto, uscito dall’ospedale, Naruto si guardò intorno e notando Sasuke ascoltare il suo i-pod appoggiato alla ringhiera, a grandi falcate si avvicinò a lui. Lacrime scivolarono leggere lungo il suo viso e vari pensieri affollarono la sua mente, aumentando i singhiozzi e le lacrime. Sasuke, alzò lo sguardo. Qualcosa non andava! Non riuscì però a chiedere niente all’amico, poiché un abbraccio lo catturò all’istante. Il collo del moro era stretto dalle braccia di Naruto, che tremante singhiozzava sulla sua spalla. Stupito e non sapendo cosa dire, contraccambiò l’abbraccio mentre un lieve rossore accompagnava il suo gesto.

Fu difficile accettare la notizia. Passarono due settimane prima che tutto tornasse parzialmente alla normalità, ma la consapevolezza che rimaneva così poco tempo da vivere premeva sulla loro coscienza come una spina nel fianco. I mesi passarono e Naruto aveva ritrovato il buonumore e i suoi pensieri ritornarono sulla bellissima figura di Sakura Haruno. Sasuke non era entusiasta dell’attrazione del biondino per la rosa. Lei non era la persona giusta per lui, ma dovette arrendersi all’evidenza e lasciarlo fare.
La sua teoria, però, si rivelò corretta quando l’Haruno si presentò all’intervallo sulla terrazza della scuola, il giorno in cui Naruto dovette rimanere in classe a parlare con l’insegnante di matematica.
“sasuke…” pronunciò il suo nome con estrema delicatezza, forse per timore o per imbarazzo, che però non riuscì ad impietosire Sasuke.
“ che vuoi?” chiese il moro, chiudendo il libro che stava leggendo.
“t-ti volevo chiedere scu-scusa per la domanda dell’altra volta…” disse titubante osservando il moro, che distratto osservava il cielo.
“posso farti io una domanda?” chiese Sasuke, ma non attendendo risposta pose il quesito “ cosa ne pensi di Naruto?”
“beh…fa sempre la parte di chi vuole intralciare le storie d’amore altrui e si diverte a vedere che mi faccio in quattro per te.” Abbassò ancora di più lo sguardo
“ Naruto non capisce nulla di me. È davvero insopportabile!” esclamò con una punta di cattiveria “ a me interessa solo essere apprezzata da te! Per piacerti farei di tutto! Perché… ti amo!” confessò con coraggio, guardando Sasuke negli occhi.
“quindi non hai interesse nei suoi confronti?” domandò atono il bel moro, alzandosi in piedi.
“cosa c’entra Naruto?” si irritò la ragazza “ è maleducato! Forse perché nessuno lo ha educato come si deve. Ho sentito che non ha mai avuto i genitori.” Lo sguardo di Sasuke s’indurì all’improvviso “può fare tutti i capricci che vuole! Se mi comportassi come lui, verrei sgridata dai miei!” gli occhi neri si strinsero in due gelide fessure “Beato lui! Non ha nessuno che gli dice cosa fare! È per questo che è così “
Finito il monologo, la voce fredda di Sasuke si librò nell’aria “la solitudine è un dolore che non ha nulla a che vedere con l’essere sgridati dai genitori!” A quelle parole fredde Sakura fissò incredula il ragazzo di fronte a lei, ma quelle che seguirono le spezzarono il cuore “ sei…insopportabile!” disse aprendo la porta e scendendo le scale, lasciando Sakura con il dolore del primo amore.


Non seppi mai della tua conversazione con Sakura, non avrebbe cambiato nulla. Ammetto che avrei voluto essere te per sentire lo sguardo di Sakura puntato addosso, ma adesso steso su questo letto d’ospedale mi rendo conto che non avrei mai potuto sopportare la tua scomparsa.
Sasuke…Ti voglio bene.

“naruto…”
“…”
“potrai sempre contare su di me!”

3 capitolo
2 anni dopo
Passati due mesi dalla morte del suo migliore amico, Sasuke si ritrovava, come d’abitudine in quel periodo, nel solito bar in cui tutte le sere si trascinava per ubriacarsi. Ingurgitava litri e litri d’alcolici per dimenticare, ma nulla cambiava: la solitudine lo accompagnava, la tristezza lo seguiva e la malinconia lo scortava. Aveva lasciato l’orfanotrofio, ma non perché aveva raggiunto la maggiore età, perché quel luogo era pieno di lui…del suo ricordo.
Lo vedeva in mezzo al cortile chiamarlo con allegria, in mensa a ingozzarsi di Ramen, nell’ufficio della preside mentre veniva sgridato o sotto un albero della scuola a osservare la sua adorata Sakura. Forse, a questo punto, era meglio rimanere da soli. Non avrebbe sofferto. Che egoista! Era meglio soffrire mille volte, che non averlo mai conosciuto.
Perché lui?
Scolò un quinto bicchiere di rum e in quel momento una chioma rosa attirò la sua attenzione. Era lei. Sakura. La sua Sakura.
Fu lei ad accorgersi del suo sguardo e fu sempre lei che con un sorriso si avvicinò al bancone, sedendosi sullo sgabello vicino al suo. Quella ragazza non sapeva niente e se ne fosse stata a conoscenza non gliene sarebbe importato molto.
“ciao..Sasuke!” vide le guance della ragazza imporporarsi di un leggero rossore. Aveva dimenticato quello che era accaduto sulla terrazza anni fa? Evidentemente si, le ragazze innamorate dimenticano in fretta i torti subiti! “ti presento le mie amiche: Ino..” una ragazza bionda fece capolino al suo fianco salutandolo vivacemente “mentre lei è Hinata!” la ragazza in questione mi fece un lieve sorriso e poi abbassò lo sguardo triste. Aveva già visto quello sguardo, ma dove? I suoi pensieri vennero però interrotti dalla voce leggermente più sicura della rosa “allora, come va? Sono due mesi che non ti vedo!”
“non lo sai vero?” il volto del moro si irrigidì, irritato “Naruto è morto!” rivelò freddo e schietto.
Il viso della ragazza tramutò radicalmente intristendosi e dopo qualche minuto riuscì a formulare una frase “ma…ma…io non lo sapevo!”
“come potevi saperlo se eri troppo impegnata a filare dietro a me, piuttosto che vedere la stanchezza e la malattia di Naruto!” la attaccò Sasuke, spaventandola.
“io…”
“sei una ragazzina viziata, capace di pensare solo a te stessa! Vattene, non voglio vederti mai più!” disse malevolo il moro, sfogando la sua frustrazione sulla ragazza, che in lacrime si allontanò con Ino verso l’uscita. Non aveva mai ceduto alla rabbia, ma faceva così male il ricordo di lui!
All’improvviso sentì qualcosa sfiorargli il braccio, era la ragazza dagli occhi chiarissimi. Aveva alzato leggermente lo sguardo e incontrando lo sguardo dell’Uchiha sembrava avesse capito quello che provava, forse perché l’aveva provato anche lei.
Un sorriso. Triste, malinconico, addolorato, ma allo stesso tempo dolce e comprensivo. La rabbia dell’Uchiha si acquietò, ricordandosi dove aveva notato quegli occhi, quel rossore perenne sulle guance candide e i lunghi capelli scuri.
Era la ragazzina che scorgeva sempre dietro gli alberi o agli angoli dei corridoi, quella che ogni volta che incontrava lo sguardo di Naruto assumeva un color rosso pomodoro, era la ragazzina che faceva visita al cugino in orfanotrofio e che prendeva in ogni momento di visita l’occasione di spiare il bel biondino.
Naruto non aveva mai notato la sua presenza, ma a lei andava bene così: guardarlo e ammirarlo da lontano. Forse lo amava. Di sicuro gli voleva bene, anche se non gli aveva mai rivolto la parola, ed è per questo che solo lei poteva capire quello che provava Sasuke, o almeno parzialmente.
Lui, aveva perso il suo migliore amico, lei, il suo eroe.
Si sentiva strano, forse un po’ stordito, provava qualcosa dentro lo stomaco…era causato forse dalla vicinanza della ragazza? Impossibile! Non aveva mai creduto al colpo di fulmine. Lo stomaco si rivoltò stranamente…esisteva l’amore a prima vista? Ma la nausea lo colpì all’improvviso…no, non era l’amore. Era la sbronza!

Erano le prime ore dell’alba quando Sasuke si svegliò sulle piastrelle gelate del bagno nella villa di famiglia. Si, era ritornato in quella casa. Nulla era cambiato, era esattamente come l’aveva lasciata nove anni fa, senza però i corpi senza vita dei suoi genitori in mezzo al salotto e investigatori che frugavano per tutta la casa.
Non ricordava quasi niente della sera precedente, a parte quella ragazza. Hinata. Lo aveva accompagnato lei a casa?
Si alzò dal pavimento freddo e reggendosi a malapena in piedi si diresse verso le scale, ma la ricerca venne fermata dalla voce del maggiordomo, che in quegli anni si era preso cura della casa.
“Signore…state cercando qualcosa?” chiese George con la massima discrezione “ehm…chi mi ha accompagnato…” cercò di chiedere, leggermente frastornato.
“la signorina Hyuga è andata via qualche ora fa e le ha lasciato questo!” esclamò il maggiordomo, interrompendo Sasuke, che incuriosito si avvicinò all’uomo e prese in mano il biglietto che gli porgeva. C’era scritta solo una frase e un numero di telefono: “se hai bisogno di me, chiamami…”
Non l’avrebbe chiamata, non aveva bisogno della pietà degli altri. Soprattutto di una stupida ragazzina.
Eppure quando la rivide settimane dopo, si pentì di non averla chiamata. Era lei che aveva bisogno del suo aiuto. La vide inginocchiarsi sulla tomba di Naruto e sfiorare con infinita dolcezza il viso immortalato sulla lapide. Un grande mazzo di girasoli, spiccava allegro dal piccolo vaso smunto posto sulla tomba, facendo invidia ai puri gigli bianchi e ai tradizionali crisantemi. Attiravano l’attenzione con i loro petali solari, proprio come lui.
Si accostò silenzioso alla ragazza, che sentitasi osservata si voltò, scoprendo gli occhi rossi e lacrimanti. “c-ciao…” disse timida, mentre si asciugava velocemente le lacrime. Sasuke si aspettò un rimprovero per non averla chiamata, oppure una delle solite domande stupide di come si sentisse, ma per sua grande sorpresa rimase in silenzio anzi, si alzò sussurrandogli “ti lascio da solo…”
E così fu. Rimase da solo, e per molto tempo.

“ Perché piangi?” Sussurrò stanco il biondino, sdraiato sul letto candido. Sasuke accanto al suo letto, stringeva la mano dell’amico, mentre le lacrime scivolavano lungo le sue guance pallide. Era strano per Naruto vedere l’amico piangere, eppure in quel momento straziante, non poteva far altro che sorridere e scherzare.
“stai diventando una femminuccia a furia di venire a trovarmi!” disse sarcastico e del tutto fuori luogo. “piantala!” gli ordinò l’amico, asciugandosi le lacrime e stringendo la presa sulla mano di Naruto. Ormai era giunto il momento di dirgli addio. Il dottore che si occupava del caso l’aveva avvertito: non avrebbe superato la notte. Segni neri sotto agl’occhi, evidenziavano le notti insonni, il viso scarno e lo scarso appetito, non erano da lui e negli occhi azzurri si riusciva a malapena a notare la piccola scintilla che un tempo li vivacizzava.
Soffriva terribilmente, ma dalle sue labbra screpolate e senza colore non usciva neanche un lamento. “sasuke…Sakura è venuta?” chiese speranzoso il biondino. In lui albergava l’idea che Sakura si era finalmente accorta della sua presenza, ma non era così.
Non era venuta e non era a conoscenza della situazione del biondino, ma il moro preferì mentire “sta arrivando!”
Un sorriso stanco curvò leggermente le labbra di Naruto “lo sai…che…ti voglio bene!” disse piano e respirando profondamente, riposando un attimo gli occhi. “anche io ti voglio bene,baka…ora stai zitto e risparmia le forze!” disse sasuke, mentre altre lacrime si accumulavano negli occhi neri.
Riaprì gli occhi azzurri poco dopo e osservandoli Sasuke capì che era giunto il momento. “ricordati…di me!” sussurrò lentamente, mentre la presa della mano si faceva più lenta “come faccio a dimenticarmi di te!” esclamò agitato Sasuke, mentre gli occhi del biondino si chiudevano lentamente “Naruto!” lo chiamò il moro.
Non si può fermare la morte, che lentamente oscurava gli occhi azzurri, fermava il lieve respiro e lasciava la mano inerme in quella dell’amico.
Un unico sospiro uscì dalle labbra screpolate prima di spirare “Sasuke…”

Le api giravano con monotona insistenza tra l’erba alta producendo un cupo ronzio, mentre una farfalla volteggiava leggiadra sopra i piccoli dischi dorati con le piume bianche. In mezzo a quella distesa di margherite e insetti, sdraiato sui delicati fili d’erba, Sasuke osservava le piccole nuvole che, come matasse aggrovigliate di lucida seta bianca, andavano alla deriva nella cavità turchese del cielo estivo.
Stava aspettando qualcuno.
Un altro anno era passato e con il passare dei mesi era giunto anche il 23 Luglio. Il suo compleanno. Un tempo l’avrebbe festeggiato con lui a passeggiare per le strade della città con un gelato, ma quest’anno aveva deciso di festeggiare il suo compleanno in quella radura. Non che gliene importasse un gran che, ma LEI stranamente aveva insistito così tanto che alla fine cedette.
Era strano come il loro rapporto si era evoluto dopo quel giorno al cimitero. Passarono mesi prima che alzasse la cornetta e la chiamasse, eppure la sua figura timida e delicata non l’aveva lasciato un attimo. Aveva preso il biglietto che George con premura aveva appeso sulla bacheca in cucina e la chiamò, le chiese di uscire e lei accettò.
Da quel giorno le uscite si intensificarono anche solo per vedersi e rimanere in silenzio, confortati dalla presenza dell’altro. Superarono insieme il dolore per la morte di Naruto, ed ora il parlarne era diventato più semplice.
Una libellula lunga e sottile, come un filo azzurro, fluttuò nell’aria con le sue ali di garza, interrompendo la raffica di ricordi che invadevano la mente del ragazzo. Una leggera brezza aveva iniziato a sfiorargli il viso e istintivamente chiuse gli occhi rilassandosi. Li riaprì poco dopo chiamato da una fievole voce
“sasuke-kun…” incontrando due perle a lui molto note. Hinata lo stava chiamando, guardandolo leggermente chinata e con il rossore perenne che aleggiava sulle candide guance.
“ti ho detto mille volte di non chiamarmi così…” la rimproverò il ragazzo. Un lieve scusa fuoriuscì dalle labbra rosee e il rossore aumentò notevolmente “…per te, solo Sasuke!” disse lui indifferente richiudendo gli occhi scuri con assoluta calma e indifferenza, ma non prima di aver notato il dolce sorriso che albergava sulle labbra della Hyuga. Un fruscio alla sua destra e un leggero tocco al braccio, gli segnalarono che Hinata si era sdraiata al suo fianco.

Mi sarebbe piaciuto vederlo in quel prato insieme a Naruto, sotto il sole dell’estate. È uno dei miei sogni ricorrenti. In verità non ho mai conosciuto veramente Sasuke Uchiha, l’ultima volta che lo vidi fu qul giorno al cimitero. Non mi ha mai chiamata e non uscimmo mai insieme. Preferì lasciarsi andare piuttosto che chiedere il mio aiuto. Ebbi sue notizie quando al telegiornale, la giornalista, annunciò la cattura di un pericoloso ricercato: Itachi Uchiha. Sarebbe stato condannato a morta una settimana dopo.
Era suo fratello! Il giorno dopo mi ritrovai a camminare nella via dove villa Uchiha si innalzava imperiosa. Volevo aiutarlo. Chiesi di lui a George, ma mi disse che non era in casa. Ricevetti la stessa risposta il giorno dopo, e anche il giorno dopo ancora. Poco tempo dopo scoprii che passava le sue giornate in un appartamento di periferia, dove spacciava e consumava dosi massicce di droga. Era definitivamente solo: il suo migliore amico gli era stato portato via, suo fratello aveva ricevuto la giusta pena per il reato commesso e io ero stata allontanata a causa del suo orgoglio. Era difficile, ma non sarebbe tornato indietro. Aveva scelto la via più semplice: una bella dose di eroina nelle vene. Peccato che questo gioco durò poco.
In quello stesso appartamento, mesi dopo, trovarono il corpo in fin di vita di Sasuke. Un overdose.
Non raggiunse l’ospedale. Si spense durante il viaggio in ambulanza, sussurrando per l’ultima volta il nome dell’amico

“Naruto…”


Lo so! forse è un po' troppo smielata! vorrei veramente sapere cosa ne pensate, mi sarebbe molto utile conoscere il vostro parere!!
^_____________________^ GRAZIE!
P.S volevo aggiungere (solo per precisare!) che ho deciso di non dividere i capitoli, solo per farvela leggere tutta insieme! Non volevo tenervi sulle spine!

  
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