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Autore: whenyouwishuponastar    24/01/2016    0 recensioni
Erano passati centinaia di anni da quando-da Alec.
Molti ricordi erano ormai sbiaditi nella sua mente, altri lo avrebbero fatto presto, ma una cosa era sicuro che non sarebbe riuscito a dimenticarla mai: i suoi occhi.
Erano sempre rimasti gli stessi, da quando l’aveva conosciuto, poco più che diciottenne, fino al giorno in cui si era spento. Grandi, profondi e di un azzurro sensazionale, intenso ma non troppo.
[one-shot ispirata alla poesia "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" di Pavese]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.


 



Si era spesso chiesto come fosse, la morte.
Se ci fossero campi erbosi immensi o fiamme infernali, se si rincontrassero i propri cari o se semplicemente si finisse di essere, rinchiusi in un sonnellino eterno.
Ci pensava raramente, ma quando ci pensava sentiva un brivido dentro, perché sapeva che prima o poi sarebbe arrivata, ma non aveva idea del quando. Sarebbe potuto accadere cinque minuti dopo come due millenni, e il solo pensiero lo destabilizzava.
Gli piaceva pensare che si sarebbe ritrovato in un altro universo, in un’altra forma, e tutto sarebbe ricominciato daccapo, un ciclo continuo di esistenze e avvenimenti, gioie e paure.
In un certo senso, quindi, l’aspettava.
Ciò non significa che quando arrivò era pronto.

Erano passati centinaia di anni da quando-da Alec.
Molti ricordi erano ormai sbiaditi nella sua mente, altri lo avrebbero fatto presto, ma una cosa era sicuro che non sarebbe riuscito a dimenticarla mai: i suoi occhi.
Erano sempre rimasti gli stessi, da quando l’aveva conosciuto, poco più che diciottenne, fino al giorno in cui si era spento. Grandi, profondi e di un azzurro sensazionale, intenso ma non troppo. La sua ancora. L’ancora che l’aveva mantenuto stabile per anni, a cui si affidava nei momenti di difficoltà e che era sempre stata lì per lui in caso di necessità.
Con il passare del tempo aveva sviluppato una dipendenza da Alec quasi insana: ricordava bene gli ultimi anni di vita del compagno, quando non passava momento in cui i due non stessero vicini e, se ciò accadeva, Magnus si ritrovava con le lacrime agli occhi, la mente popolata da immagini scabrose. Si sentiva così vecchio e aveva così tanta paura.
Ricordava di essersi chiesto più e più volte cosa sarebbe accaduto se non avesse incontrato il suo Nephilim alla festa quella notte, o se non fossero più tornati assieme dopo uno dei loro innumerevoli litigi. Un giorno aveva espresso il pensiero ad alta voce, mentre vegliava al capezzale di Alec: pensava l’uomo stesse dormendo, invece lo vide aprire gli occhi e dirgli, sorridendo leggermente:-Ci saremmo conosciuti comunque. Magari non qui, non in queste circostanze, ma sarebbe successo. Due anime come le nostre sono difficili da tenere lontane.


Era stato difficile, superare la sua morte.
Ricordava i giorni successivi come fossero un sogno: lo sgomento, l’incredulità, e quando finalmente si era reso conto di cosa fosse successo, il dolore, pungente come aghi. Ricordava come lui e Max avessero pianto l’uno nelle braccia dell’altro, e come fosse stato difficile addormentarsi con la consapevolezza che non avrebbe rivisto Alec mai più.
Che Alec non era più.
Ricordava Tessa, che era stata con lui e l’aveva lasciato piangere come un bambino, con la testa appoggiata nell’incavo del suo collo, stringendolo forte. Avevano parlato di Alec, e di Will e di Jem; di come fosse difficile, essere immortali, ma anche bizzarro e meraviglioso; di come il mondo cambiasse ogni minuto e a vista d’occhio, e non in meglio.

Con il tempo la ferita si era ricucita, ma mai del tutto risanata: Magnus sapeva, dentro di sé, che non sarebbe mai riuscito a dimenticare Alec, e che sì, avrebbe potuto amare ancora (come il compagno gli aveva raccomandato più e più volte di fare, triste ma dannatamente altruista come al solito) ma mai nello stesso modo, intenso, forte e pacifico, con cui aveva amato quel Lightwood dagli occhi azzurri.



Successe velocemente. Quasi non se ne accorse.

Era nel mezzo di una battaglia, un’ennesima dannatissima guerra da cui non era riuscito a scappare. Non ricordava contro chi stesse combattendo, e in realtà non gliene importava granché. Era più facile fare a pezzi qualcuno se non conoscevi il suo nome.

Successe tutto in un attimo. Quasi non se ne accorse.

Sentì una pressione nello spazio fra le scapole, poi un dolore lancinante.
Cadde a terra.
Vide per un attimo il cielo sopra di lui, di un azzurro sensazionale e intenso e bellissimo.

Poi più nulla. O no?








Angolo autrice
Non pubblico da più di sei mesi e me ne vergogno tanto lol
E nulla, spero vi piaccia. Vi invito a leggere tutta la poesia di Pavese perché è davvero meravigliosa, e ringrazio la pagina Facebook Malec Italia che con un suo post mi ha fatto venire l'ispirazione <3
   
 
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