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Autore: xingchan    24/01/2016    4 recensioni
“Ed Elanor è un po’ come se fosse anche figlia vostra.”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elanor, Frodo, Rosie Cotton, Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Addio a un fiore

 

Il primo vagito in casa Baggins dopo decenni si udì il venticinque di marzo del 1421 del Calendario della Contea sul nascere del giorno, proprio nel momento in cui Frodo aveva finito di scrivere della distruzione dell’Anello del Potere sul libro di Bilbo.

Frodo ricordava Sam che con le mani tremanti dall’emozione segnava la data sul libro genealogico della sua famiglia, commentando quanto fosse importante per lui quel giorno.

Frodo non si era mosso dalla sua scrivania. Sentiva una tenue e dolce sensazione di ritorno ad una nuova vita ormai rada dell’ebbrezza gioiosa di un tempo, ma pregna della promessa di un risveglio. Il grigiore delle nuvole cariche di pioggia stava pian piano sostituendosi con un raggio di sole dopo l’altro, raggi sempre più fulgidi, sempre più luminosi.

Ogni giorno prometteva di essere sempre più bello, perché era così che vedeva Frodo in quella casa senza di lui: una famiglia colma di bambini - molti, tanti bambini Hobbit di cui uno avrebbe portato il suo nome. Non c’era traccia di loro, eppure li aveva visti - e una Contea per sempre rigogliosa. E ci sarebbe stata lei a rappresentare il rifiorire dell’armonia: Elanor, chiamata come il fiore stella più bello che lui avesse mai visto nella sua vita. Non aveva esitato un attimo a darle quel nome dal momento in cui Sam gli aveva chiesto consiglio.

“Venite, signore. Elanor e Rosie vi stanno aspettando.”

Era seduto alla scrivania come al solito, la penna intinta nell’inchiostro in procinto di lasciare il suo passaggio sulla carta.

“Sono occupato, Sam” rispose evasivo.

Loro erano così felici, e più loro erano felici più lui se ne sentiva estraniato. Era una felicità remota, come se avesse un’ importanza diversa da quella che lui le aveva attribuito. Non aveva mai pensato di sposarsi, men che meno di avere figli. Piuttosto, aveva pensato di vivere serenamente scapolo, attorniato dagli amici di sempre custodendo il lascito che Bilbo gli aveva affidato. Ma era subentrato un potere più grande di lui, e da allora le belle prospettive di una vecchiaia serena si erano dissipate come gli ultimi rivoli di fumo di un braciere, e le vecchie ferite non facevano altro che ricordarglielo.

Scrisse un pensiero subitaneo e avvicinò la penna al calamaio per intingerla nuovamente. Fissò gli occhi sul Libro, ma Sam era ancora lì, e insistette una seconda volta. Per lui era impensabile non renderlo partecipe della sua felicità. E Frodo decise di accontentarlo.

La sedia a dondolo in giardino che spesso soleva occupare Bilbo nelle sue lunghe e solitarie meditazioni ospitava ora una raggiante Rosa fra le braccia. Accorta della sua presenza, Rosa si alzò andandogli incontro con gli occhi lucenti di gioia.

Una nuova generazione, saettò nella mente di Frodo. Quante ne aveva viste di generazioni, quella sedia? E adesso, quante ne avrebbe viste ancora? Altre dieci o cento, con altri Gamgee a popolarne le pareti, a tramandarne la storia ad una lunga galleria di volti piccoli e adulti, che incessantemente si sarebbero susseguiti per molto tempo ancora. Quella casa avrebbe respirato ancora il profumo della vita, e non c’era sorte più consolante di quella per l’eredità di suo zio Bilbo, dal momento che lui presto l’avrebbe lasciata.

“Ecco, Elanor. Siete stato voi a darle questo nome, perciò vorrei che la prendeste in braccio. Almeno per una volta.”

Almeno per una volta. Com’era suggestivo pensare questo, proprio nel momento in cui era in procinto di scegliere il suo destino. E com’era disorientato al pensiero di dover sorreggere uno Hobbit così piccolo. Erano decenni, da quando lasciò Villa Brandy per trasferirsi ad Hobbiville a Casa Baggins, che non aveva a che fare con neonati; e dopo aver trascorso tanto tempo con un oggetto che era sul punto di fargli perdere la ragione, segnandogli corpo e mente, non credeva di esser degno di tutta quella fiducia, e di prendere in braccio la figlia del suo migliore amico, la bambina che più di tutto aveva segnato la rinascita della Contea. Era così strano che la prima sensazione che si manifestò era di  profondo disagio. Aveva scoperto quanto in realtà fosse un essere debole, come fosse facilmente succube del Male nonostante facesse parte di un popolo semplice. Gli stessi Hobbit provavano nei suoi confronti un timore reverenziale che li respingeva sempre più lontano da lui. Non che gli pesasse - aveva passato molte ore in solitudine ad Hobbiville proprio perché considerato matto come suo zio e strano come i suoi cugini Brandybuck - ma era come se in cuor suo sapesse di aver avuto un ruolo talmente profondo in quella storia da disegnargli un alone di mistero ancora più fitto, di conseguenza molto più oscuro e pericoloso.

Come colto alla sprovvista, gli venne posta la piccola Elanor e lasciata la sedia libera, e Frodo con un cenno di gentile ringraziamento si accomodò con la piccola sul grembo per poter passare del tempo con lei.

Non era vittima delle esagerazioni di un padre quando Sam affermava che sua figlia era bellissima. I suoi capelli biondi, seppur radi a causa dell’età ancora tenera, le circondavano le guance rosee e piene. I lineamenti del suo viso promettevano un aspetto ben diverso da quello che gli altri bambini Hobbit avevano. Come quelli di un Elfo. Non aveva mai visto degli Elfi ancora bambini ma non aveva dubbi su quanto fossero meravigliosi in giovane età.

Nell’istante in cui la sistemò meglio per avere la certezza di non commettere qualche sbaglio nei suoi confronti, gli occhi lucidi ed insonnoliti di Elanor si aprirono per la prima volta davanti a lui. Le sue palpebre si muovevano come i timidi piccoli eppure maestosi petali del fiore da cui era ispirato il suo nome, per rivelare il loro contenuto: occhi dolci e grigi, inconsapevolmente infiammati di lucida ostinazione, gli stessi di Sam. Lo guardavano come se fosse una novità, un essere che non aveva mai visto e su cui era doveroso riversare la propria curiosità.

Sulle labbra di Frodo apparve un sorriso, e di riflesso ebbe l’impressione che anche Elanor stesse sorridendo.

Animato da ciò, Frodo diede una leggera spinta alla sedia, facendola oscillare per cullare Elanor.

La vide vivace e forte nella sua infanzia, adulta e bellissima nel suo abito da sposa. La vide ancora giovane ridere e piangere con suo padre, imparare e confrontarsi con sua madre, crescere con loro e con i suoi fratelli e sorelle mentre ogni giorno avrebbe saputo qualcosa in più del passato della Contea e di tutta la Terra di Mezzo leggendone le storie o ascoltandole da Samvise.

Elanor cominciò ad agitarsi, come alla ricerca di qualcosa - che avesse sentito i sui pensieri? -, e Frodo le diede un bacio sulla fronte per calmarla. Nel farlo Elanor gli tirò una ciocca di capelli, e dalla tenacia della presa lasciava intuire che non aveva intenzione di permettergli di allontanarsi.

Frodo rise, e piano piano si alzò per riporla nelle braccia del padre. “Non posso rimanere con te” commentò, sperando che Sam non cogliesse l’ambivalenza di quella frase. “Ho una storia da concludere, Elanor, ed è anche un po’ la tua.”

Fece per ritornare nel suo studio, finché udì le parole di Sam dietro di lui.

“Ed Elanor è un po’ come se fosse anche figlia vostra.”

Frodo si voltò, avvertendo quanto ci fosse del vero. Elanor era un nome che di per sé raccontava tutte le vicende trascorse al di fuori della Contea, quanto di bello - ma anche di brutto - avessero incrociato sul loro cammino, e soprattutto di quanto l’impronta degli Elfi avesse benedetto la loro esistenza dopo la Guerra. Frodo era consapevole che tutto ciò non era soltanto opera sua, che il suo viaggio era stato possibile soltanto con l’aiuto di tutti. Ma era straordinario sentirsi fautore della felicità del suo amico e del futuro sereno di Elanor.

Fece un cenno, guardò per un’ultima volta la piccola Hobbit, poi scomparve oltre la porta rotonda.

 

 

 

 

 

 

 

NDA

Nell’ultimo capitolo della storia, al momento della partenza di Frodo, il nostro protagonista fa accenno alla numerosissima famiglia che Sam avrebbe avuto, e ne elenca perfino alcuni nomi. Questo mi ha fatto supporre che in qualche modo l’Anello gli abbia conferito anche delle doti profetiche. Ovviamente qui ci ho giocato un po' xD

Finché ho cominciato a scrivere questa ff. Avrebbe dovuto essere un regalo per leila91 per il suo compleanno, ma non ho fatto in tempo, ahimè, a postarlo a tempo debito. Spero che comunque lo consideri un pensierino - in ritardo, ma pur sempre un pensierino.

Prendetela un po’ come un aneddoto successivo della vecchia “Home”, se qualcuno se la ricorda xD

Scusate per gli errori ma non ho controllato. Se ce ne sono segnalateli, please. :)

   
 
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