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Autore: giambo    25/01/2016    4 recensioni
Crilin le rifilò un pugno sul volto, con tutta la forza che aveva in corpo. Lei lo incassò senza problemi, girando di scatto la faccia, senza smettere guardarlo perplessa.
“Ciao.” fece lei, una volta che il guerriero aveva allontanato la mano. “Sai per caso dove posso trovare un Crilin?”
Tutta la furia e la rabbia del moro sparirono di colpo, lasciando spazio ad una forte perplessità.
“C-come?” balbettò, fissandola stralunato.
“Ti ho chiesto se sai dove posso trovare un Crilin. Ne sto cercando uno.”
...
“Quindi io sarei...una moglie? Cosa è?”
“Una moglie?” Crilin rimase di sasso di fronte all'ingenuità della bella creatura che si trovava di fronte. “Beh, non è proprio così...intendevo dire che tu assomigli molto ad una donna che era mia moglie.”
...
Sarebbe stato complicato spiegare a Marron che quella era sua mamma, forse troppo. Né poteva cavarsela con un 'Saluta la tua nuova mammina'.
...
Storia ambientata in un universo parallelo, dove C18 è stata assorbita da Majin Bu al Palazzo di Dio.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crilin, Marron, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ok, ok, ok...ok...oooook. Prima che mi linciate, picchiate, torturate e/o uscite da questa storia senza averla letta, vi prego di ascoltarmi (e poi decidere se dare a questa storia una chance o meno).

Majin Lamp non è un personaggio nato dalla mia mente contorta, ma dagli ultimi giochi di Dragon Ball (Dragon Ball Online e Dragon Ball Xenoverse). Per farla in breve, si ipotizza cosa sarebbe accaduto se, al Palazzo di Dio, Super Bu avesse tentato di assorbire C18, al posto di ucciderla, finendo per sbaglio, a causa delle resistenze dell'androide, per assorbirla completamente, cambiando aspetto e carattere, e diventando così Majin Lamp (di cui vi mostro un'immagine per capire com'è questa cara figliuola).

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La storia della saga, dopo questo avvenimento, è molto simile a quella originale: essendo ancora crudele e sadica (anche se ora, oltre ai dolci, ha la passione per i vestiti ed il denaro), Majin Lamp sconfigge ed elimina Gotenks, Piccolo e Gohan, distruggendo successivamente la Terra. Per evitare che semini il caos in tutto l'Universo, Goku la attira nell'aldilà, dove il demone affronta Crilin, e lo sconfigge facilmente. Tuttavia, prima di dargli il colpo di grazia, la parte composta da C18 la ferma, dando vita ad una lotta interiore che si concluderà con una scissione: da una parte una Majin Lamp buona ed ingenua (composta da Fat Bu e C18), dall'altra la versione più spietata e folle di Majin Bu: Kid Buu. Quest'ultimo, dopo aver sconfitto facilmente Majin Lamp, si dirige sul pianeta dei Kaioshin, dove affronta e sconfigge Goku. Tuttavia, in aiuto del saiyan sopraggiunge Majin Lamp. I due, insieme all'aiuto di Mr. Satan, riescono a sconfiggere il demone con l'utilizzo della Genkidama. Successivamente, essendo per metà composta da C18, Lamp si trasferirà sulla Terra, dove si sposerà con Crilin.

Ed è qui che inizia la mia storia.

Come hanno fatto a rimettersi insieme? Come poteva Crilin, dopo aver perso la sua adorata moglie in modo definitivo, accettare quella strana creatura (anche se adorabile e pucciosa) come sua nuova moglie? E come avrà reagito Marron? È un quesito che mi ha stuzzicato molto spesso (durante le mie innumerevoli ore di gioco, LOL), e per questo ho voluto metterci giù una mia idea di come sia scoccata la scintilla tra i due. Il carattere di Majin Lamp non è ben specificato come sia, una volta divisa dalla sua parte malvagia. Per sicurezza ho optato per un miscuglio tra il carattere della bella cyborg e di Fat Bu. Forse non sarà sempre coerente, ma spero possa andare bene lo stesso.

Bene, termino questa IMMENSA anteprima, altrimenti sarete già stufi prima di leggere. Come sempre, ricordo che recensioni di qualsiasi genere sono ben accette.

Buona Lettura!

 

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Ok, ora la smetto veramente! (Adoro Majin Lamp se non si fosse capito!)

 

Family

 

Attorno a lui c'era silenzio.

Crilin sospirò, guardando l'ambiente attorno a sé con occhio spento, rimpiangendo l'aria gioiosa e familiare che si respirava lì dentro fino a pochi mesi prima. Il suo sguardo si depositò, quasi desiderasse farsi del male, sulla foto di sua moglie che teneva in mano, ormai sparita per sempre.

Chiuse gli occhi, trattenendo a fatica le lacrime. Era passato così poco tempo che non riusciva ancora a farsene una ragione. Dopo tutto quello che aveva fatto, dopo tutti gli sforzi, i sacrifici, le fatiche attuate per costruirsi una famiglia con la donna che amava, tutto quello era stato distrutto, finito, azzerato con una facilità devastante.

 

Il sorriso del mostro, gli occhi folli che brillavano di macabra luce, e poi l'urlo stridulo di sua moglie, ultima disperata richiesta d'aiuto prima della fine.

 

Li aprì di colpo, il cuore in pezzi, mentre si schifava per la sua debolezza, il suo non essere stato capace di proteggere la donna che amava.

Prima Cell...poi Majin Bu... pensò con un groppo di dolore alla gola. Perdonami Juu-chan...sono solo un inetto. Non meritavo il tuo affetto.

Alzò lo sguardo al soffitto, maledicendo il fato per essere stato così crudele e meschino con lui. Era svuotato, inerme, privo di qualsiasi voglia di andare avanti. Neanche il ritorno in vita di Goku, che considerava un fratello, era riuscito a lenire il suo cuore spezzato.

Un mese. Era passato un mese ormai dalla fine della lotta contro Majin Bu. Ma per Crilin non era stato un ritorno alla normalità, non aveva potuto provare la gioia di rivedere la sua famiglia, perché neppure Polunga, Shenron, o tutti i poteri dell'Universo messi assieme avrebbero potuto restituirle sua moglie.

 

E tu cosa diavolo sei?!”

Sono Majin Lamp.”

Eh?!”

 

Il groppo dentro la sua gola si intensificò. Perché? Perché fra tutte le creature dell'Universo proprio sua moglie? Cosa avevano fatto di male per meritarsi un simile destino?

A nulla erano valse le rassicurazioni di Goku, di Kaioshin, di Mr. Satan, che sostenevano la bontà di quella creatura, nata dall'unione di Majin Bu e sua moglie. Nulla di tutto quello gli interessava, perché lui ormai aveva perso la donna che amava, per sempre. Mai più avrebbe potuto rivederla, mai più avrebbe potuto abbracciarla, toccarla, baciarla, dirle che l'amava, vederla sorridere.

Una lacrima scese sulla sua guancia. Ad essere sincero, era stupito che fosse ancora là, in mezzo a tutti, senza essere impazzito. Probabilmente la ragione di tutto quello, l'unico motivo che ancora lo spingeva a vivere, era Marron, sua figlia. Quella piccola, innocente bambina, costretta d'ora in avanti a crescere senza la guida di una madre. Crilin si era fatto forza, e si era detto che non poteva abbandonarsi al dolore ed alla disperazione, non quando Marron aveva bisogno di lui. Ora che 18 non c'era più, toccava a lui fare la parte della sua ex-moglie, oltre che la sua.

Devo farcela! Pensò, mentre cercava di farsi forza, riponendo la foto di 18 nelle tasche dei pantaloni. Devo farcela anche per lei.

Sarebbe stato questo ciò che 18 si sarebbe aspettato da lui: combattere, non arrendersi. Proprio come non si era arreso di fronte al carattere ostile di lei, all'inizio della loro storia, ora non doveva mollare. Avrebbe di nuovo reso il sorriso a sua figlia, ad ogni costo.

 

 

Majin Lamp fissava quell'isoletta sperduta in mezzo all'oceano, perplessa.

Che razza di posto è per costruirci una casa?

Ad essere sinceri, lei non se ne intendeva molto di come i terrestri sceglievano un posto dove vivere. Non era ancora riuscita a comprendere appieno come funzionava la mentalità degli abitanti di quello strano pianeta dove ora viveva. Non sapeva neanche lei perché si era stabilità lì. Forse perché le sue memorie più profonde ed antiche le suggerivano che quel pianeta era un luogo che poteva chiamare casa, magari perché gliela aveva proposto Mr. Satan o, più semplicemente, per l'abbondanza incredibile di dolci, di cui era fortemente ghiotta.

Lamp inclinò la testa, sospesa in aria, fissando la Kame House con sguardo confuso. Certo, i dolci erano buoni, e le piaceva mangiarne in grande quantità, ma ormai erano giorni che sentiva dentro di sé una sensazione strana. Una specie di vuoto, che nulla aveva a che fare con la fame, e che le caramelle ed i cioccolatini, che tanto le piacevano, non riuscivano a far sparire.

Forse troverò qui quel...quel...quel Crilin.

Era un nome che da qualche tempo le risuonava in testa con forza: Crilin. Non aveva idea di cosa fosse, né se fosse buono da mangiare o meno, ma sempre più spesso la sua mente le inviava quel nome quando si sentiva vuota ed inappagata, come se le stesse lasciando un indizio.

Sbattè gli occhi un paio di volte, mentre rifletteva di nuovo sul Crilin che stava cercando. Chissà, magari era un vestito di marca, oppure un termine dei terrestri per indicare una montagna di denaro. L'idea di fare una nuotata in un mare di soldi la ispirava, ma non era sicura che si trattasse di quello. Del resto, non era neanche sicura del motivo per cui si era spinta fino a quell'isola sperduta in mezzo all'oceano. Istinto, casualità...l'idea che forse, laggiù, avrebbe trovato il Crilin che cercava.

Scese lentamente, osservando incuriosita la casetta colorata che le si parava davanti. Non sapeva il perché, ma quel luogo le sembrava familiare, come se ci fosse già stata in passato. La cosa poteva essere possibile, essendo un luogo soleggiato e dove si poteva fare un sacco di bagni di sole, ma avrebbe dovuto ricordarselo, avere un frammento, un ricordo, una memoria. Invece possedeva solo una sensazione, proveniente dai più profondi recessi del suo essere.

Una volta atterrata, la prima cosa che i suoi occhi rossi videro fu un vecchietto, addormentato profondamente sopra uno sdraio, con una rivista sul volto. Anche quello strano terrestre le procurava la sensazione di averlo già visto, ma non sapeva dove. Tutto quello che percepiva era un senso di fastidio, anche se non così forte da doverlo uccidere o tramutare in un cioccolatino. Incuriosità, Lamp gli si avvicinò cautamente, squadrandolo con ingenuità fanciullesca.

Chissà come mai ha bisogno di così tanto tempo per dormire... ragionò, toccandolo con un dito sopra la pelata. Di solito a lei bastavano dai cinque ai sei secondi per riposare, mentre i terrestri, da quel che aveva visto, avevano bisogno di ore ed ore. Era pazzesco quanto tempo perdevano solo per dormire, eppure tutti sembravano felici di farlo. Avevano la stessa espressione beata che aveva lei quando mangiava una caramella.

Dopo averlo stuzzicato un altro paio di volte, ed avendo visto che non si svegliava, la creatura rosa si stancò, rivolgendo le sue attenzioni alla casetta. Chissà, magari era là dentro il Crilin che cercava. Avrebbe potuto svegliare il vecchietto per esserne sicura, ma le sembrava sgarbato. In fondo, anche a lei dava fastidio quando qualcuno le rivolgeva la parola mentre mangiava dei dolci.

Varcò la soglia della casa. In quello stesso istante, la sensazione di essere già stata in quel luogo divenne più forte. Ogni oggetto che vedeva le sembrava di conoscerlo da anni, così come percepiva con forza la sensazione che quella casa, quegli oggetti, le appartenessero. Sempre più confusa, Majin Lamp fece due passi in avanti, notando solo dopo la presenza di un secondo terrestre. Era seduto sul pavimento, le gambe incrociate, il volto rivolto verso il soffitto, lo sguardo spento. Indossava un paio di jeans ed una maglietta nera attillata. Aveva anche lui un qualcosa di familiare, specie la zazzera di capelli neri che teneva in testa. Lo guardò meglio, cercando di comprendere dove l'aveva visto prima di allora, ma senza troppi risultati.

E lui chi è?

Non appena percepì i passi del demone, Crilin si girò, pensando di trovarsi davanti a Muten, Oolong od in alternativa Umigame. Di sicuro, non si sarebbe aspettato di trovarsi davanti la creatura che aveva distrutto la sua famiglia.

“Ehi!” in meno di un istante, l'espressione del moro mutò, passando dal triste all'iroso. Si alzò di scatto, mettendosi in posizione di guardia, il cuore che batteva a mille. “Perché sei qui?! Che cosa vuoi?!”

Lamp sbattè gli occhi, perplessa da quella reazione. Non gli sembrava di aver fatto nulla di male per ora. Sempre più incuriosita da quel piccolo guerriero, si avvicinò, notando come si irrigidisse sempre di più con l'accorciarsi delle distanze.

“Vattene! Qui non c'è niente che ti possa interessare!” proseguì il terrestre, ma il demone rosa lo ignorò, arrivandogli davanti, e lasciandolo perplesso. Non percepiva intenti maligni da lei, eppure non riusciva a fare a meno di provare rabbia, un'enorme e gigantesca collera, nel vedere le somiglianze con sua moglie, ormai sparita per sempre.

“Sei forse sorda?! Ti ho detto di andar...” prima che potesse concludere la frase, Lamp lo afferrò per il colletto della maglietta, portandoselo davanti al volto, e fissandolo con curiosità. Esasperato, Crilin le rifilò un pugno sul volto, con tutta la forza che aveva in corpo. Lei lo incassò senza problemi, girando di scatto la faccia, senza smettere guardarlo perplessa.

“Ciao.” fece lei, una volta che il guerriero aveva allontanato la mano. “Sai per caso dove posso trovare un Crilin?”

Tutta la furia e la rabbia del moro sparirono di colpo, lasciando spazio ad una forte perplessità.

“C-come?” balbettò, fissandola stralunato.

“Ti ho chiesto se sai dove posso trovare un Crilin. Ne sto cercando uno.” spiegò lei, sperando che quel buffo tipo le potesse rispondere. Non sapeva spiegarsene il motivo, ma non appena l'aveva visto, aveva provato un moto di simpatia spontaneo, come se in passato fossero stati legati.

“Come sarebbe a dire 'un Crilin'? Guarda che sono io Crilin! È il mio nome!” replicò il moro, cercando di liberarsi dalla presa di lei.

“Tu?” Lamp era perplessa. Non sembrava niente di che a prima vista. “Ma non sei un dolcetto, e neanche un vestito.”

“Certo che no! Sono un terrestre!” subito dopo, un atroce dubbio attraverso la mente di lui. Divenne pallido in volto, mentre sudore freddo prese a scendergli lungo la schiena. “Ehi, aspetta! Non vorrai mica trasformarmi di nuovo in un cioccolatino spero! Ho una figlia, e degli amici che, se mi fai del male, potrebbero fartela pagare molto...” prima che potesse terminare il suo sproloquio di bislacche minacce, Lamp lo mise a terra, sedendosi successivamente davanti a lui, a gambe incrociate, fissandolo con ingenua curiosità.

E adesso...cosa le passa per la testa? Nonostante non essere mangiato, o trasformato in un dolcetto, fossero una cosa positiva, Crilin non era sicuro di volere quello sguardo ingenuo ed incuriosito addosso.

“Ehm...” dopo una trentina di secondi che quella situazione andava avanti, il terrestre si schiarì la gola, desiderioso che lei smettesse di fissarlo. “Posso sapere cosa stai facendo?”

“Sto cercando di capire cosa sei.” incrociò le braccia, inclinando la testa lateralmente, un'espressione perplessa sul volto. “Se non sei un dolcetto, né un abito...e neanche del denaro...cosa sei? Perché sentivo il bisogno di cercarti?”

“I-il bisogno di cercarmi?” il guerriero si grattò la testa. Non ci stava capendo più nulla.

“Uhm...” Lamp chiuse un attimo gli occhi, per poi riaprirli di scatto, un'espressione gioiosa sul volto. “Beh, non importa! Ora ho fame, hai delle caramelle per caso?”

“F-fame?” la paura tornò a farsi strada con forza nel cuore di Crilin e con essa, il terrore di diventare lo spuntino di lei. “B-beh, e-ecco...purtroppo non ne ho, ma non preoccuparti! Se lo desideri te le vado a compare subito!”

“Non hai delle caramelle?” il sorriso di lei si attenuò solo per un istante. “Beh, non è un problema grave.”

E prima che il terrestre potesse dire qualcosa, Majin Lamp indirizzò il proprio codino verso un cuscino lì vicino. Un raggio viola uscì fuori dalla protuberanza del demone, e nel giro di alcuni istanti, al posto del cuscino, fu presente un mucchietto di caramelle gommose di tutti i tipi e gusti.

“Evviva! Finalmente dei dolci!” esclamò lei, un sorriso ingenuo sul volto. Cominciò a mangiarle lentamente, gustandosele con calma, il tutto sotto lo sguardo del moro che, per il sollievo, era convinto di potere fluttuare nell'aria anche senza l'ausilio del ki.

Lei, fraintendendo lo sguardo di lui, si sentì dibattuta su cosa fare. Odiava dividere i dolci, ma allo stesso tempo sentiva di essere legata in qualche modo a quel buffo terrestre, e vederlo non felice la faceva sentire strana. Riprovò con forza quella sensazione di vuoto che l'aveva assalita negli ultimi giorni, e decise di provare a far sorridere il guerriero.

Magari così mi passa...

“Tieni.” disse, porgendo una caramella alla fragola a Crilin, il quale ci mise qualche istante a comprendere che lei, Majin Lamp, gli stava offrendo una delle sue adorate caramelle. “Mangiala, è buona.”

Temendo di irritarla, il terrestre la prese e, dopo alcuni istanti, la mise in bocca. Doveva ammettere che era proprio gustosa. Raramente aveva gustato una caramella così succosa, morbida e dolce.

“E' veramente buona!” esclamò, sedendosi affianco a lei. La paura e la rabbia stavano sfumando rapidamente, lasciando il posto ad una forte curiosità. “Ti ringrazio. Sei stata molto gentile.”

Lei interruppe il suo spuntino, fissando perplessa il guerriero.

“Gentile?” ripetè. “Cosa significa? È forse un dolcetto? Oppure un abito?”

“Beh, ecco...è un modo per indicare una persona che si comporta bene con altre persone.” provò a spiegare il moro. “Tu mi hai dato una caramella, anche se non dovevi. Questo fa di te una persona gentile.”

“Gentile...” Lamp riflettè su quel termine, mentre piluccava una caramella al limone. Era questo che le mancava? Essere gentile con qualcuno? Forse significava questo la parola 'Crilin'?

Non era facile per lei introdurre tutti quei vocaboli nuovi, ma per qualche ragione, il termine 'gentile' le piaceva. Sono una persona gentile. Sì, era decisamente una bella frase da sentire.

Sorrise. Poi, notando come le caramelle fossero numerose, ne offì un'altra al terrestre. Quest'ultimo accettò con un grande sorriso. I successivi cinque minuti passarono all'insegna del silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, mangiando le caramelle create dalla magia di Lamp.

“Erano veramente buone.” disse infine Crilin, una volta che furono finite. “Produci sempre dolcetti così squisiti?”

“Ti piacevano?” Lamp arrossì lievemente, stupendosi lei stessa di quella reazione. Nessuno le aveva fatto un complimento prima di allora, e non sapeva neanche lei se quello che stesse provando in quegli istanti fosse un sentimento bello o brutto. Si limitò ad abbassare lo sguardo, mentre la sua carnagione rosa diventava più scura sulle guance.

“Sì, mi sono piaciute veramente tanto.” rispose lui, anche egli imbarazzato. Era la prima volta che rivolgeva un complimento ad una donna che non fosse sua moglie. Certo, lei era composta per metà da 18, ma era comunque un'identità completamente diversa.

Il silenzio cadde di nuovo nel salotto della Kame House. Lamp avrebbe desiderato un nuovo mucchietto di caramelle, convinta che i suoi adorati dolcetti avrebbero potuto aiutarla a superare quella nuova emozione che sentiva dentro di sé. Cosa doveva fare ora? Lui la stava guardando, di sottecchi, come se si aspettasse un gesto da lei. Si sentì quasi in colpa nel non fare nulla.

In fondo lui è stato...gentile.

“Sei gentile.” disse infine, e subito si sentì meglio, come se si fosse tolta un peso dallo stomaco. Una strana sensazione di benessere, proveniente dalla parte più profonda del suo essere, la animò, rendendola di buon umore. Proprio come quando mangiava un dolcetto, oppure provava un abito nuovo.

Sentendola, Crilin arrossì, senza spiegarsene la ragione. Non era da lui reagire così, tranne che con sua moglie. Ma Lamp non era 18, pur assomigliandole nell'aspetto e nella voce, e questo il terrestre lo sapeva bene, dolorosamente bene.

Sospirò, fissando gli occhi di lei, notando, con un groppo in gola, come fossero così simili a quelli di sua moglie. Lamp rimase confusa dall'espressione triste di lui, incapace di capire cosa era successo di così grave da abbatterlo così velocemente.

Forse ho detto qualcosa di sbagliato? Era fastidioso dovere constatare quanto fossero diversi dal suo modo di pensare i terrestri, specie se si considerava che lei ce la metteva tutta per adattarsi. Si innervosì: odiava sbagliare, soprattutto quando nessuno le diceva in cosa sbagliava. Senza alcun preavviso, dai fori della sua testa e delle spalle uscì del fumo, mentre una vena si stagliò nitida sulla sua fronte. Vedendola reagire in quel modo, Crilin si allontanò il più velocemente possibile, con il terrore di aver commesso qualcosa di sbagliato nei confronti del demone.

“C-cosa c'è? P-perché ti sei arrabbiata?” chiese, sudando freddo per la paura.

“Dovresti spiegarmelo tu!” replicò lei, il fumo che smetteva di uscire dai fori della pelle, lo sguardo corrucciato. “Ti ho fatto un complimento, e tu diventi tutto triste, perché? Ho detto qualcosa che non andava per caso?!”

“Eh? No no no!!!” si affrettò a spiegare il moro. “Tu non hai sbagliato nulla, il fatto è...” improvvisamente, Crilin non seppe cosa dire. Come poteva dire a Lamp che metà del suo corpo era composto dalla donna che amava, e che avrebbe desiderato riaverla indietro? “Io...io...”

“Sì?” la creatura rosa prese ad avvicinarsi a lui, non più arrabbiata, ma perplessa ed incuriosita. “Tu...cosa?”

Il guerriero sospirò, passandosi una mano davanti al volto, incapace di trovare le parole giuste.

“Scusami...ma non è facile da dire.” esordì' infine. “Il fatto è che...ho perso da poco mia moglie, e tu...le...assomigli.”

“Oh...” Majin Lamp non seppe cosa dire. Anche perché non aveva idea di cosa fosse una moglie. “Quindi io sarei...una moglie? Cosa è?”

“Una moglie?” Crilin rimase di sasso di fronte all'ingenuità della bella creatura che si trovava di fronte. “Beh, non è proprio così...intendevo dire che tu assomigli molto ad una donna che era mia moglie.”

“Una donna che era tua moglie?” Lamp sbattè gli occhi, ricominciando a sentire dentro di sé una vaga sensazione di fastidio all'idea di non capire cosa le stesse dicendo il terrestre. “Quindi tu avevi una moglie...e poi l'hai persa?”

“Esatto. E tu le assomigli molto. Per questo mi sono rattristato prima.” spiegò il terrestre, lieto di aver chiarito.

“Ma cos'è una moglie?” insistette lei.

“Una moglie? Beh...ecco...una moglie è...una donna, che sceglie di stare assieme ad un'altra persona...per sempre. Perché si vogliono...bene.”

“E quindi tu e tua moglie vi volevate bene?”

“Sì...moltissimo.” sospirò Crilin, di nuovo depresso all'idea di parlare di 18.

“E come l'hai persa?”

Il dolore dentro il petto di lui divenne quasi insostenibile.

“Mi è stata...portata via.” rispose infine, la voce rotta. “E non c'è modo...che io possa riaverla con me.”

Majin Lamp non disse nulla per alcuni minuti. Dentro di lei si scatenò una strana sensazione: un misto di tristezza, unito ad una nuova consapevolezza che poteva identificare come...gioia? Si sentiva triste nel vedere l'espressione depressa ed abbattuta di lui, ma allo stesso tempo si sentì felice per aver capito una cosa, od almeno sperava fosse così: se quello era un Crilin, cioè quello che stava cercando, era suo compito renderlo felice. In questo modo, anche lei sarebbe stata felice, e quella sensazione di vuoto che provava sarebbe scomparsa.

Però lì cominciavano i guai: come si rendeva felice un terrestre? Se si fosse trattato di lei, Lamp non avrebbe avuto dubbi: un bel dolcetto, un abito di marca, una banconota frusciante, e si poteva stare certi che sarebbe diventata il demone più felice di tutta la galassia. Tuttavia, nonostante avesse condiviso prima con lui le sue preziose caramelle, Crilin non era felice, e dubitava seriamente che abiti firmati o qualche bel bigliettone da cento potessero cambiare le cose.

Chissà cosa lo potrebbe rendere felice...magari rivedere la moglie...e se la imitassi? L'idea in sé non era malvagia, ma restava il fatto che non sapeva come fosse d'aspetto questa fantomatica 'moglie'. Sapeva che si assomigliavano, ma era un indizio troppo vago per aiutarla.

“Ehi...” pungolò il guerriero con un dito sulla spalla, riscuotendolo dalla sua depressione. “Sapresti dirmi per caso come era fatta tua moglie?”

“C-come?” Crilin ci mise qualche istante a comprendere la richiesta di lei. “V-vuoi sapere come era mia moglie?”

“Sì...è un problema?”

“N-no, certo che no.” nonostante temesse qualche reazione pericolosa da parte di Lamp, Crilin estrasse la foto di sua moglie dalla tasca dei pantaloni, porgendola al demone.

“Questa è una sua foto...era la donna più bella del mondo.”

Lamp portò davanti agli occhi quella foto, che ritraeva il volto sorridente di una giovane donna, con i capelli biondi lunghi fino alle spalle, bellissimi occhi azzurri dal taglio elegante, e lineamenti del volto marcati. All'inizio fece fatica ad osservare l'immagine per intero, soffermandosi soltanto su qualche parte, distaccata dal resto: i capelli, il naso, gli occhi. Ma poi, non appena osservò quel volto in tutta la sua interezza, una saetta di luce squarciò la sua mente. I suoi occhi si spalancarono, la bocca rimase bloccata in una circonferenza perfetta, mentre un flusso ininterrotto di ricordi, emozioni e sensazioni si riversarono dentro di lei.

“18...” sussurrò all'improvviso, mentre la mano che reggeva la foto tremava.

“C-come?” Crilin era rimasto perplesso dalla reazione di lei, incapace di spiegarsi cosa l'avesse sconvolta così tanto.

Lei non rispose, mentre ogni tassello andava al posto giusto nella sua memoria. Si sentì gli occhi pizzicare, mentre finalmente comprendeva il motivo per cui era là, ciò che l'aveva spinta a cercare 'il suo Crilin'.

Si girò, guardandolo in faccia, ricordando finalmente ogni cosa, ogni singolo attimo che la metà di lei, conosciuta un tempo come Androide Numero 18, aveva vissuto assieme a quel buffo terrestre. Rivide quegli attimi come se fossero reali, assaporando ogni atto di amore e gentilezza di lui, ogni singolo istante in sua compagnia.

Mosse una mano, sfiorandogli il volto.

“Crilin...” sussurrò, ma questa volta il suo fu un tono diverso.

Ed anche lui capì. Comprese che la sua adorata Juu-chan non era sparita per sempre. Lei viveva ancora, ed era al suo fianco. Di nuovo.

Sorrise, mentre lacrime di gioia gli inondarono il volto, incredulo di vedere come non era tutto perduto. Che sua moglie si ricordava ancora di lui, che era ancora viva.

Lentamente, sfiorò la mano di lei. La sentì calda, morbida, accogliente. E vide negli occhi rossi di Lamp brillare un guizzo di gioia a quel contatto, una sensazione di profondo benessere e felicità.

Forse non era più solo.

 

 

“Mi dispiace.”

Erano seduti sulla spiaggia davanti alla Kame House, ad osservare il mare, mentre il rumore della risacca, mista al russare di Muten, riecheggiava nelle loro orecchie.

Lui la guardo di sottecchi, notandola fissare il mare. Lo sguardo pensieroso, le ginocchia strette al petto. Era diversa da 18 eppure, sotto molti aspetti, le somigliava. Anche sua moglie assumeva quella stessa identica espressione quando era corrucciata, oppure persa nei suoi pensieri.

“Di cosa?” gli chiese il terrestre, sorprendendosi a trovarla...carina.

Stai attento Crilin...

Lei rivolse gli occhi verso il suo volto, illuminati da una nuova consapevolezza.

“Non ho scelto io di diventare un tutt'uno con tua moglie. Mi dispiace però di averti arrecato così' tanto dolore.”

“Non devi scusarti. Come hai detto tu, non è stata una tua decisione.” rispose lui, sorridendo.

Lei ricambiò, afferrandogli la mano. Godendo di quel contatto, e di quella nuova consapevolezza.

Lui è mio marito. Non era propriamente esatto, visto che 18 era solo metà della sua essenza, ma le piaceva pensarla così. Anche perché Crilin le ispirava una sensazione di benessere e gioia che nessun dolcetto era mai riuscito a fare.

“Forse è vero...però tu non potrai mai più rivederla, sorriderle, amarla...” i suoi occhi, in quell'istante, erano identici a quelli di 18: profondi, seri, pieni di dubbio. “Non mi odi per tutto questo?”

“Ora ho te.”

Lei ebbe un sussulto, incapace di capire cosa stesse dicendo.

Cosa intende dire?

“Beh, ecco...” Crilin faceva fatica a trovare le parole giuste. Improvvisamente, i suoi indici sembrarono la cosa più interessante del mondo. “E' vero quello che dici: 18 non c'è più, e nulla potrà riportarla da me. Ma tu sei per metà composta da lei, e quindi...io mi sento in dovere di...sì, ecco...di...essere gentile anche con te. Come ho sempre fatto con lei.”

Il demone rosa non disse nulla, continuando a fissarlo con fare impassibile.

“Con questo non pretendo che tu sia mia moglie, o la madre di Marron, come lo era 18, eh!” si affrettò a spiegare lui, temendo di essere frainteso. “Tu sei libera di vivere come preferisci la tua vita. Però, volevo dirti, che qui potrai sempre sentirti a casa. Io e Marron ci saremo sempre per te.”

Ci saremo sempre per te.

Quelle parole ebbero il potere di riscaldarle il cuore. Era la prima volta, da quando aveva memoria di sé, che qualcuno le parlava in quel modo. Forse l'unico oltre a lui era stato Mr. Satan, ma le parole del campione dei campioni non erano state così intrise di affetto.

Ha perso la donna a cui voleva bene da poco tempo. Eppure, è disposto a volermi bene, anche se sono solo metà di colei che un tempo amava...

Lentamente, le sue labbra si incurvarono in un sorriso dolce. Crilin si sentì gli occhi pizzicare nel vederla sorridere in quel modo: era identica alla sua adorata 18. In quell'istante, il terrestre se ne infischiò che davanti a lui non ci fosse una donna umana. Lui l'amava. Non solo perché era tutto ciò che restava di sua moglie, ma anche perché era dolce, ingenua, ma allo stesso tempo incredibilmente profonda. Capace di comprenderlo come nessun altro, oltre a 18, era riuscito a fare.

“Sei...gentile.” disse infine Lamp, stringendogli con più convinzione la mano. “Sono...contenta...di averti incontrato...di nuovo.”

A quel punto lui fece una cosa che, e di questo ne era sicuro, non avrebbe mai avuto il coraggio di fare fino ad un paio d'ore fa. Le accarezzò il volto, così simile a quello di Juu-chan, sentendo sotto i polpastrelli la carne calda e morbida di lei. Quest'ultima si abbandonò al quel contatto, sentendosi il cuore esplodere di gioia. Chiuse gli occhi, con l'aria del mare a riempirle le narici, e la mano di Crilin ad accarezzarle il collo.

Sono a casa...

 

 

“Papà?”

Una vocina ruppe l'idillio. Crilin e Lamp si girarono, osservando Marron uscire dalla Kame House, il faccino paffuto stravolto da un'espressione di pura paura.

“Papà!” con uno scatto, la bambina corse dietro la schiena di suo padre, stringendogli la maglietta, e fissando, con le lacrime agli occhi, il volto della creatura rosa, che troppo spesso ultimamente imperversava nei suoi sogni.

“C-c-cosa c-c-ci fa q-q-quel brutto m-mostro qui?” pigolò, mentre alcuni lacrimoni presero a scendere sulle guance. “Mandalo via, papà! Ti prego, mandalo via!”

Crilin non disse nulla, limitandosi a cingere con un braccio la figlia, nel tentativo di tranquillizzarla. Lamp invece, distolse lo sguardo dalla bambina, il cuore in fiamme. L'aveva riconosciuta, sapeva chi era, e sentirsi apostrofata in quel modo da lei fu un colpo terribile.

Marron... si sentì gli occhi inumidirsi, sentendosi rifiutata da quella che, secondo il suo punto di vista, era a tutti gli effetti sua figlia. Forse lei non era 18, ma per metà sì, e trovava crudele che infliggesse un simile spavento in Marron.

Vedendo la reazione del demone rosa, Crilin si schiarì la gola, prevedendo che non sarebbe stato così facile convincere sua figlia della bontà di Lamp.

“Tesoro, lei non è un mostro. Il suo nome è Lamp, ed è...è...” per un attimo, il guerriero non seppe cosa dire. Sarebbe stato complicato spiegare a Marron che quella era sua mamma, forse troppo. Né poteva cavarsela con un 'Saluta la tua nuova mammina'. Al terrestre non erano ancora passate di mente le notti insonni, trascorse ad abbracciare una disperatissima Marron, inconsolabile nel suo dolore per aver perso la sua adorata mamma.

“Lei è...un'amica della mamma. Rimarrà con noi per un po'.” disse infine. Avrebbe spiegato meglio la situazione più avanti, quando Marron sarebbe stata in grado di capire.

Intanto quest'ultima, attraverso la patina liquida che le si era formata sulle pupille, pianto i propri occhi cerulei sul volto di colei che, secondo il suo papà, era un'amica della sua cara mamma, ormai salita in cielo. Vedendola ancora molto spaventata, Lamp le sorrise, cercando di metterci in quel gesto tutto il desiderio disperato che sentiva di essere amata da lei.

Ti prego Marron...non farmi questo...

La bambina rimase sulle sue ancora per un po'. Alla fine, tuttavia, mosse lentamente un paio di passi in direzione di Lamp. Quest'ultima tentò di porgerle una carezza, che fu accettata dopo alcuni istanti. La creatura rosa si sentì piena di gioia, una gioia diversa rispetto a quella che aveva percepito prima con Crilin, ma non per questo meno intensa o piacevole. Il suo sorriso divenne più marcato, mentre le sue dita, dopo aver goduto della morbidezza dei capelli della piccina, scesero verso le guance ancora umide dalle lacrime, assaporandone la morbidezza.

“Sei molto bella...Marron.” disse, una volta terminata la carezza.

“Grazie, Signora.” rispose educatamente la bambina. “Mi scusi se l'ho chiamata mostro prima.”

Majin Lamp sorrise. Successivamente, ebbe un'idea. Con una rapida occhiata, individuò un sasso, abbastanza grande per il suo scopo, lì vicino.

Il sorriso divenne più marcato. Era convinta che sarebbe stata un'ottima trovata.

“Ehi Marron, ti piacciono i lecca-lecca?” le chiese con voce dolce.

“Sì.” pigolò la piccola. “Ma ne mangio pochi perché papà dice che fanno male.”

“Beh, credo che papà non avrà nulla da obiettare se facciamo un'eccezione alla regola.” replicò l'altra. Successivamente, con un movimento rapido del codino, creò un raggio violetto, che trasformò il sasso individuato prima in due dolci lecca-lecca. Tuttavia, quando si girò per offrirne uno alla bambina, quest'ultima era tornata dietro la schiena del padre, fissando spaventata una confusa Lamp.

“Marron?”

“H-hai fatto una magia cattiva! Sei cattiva!” dichiarò subito la figlia di Crilin, stringendosi sempre più forte al padre, il quale la fissava perplesso.

“Quella...quella magia è cattiva! Fa male alle persone!” proseguì Marron, osservando spaventata Lamp che, invece, sembrava confusa, incapace di capire cosa terrorizzasse così tanto la bambina.

“Marron...io...non capisco...” sussurrò, perplessa. Di quale magia cattiva stava parlando?

“Tesoro...” a parlare fu Crilin. Comprendendo la paura della figlia, cercò di mediare. “Lamp non ha fatto alcuna magia cattiva. Voleva solo condividere con te i suoi lecca-lecca. A te piacciono, vero?”

La bambina annuì, anche se non del tutto convinta.

“Ma poi non farà una magia cattiva anche su di me, non è vero?” pigolò.

“No, non ne farò nessuna.” confermò la creatura rosa, avvicinando uno dei lecca-lecca alla piccola. “Guarda, non lo vuoi? È al tuo gusto preferito, fragola.”

Marron lo prese con circospezione, quasi temesse che potesse morderla da un momento all'altro. Poi, comprese le ultime parole di quella strana amica della mamma.

“Come fai a conoscere il mio gusto preferito?”

Per tutta risposta, l'altra le fece l'occhiolino.

“Me l'ho disse tua mamma.” rispose, dando una leccatina al proprio dolce. “Forza, vedrai che ti piacerà!”

Alla fine, più per golosità, Marron vinse la paura, ed assaggiò il dolce. Rimase stupita di quanto fosse buono, molto più buono di tutti i lecca-lecca da lei mangiati in passato.

“E' buonissimo!” esclamò, sorridendo felice. La paura di prima era ormai solo un ricordo. “Sei stata molto gentile, Signora.”

“Chiamami Lamp, Marron.” rispose quest'ultima, dandole un'altra carezza. Successivamente, provò, dopo aver ricevuto l'assenso silenzioso di Crilin, a mettersi sulle ginocchia la bambina. Marron all'inizio fu titubante, ma quando vide il padre che sorrideva accettò, ritrovandosi, poco dopo, a mangiare il proprio lecca-lecca tra le braccia di Lamp.

“Profumi di caramella.” disse ad un certo punto la piccina, continuando a mangiare. “E' un buon odore.”

Lamp non disse nulla, limitandosi a sorridere. Quel giorno si sentiva incredibilmente gioiosa. Aveva ritrovato la memoria, una famiglia ed ora aveva anche uno scopo: proteggerli.

Non permettero che qualcuno faccia loro del male.

Perché, così come amava le caramelle ed i dolci, ora aveva scoperto che amare, ed essere amata, dalle persone, poteva portarle una dolcezza estremamente più buona.

Quella del cuore.

 

 

Un paio di ore dopo, il saggio maestro Muten si riscosse dalla sua 'profonda meditazione'. Sbadigliò sonoramente, soddisfatto per il risultato dei propri 'allenamenti mentali'. Dopo essersi sgranchito la schiena, l'anziano maestro di arti marziali si alzò, e fece per entrare in casa, senza essersi minimamente accorto di avere due bastoncini di lecca-lecca appiccicati sulla barba.

Tuttavia, una volta entrato, si ritrovò davanti lo spettacolo più incredibile dell'intero Universo.

Sdraiate sul pavimento del salotto, in mezzo a fogli di carta e pastelli colorati, Marron e Majin Lamp disegnavano allegramente, entrambe con un grande sorriso sulle labbra. Alla fine di ogni disegno, la creatura rosa lo rendeva reale con i propri poteri, dando vita a strambi giocattoli che, una volta usati per i loro giochi, venivamo ritrasformati in disegni. Crilin era in piedi, appoggiato allo schienale del divano, gli occhi umidi a causa delle lacrime: finalmente aveva di nuovo una famiglia. Per la prima volta dalla fine dello scontro con Majin Bu, sua figlia sorrideva di gioia.

“Crilin?” Muten si avvicinò al proprio allievo, non troppo sicuro di cosa stesse accadendo. “Cosa diavolo è successo mentre meditavo?”

Il terrestre si girò a fissare il suo vecchio maestro, il volto ancora commosso.

“E' successo un miracolo, Maestro.” spiegò, un sorriso sulle labbra e le lacrime agli occhi. “Siamo di nuovo una famiglia.” non ci fu bisogno di dire altro perché Muten capisse. Un sorriso si fece strada tra la barba dell'anziano maestro, mentre osservava Marron che tirava il codino di Lamp, con il divertimento di quest'ultima.

“Sei bella!” esordì all'improvviso la bambina. “Anche se diversa, sei bella...quasi come la mia mamma!”

Il sorriso di Majin Lamp divenne più marcato, mentre Crilin rideva, sollevato e felice. Non gli importava un bel nulla dell'aspetto di Lamp, dei suoi poteri, delle sue origini. Lei era lì, con lui e Marron, con quest'ultima finalmente di nuovo felice dopo tanto tempo. Tutto il resto non contava.

Forse il destino non è stato così crudele...

 

 

Quella notte, Majin Lamp proseguì a sorridere, mentre era seduta, a gambe incrociate, sul grande letto matrimoniale della stanza di Crilin.

Aveva passato una splendida giornata, ma la cosa che più la rendeva felice era che non sarebbe stata l'ultima.

Ho una famiglia...ho una famiglia...ho delle persone che mi vogliono bene. Ancora faceva fatica a crederci, ma era tutto vero: e questo la rendeva piena di gioia.

Crilin si rigirò, ormai profondamente addormentato da qualche ora. Lamp non aveva bisogno di dormire così tanto, ma la cosa non le comportava un peso: avrebbe difeso la sua famiglia, avrebbe vegliato su di loro. Era stata lei ad insistere di condividere il letto con Crilin. Le stringeva il cuore, come un dolcetto andato a male, vederlo rannicchiato, in quel grande letto a due piazze, da solo. Nonostante non avesse bisogno di dormire quanto lui, Lamp si sentì in dovere di tenergli compagnia, fargli capire, anche mentre dormiva, che non era più solo.

Accarezzò con una mano la chioma del guerriero al suo fianco. Poi, incapace di resistere, si sdraiò accanto a lui, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo, trovando quella posizione incredibilmente comoda.

È bello essere amati...

Lo abbracciò, chiudendo gli occhi, e portando la sua mente in uno stato di meditazione molto simile al sonno. Non era propriamente addormentata, dato che il suo ki scandagliava continuamente l'isola alla ricerca di potenziali pericoli per la sua famiglia, ma era quanto di più vicino al sonno possedesse. Un modo per stare con la sua famiglia anche di notte.

Sorrise, mentre si sistemava più comoda contro la schiena del moro, piena di una nuova consapevolezza.

Quel giorno aveva capito una cosa, una cosa che non avrebbe mai dimenticato per il resto della sua esistenza.

Il dolce più gustoso, l'abito più elegante, la banconota più preziosa le aveva appena trovate.

E non le avrebbe mai più lasciate.

 

 

 

Fine

  
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