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Autore: Katje_Winchester    25/01/2016    2 recensioni
Piccolo capitolo su come dovrebbe essere il finale della serie secondo me. Dean, Sam e un castiel di nuovo umano devono decidere cosa fare della loro vita ora che i pezzi grossi della malvagità sono stati finalmente sconfitti. (Destiel)
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Primissima fanfiction che scrivo, frutto di un film mentale che mi sono fatta un giorno pensando a come avrei voluto che un giorno si concludesse la serie. Spero che a qualcuno possa piacere :)



Dean spalancò l'ingresso del bunker e ci si trascinò dentro con fatica, sorreggendo un Castiel quasi svenuto, aiutato da suo fratello Sam.

- Mettiamolo sul divano. - propose il minore dopo aver adocchiato la superficie morbida più vicina.

Dean non se lo lasciò ripetere, era esausto e quell'angelo sembrava pesare una tonnellata. O meglio, ex angelo. A quanto pareva, Cas non era più una creatura celeste, ma su questo avrebbe riflettuto meglio dopo essersi riposato. Dopo quella giornata, pretendeva di dormire almeno per una settimana di fila, se lo era meritato. Tutti e tre se lo erano meritato.

Dopo aver sistemato il loro amico come meglio potevano, i due fratelli si lasciarono caddere pesantemente su un paio di sedie della cucina, con due belle birre fresche per dissetarsi. Erano esausti e malconci, avrebbero dovuto darsi un'occhiata e medicarsi le ferite, ma anche quello poteva aspettare. Ora volevano festeggiare, godersi un po' di sana serenità. Era finita. E forse stavolta tutto sarebbe rmasto tranquillo per un bel po'. Amara era stata sconfitta, Lucifero rispedito nella sua lurida gabbia, Crowley e quella strega di sua madre erano morti. Non sembrava esserci più nessuna battaglia da combattere adesso, e i Winchester si auguravano che la prossima avrebbe aspettato un bel po' per raggiungerli.

- A noi!– esclamò Dean levando in alto la sua bottiglia con un sorriso stanco, ma soddisfatto.

- A noi – rispose Sam – E che il mondo possa ritenersi salvato per i prossimi anni -

Bevvero con gusto, per poi calare in un silenzio che sapeva di pace.

- Sai a cosa penso, Sammy? - disse il maggiore dopo qualche istante.

- Che cosa? - lo interrogò l'altro.

- Credo che dovresti approfittare di questo momento in cui nessun mostro del cazzo minaccia questo stupido mondo e riprenderti la tua vecchia vita. Tornare all'università, o che ne so, fare qualsiasi cosa tu voglia -

Quelle parole spiazzarono il fratello minore, lasciandolo a bocca aperta – ma Dean... non sarà finita per sempre! Là fuori è ancora pieno di fantasmi, vampiri, lupi mannari e Dio solo sa quali altri mostri ci sono in serbo per noi! - protestò.

- Lo so Sammy, ma il grosso del lavoro ormai l'abbiamo fatto insieme, ora posso continuare da solo. Tu non hai mai voluto questa vita, sei stato costretto, ma ora ti meriti di continuare a vivere come vuoi e di essere felice – spiegò Dean.

- Dean, tu sei pazzo. Credi davvero che ti lascerò andare a caccia da solo, senza nessuno a guardarti le spalle? - ribaté Sam – Anche tu meriti una vita normale. Non puoi continuare a sacrificarti per me -

- Sai che ti proteggerò sempre, sei il mio unico fratello, ma non è questo il punto. Io non credo di volere una vita normale. Ci ho provato, ma non è nel mio sangue. Non posso passare il tempo facendo qualche stupido lavoro sapendo cosa c'è là fuori, né crearmi una famiglia conscio di esporla a simili pericoli. Non posso sapere la verità e fare finta di niente. -continuò il maggiore.

- E credi che io possa farlo? Credi che io possa fare finta di nulla? - replicò Sam.

- Saprai che ci sono io ad occuparmi di tutto -

Sam non sapeva che altro dire. Conosceva suo fratello e nemmeno lui riusciva a vedere Dean che conduceva una vita normale. Lui almeno aveva avuto qualche anno di normalità, era andato al college prima che suo fratello tornasse a reclutarlo, ma Dean? La sua unica esperienza di normalità era durata ben poco ed era stato fin troppo rapido a lasciare tutto al suo ritorno.

- Non è giusto – era una frase infantile, ma non seppe dire altro – Anche tu meriti una vita che ti piaccia -

Dean gli sorrise di rimando – Forse continuare su questa strada non sarà così male, avrò comunque il mio angelo sulla spalla – disse lanciando uno sguardo all'angelo addormentato nell'altra stanza.

- Credi che Cas rimarrebbe con te? - chese Sam – L'ultima volta che è diventato umano ci ha mollati senza troppe cerimonie -

- No, lui sarebbe rimasto, ma Gadreel mi aveva costretto a mandarlo via per non farsi scoprire – ricordò il maggiore con amarezza. - Il suo scopo è sempre stato aiutare l'umanità e ora che è umano l'unico modo che ha per farlo è cacciare. Credo che vorrà restare. -

- Vuoi dire aiutare te- ribatté Sam con un mezzo sorriso – Anche io credo che resterà. Ma nemmeno io vorrei lasciarti -

- Andiamo Sammy, vuoi davvero continuare? L'inferno, gli angeli, i demoni, la morte. Hai davvero bisogno di vederne ancora? -

La risposta era no. Sam era stanco di tutto. Dei mostri, della vita in strada, dei motel sudici e di dormire con una pistola caricata a sale sotto il cuscino ogni notte. Ma comunque quando si trattava di mollare tutto, di mollare Dean, non poteva non esitare.

- So che nel tempo libero studi ancora le materie della tua vecchia facoltà – rivelò Dean a quel punto. - Dai Sam, so che è quello che vuoi -

Il più giovane si concesse un lungo sospiro – Ci penserò, ok? - gli concesse – Ora sono stanco, vado a darmi una sistemata e me ne vado a letto -

Il fratello annuì – Chiamami se ti serve una mano per ricucirti -

Sam rispose con un cenno, mentre si trascinava faticosamente verso il corridoio che conduceva alla sua stanza.

Dean invece rimase ancora lì seduto a finire la sua birra, poi, mentre si stava alzando per andare a buttare le bottiglie vuote, il suo sguardo andò a posarsi di nuovo su Castiel. Tra tutti e tre, era lui quello conciato peggio. Li aveva protetti ancora, era rimasto con loro e non ce l'avrebbero mai fatta senza di lui. Il cacciatore lasciò le bottiglie vuote sul bancone della cucina e si diresse in salotto. Il divano era occupato interamente dal corpo di Cas e le poltrone erano tutte troppo lontane, in quelle condizioni Dean non sarebbe mai riuscito a spostarne una, così si sedette sul tavolino, proprio davanti all'uomo addormentato. Si concesse un lieve sorriso mentre osservava il suo aspetto sereno e rilassato. Non sembrava di certo il reduce di una guerra, l'espressione “dorme come un angioletto” sembrava essere stata creata per Castiel in quel preciso istante.

- Cas – iniziò Dean a bassa voce. Non voleva svegliarlo, ma c'era qualcosa che doveva dirgli e non credeva ci sarebbe mai riuscito con gli occhi penetranti dell'altro puntati addosso.

- Non ce l'avremmo mai fatta senza di te. Hai rinunciato a tutto per noi e sono anni che tu ci salvi il culo ogni volta. L'hai fatto anche oggi e non ci sono parole per ringraziarti come si deve. Se tu non fossi sceso dal paradiso per noi, né io né Sammy saremo mai arrivati vivi fino ad oggi. Non sei mai stato obbligato a farlo. Avresti potuto dar retta a quei cazzoni dei tuoi fratelli, avresti potuto uccidermi per tornare ad essere un leader, ma tu hai sempre scelto noi. E io non mi perdonerò mai di averti quasi ucciso quella volta. - cautamente, Dean portò una mano alla guancia dell'amico addormentato – Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata in questo schifo di vita – disse per poi ritrarre la mano – Non ho mai meritato niente di te, eppure non sei mai andato via -

Dean si alzò con un gemito di dolore. Era ora di smetterla con i discorsi da checca e di andare a pulirsi le ferite, ma dopo soli due passi, un roco verso alle sue spalle lo fece voltare.

Cas si era svegliato e stava pericolosamente tentando di alzarsi.

- Ehi, resta giù. Sei conciato da fare schifo – gli disse Dean tornando da lui e spingendolo a sdraiarsi di nuovo.

- Sei vivo... Sono vivo. – osservò stupito l'ex angelo.

- Già – rispose il cacciatore sorridendo – l'abbiamo scampata anche questa volta -

- Sono umano – continuò Cas.

- Lo so -

- Non mi mandi via? - chiese l'angelo quasi con timore.

- Non potrei mai. L'ultima volta sono stato costretto da Gadreel, lo sai – rispose Dean – ma ora questa è casa tua se lo desideri -

- Ma adesso non servo più a nulla – obiettò Cas.

- Ehi, tu sei parte della famiglia, non potrei mai mollarti da solo. Soprattutto dopo quello che hai fatto oggi per noi -

Castiel tirò i lineamenti stanchi in un sorriso tipico di chi si sente rassicurato.

- Ora torna a dormire. Abbiamo tutti bisogno di una dormita colossale -

L'uomo fece per andarsene di nuovo, ma Cas lo afferrò debolmente per la manica della camicia.

- Dean – esitò – Prima... ti ho sentito -

Dean si maledisse interiormente per aver parlato dei suoi sentimenti con un angelo in coma come una ragazzina adolescente e maledisse anche l'angelo per avere il sonno così leggero.

- Cas io ...- cercò di spiegare, ma l'angelo lo interruppe.

- Pensi ancora di non meritare la salvezza – disse vagamente esasperato – Ma io, se dovessi tornare indietro al giorno in cui ti ho tolto dall'Inferno, compierei di nuovo ogni singola azione che ti riguarda. Non cambierei nulla del mio passato con te -

Per qualche motivo, Dean si sentì avvampare – Cercavo solo di dirti grazie, Castiel. Hai fatto tanto per noi -

- Anche tu hai fatto tanto per me Dean – replicò Cas – Vorrei che tu potessi vederti attraverso i miei occhi e capire quanto la tua anima risplenda -

Dean arrossì ulteriormente, mentre posava la sua mano su quella dell'altro e sorrideva lievemente. Avrebbe voluto replicare, ma Castiel gli aveva fatto quei complimenti con tono così convinto che provare di nuovo a sminuirsi sarebbe stato quasi offensivo verso l'amico e balbettare un ringraziamento sembrava stupido, così rimase in silenzio. Cas si portò la mano di Dean alle labbra e la baciò con delicatezza. - Sei molto provato, Dean. Dovresti andare a riposare ora – disse poi.

- C-certo- balbettò imbarazzato il cacciatore – Beh, buonanotte Cas – e a quel punto non poté trattenere un impulso che per troppo tempo aveva energicamente represso. Si chinò sull'ex angelo e gli schioccò un bacio sulla guancia. Niente di più, ma quel piccolo gesto sembrò scombussolare molto entrambi. Dean sapeva che Castiel avrebbe sicuramente detto qualcosa. Qualcosa di terribilmente stupido, o terribilmente imbarazzante, o entrambe le cose, così si affrettò ad uscire dal salotto, lasciando l'altro da solo. Si maledisse per averlo fatto. Avrebbe dovuto trovare una camera da letto per Cas, era il minimo dopo l'aiuto che gli aveva dato e nel bunker c'era una miriade di stanze vuote, ma era stato più forte di lui. Non capiva cosa gli stesse succedendo, o meglio, lo sapeva perfettamente da anni ormai, solo che non riusciva a decidersi ad affrontare la situazione. Sbuffò, promettendosi di rimediare alla sistemazione dell'amico il giorno dopo, o due giorni dopo, o tre, a seconda di quando si sarebbe svegliato. Era così stanco da credere di poter andare in letargo, così si lasciò cadere sul letto e si addormentò subito.

 

 

Quando si svegliò, non aveva idea di quanto avesse dormito. Si sentiva ancora le ossa a pezzi, ma almeno la mente era più lucida. Guardò l'orologio che portava al polso: le quattro di pomeriggio. Aveva dormito per più di quattordici ore. Si costrinse ad alzarsi e liberarsi dei sudici vestiti che non si era tolto prima di dormire, per poi trascinare i piedi fino al bagno e dentro la doccia. Lasciò che l'acqua bollente gli scorresse addosso e così fece con i suoi pensieri. La probabile partenza di Sam, la situazione con Castiel, quell'improvvisa voglia di torta... ok quella forse non se n'era mai andata. Ora che il mondo era salvo, poteva permettersi di soffermarsi su pensieri più leggeri, in particolare ora poteva prendersi il tempo di capire perché il suo corpo reagisse come una calamita verso il ferro ogni volta che l'angelo si trovava nei dintorni. Ma alla fine non è che gli importasse più di tanto il motivo, quanto il fatto di non essere sicuro che l'altro sentisse lo stesso. Nonostante le parole di Castiel dell'altra sera sembrassero quasi una dichiarazione, Dean non capiva se quella fosse stata davvero la sua intenzione, o se la sua scarsa conoscenza sugli esseri umani gli avesse giocato un brutto scherzo.

Rimase nella doccia decisamente troppo, ma aveva davvero bisogno di pulizia e della sensazione di relax che soltanto una doccia calda sapeva procurargli. Quando finalmente si vestì e si decise a varcare la soglia della sua stanza per andare in cucina a cercare quella torta, trovò Castiel alle prese con un bel po' di buste della spesa cariche di cibarie.

- Hai seriamente trovato la forza di uscire? - gli chiese divertito il cacciatore mentre si precipitava ad aiutarlo.

- Ho pensato che quando vi sareste alzati avreste avuto fame – si giustificò – E che tu avresti voluto questa – aggiunse porgendogli un sacchetto di carta che emanava un profumino promettente.

Dean, che era decisamente affamato, lo aprì famelico e ciò che vide lo sorprese anche troppo. C'era una torta! Cas gli aveva preso una torta! E non una di quelle confezionate del supermarket, ma una vera crostata di pasticceria! Un sorriso si allargò sul viso del cacciatore. - Cas, sei un angelo! - esclamò prima che potesse riuscire a trattenersi.

- Non più, Dean – rispose questi amaramente.

Cavolo era proprio un idiota!

- Scusa Cas, non intendevo quello. Solo... ti adoro per questa meraviglia e... sono un coglione, perdonami – cercò di scusarsi goffamente.

- Non preoccuparti, Dean. Non è così male essere umani – disse l'altro sorridendo.

Dean lo osservò e si rese conto che per lui Castiel non sarebbe mai stato semplicemente un essere umano. No, lui l'avrebbe sempre visto come un angelo.

- Dov'è Sam? - chiese il cacciatore cambiando argomento.

- Non l'ho visto. Magari dorme ancora. Immagino fosse molto stanco anche lui -

Dean annuì, ma sapeva che non era da Sam dormire così tanto. No, suo fratello stava rimuginando in solitudine su cosa fare del resto della sua vita, ma lui non l'avrebbe disturbato. Aveva bisogno di riflettere per conto suo.

 

 

Sam si fece vedere poco anche nei giorni seguenti. Usciva dalla sua stanza solo per mangiare qualcosa velocemente e parlava raramente con Dean e Castiel. Il fratello non s'intromise e quando Cas cominciò a preoccuparsi, il cacciatore lo mise al corrente della situazione.

- Vuoi che se ne vada – osservò l'ex angelo senza capire.

- No – replicò Dean – Voglio che sia felice. E la sua felicità non è mai stata in questo modo di vivere. Non voglio costringerlo a cambiare vita, la scelta spetta a lui -

- Ma tu continueresti a combattere da solo – obiettò Cas preoccupato.

- Se questo è il prezzo della felicità per il mio fratellino non posso fare altro che pagarlo – rispose Dean prima di sospirare profondamente – Mi sento uno stronzo egoista a dirtelo, cas, ma mi chiedevo se tu volessi restare con me -

Castiel rimase in silenzio per un attimo, tanto che Dean temette un rifiuto dell'amico.

- Non c'è altro posto al mondo dove vorrei stare – disse poi.

Dean esultò interiormente, ma si sentì comunque in dovere di metterlo in guardia – Pensaci bene, Cas. Sai con che schifo ho a che fare ogni giorno. Se preferisci avere una vita normale lo capirò -

A quel punto Castiel spiazzò completamente Dean quando lo strinse in un forte abbraccio – Tutto ciò che voglio è restare accanto a te – disse l'ex angelo con decisione.

Dean non potè fare a meno di stringerlo a sua volta, provando una sensazione di felicità e sollievo simile a quella che aveva provato quando l'aveva ritrovato dopo infinite ricerche in purgatorio. Solo che questa volta non l'avrebbe lasciato andare.

- Giuro che questa volta sarò io a proteggere te – promise il cacciatore.

 

La decisione di Sam arrivò due settimane più tardi. Sarebbe tornato a Stanford. Aveva completato le pratiche di iscrizione online e corsi del nuovo anno accademico sarebbero iniziati da lì a qualche giorno, così sarebbe partito il prima possibile. Castiel gli lasciò la sua auto, dato che sarebbe rimasto insieme a Dean e alla sua Baby, quindi non ne avrebbe avuto più bisogno. Era ormai mattina inoltrata quando Sam ebbe finito di caricare i suoi pochi bagagli e si voltò verso i due compagni che stava per lasciare. Non era facile andarsene. Nemmeno avendolo deciso da solo, nemmeno sapendo che era la cosa giusta. Non sarebbe stato facile ricominciare, ma doveva farlo.

Si sforzo di non farsi venire gli occhi lucidi, o Dean l'avrebbe chiamato tutti i giorni solo per prenderlo in giro. Si rivolse a Castiel. - Queste cose dovrei dirle a Dean, ma so che non mi darebbe retta, quindi lo dico a te. Tienilo d'occhio, non farlo bere troppo e costringilo a mangiare la verdura ogni tanto e niente cacce estenuanti, almeno per un po'. -

- Ehi! Cas non è mica la mia balia! - si lamentò il fratello.

- Tranquillo Sam, penserò io a lui – lo rassicurò l'ex angelo senza dargli ascolto.

A quel punto il minore si rivolse al maggiore, ma le parole gli morirono in gola.

- Beh, fatti sentire ogni tanto, Sammy – disse il più grande con un mezzo sorriso.

Sam allora strinse suo fratello in un caldo abbraccio – Mancherai, Dean -

- Anche tu – rispose questi quando si separarono – Ora corri a fare il culo a strisce a tutti quei secchioni intellettuali – aggiunse dandogli una sonora pacca sulla spalla.

Con un ultimo cenno, il minode dei Winchester salì in macchina, mise in moto e partì. Dean e Cas rimasero a guardare mentre si allontanava ed il cacciatore, in un attimo di malinconia, strinse la mano dell'ex angelo cercando il suo conforto. Questi gliela strinse senza esitare, ma non disse nulla, perchè non c'era nulla da dire che potesse cambiare il confuso stato d'animo del suo amico in quel momento. Rimasero lì immobili per minuti interminabili, poi il primo a riscuotersi fu proprio Dean.

- Cas, ti andrebbe un hamburger? - chiese all'altro.

- Mi vanno sempre gli hamburger, Dean – rispose l'ex angelo.

- Bene! - esclamò il cacciatore trionfante - finalmente potrò pranzare con qualcuno che non ingurgita continuamente cibo per capre -

Castiel non seppe dire cosa effettivamente ci fosse di buffo in quella frase, ma non potè fare a meno di scoppiare a ridere, senza essere capace di fermarsi, seguito a ruota dall'uomo che lo teneva ancora per mano. Tra una risata e l'altra, Dean riuscì ad afferrare le chiavi dell'impala nella tasca dei suoi jeans. - Andiamo angioletto, ti preparerò il miglior Hamburger della tua vita – disse tirandosi dietro l'altro mentre tornava verso l'ingresso del bunker.

- Dean, te l'ho già detto che non sono più un angelo – ribadì Castiel.

A quel punto il cacciatore si voltò, trovandosi faccia a faccia con lui.

- Tu per me sarai sempre il mio angelo sulla spalla, Cas – e detto questo trovò finalmente il coraggio di stampargli un bacio sulle labbra.

   
 
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