Di quando Javert ebbe un grosso problema a mascherare le sue emozioni
Strattonò il tessuto delle brache, tentando di sistemarle e rimediare in tal guisa a quell’indecenza; si accorse stizzito di aver solo peggiorato la situazione e si accontentò di coprire quel punto infame con i lembi del cappotto. La sua dignità non gli avrebbe altrimenti consentito di incontrare i carcerati. Se aveva ormai accettato il sonno disturbato, i risvegli improvvisi, la scarsa concentrazione e la confusione dei suoi pensieri seguiti a ogni loro incontro, non poteva soprassedere all’impeccabile freddezza che avrebbe sempre dovuto trasmettere il suo aspetto immacolato.
Agli occhi della legge, era un prigioniero come gli altri, contrassegnato da un numero che Javert ripeteva strenuamente nel vano tentativo di renderlo meno umano, meno carne e sudore e muscoli eroticamente guizzanti a ogni sforzo. Impossibile dimenticare quel corpo; inconcepibile quando era ciò che dominava i suoi sogni vergognosi da più di un decennio. Lo sprezzo che leggeva nei suoi occhi lo irretiva, la ferocia nei suoi gesti gli intimava di cedere alle proprie pulsioni e accoglierle come compagne per la loro persistenza.
Un grugnito familiare si levò dietro di lui, immediatamente seguito da una voce imperiosa, feroce, enunciante un numero a cinque cifre. Javert si voltò e vide il prigioniero, quello stesso che era stabile protagonista delle sue notti insonni, mentre irrigidiva le spalle.
“24601!” urlò al carcerato. Questi sollevò la testa di scatto, rivelò uno sguardo di sfida indirizzato a lui e a lui soltanto. E le poche sicurezze presenti in Javert si frantumarono in un istante.
NDA
Ci tengo a far notare che il rating è dovuto alla battuta di cattivo gusto nel titolo. Cosa? Far diventare questo capitolo il primo di una lunga serie? Io? *coff coff*