Anime & Manga > Anna dai capelli rossi
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Autore: Thilwen    17/03/2009    6 recensioni
Trapiantare una rosa più avere tanti significati.
Come una fenice rinasce dalle ceneri, anche la speranza di una nuova vita può rinascere da un fresco primo bocciolo.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclamer: I diritti editoriali di “Anne of Green Gables” appartengono all’autrice Lucy Maud Montgomery, così come quelli dell’anime sono da attribuire a Hinao Takahata e Hayao Miyazaki, per il progetto “World Masterpiece Theater”,  e a chiunque altro li detiene in qualunque campo commerciale. Io non scrivo assolutamente a scopo lucro, il mio è solo un modo per sentirmi metafisicamente più vicina alle opere che ho amato.

 

 

Titolo: La Fioritura;

Autore: Thilwen;

Beta: mise_keith;

 

 

Note:

Ho rivisto “Anna dai Capelli Rossi” dall’alto dei miei ventuno anni, l’ho rivisto con cognizione di causa, l’ho rivisto con occhio critico, l’ho rivisto divorando le puntate e restando intrappolata nella maglia di sensazioni ed emozioni che solo due maestri dell’animazione giapponese come Takahata e Miyazaki possono darti. Quando una storia diventa famigliare al punto da sentirne i luoghi che descrive quali “tuoi”, allora sei davanti a un’opera di gente che sa fare il suo mestiere.

Un breve riflessione su alcuni significati latenti delle ultime puntate. Solo una mia personale interpretazione e un piccolo omaggio a due grandi artisti.

 

 

Ringraziamenti: a mise_keith, che si è sciroppata cinquanta puntate di anime solo per leggere queste poche frasi. Ti voglio bene, piccina!

 

Dediche:

Alla mia Marilla* perché ama i fiori. Specialmente perché ama le rose.

E perché sono soprattutto i suoi racconti e le sue immutabili parole a farmi ammirare quanto di poetico vive nell’umiltà della terra.

 

 

 

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La Fioritura

 

C’era qualcosa di antico in quel rametto di rose che aveva piantato sulla tomba di Matthew, e lei lo sapeva.

Non dipendeva solo dal viaggio che esse avevano fatto o dal valore affettivo che legava il vecchio contadino a quella pianta; era un qualcosa fortemente connesso al rigenerarsi, rinascere, ricrescere partendo da se stessi.

Anche lei, in fondo, non era stato altro che un ramoscello reciso e trapiantato pronto a sbocciare.

Da bambina, spesso, si era ritrovata, stanca e sperduta in un duro letto e fra coperte bucate, a immaginare il volto di suo padre pronto a proteggerla con un sorriso dalle avversità della vita.

Non aveva mai saputo cosa significasse avere un padre, prima che i gentili silenzi di Matthew la accogliessero nella solitudine di quella stazione, in un tiepido giorno di primavera.

E adesso, per una volta nella sua vita, avrebbe potuto fare a meno dell’immaginazione; quando avrebbe avuto bisogno di ripensare a un volto sempre pronto a schiarirsi in sua difesa, sarebbe apparso in ogni sua ruga ed espressione quello di Matthew, vivido, affiancato da quello di Marilla.

Sperava, nei suoi pellegrinaggi al cimitero di Avonlea, che quel ramoscello di rose che aveva piantato fiorisse, come una giovane adolescente magra e tutta occhi era rifiorita in donna grazie all’affetto offerto di quella famiglia; se avesse potuto, avrebbe dissetato quella pianta con le sue lacrime, unguento d’amore, e soffiatole i suoi baci per darle vigore.

Ma questo non sarebbe servito a nulla; poteva solo chinarsi e innaffiarla con l’acqua del “Lago dalle Acque Splendenti ”, sperando che vi portasse i suoi stessi sogni e tutta la sua gioia infantile, che per anni avevano riscaldato  il cuore malato di Matthew.

La sua rinuncia alla borsa di studio e all’università aveva turbato ogni abitante di Avonlea; Anna non si era curata delle chiacchiere della gente. Sapeva che nulla era più lontano da un sacrificio che la sua scelta di restare a fianco dell’amata Marilla e di osservare il mutare delle stagioni e dei colori del tramonto dalla sua finestra al “Tetto Verde”; anche da quello spicchio di Eden era possibile vedere il mondo.

E rifiorire, di nuovo.

Così aspettava con tiepida gioia lo spuntare di un modesto germoglio dal rametto trapiantato, il primo, che sentiva avrebbe segnato una nuova speranza, una nuova vita.

C’era qualcosa, eppure, che, nonostante i lunghi anni di fantasie e voli romantici, Anna non aveva ancora compreso: che non è la forma di qualcosa che ne determina il valore, che spesso i più timidi boccioli fioriscono lontani dalle loro piante e sono trasportati dai venti meno attesi.

D’altronde, non avrebbe saputo attribuire altro nome, lei che era sempre stata così brava, alle parole della signora Lynde in quel tiepido pomeriggio d’Agosto.

-Ma come, Anna, non lo sai? Gilbert Blythe ha rinunciato al suo incarico ad Avonlea per lasciare il posto a te.°

Era pronta a fiorire e rinascere, come quel ramo reciso, finalmente.

 

 

 

 

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   °Le parole della Signora Lynde nell’anime sono differenti, si tratta di un discorso dove la stessa Anna interagisce, le ho ristrutturate perché si confacessero alle necessità della storia.

 

  
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