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Autore: Allie_Mayniac    25/01/2016    0 recensioni
[Urban Strangers.]
"Il dolore la prima volta non è arrivato subito, ma è arrivato assieme alla consapevolezza di ciò che è successo dopo ore e ore di apatia e movimenti meccanici dettati dalla paura di pensare a ciò che comportavano gli eventi di quel giorno.
Colui che era diventato ormai un, il compagno di vita ha deciso che non avremmo mai più avuto niente in comune e ciò ha portato in un primo momento solo tanta rabbia, una rabbia animalesca."
Una serie di giornate difficili per Gennaro in cui i flashback lo tengono in vita e lo annientano contemporaneamente.
Potrebbe presentarsi un alto tasso di Gennex.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella fu la prima volta che Alessio mi fece una sorpresa. Una delle più belle della mia vita.

Al tempo, ma forse anche ora, ero totalmente in fissa per alcuni pittori sopratutto quelli specializzati nel surrealismo. Avevo divorato interi volumi su Magritte, Picasso, Max, Mirò, Klee e Frida Kahlo ma solo un pittore mi aveva fatto sentire compreso, meno pazzo, mi aveva fatto capire che la creatività poteva scaturire anche da situazioni mentali instabili come la mia, da rincorrenti incubi e idee totalmente pazze.

Dalì.

Salvador Dalì mi aveva trasportato nel turbine della sua unicità, delle sue paure così diverse ma analoghe alle mie, nei suoi surreali incubi, nelle sue perversioni, nelle sue notti creative spese in sostanze che alternano la mente e forse anche troppi fumi di vernici.

Dio benedica quelle vernici, colori a olio, tempere, graffiti, qualsiasi cosa sia stata il tramite tra Salvador Dalì e tutte le superfici da lui decorate e rese opere d'arte.

Immergermi nelle sue opere, nei suoi scritti, biografie, era il modo per sconfiggere quella noia che di cui tanto parlava. La noia come unica occasione dell'uomo per accorgersi della sua miseria, del suo essere sempre troppo piccolo, troppo debole, un insulso punto in un piano senza dimensioni. La noia era la mia più grande paura, non avere nulla da fare, nulla a cui pensare se non a quanto insognificante io fossi.

In realtà ora è di nuovo la mia paura principale. Ora che si accompagna alla solitudine, che a pensarci non è solitudine. È Assenza, nostalgia. Nostalgia di quell'unione di battute squallide e talento musicale, nostalgia di colui che dalla mia stessa noia mi ha tirato fuori per farmi scoprire tutta una nuova magia relativa alla condivisione. Condivisione di musica, di opinioni diverse, di sorrisi, di muretti mai troppo stretti per ospitare due persone, di sguardi di complicità, di bisticci, di insulti urlati a squarciagola, di corde di chitarra rotte, di un piccolo pubblico, di un sogno.

Il giorno dopo la mia proposta bocciata di saltare la scuola assieme, venni svegliato dieci minuti prima della mia sveglia dal telefono che squillava con l'inizio di una canzone dei The Script.

Pensai che avrei ucciso chiunque avesse osato privarmi di quei dieci preziosi minuti di sonno.

Lessi il nome sull schermo "Alex" e pensai che il moro avesse cambiato idea riguardo il fare vela.

Accettai la chiamata e risposi con un "pronto?" che assomigliava più al verso del carlino di mia zia.

-Gennà preparati, abbiamo un mini viaggio in macchina da fare.-

-Un cosa?-

-Viaggio in macchina, muoviti, vestiti.-

-Per dove? Io ho appuntamento con delle mie compagne alle otto e mezza.-

-Non è importante, fidati. Ti aspetto tra quindici minuti sotto casa tua.-

Per la prima volta in vita mia mi fidai davvero di quel ragazzino nerd che stavo iniziando a considerare come il mio migliore amico. Alla fine l'appuntamento con le mie compagne era solo una scusa per passare la mattinata a fumare in compagnia piuttosto che da solo e a cercare di inculcare in quelle teste piene di forcine e tinta bionda qualche buon genere musicale. Tutti tentativi vani del resto.

Mi lavai e mi vestii velocissimo, cosa del tutto inusuale per i miei ritmi da bradipo. Impiegai meno di un quarto d'ora così mi ritrovai ad aspettare Alessio poggiato al muro di casa mia con gli insulti di mia madre in sottofondo gridati dalla finestra di cucina.

-Prendi freddo! Copriti disgraziato che se ti ammali ti do il resto!-

-Ti voglio bene anche io mamma! Sto aspettando Alessio, mi accompagna a scuola in macchina.- urlai di rimando.

Visi la sua faccia dubbiosa non ostante la distanza. L'espressività l'ho sicuramente presa da lei.

-Ma non lui diciasette anni anche lui?-

-Boh, forse guida il fratello.-

-Figlio mio, neanche tu lo sai dove andrai a finire.-

Dovetti fare uno sguado davvero molto confuso perchè a quel punto mia madre si fece il segno della croce scuotendo la testa per poi chiudere la finestra e sparire dalla mia visuale.

Comunque aveva ragione, stavo iniziando a sentire il freschetto mattutino ma tutto ciò che mi serviva per riscaldarmi era una sigaretta e di sicuro non l'avrei fumata davanti a casa mia, non se ci tenevo a non essere ucciso dalla mia procreatrice senza neanche scoprire dove mi volesse portare Alessio.

Quando arrivò erano passati ventisei minuti dalla sua chiamata. Era in ritardo, come sempre.

-Sei in ritardo.-

-Nando non usciva più dal bagno!-

Notai il ragazzo fresco di patente con le mani sul volante.

-Oh, ciao Nando.-

-Ciao Genn, sali dai che si parte per un'avventura.-

In quell'esatto momento io e Alessio ci scambiammo uno sguardo e iniziammo all'unisono a cantare.

-Non sarà un'avventura questa non è soltanto una priiimavera...-

-E infatti cari coglioni siamo in autunno, dai muoviti a salire o ti lascio qui.-

Capì che il ragazzo non scherzava così mi decisi a salire con ancora il motivetto di Battisti in testa.

Il viaggio in macchina fu stranamente rilassante non ostante i due fratelli Iodice fossero soliti discutere animatamente usando tonalità di voci che superavano persino quella degli insulti dalla finestra di mia madre.

Decidemmo di lasciare la radio piuttosto che mettere un cd perché di sentire i neomelodici di Nando non ne avevamo la minima voglia, mentre criticare insieme le canzoni trash commerciali che passavano era decisamente un buon passatempo.

Nando rimaneva dubbioso su parecchie canzoni inglesi di cui capiva poche parole confuse.

-Questa canzone in pratica di cosa parla? Di tette e fumo?-

Alessio rispose al fratello con quell'aria seria da spavento.

-Nono fratello, ti sbagli. E' molto di più.-

-Mmh, e di cosa parla?-

-Di culi e fumo, culi, non tette. La differenza è importante-

Il maggiore insultò in dialetto il fratello e risi di gusto davanti alla complicità dei due mori.

Interruppi quel momento di insulti e risate ripetendo la stessa domanda che ripetevo da quasi un'ora.

-Ma quindi dov'è che stiamo andando?-

Alex mi rivolse uno sguardo degno di un film basato sul migliore romanzo di Stephen King.

-Gennaro Raia ti giuro che se me lo chiedi un'altra volta ti porto in un vicolo buio e rendo fondati i tuoi dubbi riguardo la nostra intenzione di rapirti e violent... ECCOCI!-

Guardai dal vetro frontale dell'auto e lessi a caratteri cubitali su un manifesto "Salvador Dalì" e sentii il mio cuore esplodere di gioia.

-Alessio dimmi che scherzi.-

-Buon compleanno Gennaro.-

-Ma non è il mio compleanno.-

-Lo so ma questo siccome mi dimenticheròquando sarà quello vero fingo sia oggi così sono a posto con quest'anno.-

-Tu sei scemo. E io ti amo perchè è il migliori regalo di sempre. Anche a te Nando, sei il migliore.-

Il maggiore sollevò le spalle con finta modestia mentre Alessio sorrise e abbassò lo sguardo sulle sue mani.

-Speravo tanto ti piacesse, ho visto tutti quei libri sulla tua scrivania che nel tempo cambiavano ma erano sempre sullo stesso pittore così quando ho letto sul giornale di questa mostra ho deciso di farti una sorpresa e venire a vederla con te. Magari mi piacerà pure.-

-Ceh fammi capire, hai fatto tutto questo per me?

-Beh, sì, non me ne intendo di arte.-

Mi porsi verso il sedile del passeggero non ostante fossimo ancora in movimento e baciai ripetutamente l'enorme testa e la guancia sinistra di Alessio sorprendendomi io stesso dello slancio di affettuosità.

-Giuro che dopo questa mostra diventerai il più grande amante del surrealismo mai esistito.-

Il moro ancora sotto shock per il contatto di poco prima alzò un sopracciglio e mi guardò come Beyoncé guarderebbe Baby K.

-Vedremo.-

-Vedrai.-

Gli promisi.













 

Spazio autrice

Prima di tutto vorrei scusarmi per il capitolo, fa schifo e ne sono totalmente consapevole ma capitemi, stavo studiando Pascal in questo periodo (da qui la teoria della noia eccecc) e quando mi sono ricordata delle foto di Genn riguardanti un libro, magliette e la mostra di Dalì ed essendo quest'ultimo uno dei miei pittori preferiti ho voluto dedicargli il capitolo.

Vi giuro mi diverto troppo a descrivere gli sguardi di Alessio.

(Se ci sono fan di Baby K perdonatemi, io vi voglio bene)

La canzone che le due fatine cantano è ovviamente Un'avventura di Lucio Battisti


An Another Urban Stranger

 

P.s. spammatemi tutte le vostre storie che ultimamente io e l'insonnia siamo grandi amiche.
  
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