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Autore: Margo_Holden    25/01/2016    1 recensioni
Con un passato travagliato alle spalle, mai del tutto superato, Hazel si trascina ogni giorno nel diner in cui lavora come cameriera, cercando di evitare tutti, perfino la vita stessa. Ma il destino è inarrestabile ed imprevedibile.
Così un giorno mentre si reca a lavoro, incontra lui.
Alex è un criminale, con una montagna di cicatrici e tatuaggi che parlano per lui, del suo passato, che come una tempesta lo ha corrotto dentro, fino a divorarlo, a distruggerlo, a cambiarlo.
Queste due anime che sembrano pianeti opposti, finiranno per convergere, nel modo più improbabile possibile.
Ma il loro non sarà amore, perché il cuore di Hazel è infestato dal veleno della vendetta, che l'acceca e la rende sorda. Nel suo personale inferno infatti, torreggia come un re, fra tutti i mostri, Alexander.
Così mentre una guerra tra gang divampa per la grande mela, e mentre Hazel sente su di sè, la costante presenza di due losche figure che sembrano reclamare il proprio sangue, i due riusciranno finalmente a lasciarsi il fantasma del passato alle spalle, per tornare a vivere?
[DA REVISIONARE]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Prologo


C’era del sangue sulle sue mani…
In realtà c’era sangue ovunque.
Sulle sue scarpe di pelle nera, sul vestito di velluto prugna, sulle calze a reti bucherellate su più punti, sul parquet in mogano, anche sul viso, alcuni schizzi avevano macchiato anche il suo viso bianco, pallido più del solito.

Le sembrava di poter svenire da un momento all’atro.
Non ce la faceva più a sopportare la vista di quel colore così vivo, pulsante.
Ma non sopportava più nemmeno il suo odore acre, forte, ferroso.
Sembrava di sentirlo sulla lingua. Non aveva mai avuto problemi di ferro, perché ne aveva in abbondanza nel suo corpo, ma in quel momento, se lo sentivo impresso sul palato.
E gli faceva schifo, schifo e ancora schifo.
 
Una pozza di sangue si era allargata intorno ai suoi piedi e le gambe dell’uomo, il proprietario di tutto quel liquido bordeaux, era disteso a pancia in giù, con gli occhi sbarrati, un braccio sotto di esso e l’altro in una posizione strana, ad angolo retto ma con la mano rigirata. Le gambe leggermente divaricate, fasciate da un pantalone elegante nero come la pece. Il volto cereo, cadaverico, in netto contrasto con le labbra socchiuse e leggermente rosse, dove poco prima, un fiottalo di sangue aveva fatto il suo percorso e si era poi riverso sulla camicia bianca e sul mento.

Poiché non riusciva più a reggere lo sguardo su quel viso bianco, anzi no, perché la verità era che non riusciva a guardare la morte e sapere che faccia avesse, quindi decise di alzarli, incontrando così due pozze di un blu intenso come il più freddo del mare del nord. 
Quegli stessi occhi che l’avevano venerata, fatta sentire donna, amata…
Gli stessi che gli avevano sempre ricordato di che razza di uomo si trovasse di fronte, un uomo letale, arrabbiato con il mondo intero e soprattutto con la sua stessa vita, un uomo che era capace di tutto, anche di uccidere un innocente solo perché si trovava sul suo cammino, sul cammino del suo “lavoro”.
 
Si odiava per non odiarlo.
Si odiava per desiderarlo ogni minuto della sua vita.
Si odiava per amare il suo profumo intenso.
Si odiava per il peccato commesso e per l’amore dato.
Ma più di ogni altra cosa, lo odiava per essere l’uomo che era.

Si guardarono per istanti, lunghi e silenziosi istanti, poi lui ruppe il silenzio e lei fu salvata, ancora una volta dall’uomo che odiava.






*la storia si può trovare anche su wattpad*
   
 
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