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Autore: Duchannes    25/01/2016    1 recensioni
"Quel pomeriggio invece eri sdraiato sul nostro letto, completamente nudo, con una gamba piegata che copriva appena la tua intimità. Sembravi un ritratto fatto dalle mani perfette di Dio, ma non era il tuo corpo perfetto o i tuoi tatuaggi, quelli che appartenevano anche a me; era quella libertà che ti circondava, quell’aria intensa, intrisa della tua essenza che potevo respirare perfino da lì. Ti sentivi libero, avevi lasciato cadere i tuoi scudi e avevi lasciato la tua anima a nudo di fronte a quella canzone. Perché l’amore è un gioco perso e perdere ti piaceva. Così avevi deciso di perdere anche l’ultima difesa, per me."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"A Mils, per tutti gli innumervoli disagi che hai ascoltato.
Perché ascolti. 
Perché tu parli e io scrivo.
Perché sei la gioia e mi annoierei a morte senza di te!"
 


 
Ricordo ancora il primo giorno che ti ho visto completamente nudo, sai? E non parlo di una nudità qualsiasi, non parlo banalmente del tuo corpo senza vestiti, parlo della tua anima. La prima volta che ti ho visto spogliato da tutte le costrizioni, quelle che ti portavi dietro per proteggerti, quelle che ti difendevano e celavano i tuoi occhi che altrimenti sarebbero stati insopportabili. Non eri il tipo di persona che si lasciava andare, che si apriva a chiunque, stringevi la tua personalità con possessività, timoroso verso gli altri, come se potessero portartela via. E una volta me l’hai pure confessato, ricordi? Mi hai detto che non eri così, che una volta lasciavi entrare tutti, ma che poi qualche persona ha cominciato a prendere pezzi di te e a portarli via, senza più restituirli e “E’ la cosa peggiore che potessero farmi” mi hai detto, con quegli occhi straripanti di paura e io ho pensato che non avrei più permesso a nessuno di portare via un pezzo di te. Però non avevi ancora deciso di far entrare me e questa consapevolezza mi distruggeva tutti i giorni, quando guardando quegli occhi mozzafiato, mi rendevo conto di non conoscerli davvero. Ma io ti amavo lo stesso, perché eri il centro del mio mondo, eri il mio satellite e dipendevo da te come un ubriacone dipende dalla sua bottiglia di bourbon. Eri come il bourbon per me. La prima volta che ho assaporato con gli occhi il tuo volto, hai bruciato tutto, era scoppiato un incendio dentro di me e le fiamme erano troppo alte per venirne fuori, così mi ci sono semplicemente buttato dentro. Ero tuo, ti appartenevo in tutti i modi in cui potevo farlo, ma tu non eri ancora riuscito a fidarti a tal punto, non fino a quella volta. Ricordo quel giorno come se fosse ieri, fuori pioveva e tutto era grigio, uggioso, forse anche i tuoi occhi lo erano, di quella tristezza ingiustificata che a volte ti prendeva e non riuscivi a scrollarla via, io ti dicevo che erano i fantasmi del passato, ma tu rinnegavi testardo e sostenevi che era solo una delle tue tante stranezze, allora io finivo per crederti, perché pendevo dalle tue labbra come se fossero sante, e forse lo erano. Avevamo appena finito di fare l’amore, avevamo fatto piano, con lentezza estenuante così come volevi quando avevi bisogno di sentirmi, quando volevi tenermi più a lungo. Io ero andato in cucina, a prendere un bicchiere di latte freddo, perché ne avevo sempre una terribile voglia dopo essere venuto. Ero coperto solo dalla tua maglietta bianca che copriva metà delle mie cosce, perché eri alto da morire e dovevo alzarmi sulle punte per raggiungere le tue labbra, ma era un’altra cosa che amavi profondamente di noi. Quando ero arrivato allo stipite della porta, aveva sentito le note basse di quella canzone triste, quella che ti piaceva tanto e che mi avevi dedicato quella notte in cui avevamo litigato furiosi, quella in cui poi eri venuto da me e –Love is a losing game- avevi sussurrato, prima di afferrare la mia vita per spingermi contro il tuo corpo e cominciare a ballare con me, sulle note di quella canzone triste e intensa. Non avevo mai pensato all’amore in modo negativo, mi ero sempre ostinato a vedere l’altra faccia dell’amore, ma poi quella notte, nudo, dopo aver fatto l’amore mi avevi detto che nell’amore si perde e basta, e io mi sono infastidito perché sembrava che amarmi ti facesse stare male. Poi mi hai baciato piano, in quel modo che mi faceva perdere la testa e –Io perdo tutto me stesso quando sono con te, Louis, e amo perdermi per te- avevi sussurrato, spazzando via tutti i miei dubbi. Quella sera ho pianto, ti ricordi? Perché l’amore che provavo per te mi riempiva di emozioni e io non sono mai stato bravo a tenerle dentro di me, lo sai. E tu hai sorriso, perché amavi vedermi vulnerabile di fronte a quegli occhi spiazzanti. Quel pomeriggio invece eri sdraiato sul nostro letto, completamente nudo, con una gamba piegata che copriva appena la tua intimità. Sembravi un ritratto fatto dalle mani perfette di Dio, ma non era il tuo corpo perfetto o i tuoi tatuaggi, quelli che appartenevano anche a me; era quella libertà che ti circondava, quell’aria intensa, intrisa della tua essenza che potevo respirare perfino da lì. Ti sentivi libero, avevi lasciato cadere i tuoi scudi e avevi lasciato la tua anima a nudo di fronte a quella canzone. Perché l’amore è un gioco perso e perdere ti piaceva. Così avevi deciso di perdere anche l’ultima difesa, per me. Sapevi che stavo guardando, non avresti mai potuto ignorarli i miei occhi, ma non ti sei mosso comunque, lasciando che ti leggessi così. Stavi fumando e quando avevo notato questo dettaglio, avevo sorriso divertito, perché mi avevi sempre rimproverato per quel vizio infernale, e io avevo sempre alzato gli occhi al cielo ignorandoti. Poi il sorriso mi era morto sulle labbra, perché avevi portato il filtro alle tue labbra morbide e l’avevi avvolto, aspirando. E non avrei mai creduto di poter essere geloso di un oggetto, ma quella volta la gelosia mi mangiò vivo, perché anche aspirare fatto da te non era un semplice gesto, era come se stessi prendendo da quella sigaretta, come se ti stesse diffondendo le sue emozioni, come se fosse una persona e tu la stessi spogliando di tutto, lasciando solo la sua umanità. E non volevo che posassi la tua attenzione su qualcosa che non ero io. E tu lo sapevi, hai sempre saputo tutto. Poi l’avevi lasciata andare, tenendola stretta tra le tue dita e avevi lasciato andare la nuvoletta di fumo verso il soffitto. Stavi perdendo quello che avevi sottratto e allora la paura mi aveva attanagliato, una paura cieca di perderti. Perché amavo perdere tutto me stesso, ma non volevo perdere te, non ho mai voluto. E avevo sentito il battito del cuore accelerare e il respiro diventare pesante mentre la paura che potessi lasciarmi andare allo stesso modo mi dilaniava. Allora ti sei girato verso di me e mi hai guardato con quegli occhi verdi che non avevano più barriere, ma risplendevano come la luna alta in cielo. Mi avevi visto con le lacrime sulle guance e la paura ad inghiottire l’azzurro dei miei occhi. Allora mi avevi fissato con un cipiglio preoccupato e per un secondo avevo letto in quegli occhi la paura di aver osato, di aver mostrato troppo, di aver riversato un carico troppo pesante sulle mie spalle fragili. Ma io avevo scosso la testa e tu allora avevi capito; avevi capito e avevi sorriso. Ti eri seduto su quel letto, spegnendo la sigaretta nel portacenere di cristallo che mi avevi regalato, nonostante non volevi che fumassi. Poi mi avevi richiamato con quegli occhi e io mi ero avvicinato. –Baciami- avevi sussurrato quando avevi potuto stringere il mio corpo e io l’avevo fatto.
 
Allora tu avevi perso, io avevo perso.
L’amore; l’amore aveva perso.

 




 
All the love xx 
(twitter: @lunatjque)
   
 
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