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Autore: Dysia    26/01/2016    0 recensioni
Il suo sguardo mi stava mettendo quasi in soggezione, ed ero piuttosto certa che fossi arrossita come una dannata. Come potevo non farlo? due occhi meravigliosi, intensi, puntati nei miei come se volesse perdersi in me attraverso questi.
Accennò un sorrisetto all'angolo delle labbra, come se avesse sentito tutti i miei pensieri, dal primo all'ultimo, e questo mi portò ad arrossire ancora di più. Ma questo mi diede un senso di pace. Quel suo sorriso mi fece sentire quasi a casa. Era come se una parte di me si sentisse dannatamente sollevata. Era semplicemente la sensazione migliore che potessi provare, sentivo che il mio animo, finalmente, aveva trovato pace.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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{…}

 

Ormai avevo la testa altrove. Da quanto tempo non lo sapevo, ma riuscivo a sentire perfettamente solo la musica attorno a me, che produceva nel mio cervello visioni distorte, così come le voci delle persone e i loro sguardi su di me.

Ero sola in mezzo a quel gruppo di persone che ballavano, si strusciavano, facevano gli idioti. Avevo perso di vista tutti i miei amici, o comunque chiunque conoscessi all'interno del cerchio di persone con cui ero uscita. Ero sola. Ufficialmente sola.
Non sapevo come sentirmi, cosa fare. Il mio corpo faceva tutto da solo, e l'unica cosa che sentivo di avere era la testa leggera.

Quel locale... era una festa enorme in un posto piccolissimo.

Un posto dove la gente si lasciava alle spalle i problemi giornalieri per abbandonarsi ad una piacevole sensazione di libertà. E la stessa cosa volevo fare io.

“Sta attenta a non ridurti a merda. Non ingerire troppo di questo schifo. Ti assicuro che la droga su noi esseri sopranaturali ha effetti completamente differenti rispetto agli umani. Prendine poca di questa, okay?” mi disse Mysia, forse qualche ora prima. La sua voce nella mia testa sembrava così buffa e stupida, tanto che mi provocò una risatina in quello stesso momento.
Avevo esagerato. Non avevo seguito le sue raccomandazioni, ma non m'interessava.

Cosa mai poteva capitarmi? Insomma... Una vampira come me dovrebbe sopportare benissimo certe cose, no? Al massimo sarei caduta al centro della stanza ridendo da sola come una stupida.
I suoni distorti attorno a me venivano perfettamente tamponati dalla musica, sembravano guidarli in modo che solo loro conoscevano, ma rendevano il tutto perfettamente armonizzato.
Ero in pace, nonostante il mio cuore battesse ad una velocità estrema.
– Che buffo. Una vampira a cui batte il cuore... Non ci avevo mai pensato a quanto possa essere ridicola come cosa. Chissà perché ai nati vampiri il cuore batte ancora – dissi, e la mia voce era come quella dei cartoni animati. Sgranai gli occhi come se avessi detto qualcosa di troppo, portai le mani alla bocca e risi da sola, di nuovo, attirando in questo modo l'attenzione di un ragazzo davanti a me.
Sentivo che quell'incantesimo che mi stava trascinando con sé in un mondo tutto suo, e mi piaceva.
Le luci di quel posto cominciavano a confondersi, facendo apparire tutto in modo ancora più bello. Volevo che quell'incantesimo continuasse in eterno.
- Daphne?- domandò un ragazzo piazzandosi davanti a me. Feci fatica a mettere a fuoco il suo volto – dove diavolo ti eri cacciata?! Ti sto cercando da ore ormai! – le mani di questo finirono strette attorno alle mie braccia. Mi teneva ferma. Mi sentivo quasi in trappola.
– Ryan? – azzardai la domanda, socchiudendo gli occhi. Poi, dalle mie labbra, uscì una risata nervosa nel vedere che era proprio lui – levati, mollami le braccia – le luci attorno a me diventarono rosse. Buffo, visto che sembrava fatto apposta.
Lui scosse la testa. Odiavo il fatto che non vedessi niente attorno a me, ma la sua faccia era perfettamente nitida. Non volevo concentrarmi su quel ragazzo. Una buona parte di me, lo stava rifiutando categoricamente. Trovavo il suo tocco disgustoso, quasi quanto la sua faccia.
– Non ti reggi nemmeno in piedi, non vedi? –
– Sono benissimo capace di farlo, sai? – biascicai, rendendomi conto che tutto attorno a me stava diventando piuttosto ambiguo. La luce rossa stava diventando lentamente scarlatta, e la stanza più scura. Le persone non avevano più un espressione così spensierata. Ora sembrava che mi stessero fissando con fare ossessivo, che volessero scrutarmi fino in fondo, guardarmi dentro l'anima.
– Perché parli in questo modo strano? – domandò Ryan, stringendomi più forte le braccia.
Sentivo un senso di angoscia prendere il sopravvento sulla calma che avevo fino a pochi istanti prima – ti sei fatta? –
– Che t'importa? – risposi di scatto, cercando di levargli le mani dalle mie braccia – guardati attorno, è pieno di belle ragazze. Va da loro. È ciò che più ti riesce meglio, no? – risi, tirando indietro la testa – dai, se sei fortunato, magari trovi quella vacca di Sarah e riesci a portartela a letto! Secondo me ci starebbe. Tanto ormai avete pomiciato alla grande –

– Ma che diavolo stai dicendo? Dannazione devi aver svuotato il rifornimento di un pusher! – e strinse ancora le mani. Le mie gambe, in effetti, mi stavano abbandonando.
Mi stava facendo male, e forse non se ne rendeva nemmeno conto.
Le mie gambe erano pesanti, ma non m'interessava. Volevo andare via da lì. Mi sentivo soffocare e di certo non volevo stare così male in pubblico. Ma sopratutto, non volevo l'aiuto di Ryan.
– Mi stai facendo male! –

– Non sto nemmeno stringendo! –
– Che cosa vuoi? Cosa diavolo vuoi da me? – corrugai la fronte – ti sei fatto mia sorella. Ryan, mia sorella! E vorresti anche parlare con me? Dio, sei ridicolmente stupido, sul serio! – allentò la presa, quasi come se l'avessi spinto via. Mi guardò, schiudendo le labbra.
Sulle prime pensai che volesse addirittura baciarmi, ma non osò fare qualche passo in più verso di me.
Liberai le braccia. Non so come, ma ci riuscii.
Mi guardai rapidamente attorno. Avevo la testa pesante, e quel movimento mi fece venire il capogiro. Il cuore batteva persino più veloce di prima, per quanto fosse possibile, e sentivo la mia pelle fredda. Avevo freddo, ma allo stesso tempo caldo.
– Sei sempre stato un egoista – dissi, senza neanche rendermene conto. La mia lingua tremava, così come le mie labbra. Spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, osservando distrattamente la faccia del ragazzo, che ora cominciavo a vedere sfocata e doppia – e mi stava bene. Fino a quando non ho capito che razza di testa di cazzo stavo inseguendo. Grazie per aver baciato Sarah, mi hai aperto gli occhi, mostrandomi in che dannato casino mi stavo cacciando. Pensavo di aver colmato questo – poggiai una mano sul petto, spostandola poco dopo, come se quel movimento mi avesse scombinato l'equilibrio del corpo. Barcollai lievemente, poi risi. Mi sentivo una stupida a tirare fuori quel vomito di parole che non riuscivo nemmeno a bloccare. Allungò una mano per affermarmi, ma l'allontanai con un colpo secco della mano.
– Ti ho detto di non toccarmi! –
– Ti volevo solo aiutare! – sbottò lui, infastidito
– Beh, io non voglio il tuo aiuto. Sto benissimo. –
– Oh, lo vedo – sollevò un sopracciglio. La sua faccia era ancora più sfocata di prima, ma ero certa che fosse un effetto momentaneo.
– Non voglio il tuo aiuto – ribadii, guardandomi attorno – non ho bisogno di te. Non di te. Dio sono stata un idiota a pensare di aver tamponato tutto –
– Di cosa stai parlando? –
– Di quel dannato vuoto che mi porto dentro –
– Oh, vuoi tamponare il vuoto? – si passò le mani tra i capelli – pensi che litigando lo colmi? –
– Non sarai tu a colmarlo, in ogni caso – lo squadrai, allontanandomi da lui con fare quasi disgustato.
Sentii quasi uno squarcio nel petto solo per aver provato a pensare una cosa simile. Non era mai stato Ryan a colmare il vuoto. Nessuno c'era mai riuscito, ed ero solo io che provavo a colmarlo in qualche modo, alla ricerca di ciò che effettivamente potesse farlo, ma avevo una strana consapevolezza che nessuno ci sarebbe mai riuscito. Infatti, la verità era una sola: è sempre rimasto lì.
– C'è solo una persona che può colmarlo – mormorai, per poi corrugare la fronte. Era come se non fossi io a parlare. O meglio, ero io. La mia mente era quasi completamente sgombra, libera di parlare, senza quasi nessun tipo di blocco.
– Chi? Sentiamo la novità , avanti! Ed io che pensavo che fosse l'alcool a rendere sinceri –
Lo guardai, schiudendo le labbra – Non di certo tu – sorrisi – ma te lo dirò più tardi – poggiai una mano sul suo volto, dandogli delle pacche leggere con fare sarcastico, poi presi a barcollare lontano da lui.

Litigare in quello stato di certo non avrebbe mai portato a nulla di buono, ma non m'interessava.

Muovevo le gambe, ma non ero io a controllare la destinazione.

Avevo gli occhi chiusi, il volto verso il soffitto ed inspiravo profondamente. Perché il mio cuore batteva ad una velocità tale da darmi una sensazione di leggerezza su tutto il corpo.
Ero agitata, ma non riuscivo nemmeno ad esprimerlo. Quasi prigioniera del mio stesso corpo. La testa altrove, ma i piedi saldi a terra.

Provavo a darmi una spiegazione per quella frase detta poco fa. La mia mente era peggio di un labirinto in quel momento. Sentivo un fiume di domande scorrermi nella testa, ma nessuna aveva una risposta, e tanto meno riuscivo a formulare una domanda completa. Mancava sempre un pezzo di frase.

C'era qualcosa che proprio non ricordavo, qualcosa che mi sfuggiva. Qualcosa di importante. Davvero molto importante.

Aprii gli occhi, abbassai la testa. Un gesto che quasi mi fece perdere l'equilibrio. Mi sentivo quasi spenta in quell'istante. La testa mi faceva male, mi pesava per via di tutta quella confusione che c'era. Un continuo fiume di domande, niente di più, ma la mia testa si sforzava così tanto di focalizzare l'immagine di ciò che mi mancava, che mi sentivo letteralmente scombussolata.

Presi a camminare. Mi sentivo soffocare tra tutte quelle persone. Avevo voglia di gridare.

Di colpo mi assalì il terrore più assoluto. Il panico.

Non mi ero mai sentita così, ed il mio cuore batteva così forte che temevo potesse esplodere da un momento all'altro.

Cominciai a muovermi più velocemente. Mi sembrava che tutti si fossero fermati a guardarmi, con facce distorte e macabre. Mi sentivo giudicata nonostante non avessi fatto niente.

La musica era diventata più forte, con note lente ed inquietanti, le luci si abbassarono, dandomi la sensazione di sprofondare nelle tenebre.

Mi poggiai le mani sulle tempie. Le mie gambe cedettero, quindi caddi in ginocchio. Provai un dolore temporaneo, ma decisi di non dargli importanza. La testa mi faceva ancora più male. Era come sentire il rumore costante di un fischio. E tutto per colpa del mio continuo pensare.

Sapevo che non dovevo farlo. Lo sapevo, perché ho sempre cercato di evitare si rimuginarci sopra. Ho sempre evitato proprio per questo. Era una sofferenza mentale e fisica, e non ne capivo il motivo. Vivere con un costante vuoto e non sapere cosa te lo causa, è normale che provi a scoprirlo, ma qualcosa me lo impediva.

Non so come, ma mi rialzai. Mi guardai attorno, notando di nuovo lo sguardo di tutti puntato contro di me.

‹‹ È tutto nella mia testa ›› pensai, portandomi le mani sulla fronte ‹‹ tutto nella mia testa... ›› e, ad occhi chiusi, ripresi a camminare. Volevo solo raggiungere l'uscita di quell'inferno. Dal camminare, cominciai a correre, feci per aprire gli occhi per assicurarmi di non colpire nessuno, ma mentre lo facevo, appunto, finì contro un ragazzo.

Alzai lentamente lo sguardo, guardandolo in volto. Mi aspettavo di vedere di nuovo una delle mille facce distorte che mi circondavano. Ma, invece, era l'unica persona in quella marmaglia di gente ad avere un volto normale. Quasi caddi all'indietro, persi l'equilibrio nel tentativo di spostarmi per guardarlo meglio, ma mi afferrò per le braccia in tempo. Ero totalmente incantata a guardarlo, perché... Dio, cosa vedevano i miei occhi. Non aveva un volto distorto, l'immagine non era sfocata, non mi guardava male. Era semplicemente lì, fermo, e mi guardava come ho sempre voluto essere guardata, e lui era... bellissimo. Semplicemente, probabilmente, il ragazzo più bello mai visto in vita mia.

Il suo sguardo mi stava mettendo quasi in soggezione, ed ero piuttosto certa che fossi arrossita come una dannata. Come potevo non farlo? due occhi meravigliosi, intensi, puntati nei miei come se volesse perdersi in me attraverso questi.

Accennò un sorrisetto all'angolo delle labbra, come se avesse sentito tutti i miei pensieri, dal primo all'ultimo, e questo mi portò ad arrossire ancora di più. Ma questo mi diede un senso di pace. Quel suo sorriso mi fece sentire quasi a casa. Era come se una parte di me si sentisse dannatamente sollevata. Era semplicemente la sensazione migliore che potessi provare, sentivo che il mio animo, finalmente, aveva trovato pace. Non sentivo più alcun suono, nonostante la musica del locale fosse veramente alta. Tutto si era stabilizzato. Non sentivo più lo sguardo delle persone addosso, pesante ed inquietante. Era passato tutto, ed ora avevo occhi ed attenzioni solo sul ragazzo davanti a me, e non volevo nient'altro. Stavo bene.

Abbassò il volto verso il mio, le sue mani percorsero le mie braccia lentamente, come se volesse studiarle attraverso il tatto. Scivolarono poi sui miei fianchi, che strinse, e mi tirò più vicina a sé.

Alzai di più il volto. Non volevo perdere il contatto con i suoi occhi. Era come se riuscissi a sentire quel mio vuoto colmarsi ogni volta che li incrociavo. Ed era meraviglioso. Lui era meraviglioso.

Pochi istanti dopo, le mie labbra incontrarono le sue. Le sue labbra perfette, che sembravano essere fatte apposta per le mie. E l'atmosfera attorno a me, si era calmata del tutto. Non ero più agitata, era tutto normale. Il mio cuore prese a battere ancora più velocemente, forse un effetto dovuto all'adrenalina, ma io nonostante tutto ero rilassata.

Fu lui ad intensificare il bacio poco dopo, stringendomi contro di lui, come se volesse trascinarmi via con sé. Non mi tirai indietro. Sentivo che avrei seguito ovunque quel ragazzo.
Sollevai un mano, la portai tra i suoi capelli e mi strinsi di più a lui. Era un gesto talmente naturale che non ci pensai nemmeno su nel farlo. Sentivo di sapere perfettamente chi avevo davanti, avevo la sensazione di aver ritrovato qualcosa... o meglio, qualcuno. Era come se mi fosse mancato, ed ora avevo la sensazione di aver ritrovato quell'appiglio al mio passato che forse cercavo da fin troppo tempo. Ci staccammo lentamente dal bacio. Respiravo pesantemente, ma non m'importava. I miei occhi scrutavano ancora i suoi, e lui i miei. Io lo fissavo e lui mi fissava. Eravamo quasi due calamite palesemente in estati. Non riuscivo nemmeno a respirare normalmente, e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare, erano le sue labbra. Desideravo da morire che tornassero sulle mie, perché, Dio, avevo una voglia matta di lui.

Mi era mancato da morire e, in quel momento, sembrò sentire ciò che stavo provando. I suoi occhi erano lucidi, ed io avevo la sensazione che lo fossero anche i miei. Strofinò il naso contro il mio, poi depositò un bacio sulla mia fronte, che mi provocò i brividi lungo tutta la schiena.

Istintivamente, porta una mano sul suo viso. Lo accarezzai, e l'unica reazione che ebbe, fu chiudere gli occhi per qualche istante. Appena li riaprì, gli rivolsi un sorriso naturale, che ricambiò. Anche il suo viso era perfetto. Più lo guardavo, più vedevo ogni suo tratto come qualcosa di semplicemente perfetto. Mi sentivo così dannatamente cotta che non riuscivo nemmeno a spiccicare parola.

Il problema era che dentro di me sapevo chi fosse, ma non riuscivo a collocarlo nella mia memoria.

I suoi occhi, che in quella debole luce apparivano castani, sembrarono illuminarsi.

‹‹ piccola ›› sentii la sua voce nella testa. Quasi un sussurro. Telepatia.

Ma non fu quello a farmi sgranare gli occhi, ma bensì il fatto che la sua voce mi mandò quasi in tilt.

Mi venne una fitta alla testa che mi portò ad allontanarmi da lui. La sua voce era familiare, e la mia mente cercò in tutti i modi di sforzarsi per dargli un nome.

La mia memoria si stava sforzando, forse anche troppo. Il mal di testa era insopportabile, era come sentire il rumore delle unghie raschiare contro la lavagna. Sentivo che avevo di nuovo voglia di gridare, ma l'unica cosa che feci, fu cadere sulle ginocchia, di nuovo, e stringermi in me stessa. Gridavo dentro di me, ma non riuscivo ad esternarlo.

  
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