Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: sailor star lights    26/01/2016    0 recensioni
Quegli occhi azzurri potevano essere solo i suoi, non li avrebbe mai scordati, né confusi con altri, era impossibile per il bruno sbagliarsi, li aveva studiati per troppo tempo, cercando di coglierne le verità e le paure celate dietro ad un sorriso. Possibile che con quel mago non si potesse mai stare tranquilli? E adesso?
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Mokona, Syaoran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio regnava sovrano mentre Kurogane rifletteva – accidenti, un bambino! Il mago è diventato un bambino! Quanti anni avrà? Anzi… quanti mesi? -  lo scrutò attentamente – su per giù una decina – qualche dentino glielo aveva visto, ma decisamente non era in grado di camminare né tanto meno di parlare, per cui sapere da lui cosa fosse successo era impossibile. Chi poteva dire se fosse solo momentaneo o permanente? Opera di qualcuno o una maledizione del luogo? Non c’erano segni di scontro in giro per la casa, per cui difficilmente sarebbe stata la prima possibilità, a meno che l’idiota non si fosse lasciato fare tutto passivamente, lo avrebbe ucciso lui stesso se fosse stato così. Comunque, portava conseguenze? C’era qualcuno che potesse porvi rimedio? Kurogane guardava Fay, ma senza vederlo veramente, era troppo preso dai suoi pensieri – un bambino.. diamine! – lui non ne sapeva niente di bambini, di come si accudiscono, di come si trattano o, per lo meno, non era capace di comportarsi nel modo corretto con loro. Tutte le loro grida e i pianti gli davano ai nervi, da quel punto di vista almeno, il mago sembrava tranquillo, ma forse era solo apparenza. – sarà almeno cosciente di se stesso o è completamente privo di ragione? – lo guardò perplesso, a giudicare da quel sorriso da idiota che aveva in faccia, lo era eccome, e sicuramente pure consapevole di quanto gli desse fastidio la situazione, visto che stava battendo le mani a terra facendosi beffa di lui con quel sorriso, dannato finto sorriso, sulle labbra. Sapeva che lui non se ne intendeva affatto di bambini, a dirla tutta era un disastro in tutte le relazioni sociali, ed essere lui stesso la fonte di tanti problemi per lui doveva proprio divertirlo. Un pensiero gli attraversò rapido la mente; i bambini piccoli non vanno in bagno come tutti quindi mettono i pannolini, i pannolini si riempiono, quando i pannolini sono pieni vanno cambiati, quando si cambiano i pannolini si puliscono le parti intime – oh no, assolutamente no, neanche morto! Non ci penso proprio, MAI! Lo farà il moccioso, tanto più che non so neanche come si faccia – dubitava che Shaoran lo sapesse, ma questo non importava affatto, l’importante era che non fosse lui a farlo, il resto era relativo. Quasi richiamato da quegli ultimi pensieri, il ragazzino fece il suo ingresso nella casa « buongiorno Kurogane-san, Fay-san! » fece Shaoran entrando con Mokona sulle spalle « Kuro-papino! Dov’è Fay-mammina? Che fai qui impalato?! » e passò sulla sua testa per poi guardare a terra « uaaaa! Un bambino! Un bambino » disse saltando a terra e fondandosi sul piccolo tirandogli le guance « possiamo tenerlo? Possiamo tenerlo Kuro-papino? Fay-mammina l’ha visto? » Kurogane emise un grugnito. « Dobbiamo tenerlo polpetta, quello è il mago » rispose laconico. A quel punto, Shaoran che si era avvicinato per capire cosa stesse succedendo strabuzzò gli occhi notando che, effettivamente il bambino sembrava somigliare al mago, mentre Mokona si zittì fermandosi; questa volta fu Fay a tirare le guance della creatura con suo gran divertimento mentre nella stanza imperversava il silenzio più profondo.
« ma… Kurogane-san, cos’è successo? »
« non chiederlo a me ragazzo, non ne ho la più pallida idea » rispose il ninja « sono tornato a casa che era già così » continuò allontanandosi « dove stai andando Kuro-sama? »
« il più lontano possibile da quell’essere, badateci voi a lui, torno per l’ora di cena » e così dicendo se ne andò, con tre paia di occhi che seguirono i suoi movimenti finché la porta non fu chiusa alle sue spalle.
 
Il ninja si diresse verso il villaggio vicino; era piccolo e aveva poche cose, ma almeno non era necessaria la presenza del Manjuu per comunicare con gli altri. Lungo la strada fece un esame mentale di quello che avevano nelle dispense a casa e si rese conto di non saperne molto dal momento che era sempre Fay ad occuparsi del cibo. – Dannazione! – lui non sapeva cucinare, al massimo pescava o cacciava e poi accendeva un fuoco per cuocere il cibo, ma non aveva la più pallida idea di come preparare qualcosa che andasse più lontano di un pesce allo spiedo. Certo, aveva osservato Fay all’opera parecchie volte, in diversi mondi, in diverse cucine adatte al tempo di quell’universo, a volte anche solo accendendo un falò in mezzo al bosco, ma non per questo era in grado di maneggiare un coltello se non con lo scopo di uccidere. – che cosa mangia un bambino di quell’età? Forse dovrei prendere del latte, in casa non ce n’è… - rifletté dubbioso – Non ha denti all’infuori di uno o due paia, quindi cose solide sicuramente no… e noi poi?! – di verdura ne avevano nell’orto in giardino, infatti era così che si guadagnavano da vivere: zappavano la terra, o meglio, LUI zappava la terra e poi andava in villaggio a vendere i prodotti. Decise di comprare il pane, delle uova, il latte, del riso. Stava per andarsene quando si ricordò che un bambino necessita di pannolini soprattutto. Si guardò attorno spaesato tra la folla, chiedendosi cosa fare e a chi rivolgersi; fossero stati in un mondo più avanzato tecnologicamente sarebbe stato facile entrare in un supermercato e comprare dei pannolini usa e getta, ma qui erano in una realtà piuttosto rurale ed era già tanto che, in un paese tanto piccolo, vi si trovasse un mercato che riuscisse a soddisfare, più o meno, tutti i bisogni. Mentre dall’alto della sua statura si guardava in giro, il suo sguardo fu attratto da una baracca che vendeva stoffe ed abiti e si fece coraggio, avvicinandosi al commerciante.
« Buongiorno signore » fece l’uomo cortese sorridendogli
« buongiorno » brontolò in risposta Kurogane « vorrei dei panln » bofonchiò poi a mezza voce.
« come scusi? » rispose l’altro perplesso
« Dannazione! Ho detto che vorrei dei.. pannolini! » ripeté imbarazzato
« intende delle strisce di bambù? »
« si beh, quello insomma, quel che è… »
« lei ha figli? »
« NO! Cioè, volevo dire di sì… no… una specie, diciamo di sì, non proprio, al momento… ma a lei che gliene importa?! » ribatté burbero
« certo certo mi scusi, ha ragione, mi perdoni » e sorrise ancora « quanti ne vuole? » l’altro ci pensò un attimo prima di rispondere « sono lavabili? »
« decisamente » altro sorriso
« beh, allora facciamo tre… anzi quattro »
« bene, e vuole altro? Una tutina, un ciuccio? Un biberon? Comunque le consiglierei una spilla da balia per appuntare il pannolino »
Kurogane ci pensò – in effetti il mago era nudo e chissà cosa il ragazzo gli avrà infilato addosso… -
« tsk…vada per il vestito, facciamo due anzi, il biberon e anche la spilla  » guardò in giro la bancarella e il suo sguardo fu catturato da quello che doveva essere un “peluche” di stoffa. Poteva…? – Assolutamente no – si disse – neanche morto! – ma il suo sguardo era sempre fisso là, non riusciva proprio a distoglierlo. Perché no? Poteva anche… prenderlo, no? Sbuffò irritato dalla propria stupidità e mielosità e si limitò ad alzare un braccio verso il pupazzo « voglio anche quello » si limitò a grugnire con uno sguardo scuro in volto. Il commerciante volse lo sguardo nella direzione indicata e sorrise « certo signore ». Successivamente gli fece il conto e mise tutta in una borsa che poi gli diede in mano. Kurogane pagò e sparì più veloce che poté dalla sua vista. Il commerciante lo guardò sparire nella folla con una strana espressione sulla faccia.
- tsk, un pupazzo, ho preso un pupazzo, per il mago per giunta! Se non me lo tira in faccia o non lo “sbudella” facendosi beffa di me sarà già una gran cosa – pensò irritato – bah, voglio andarmene da questa ressa di gente, meglio che mi muova – e così finì le commissioni che gli rimanevano da fare e, prima di tornare a “casa”, luogo dove proprio non aveva voglia di mettere piede, si sentiva sempre più stupido a forza di pensare a quello che aveva comperato, si diresse verso l’osteria dove si mise a bere vino, non era sake, certo, però al momento avrebbe bevuto anche alcool etilico puro.
Bevve finché non vide il crepuscolo da una finestra del locale, tanto l’alcool lo reggeva bene, a quel punto decise che effettivamente era ora di tornare indietro, pagò il conto al barista e se ne andò, alle spalle gli ultimi bagliori di una giornata ormai finita.


Chiedo scusa per questa lunga, interminabile attesa. Purtroppo, circa un anno fa, il mio computer ha smesso di funzionare e così parte della mia storia è andata smarrita. Appena di recente (neanche due settimane) ho avuto modo di poterci rimettere mano. Vado piano piano avanti, quindi spero non ci sia da preoccuparsi per lunghissime attese (non almeno nell'immediato futuro lol) e chiedo anche perdono per il capitolo, è più di transizione che altro, ma, ahimè, servono anche questi. Chiedo ancora enormemente scusa, e spero che mi seguirete ancora. Un abbraccio :)

 
   
 
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