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Autore: GinnyWeasley01    26/01/2016    2 recensioni
La storia di Sirius Black, un ragazzo forte, ma allo stesso tempo fragile, che all'improvviso scorge nel suo migliore amico Remus l'unica speranza per uscire da quella vita fatta di tenebre e odio a cui era destinato.
Assieme ai suoi amici riuscirà ad affrontare le difficoltà che il suo nome gli ha imposto, collezionerà momenti indimenticabili e cercherà di andare avanti, ed essere solo Sirius, semplicemente un Malandrino.
Tratto dal testo: Senza di lui ora, sarei sicuramente impazzito, Remus era come una medicina, fondamentale per la mia esistenza. Mi voltai lentamente senza incrociare il suo sguardo e mi strinsi a lui, notai i suoi muscoli tendersi, probabilmente colto di sorpresa, ma quelle braccia dopo un po’ decisero di stringermi, in un abbraccio essenziale, che pareva come se lo avessi aspettato da tutta una vita.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sono tante le volte che ho desiderato di porre fine alla mia esistenza. Ero stufo, stufo di quegli sguardi che ricevevo da parte dei miei genitori. Da quando ero stato smistato a Grifondoro ero diventato simile a ciò che loro chiamavano Sanguesporco o traditori del loro sangue. Mi vedevano come un inetto, una persona o un oggetto privo di significato, destinato ad avere un esistenza misera e non degna del mio nome. E tutto questo perché avevo rifiutato di far parte di una famiglia che ritiene sia normale giustificare un’azione malvagia nei confronti di babbani, per un proprio tornaconto o semplicemente per piacere personale…Sono destinato a quegli sguardi per tutta la mia vita.

Sirius non puoi semplicemente finirla qui?

Quante volte quelle parole avevano invaso i miei pensieri, facendosi sempre più soffocanti, e quasi sempre difficili da scacciare via. Tuttavia c’era un motivo per cui riuscivo ad andare avanti e tale motivo erano tre persone: Remus…James…Peter. I miei amici. Con loro mi sentivo sempre a casa, in qualunque parte andassimo ed era solo grazie alla loro presenza che potevo dimenticarmi di essere Sirius Black appartenente ad una delle casate purosangue più illustri, ed essere semplicemente Sirius, o meglio Felpato. Spesso l’idea di rilevare ai miei genitori il mio stato di Animagus, mi allettava molto, avrei pagato per vedere le loro espressioni, e se ero fortunato me ne uscivo con qualche digiuno, o ancor più mi avrebbero in prigionato in casa per sempre. Ma non era nulla per un malandrino.
 
Rimembro benissimo quel giorno, era una fredda mattinata d’inverno, la prima neve, era stupenda. Mi limitai a guardarla cadere lentamente dal cielo e posarsi sul freddo cemento che si affacciava alla mia finestra, poi diedi un ultima occhiata alla mia stanza. C’erano alcuni poster delle moto appesi sul muro vicino al letto, un modellino di un giocatore di Quidditch sopra il mio comodino, varie bandiere di Grifondoro appese qua e là e alcune foto di modelle babbane. Rivolsi un ultimo sorriso alla mia geniale idea, la quale anche se era costata diverse punizioni corporali, ne era sicuramente valsa la pena, perché da quel momento in poi in quella stanza, si saprà per sempre che è vissuto Sirius Black, primo Grifondoro della casata Black. Afferrai la valigia e senza voltarmi indietro scesi le scale lentamente, avevo intenzione di assaporare a pieno quel momento. Come avevo previsto nessuno dei miei due genitori si fece vivo, potevo solo scorgere l’ombra di Kreacher che credendo di essere completamente nascosto mi lanciava occhiatacce e imprecava in un tono di voce per lui basso. Mi avviai lentamente verso la porta, e fu in quell’istante che vidi colui che avrei evitato per tutto l’oro del mondo, non so bene il motivo. Voltai il capo e rimasi faccia a faccia con la figura di mio fratello, il quale era in piedi davanti alla rampa delle scale e mi fissava con i suoi soliti occhi gelidi, quei occhi che non mi davano la possibilità di comprendere, di darmi la speranza che anche lui possedesse un cuore caldo che ardeva da qualche parte e non un cuore gelido, lui il mio fratellino speravo…Che non fosse come gli altri. Feci un lieve cenno con il capo e scattai il capo in direzione della porta riuscendo nell’intento di non fargli notare il mio sguardo divenuto d’un tratto dannatamente triste. Le mie labbra si aprirono, avrei voluto dirli: Verrò a prenderti un giorno e ti salverò. Ma probabilmente il mio orgoglio prevalse. Afferrai la maniglia della porta, chiusi la porta alle mie spalle, lasciando dietro tutto ciò che avevo detestato e che mi aveva fatto desiderare di sparire, per sempre.
 
Arrivai a Diagon Alley e vagai per un tempo indefinito, fin quando decisi di farlo, ormai non avevo più nulla a cui affidarmi, restava solo quell’unica soluzione, ma un pensiero fastidioso mi ostacolò, se anche loro mi avrebbero guardato con disprezzo come la mia famiglia? Tutto ciò era così asfissiante, forse dovevo solo rimanere qui da solo, cosa molto deprimente durante le vacanze di natale, ma preferivo di gran lunga morire di freddo piuttosto che ritornare indietro. Mi accovacciai in un angolo della strada, accanto ad un piccolo negozio di accessori strambi, le gambe strette sul petto la testa tra esse, mentre la neve si poggiava sulle mie spalle, in modo attento e leggero, come se volesse confortarmi e mi lasciai avvolgere da quella sensazione di freddo e allo stesso tempo di tepore.

“Sirius…?” era una voce così gentile, che chiunque l’avesse sentita avrebbe capito che non aveva alcuna intenzione di fare del male. Alzai lentamente il volto, non lo sentivo quasi più, le guance erano diventate d’un tratto completamente rosse e nel tutto cercai di accennare un sorriso ma con il risultato di farmi un gran male, per poi concludere teatralmente con un gran starnuto che mi scrollò quasi tutta la neve di dosso. La persona che avevo di fronte continuava a guardarmi a bocca aperta “Vedi che non sono un fantasma se proprio lo vuoi sapere Remus.” Lui rimase un altro po’ con quella espressione stupida, sì perché non c’era alcun motivo di reagire in quel modo, aveva visto solo un amico tra la neve, giorno prima della vigilia di natale, da solo. Cosa c’era di così strano?
“Sirius…” continuò lui “So come mi chiamo” mi alzai da terra e scrollai la poca neve rimasta, poi ripresi ad osservare le reazioni del mio amico “Non dovresti essere a casa?”
“Oh…bhe. Me ne sono andato” Dissi con disinvoltura, cosa che forse fece a dir poco arrabbiare il mio amico perché lo vidi prendere un grosso respiro e poi parlare “Sirius Orion Black, cosa hai fatto? Ma sai che è una cosa grave la tua?” afferrai la mia valigia “Non ti preoccupare, so cavarmela.” Feci un cenno con le dita per salutarlo “Aspetta dove vai?” mi frenò.

“In giro. Troverò un posto dove accucciarmi. Sai non c’è bisogno che trovi una sistemazione se sono un ani- “ma ciò che disse dopo mi impedì di continuare “Allora vieni a casa mia, i miei sono partiti in vacanza…” prese fiato dopo aver detto il tutto velocemente “E se proprio non vuoi tornare a casa tua…domani raggiungerai la casa di James, adesso è troppo tardi non credi?” rimasi a guardarlo scettico per un po’, certo l’idea non era male.
“Solo per questa notte” Mi limitai a dire e sorrisi, un sorriso apparentemente sincero, ma qualcosa non andava, una parte di me sprizzava dalla gioia, mentre l’altra parte rischiava di spezzarmi in mille pezzi.


Appoggiai la valigia sul pavimento di legno di casa Lupin, senza però disfarla e mi gettai sul divano rimanendo a fissare il soffitto come se era la prima volta che vedevo una cosa del genere, ma a chi dare torto forse lo era, giusto che esso al contrario della mia ex-casa non era di colori tetri-scuro ma di un vivo bianco, che sembrava avere come obbiettivo trasmetterti un senso di serenità. Mi tolsi le scarpe mettendomi comodo. “Fa come se fossi a causa tua…” disse Remus dopo aver notato il mio gesto “Bhe, casa tua è anche casa mia amico.” Lo vidi alzare gli occhi al cielo per poi avvicinarsi alla cucina e afferrare due tazze di quella che doveva essere una squisita cioccolata “Sei sicuro di non volermi in qualche modo avvelenare per tutti gli scherzi che ti ho fatto?” scherzai o quasi, mentre mi mettevo a sedere sul divano per riuscire a bere. “Se per questo saresti già morto, ma sono una persona clemente, e ho deciso di risparmiarti.”
“Oh grazie sei molto gentile, mi stai quasi facendo commuovere” strinsi la tazza davanti a me e rimasi a guardare il fumo che usciva da essa e in qualche modo mi immersi fin troppo nei miei pensieri tanto che Remus dopo un po’ mi richiamò alla realtà “Sirius, va tutto bene?” feci un cenno lieve con il capo e mi voltai con sguardo incerto verso di lui “Perché non dovrei? Ho sempre desiderato andarmene dalla quella casa lo sai” Mentre riportavo lo sguardo sulla tazza scorsi Remus passarsi una mano nervosa tra i capelli “Anche…Anche se la odiavi, lasciare la propria famiglia fa comunque male, quindi è normale che ti senti scombussolato…se vuoi sfog- ” mi alzai di scatto dal divano “Non mi manca quella dannata famiglia! La detesto!” strinsi con più forza la tazza e quasi subito mi pentì della mia reazione.

Posai con mani tremanti la bevanda sul tavolino davanti a noi e andai dritto in bagno, presi un po’ d’acqua dal rubinetto e me la gettai più volte sul mio volto. La mia testa aveva incominciato a rimbombare, il mondo attorno a me sembrava sempre più confuso e i miei pensieri non smettevano di tacere. Dopo un tempo parso infinito, riuscì a calmarmi, non appena la calda mano di Remus si appoggiò sul mio braccio. Piano piano sentì i muscoli rilassarsi, quasi rabbrividì a quel tocco e d’un tratto la rabbia si stava affievolendo. “Andrà tutto bene. Ci siamo noi.” Sentivo il suo fiato sulla mia pelle. Non riuscivo a proferire parola, odiavo essere commiserato, ma non volevo nemmeno che smettesse di farlo. Senza di lui ora, sarei sicuramente impazzito, Remus era come una medicina, fondamentale per la mia esistenza. Mi voltai lentamente senza incrociare il suo sguardo e mi strinsi a lui, notai i suoi muscoli tendersi, probabilmente colto di sorpresa, ma quelle braccia dopo un po’ decisero di stringermi, in un abbraccio essenziale, che pareva come se lo avessi aspettato da tutta una vita. Il profumo di Remus invadeva i miei sensi, sentivo il suo battito del cuore che cercava a fatica di eccellere sul mio, il quale stava andando più veloce del normale, le mie braccia che si chiudevano attorno la sua esile schiena. Quell’insieme di emozioni mi inondarono, come un fiume in piena, difficile da impedire. Tutto ciò era sbagliato. Mi allontanai da lui quasi in modo brusco, ma non notai nessuna espressione offesa sul suo volto, anzi ora era più rilassato, certo non quanto me. “Non dire a nessuno che ho quasi avuto una crisi isterica.”  Corrucciai la fronte “O mi vendicherò” assunsi un’espressione buffa che fece ridere Remus “Tranquillo, tranquillo. Anche se…Non è la prima volta che ne hai una. Non riesci a tenerci nascosto niente...” misi un finto broncio “Questo perché siete dei ficcanaso!” uscì dal bagno correndo e mi buttai a capofitto sul divano. Remus si sedette di nuovo accanto a me, probabilmente temeva che facessi qualche altra cavolata. “Quella cioccolata si è raffreddata non vale…” continuai mentre usavo il cuscino come una palla e lo facevo volare in aria, poi lo riacchiappavo, e così via “Cucinami qualcosa Remus” stabilì dopo qualche secondo. “Non sono la tua cameriera Sirius” disse sbuffando “Cucina tu.” sgarrai gli occhi come se mi avesse chiesto di farmi pelato “Hai ragione… Bruceresti la casa” continuò ignaro dei pensieri che frullano nella mia testa. “Bhe posso provare…” assunsi la mia migliore aria malandrina e Remus sembrò alquanto allarmato tanto che si alzò di scatto dal divano “Come non detto, Sirius. La mia idea era davvero stupida, vado a prepararti subito qualcosa”
“Voglio pollo fritto” dissi con una voce simile a quella di un bambino, ma mal riuscita.
“Mia madre ha detto di non toccarlo” rispose mentre aveva già afferrato un coltello, ora tagliuzzava le patate.
“Se non me lo dai, stanotte lo prenderò, e lo mangerò.” Vidi i suoi pugni serrarsi, e il suo coltello alzarsi verso di me “Come non detto, oggi decidi tu il menù.” Assunsi l’aria più innocente che potessi fare, no che fosse possibile per un Malandrino.
 


Quella notte a casa di Remus, non chiusi occhio. Non era colpa del divano, o a causa del troppo silenzio in quella stanza- di solito ero abituata ad addormentarmi con qualche musica di band babbane- ma qualcosa nel mio petto mi dava fastidio, non era nemmeno il cibo che avevo mangiato quella sera, punzecchiava e faceva male. “Vuoi pancake o vuoi rimanere a digiuno?” aprì i miei occhi pesanti e non riposati, vedevo un po’ sfocato e subito cercai di mettere a fuoco, vidi così Remus come una donnetta di casa che si sistemava il grembiule intorno alla vita con una mano e con l’altra ripuliva la cucina. “Ora come ora vorrei dirti di no, ma so che il mio stomaco dopo protesterà…” utilizzai le uniche forze che avevo nelle braccia e come uno zombie mi avvicinai al tavolo “Perché non posso mangiare sul divano…” chiesi anche se sapevo già la risposta, la mia voca era strascicata e le parole uscivano con forza, chiunque avrebbe notato e che avevo fatto di tutto stanotte tranne che dormire. “Perché caro Sirius, mia madre non sarebbe te poi ad uccidere per aver sporcato il divano, ma me…E comunque che hai fatto alla faccia? Sei spaventoso” … “Ho pensato a te” Remus si voltò verso di me con uno sguardo indecifrabile, non si era accorto di aver fatto cadere un uovo per terra “Scherzavo, scherzavo! Non voglio avere Mr. Perfettino anche nei miei sogni.” Feci un ghigno malandrino un po’ ammaccato, perché il mio volto mi concedeva di fare poco in quel momento. Remus si ricompose e subito si piegò per raccogliere quell’uovo borbottando parole come: che scherzo…ora mia madre farà un omicidio…
Mi sedetti sulla sedia, appoggiai le gambe sul tavolo, e lo guardai mentre impastava con ferocia l’impasto, forse era arrabbiato per qualcosa. A proposito…Perché prima aveva reagito in quella maniera? Era uno scherzo diamine. Lo era? “E per fortuna che ora andrai da James, o a mia madre verrebbe un colpo se ti trova con le gambe sul tavolo. Seriamente Sirius dovresti comportarti più educatamente…” sbuffai, ma non mi mossi da quella posizione “Essere educato mi rovinerebbe l’immagine…” e qui ricevetti un’occhiataccia da Remus che subito ricambiai in un sorriso e continuai “E comunque, da James non vado. O meglio, andrò ma quando nessuno mi vede.”

“Cosa? E mi vuoi dire per quale caspiterina di motivo che ti passa nella testa?” chiedeva scettico

“Caspiterina? Remus, non fare il prefetto anche a casa tua su.”

“Non stai rispondendo alla mia domanda” continuava un Remus alquanto impaziente.

“Nulla, penso che sarebbe più figo presentarmi su una scopa e entrare nella stanza di James sorprenderlo mentre dorme, e forse fargli venire un infarto…No scherzo, non proprio un infarto...”

“I pollici…” I pollici, che c’entravano i pollici? Lanciai uno sguardo veloce alle mie mani, e come aveva detto le mie dita giocavano tra di loro come se si fossero staccate dal mio corpo e avessero vita loro. “Tu menti quando fai così Sirius, ti conosco”

“Ora sì che sento che hai invaso la mia privicy.” Misi una mano sulla fronte in maniera teatrale. “Si dice privacy…”
“Hai rovinato il momento Remus.”

“Oh, ma per favore! Tu andrai da James e basta, intesi? Hai intenzione davvero di vivere in mezzo una strada quando non potrai rimanere ad Hogwarts?” Il suo tono di voce era di una nota più alta rispetto al solito e sapevo che era arrivato quasi al culmine, Remus che perdeva la pazienza non accadeva molto spesso, ma quando accadeva era meglio scappare, era peggio di quando si trasformava in un lupo mannaro.
“Detesto pensare che anche i suoi genitori mi odieranno.” Le parole uscirono da sole, non potetti fermarle. “Perché dovrebbero?” chiese, sembrava essersi calmato.
“Perché sono un Black.” Dissi con voce amara “Non vorranno che abiti da loro. Un conto è essere l’amico di loro figlio, un conto è vivere sotto lo stesso tetto.” Tolsi le gambe dal tavolo e incrociai le gambe sulla sedia. Lo sguardo puntato sul pavimento come un cane bastonato. “Giuro che se non fossi un prefetto, ti strangolerei in questo momento.” Scattai la testa verso di lui e arcai un sopracciglio, lui continuò “Se pensi che loro non ti accettino perché sei un Black, bhe…Aspetta che lo sente James e sarà lui ad ucciderti. La sua famiglia ti adora, non hai visto l’altra volta suo padre? Ti vedeva come un figlio, ti vedeva come uno di loro, non come un Black, ti vedeva come Sirius e basta, perché è quello che sei. Se te ne sei andato da quella famiglia, non significa anche che ora non fai più parte di loro? Quindi non farti problemi, e vivi ora la tua nuova vita.”
Restai in silenzio per non so quanto tempo, tutto quello che aveva detto Remus era vero e una parte di me lo aveva sempre saputo, solo che non voleva accettarlo, era troppo semplice fingere di non essere più un Black, perché nonostante tutto anche se odiavo la mia famiglia, nelle mie vene scorreva il loro sangue che avrei ardentemente voluto strappare via.
“Mangiamo i Pancake che devo sistemare la mia valigia, poi andiamo a prendere qualche regalo per i genitori di James, non voglio presentarmi a mani nude.” Vidi Remus alzare le labbra in quello che doveva un sorriso e sì, forse avevo fatto la decisione giusta. Anche se avevo tanta paura di ciò che sarebbe accaduto in futuro e le conseguenze delle mie azioni, io ero Sirius, e a ciò avrei pensato più tardi.
 

“Ora mi spieghi perché…” Remus mi guardava scioccato. Perfettino com’era, non riusciva a capire mai la vera essenza delle mie azioni “Come perché? Non vedi è un fantastico regalo, io lo adoro, ciò vuol dire che lo adoreranno anche loro!”
“Sirius…Sai che una cosa per te strabiliante per un’altra persona può risultare il contrario?” mi chiedeva mentre scuoteva la testa incredulo.

“Suvvia Lunastorta, stai esagerando. Questo modellino di un Grifondoro che prende il boccino al posto di un Serpeverde, e quest’ultimo esplode dalla rabbia, è troppo bello, Godric ne sarebbe fiero!” dicevo eccitato alzando il regalo con un braccio ed esponendolo ai passanti, che stranamente mi guardavano come se fossi pazzo, ciò era assurdo.

“Sirius…” continuò Remus addolcendo la voce e modificandola come se stesse parlando ad un bambino, ora mi sarei dovuto offendere, ma pensai che era lui a fare la figura dello stupido non io, giusto che il qui presente era palesemente grande e maturo, non un bambino! “Ti ripeto che la madre di James è stata una Serpeverde…E adesso…Ascoltami bene, non pensi sia offensivo nei suoi confronti?” grattai la nuca con una dito e lo guardai per un attimo con un’aria assente “Sirius?” mi chiese un po’ preoccupato. “Puoi sempre portarlo indie-”
“Ma lei ora è sposata con un Grifondoro” Ripresi questa volta sempre più convinto “Quindi va tutto bene!” conclusi soddisfatto. “Se lo dici tu...” si arrese Remus.
 
* “Non apre nessuno…Forse non ci sono…” Chiesi mentre agitavo nervosamente la gamba destra e tra le braccia tenevo stretto il modellino da Quidditch, non ero più convinto del mio acquisto. Dannato Remus e le sue precisazioni su qualsiasi cosa che faccio.

“Calmati…Abbiamo suonato solo un secondo fa Sirius…”
 
                                                                                               
 
“Dovremmo andarcene…Oppure…C’È QUALCUNO IN CASA?” Remus mi bloccò la bocca con una mano “Cos st..fa..” riuscì a farfugliare. Forse tutto questo era in realtà una trappola e ora mi avrebbe ucciso nascondendo il cadavere nel giardino dei Potter e dare la colpa a loro? Non è possibile…“Sii più educato Felpato!” gridò serio. Ok, ho esagerato pensando a quell’omicidio, quando morirò assassinato, voglio che avvenga in modo eroico. Comunque sia parlando di educazione, non ero io quello che stava facendo aspettare due povere persone al freddo e al gelo, e soprattutto con lo stomaco che gridava: Cibo. Poi la porta si aprì e io dimenticai come si respirava.

“Buongiorno signora Potter” pronunciò Remus con i modi da gentiluomo che era.

“Oh, che sorpresa! Per cosa devo questa visita?” chiese gentilmente la madre di James. Remus come sospettavo puntò il suo sguardo su di me, e anche se non lo incrociai, sapevo che mi stava invogliando a parlare. E ora toccava a me, scegliere di vivere come un cane letteralmente parlando in mezzo la strada, oppure vivere assieme a James, divertirci tutti insieme senza dei genitori che mi sgridano o mi ricordano che traditore io sia.
“Sono…scappato di casa…Posso…” non riuscì a continuare, abbassai lo sguardo sul mio modellino in attesa della risposta che avrebbe mutato la mia vita. Se non avrebbe accettato, ne avrei fatto una ragione…
“Che aspettate lì fermi, veloci ad entrare! E Sirius quel modellino è per me? E’ molto divertente.” Guardai il volto della Signora che avevo difronte e un sorriso spontaneo si dipinse sul mio volto, anche se non aveva detto un sì certo, la sua risposta era mille volte meglio di un sì. “Oh non aspettavo altro Signora Potter, morivo di freddo!” 

“Chiamami Dorea, figliolo.”
                                                                                                *

“Quindi tu vivrai qui? Da ora in poi, io e te? Ciò significa…”
“Divertimento puro!” completai la frase “Sirius non distruggere la casa di James…” mi ammonì Remus mentre prendeva posto accanto a me sul letto della camera di Ramoso, mentre quest’ultimo saltellava eccitato per la stanza. “Caro amico, come puoi pensare che possiamo fare una cosa del genere, non ci conosci…”
“E’ proprio perché vi conosco che lo dico.”

“Comunque sia…” continuò James fermando il suo balletto di gioia e interrompendo il nostro battibecco “Quel modellino è fantastico.” 
“Cosa c’entra?” chiedeva Remus “Come cosa ce-” interruppi James “Niente è solo geloso perché lui pensava che non le sarebbe piaciuto a tua madre, invece ho fatto centro.”
“Non è vero, non sono geloso. Volevo solo dire…”
“Che io ho ragione.” Completai anche la sua di frase ricevendo così un’espressione accigliata da parte sua. “Visto lo sei, guarda quella espressione.”
“Che espressione? Proprio non ti capisco” Diceva Lunastorta guardandomi accigliato
“Ma possibile che mi fraintendete sempre?” continuò ora incrociando le braccia al petto.
“Oh… Qualcuno si è offeso!” Feci un sorriso malandrino che mise in allerta Remus e dopo di che allargai le braccia, mi avventai verso di lui e decisi di fare ciò che detestava più della luna piena, o quasi. Il solletico. “Vedi come ora ti faccio cambiare idea!” presi a solleticare il suo petto e più continuavo più si contorceva e rideva, lasciandogli solo qualche secondo per riprendere fiato, e poi continuavo “Basta…Pausa…Non c’è…ahah…” 

“Devi dirmi che ho sempre ragione io!”

“Cosa?...ahah..Ma tu, non hai …mai ragione!” presi a solleticarlo più forte, tanto che lo vidi all’improvviso precipitare giù dal letto, e come un buon amico dovrebbe fare, mi trascinò con sé. Il mio istinto animale mi suggerì di non precipitare in nessun modo su una superfice dura come appunto un pavimento, ma di trovare qualcosa o qualcuno per attutire la caduta, così facendo, finì completamente addosso a Remus. Quando sollevai la testa trovai il suo volto poco distante dal mio, i nostri bacini che si incontravano, e i respiri di entrambi cercavano di tornare regolari. Rimasi ipotizzato dalle linee perfette del suo volto e quegli occhi dolci, e… “Voi due avete bisogno di una stanza per oggi?” Ritorna in te Sirius! Mi alzai di scatto schiacciando qualcosa “Ah, Sirius sta attento, mi hai appena spezzato una gamba!”

“E’ colpa tua, non dovevi cadere” dissi poco convinto

“Cosa? Ma sei stato tu a farmi cadere!” Risponde Remus con un tono isterico. Stavo per replicare quando l’arrivo di Dorea, mi costrinse a non aprire più la bocca, o sarei apparso subito un maleducato, era ancora lontano il momento in cui avrebbe scoperto la mia natura, e costringerla a scegliere se continuare a tenermi a suo rischio e pericolo o cacciarmi.
“Ho quasi finito di terminare il cenone di Natale, Remus caro rimani?”
“No, lui non rimane” mi lasciai sfuggire, non ero arrabbiato con lui solo che…che ora la sua presenza mi faceva sentire a disagio! La signora Potter e Remus mi guardarono stranito, ma per fortuna James salvò la situazione “Mamma a Sirius piace molto scherzare, e sì a Remus piacerebbe tanto rimanere!”
“Ecco…Io… I miei genitori” Lunastorta era diventato tutto d’un tratto più timido del solito.
“Non preoccuparti, li avviserò io.  o.” Continuò con tono gentile Dorea. Quando si allontanò ripresi a guardare in cagnesco Remus.
“Quando sarai tornato in te Sirius chiamami…” e prese ad osservare la libreria di James, anche se sapeva che avrebbe trovato soltanto libri di Quidditch, ogni volta era speranzoso di trovare qualcosa di interessante.

Passarono dieci interminabili minuti e la noia mi stava invadendo in un modo mai visto prima, James cercava di ignorarmi per non so quale motivo e Remus continuava a sfogliare libri a caso. “CHE ROTTURA” Gridai tutto d’un tratto sollevandomi dal letto e facendo sobbalzare i miei due amici i quali presero a guardarmi scioccati. Soddisfatto della loro reazione, mi rimisi steso sul letto. “Ma dico Sirius, hai qualche problema?” Mi chiese un irritato Remus “Io? Certo che no! Solo che ho avuto un’idea strabiliante! Tutto grazie al mio cervello” e puntai un dito sulla mia nuca. D’un tratto Lunastorta fece un inutile tentativo di evadere dalla discussione fingendo di leggere una frase, mentre il volto di James si illuminò “Che cosa aspettiamo allora?!”

Sentì qualcuno prendere una grossa boccata d’aria, e per un momento temetti che potesse consumare tutta quella della stanza “Sapete che da bravi ragazzi dovremmo scendere a mangiare tra un po’?” Disse Remus in uno dei suoi tanti tentativi di farci cambiare idea. “E Sirius, non pensi che così potresti essere sbattuto fuori di casa prima del previsto? Ammetto che sarebbe un Record mondiale.”
“Suvvia Sirius, come hai detto si mangia tra un po’. Abbiamo tempo per farci un giro a Londra e tornare.” Un automatico ghigno si affacciò sul mio volto accompagnato dagli applausi di James e la faccia allarmata di Remus che lasciava andare via tutte le sue speranze di passare una tranquilla vigilia di natale.  
 
ANGOLO AUTRICE
 
Benvenuti a tutti miei cari lettori! Ho sempre desiderato scrivere una storia su di loro, e finalmente anche io ho trovato una mia musa ispiratrice. Non è la prima volta che pubblico una Fan Fiction, ma lo è in questo account. Bando alle ciance! I nostri cari Sirius e Remus come avrete capito non sanno ancora di essere follemente innamorati l’uno dell’altro, eh ahimè, ci vorrà un bel po’, ma non troppo! Anche io desidero già vederli insieme. v.v Cercherò di sviluppare al meglio delle mie capacità questa storia, che non so quanto durerà o comunque sia come la continuerò; ho pensato anche di inserire alcuni pezzi dalla parte di Remus oppure inserire anche altre storielle, ovvero come la storia di James e Lily, si vedrà! ^^ Se avete consigli, bene che aspettate? Vorrei leggere tante vostre recensioni, non lasciatemi a bocca asciutta! E accetto critiche costruttive. (Siate gentili ç_ç )
Ps. Grazie mille per aver letto! Alla prossima!
 
   
 
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