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Autore: Onyxandopal    26/01/2016    2 recensioni
[Shawn Mendes]
Non avrei mai pensato che una canzone, Cinque giorni di Michele Zarrillo, sarebbe diventata così importante. Non quando l'ho ascoltata la prima volta. Non avevo capito di quale ferita parlasse, finché non l'ho provata sulla mia pelle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara Chrissy,
Se stai leggendo questa lettera probabilmente ho fatto una cazzata e le confezioni di Nepharol nel mio cassetto saranno vuote, così come le altre medicine che devo prendere. Le odio una per una quelle pastiglie, non le voglio più vedere. Mi allontanano da te, mi stordiscono e non riesco più a capire nulla. Se non le prendo però, ti faccio del male e questo non va bene, non mi sta bene per niente. Tu ti meriti di più di un pazzo psicolabile amore mio. Il mio cuore cattivo mi spinge a farti soffrire e la parte ancora lucida di me sa che se continuerò a starti vicino tu finirai con il soffrire più di me. Non voglio questo per te.
So di averti tenuta con me con un ricatto, ma tu sei la sola cosa bella che mi resta e se te ne vai, non ha più senso che io prenda questa merda tre volte al giorno. Se stai leggendo questo, sappi che non potrei mai guardare o pensare ad un'altra ragazza come guardo e penso a te. Non ti tradirei mai, sotto quell'aspetto. Sì, lo so, ora riderai pensando che ho baciato mezza squadra delle cheerleaders e chissà quali altre, ma quando è successo non ero in me. Perdona quello Shawn troppo stupido per te.
Mi trema la mano e sto piangendo mentre scrivo, perché so quanto male ti farà la mia scomparsa, dopotutto tu sei buona e mi ami nonostante tutto. Vorrei non essere così sbagliato.
Ti ricordi quando mi hai detto che avrei cantato davanti a migliaia di persone e tu saresti stata lì a sorridere e cantare con me, come facevamo nella mia stanza? Questo sarà il mio pensiero mentre chiuderò gli occhi e ingoierò tutte quelle pastiglie. Penserò alla tua voce, al tuo sorriso, ai tuoi baci, al modo in cui mi facevi sentire. Con te mi sono sempre sentito un aquila capace di volare ovunque, oltre i confini della realtà. Mi facevi sentire una bella persona, non il mostro cattivo che ha quasi ucciso sua sorella minore perché una voce continuava a ripeterglielo. E per quanto tu mi abbia ripetuto che io sono una bella persona, non lo sarò mai. Ho fatto del male a lei, a mia madre, a mio padre che si sono ritrovati un figlio e un fratello matto. E so che prima o poi questa voce mi dirà di fare del male anche a te e io sarò troppo fragile per resisterle, ti farò a pezzi e tu non mi vorrai più. Sono egoista forse, ma preferisco troncare qui tutto quanto prima che tu possa versare una sola lacrima per me. 
Perdonami se puoi, per averti trascinato in un luogo che non avresti mai dovuto vedere. Perdonami per quella volta che ti ho spaventata tirando un pugno al muro proprio a due centimetri dalla tua faccia. Perdonami per tutte le canzoni che ti ho cantato e che ora non riuscirai più ad ascoltare. Perdonami per quello che sto per farti, se puoi. Sento le lancette dell'orologio ticchettare, vanno verso una sola direzione: l'oblio. C'è una nostra foto sul comodino, vorrei che tu la tenessi con te e ti ricordassi di me prima della diagnosi. Ricordami come il ragazzo di cui ti sei innamorata e non quello che sono diventato. 
Ti amo amore mio, always done, always will.
Sempre e per sempre tuo Shawn
P. S. Non azzardarti a venire al mio funerale vestita di nero. Non mi piace quel colore su di te, ti fa sembrare sporca Angioletto. 
P. P. S. Se alzerai la manica della mia maglia, ci sarà il tuo nome tatuato sulla mia pelle. Almeno un piccolo frammento di felicità voglio portarmelo, ovunque io stia andando.

Shawn aveva un disturbo dissociativo dell'identità, meglio noto come personalità multipla. Glielo avevano diagnosticato a tredici anni, dopo un lungo percorso tra medici e ospedali. Non è mai stato semplice, non posso negarlo. Sono diventata la sua fidanzata a undici anni e lo ero fino a cinque giorni fa. Continuo a rileggere le sue ultime parole, chiedendomi cosa io abbia fatto di sbagliato per non accorgermi di come si sentiva. Eppure ero lì, con lui, ogni giorno. Abbiamo passato molto tempo insieme nell'ultimo mese e io... ero nervosa. Troppo nervosa, un sacco di verifiche a scuola, litigi con i miei, i problemi di Shawn e le voci sul mio conto che mi riempivano la testa. Sono esplosa e me la sono presa con lui, dicendogli cose che non pensavo e che lo hanno portato a fare questo. 
L'ho sempre amato e continuo ad amarlo, non mi è mai pesato seguirlo alle visite mediche, tenergli la mano mentre lo accompagnavamo all'ospedale psichiatrico per dei controlli. O per una "vacanza" quando i farmaci non facevano effetto e la parte cattiva di lui veniva fuori. Shawn era la persona più buona del mondo, ma purtroppo non era l'unico a stare dentro la sua testa. C'era un altro lui, il suo cuore cattivo, che lo spingeva a fare cose brutte. Come poggiare il cuscino sulla faccia di sua sorella un pomeriggio in cui lei era irrequieta. Era stanca e stava facendo i capricci, li ho lasciati da soli un attimo e... lasciamo stare. Non sono ricordi che voglio tirare fuori adesso.  
Guardo la foto che ho sul comodino, la cornice è di legno scuro, io e Shawn sorridiamo felici al parco acquatico dove siamo stati due estati fa. Lui è in acqua e io sono seduta sul bordo della piscina, gli circondo il collo con le braccia e ho il mento appoggiato sulla sua testa. Era così bello. Mi mordo con forza il labbro, le lacrime stanno per uscire dai miei occhi. No,non posso piangere ora. Qualcuno bussa alla porta, facendo sì che il fantasma dei miei giorni felici se ne vada. -È arrivata Karen tesoro-. La mamma di Shawn è qui. Io non penso di farcela, sarà distrutta. È stato straziante quando le infermiere le hanno telefonato dall'ospedale dicendo che Shawn si era ucciso. Quando è arrivata, il corpo del mio ragazzo era ancora tra le mie braccia, mentre con le dita stringevo la sua maglia e i suoi capelli. La sofferenza è un dolore sordo che mi sta logorando dentro, da quel giorno. Non sono mai arrivata tardi, eppure l'unica volta in cui sarei dovuta essere puntuale ho tardato. Se solo non avessi incontrato la mia insegnante di scienze in giro... lui non sarebbe in una bara di legno scuro. Mi alzo e scendo. Non mi sono vestita di nero, Shawn non apprezzerebbe. È stata di fatto la sua ultima richiesta e voglio rispettarla.
Stringo tra le dita il ciondolo blu che mi ha regalato proprio lui mentre le mie converse calpestano il pavimento fino al soggiorno. Sussulto, so che ha perso suo figlio, ma è indescrivibile la sua espressione. È molto simile alla mia, solo che lei sta soffrendo infinitamente più di me. Respiro pesantemente, non posso davvero sopportare tutto questo. Ho solo diciotto anni, ho appena perso il mio fidanzato di una vita e sua madre è qui davanti a me e sembra essere crollata in mille pezzi. Cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto ciò? -Ciao Karen- Mi ha sempre chiesto di parlarle come ad una zia e ho sempre fatto così, ma adesso non è più lei. Quando perdi qualcuno di così importante non sei più lo stesso, non puoi esserlo. Non pretendo certo che sia la gioia fatta persona, sia chiaro. È solo che vederla davanti a me conquest'espressione disperata mi fa venire voglia di chiedermi in camera a finire i miei giorni mangiando cioccolata. Mi sento soffocare. Un brivido percorre la mia schiena quando i miei occhi si posano sulla foto del mio compleanno incorniciata e poggiata sul mobile alla destra di Kar. Non sono ancora pronta a pronunciare il nome di Shawn, da quando sono tornata dalla clinica quel giorno non l'ho più detto ad alta voce. Ho mentito a mamma, le ho detto che ho saputo di Shawn mentre arrivavo in ospedale, non di averlo trovato io. -Ciao Chrissy. Dovremmo andare- La sua voce è incrinata, ha gli occhi  rossi e le occhiaie sotto gli occhi. So che Aaliyah ha bisogno di me, mi ha scritto un messaggio chiedendomi di accompagnarla al funerale. Devo farlo per lui, continuo a ripetermi. Saliamo in auto e ci muoviamo verso la chiesa. Spero di non crollare davanti a tutti, non sarebbe una bella cosa. 
CInque giorni che ti ho perso, quanto freddo in questa vita. Mi stringo nella mia felpa blu, è come se di colpo fosse sceso il gelo su di me. Questa città non è più mia, questi posti non sono più miei, non più. Erano nostri e adesso non c'è nessuno che si ricordi la prima volta che siamo usciti a prendere un gelato, la prima volta che abbiamo sforato il coprifuoco o la prima volta che mi ha baciata in giardino. Ci sono solo io e io odio la mente umana, fa scemare i ricordi troppo facilmente e non voglio lasciare andare Shawn. Ho bisogno di lui. Troppa gente che mi chiede, scava dentro la ferita. In cinque giorni, durante i quali ho versato mille lacrime ogni  ora, almeno duecento persone mi hanno scritto per sapere, mi hanno chiesto come sto. Vogliono solo sapere come ci si sente ad amare un fidanzato morto, vogliono solo fingere compassione. Mi farebbe più piacere se ammettessero di aver classificato Shawn come un pazzo e me come la paladina delle cause perse. La morte è una ferita che non cicatrizza, mai. Ti lacera e ti lascia cadere lì, sul letto o sul pavimento, mentre tutto comincia a ricordarti la persona che hai perso e vorresti solo staccarti la testa per non sentire più niente. Una volta guardando un film il fantasma del fratellino diceva al protagonista ''Soffri perché sei vivo'', io penso invece che si soffra perché una parte di te è morta e stai aspettando che il resto la raggiunga.

La chiesa è gremita di persone, mi chiedo quante di esse conoscessero Shawn. Ovviamente nemmeno un decimo, alcuni venivano a scuola con noi e altri non li ho mai visti. Ci sono anche un paio di ragazzi della clinica e uno dei dottori. Mi manca l'aria. La bara viene depositata al centro della navata, con la foto di Shawn sopra. Fa così male. Non pensavo che avrei mai provato un dolore simile, è troppo anche per me. Mi siedo in prima fila, non riesco a guardare la foto di Shawn, o la sua bara. Sua sorella mi stringe la mano, ma non la sento. Qualcuno sta parlando, non sento nemmeno lui. Mi alzo quando devo farlo e mi risiedo quando ci danno il permesso di stare seduti. Ho le gambe molli, per fortuna ho le converse. Sospiro, è il momento degli amici e i parenti di parlare per ricordare Shawn. Io la vedo solo come un'occasione per pugnalarmi gratuitamente.

Aali cede a me la parola, voglio lasciare un messaggio per tutti quelli che mi diranno ''mi dispiace''.

-Io sono la ragazza di Shawn. Lo amo molto e non riesco a capire perché il destino abbia voluto toglierci la possibilità di vederlo realizzarsi. Era un ragazzo pieno di sogni, era così solare che molto spesso sorridevo solo perché lui lo faceva. Un paio di persone mi hanno detto di essere dispiaciute per la sua morte. Io non posso dire ''mi dispiace'', perché non mi dispiace. Il dispiacere non fa male e quello che sto provando adesso fa un male atroce. Ho guardato la foto che Kar ha scelto di mettere sulla sua lapide, non avrebbe potuto trovarne una più bella. Il sorriso di Shawn era la cosa che più amavo di lui, sapeva brillare più del sole, o di tutte le stelle che lui tanto amava. Una volta mi ha detto che non sarei mai stata sola, che anche lontani noi saremmo stati sotto lo stesso cielo. Ora lui fa parte di questo cielo e sinceramente non ho il coraggio di alzare gli occhi, è troppo difficile. Ma non è questa la sede per parlare di quanto io stia male per questa perdita. Oggi è il suo giorno, anche se per un brutto motivo. Shawn, se puoi sentirmi, ricordati la nostra frase preferita di The Originals, always and forever. Tu sarai nel mio cuore sempre e per sempre, te lo prometto.-

 

Mia madre ha chiamato una psicologa. Non esco dalla mia stanza da esattamente nove giorni e quattordici ore. E' preoccupata per me, lo capisco, ma io non ho bisogno di una psicologa. Ho bisogno di svegliarmi con un messaggio di Shawn, o con lui che mi tira via le coperte sapendo quando odio che lo si faccia. Dalla porta entra una signora sui quarant'anni, è vestita in maniera professionale e mi sorride. Voglio solo che se ne vada. -Ciao Chrissy- Mi saluta, avvicinandosi dopo aver chiuso la porta alle sue spalle. -Buon giorno- Stento a riconoscere la mia voce, non parlo da così tanto. -Tua madre mi ha parlato della perdita che hai subito- Esordisce e mi butterei dalla finestra, se non stessimo al piano terra. -Non ho intenzione di parlare di come mi sento o di come era Shawn. Non ho intenzione di parlare e basta- Rispondo raggomitolandomi contro il muro. -E' normale che tu non sia propensa a farlo, ma è importante che tu lasci uscire le emozioni per- La interrompo brutalmente. -Per cosa? Perché possano darmi della depressa? Perché questo mi farà stare meglio? Le assicuro che dire ad alta voce di stare di merda non aiuta affatto- Ho alzato la voce, mi sento così maleducata. -Chrissy, non c'è nulla di male a essere deboli, le debolezze fanno parte di noi- Scoppio a ridere, ha detto un'enorme idiozia. Non sono debole per niente. Potrei spaccare il mondo se solo ne avessi voglia. -Io non sono debole, sono vuota. E' diverso, è peggio.- Sbotto, alzandomi e andando alla scrivania. Prendo tra le mani la nostra foto, la stringo al petto. -Non dica una parola, so di avere solo diciotto anni e che la vita andrà avanti. La prego di uscire e lasciarmi in pace, tra mezz'ora ho appuntamento con la Aaliyah, ho bisogno di prepararmi- Quando la porta si chiude alle mie spalle, mi accascio sulla sedia della scrivania.

 

Karen vuole smantellare le cose di Shawn, il suo armadio, il suo letto, la sua libreria con i libri di scuola, perché le fa male. Aali non vuole. Neanche io voglio. Abbiamo deciso di comune accordo di lasciare la stanza così com'è, ma io e Aali custodiremo le chiavi. Così Karen non avrà la tentazione di buttare via tutto quanto e io e Aali potremo entrarci quando vorremo. Ora io e lei siamo al centro della stanza, sedute per terra con lo sguardo basso. La chitarra è nella stessa posizione di tre settimane fa, le foto sono ancora tutte appese alla parete, il suo cuscino custodisce ancora una scia leggerissima del suo profumo. -Non passerà mai, vero?- Sussurra la sorella minore di Shawn. Scuoto leggermente la testa, ho i capelli spettinati e fa freddo, nonostante sia estate. -Dicono che ci si abitui, ma non ci credo molto. Non penso ci si abitui, credo che si finisca per dimenticare come è avere quella persona accanto. Non dico che mi dimenticherò di tuo fratello, di come mi ha fatto sentire. Solo... voglio tu sappia che la nostra mente è fragile, tende a dimenticare le cose che possono farci soffrire e ricordare la voce di qualcuno che abbiamo perso, fa male. Per questo lo dimentichiamo- Sussurro, cercando di non scoppiare in lacrime. Ho messo tutti le note vocali di Shawn sul computer e le ho caricate sul mio iPod. So che è stupido. Ma non voglio dimenticare come suonava bene la sua voce dolce, la sua risata, il suo ''Ti amo Chrissy''. Mi alzo e sfioro la scrivania, l'armadio, la sedia sulla quale c'è una felpa abbandonata. La prendo tra le mani e la stringo forte. Aaliyah mi guarda, poi si alza e viene al mio fianco. Poggia la mano sulla mia spalla, stringendola leggermente. La guardo, ma non la vedo. Vedo suo fratello, tre anni fa. Si assomigliano così tanto che fa male. Mi porto la felpa al viso e annuso il suo profumo, è quasi scomparso del tutto. Dovrei semplicemente lasciarlo andare, ma non ci riesco. Lui se ne è andato troppo in fretta, troppo presto. -Aali, puoi... lasciarmi cinque minuti da sola?- Chiedo, ho la voce che trema, così come le mie gambe. Non ho mai provato una sofferenza simile, non sono preparata a tutto questo. Chiudo gli occhi, vorrei svegliarmi quando avrò smesso di star male.

Mille giorni dopo

Sono al cimitero con le mani in tasca, c'è un leggero venticello, ma io ho sempre freddo. La foto di Shawn è lucida e pulita come al solito, ogni volta che io o la sua famiglia passiamo a salutarlo la puliamo. La primavera non è ancora nel pieno delle sue forze, infatti a volte l'aria è più fresca. Proprio come oggi. -Ciao Shawn- Sorrido tristemente guardando il marmo bianco segnato dalle lettere nere. -Te ne sei andato da mille giorni, o se preferisci due anni e nove mesi. Quasi tre anni che non ti vedo più. Hai idea di quanto mi faccia ancora male? Ho trovato il testo di Bring it back in un tuo cassetto. Stai scherzando? Mi sono messa a ridere come una pazza. E non posso tornare indietro, a lei a quel che avevamo, è nero e bruciato mio Dio, tutto questo è così triste. Non so se mi fa stare peggio il fatto che hai scritto queste cose per me o non poterti sentir dire ad alta voce che eravamo un casino. Non so cosa sia peggio, davvero. Vorrei solo...- Mi scappa un singhiozzo, sono così arrabbiata, così triste, sto piangendo per lui da tre anni. -Vorrei solo poterti vedere un'ultima volta, amore mio. Mi manchi così tanto- Per la prima volta glielo dico ad alta voce, non ce l'ho mai fatta prima. -Vorrei solo un segno che tu stai bene ora dove sei, che non soffri più. Vorrei solo poterti immaginare felice-

Mi sento toccare i fianchi, mi volto e non c'è nessuno. Aggrotto la fronte e torno a guardare la sua lapide, ma sento una risata. La sua risata. Mi giro e intravedo un'ombra sparire velocissima. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, ne sono certa:era lui. Guardo il cielo e sussurro -Grazie amore mio-
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Hey, eccomi qui con la mia prima OS. Spero vi piaccia anche se è un po' triste :'( 

   
 
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