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Autore: xxlollipamxx    27/01/2016    2 recensioni
Pamela ha scritto come vorrebbe che fosse la sua vita, chi vorrebbe che ci fosse ad accompagnarla. Questo però non le basta... vuole andarsene davvero, vuole scappare! E quale meta potrebbe essere migliore della Corea del Sud, di Seoul, di quel posto che tante volte ha sognato?
Uno scontro inaspettato e un nuovo caro amico daranno inizio a tutto, le faranno incontrare due persone importanti...
Il suo cuore e la sua testa lotteranno che per scegliere tra l'amore che ogni ragazza sulla faccia della terra desidera e l'amore che lei ha sempre desiderato: si dice che il cuore ha sempre ragione, ma Pamela ascolterà davvero il suo cuore o si lascerà trascinare da qualcosa di più facilmente raggiungibile e decisamente meno complicato?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T.O.P.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You won't be able to sleep because of your fluttering heart 
 
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A good man

Surreale. Non riesco a trovare una parola che calzi meglio per descrivere la serata appena trascorsa. Guardo il soffitto e le stelle che ho messo appena un paio di giorni fa, sono l'unica fonte di luce all'interno della stanza prima che io mi decida ad accendere le luci o ad alzarmi e aprire le finestre, mi danno l'idea di essere ancora a casa o comunque mi ricordano la mia cameretta. Sono svenuta per la stanchezza stanotte, non ho neanche messo la sveglia perché MaRu mi ha obbligato a cambiare il mio turno e ad andare il pomeriggio perché ritiene di non essere uno schiavista. Spero che questa mattina non abbiano dovuto lavorare il triplo a causa mia. Allungo il braccio per cercare il cellulare, l'oggetto della mia vergogna, e mi rendo conto che è già ora di alzarmi anche se la mia testa avrebbe bisogno di almeno un paio di ore in più per riposarsi davvero visto che anche per tutta la notte ha continuato ad elaborare la serata che mi aveva visto allo stesso tavolo con il bel rapper dallo sguardo profondo.

Accendo la lampadina sul comodino che non fa molta luce, ma almeno mi permette di arrivare alla finestra per aprirla ed evitare quindi di cadere rovinosamente a terra ogni passo che faccio. L'interruttore è troppo lontano e non sono ancora abbastanza sveglia per arrivare incolume dall'altra parte della stanza senza inciampare in qualcosa. Meglio andare verso il bagno e lavarmi la faccia con l'acqua fredda per cercare almeno di tenere gli occhi aperti. Una bella lavata, due schiaffi sulle guance per svegliarmi definitivamente e sono pronta. Mi vesto con la prime cose che trovo, tanto una volta al locale dovrò cambiarmi e mettere la divisa, prendo il cellulare e le chiavi e scendo.

Fuori dall'entrata del locale incontro una ragazza che vedevo qui i primi giorni che sono arrivata e che fino a ieri si che era in permesso per malattia, SoRa. È un piacere vederla, soprattutto perché vuol dire che non ci sono più doppi turni da fare. SoRa mi saluta, qualcosa di inusuale per lei che passava il tempo a guardarmi storto, e io ricambio il saluto perché in fondo non ho mai avuto niente contro di lei. Entriamo in un locale strapieno e MaRu ci supplica di sbrigarci e di cambiarci che sono davvero nei casini.

Il turno finisce in fretta e sento davvero il bisogno di una doccia lunga una vita. Entro in stanza e poco dopo bussano alla porta. Apro e trovo MaRu con sue buste in mano che mi guarda sorridendo e a quel sorriso non so dire di no. Lo avverto che farò una doccia lunghissima e che non mi convincerà in nessun modo a farla più tardi. Puzzo di qualsiasi cosa e non ho intenzione di continuare a sentire questo odore un secondo di più. Esco fuori lavata, profumata e già in pigiama, pronta per la cena. Pollo fritto e birra, ecco cosa ha in mente il mio amico e non mi sembra niente male.

<< Sei tanto stanca? Dovrei farti fare meno ore? >> mi domanda preoccupato.

<< Non dovresti essere amico dei tuoi dipendenti. È controproducente. Lascia che te lo dica. Il turno è ok. Ho dormito poco e male, è questo il problema. Se avessi dormito come si deve, avrei potuto fare anche il turno successivo! >> gli spiego sperando che non capisca che il motivo del mio mancato sonno è dovuto all'incontro di ieri sera, ma dubito che non ci sia arrivato, si limita a guardarmi ogni tanto tra un boccone e l'altro senza parlare.

<< Domani pranza qui. Era un viaggio lampo. Puoi servirci se vuoi... >> propone e ho la conferma che ha capito. Mi mordo un labbro ma non rispondo, tornando ad occuparmi del coscio che ho tra le mani e che addento come se non mangiassi da mesi. Un osso mi colpisce in fronte, tiro fuori un urlo e MaRu ride di gusto. Non capisco come possa essere il serio titolare di un locale e al tempo stesso un ragazzino che si diverte a lanciare ossa insalivate addosso alla gente, e soprattutto a qualcuno che si è appena lavato.

<< Ma ti pare modo di fare? Che schifo!! >> urlo e lui continua, non vuole saperne di smettere di ridere o forse proprio non ci riesce.

<< Così impari a non rispondere! >> ride ancora. In fondo non è poi una cosa così schifosa e non è niente che una doccia non possa lavare via, quindi decido di diventare un po' bambina anche io e, appena finisco la mia coscia, lo ripago con la sua stessa moneta e gliela lancio finendo per colpirlo sul sopracciglio... la mira non è sempre il mio forte. Sembra sorpreso, non penso credesse che potessi mai farlo. Scoppia a ridere e inizia una guerra che finisce nel momento in cui lo vedo prendere una coscia ancora intera.

<< Non prima di averla mangiata! >> lo rimprovero e lui, da bravo bambino, mangia ogni singola fibra di carne intorno all'osso mantenendo il contatto visivo con me, per poi lanciarmi l'osso addosso.

<< Fatto! >> esclama ed è la fine della nostra guerra, la fame ha la meglio insieme alla stanchezza. È stanco anche lui, deve avere sonno e, ammetto, che sono stati i suoi sbadigli a farmelo capire perché lui anche da stanco resta perfettamente bellissimo come sempre.

La mattina ci ritroviamo sul pavimento della mia stanza tra cosci di pollo e lattine di birra. Sento la testa scoppiare e immagino che abbiamo bevuto davvero parecchio, irresponsabilmente visto che questa mattina dobbiamo lavorare entrambi. Sbadiglio mentre mi avvicino alla sua carcassa dormiente e con un piede lo smuovo per farlo svegliare. Fa qualche smorfia ma non sembra volersi svegliare e, colpa della mezza specie di sbornia di questa notte e del sonno che non mi permette di essere ancora conscia di quello che sto facendo, gli svuoto una lattina di birra addosso. Solo una volta finita e sentendo il tonfo della stessa sul pavimento, nonché le urla del mio amico, mi rendo conto di cosa ho fatto e comincio a ridere, seguita da lui che dapprima sbuffa per essere stato svegliato e poi scoppia a ridere quando capisce cosa è successo. Ha decisamente una reattività mentale migliore della mia. Si alza di scatto recuperando le sue scarpe per la stanza ed esce di corsa dicendomi che ci vediamo al locale. Scappa neanche fossi una donna sposata e mio marito stia rientrando prima del previsto costringendo alla fuga il mio amante. A lavoro non riusciamo a guardarci e non ridere. Gli altri ci guardando e non capiscono cosa abbiamo, probabilmente le loro ipotesi non si avvicinano neanche lontanamente alla realtà, staranno pensando anche a qualcosa di poco casto, ma non mi importa, ridere con il mio amico di bevute fa bene al cuore.

<< Cameriera! >> sento alle mie spalle e credo che tocchi a me visto che le altre sono impegnate. Ho volentieri ceduto il mio posto di aiuto cuoca a una dipendente decisamente più anziana di me, lavorativamente parlando, e con una passione maggiore per la cucina, così mi sono ritrovata a servire i tavoli senza possibilità di scampo. Mi volto trovandomi difronte un affascinante uomo in giacca e cravatta. Deve essere qualcuno di importante perché il suo completo non sembra come tutti quelli che ho visto indossare fino ad oggi, sembra di un materiale molto costoso, uno di quelli che ti cade perfettamente addosso, ma posso anche sbagliarmi. Non riesco a nascondere l'imbarazzo, poche volte mi è capitato di incontrare qualcuno talmente bello da lasciarmi senza fiato. Deglutisco e prendo fiato più volte prima di parlare per evitare di balbettare qualcosa di incomprensibile, poi rispondo. Vuole semplicemente il conto così mi allontano per andare in cassa. Glielo porto e mi congedo subito dopo. Da lontano lo vedo tirare fuori il portafoglio dalla tasca interna della giacca in quel modo che fa tanto figo e, dopo aver dato un rapido sguardo all'importo, lasciare i soldi nel piatto. Si alza abbottonandosi abilmente la giacca con un rapido movimento delle dita, un gesto che riporta i miei pensieri verso Top: stessa agilità, stesse dita lunga e affusolate. Ancora una volta la mia testa mi gioca il solito scherzo facendomi rivedere Top in un'altra persona. Quando torno in me, trovo l'uomo ad incamminarsi verso l'uscita dopo essersi girato un'ultima volta dalla mia parte, si sarà accorto che lo stavo osservando e volto lo sguardo imbarazzata. Arrivo al suo tavolo e mi accorgo subito che qualcosa non torna... nel piatto c'è molto più del dovuto, più del doppio di quanto avrebbe dovuto pagare. Lo inseguo fuori correndo, urlando a SoRa che tornerò subito, e sono costretta ad accelerare il passo quando vedo che sta aprendo la portiera della sua auto.

<< Scusi?? >> lo chiamo, ma lui sembra non sentirmi e urlo più forte. Riesco a raggiungerlo appena in tempo, sta per mettere in modo così busso sul finestrino e aspetto che lo abbassi curvandomi appena verso il basso per riprendere fiato, correre non è mai stato il mio forte. Lui scende di corsa dalla macchina e viene vicino a me.

<< Si sente bene? >> mi chiede preoccupato tenendomi saldamente per le spalle come se avesse paura che possa cadere da un momento all'altro. Gli sorrido con le ultime forze che mi sono rimaste. Prendo un altro paio di respiri e poi sono finalmente pronta a parlare o comunque ad emettere qualche parola sconnessa che spero lui riesca a riordinare per comprendere quello che cerco di dirgli. Mi guarda perplesso e non posso che dargli ragione, nemmeno io mi sarei capita.

<< Il suo resto. >> riesco a dire senza dare l'impressione di star esalando l'ultimo respiro. I suoi occhi sgranati mi fanno pensare che non ha ancora capito cosa provo a spiegare. << È andato via senza aspettare che le portassi il resto. >> mi spiego meglio una volta riacquistato il mio caro e amato fiato. La sua espressione si addolcisce, probabilmente mi aveva capito, poi scuote il capo impercettibilmente.

<< Quella si chiama mancia. >> dice e sono io a ritrovarmi con gli occhi sbarrati, neanche avesse detto chissà cosa. Fa un inchino per congedarsi, ma lo blocco per un braccio costringendolo a voltarsi ancora una volta verso di me.

<< Di solito la mancia non è più alta del prezzo del pranzo. >> rispondo. Non capisco nemmeno io perché mi preme così tanto mettere le cose in chiaro. Altri al mio posto avrebbero preso quei soldi e li sarebbero messi in tasca, ma io non ci riesco.

<< Dipende dalle persone a cui è abituata. Posso permettermelo! >> normalmente parole del genere mi avrebbero fatto innervosire, ma il suo modo di dirle, così naturale e lontano dal volersi vantare di quello che possiede, mi fa restare calma ad osservare il sorriso che mi rivolge comprensivo mentre mi aiuta a riconquistare la posizione eretta. << Ma se proprio non le va giù che io possa permettermi di darle una mancia così elevata, può sempre offrirmi il pranzo, domani. >> aggiunge. Non riesco a capire se mi sta prendendo in giro o no, ma il suo sguardo sembra sincero. Mette una mano nella giacca e tira fuori un foglietto, un biglietto da visita. << Mi chiami quando ci avrà pensato e avrà deciso cosa fare. Domani ore 13 al Majestic. Se non avrò sue notizie, lo prenderò come un no. Io l'aspetterò in ogni caso. Veda di esserci, potrebbe essere divertente. >> conclude porgendomi il biglietto che stringe tra il dito indice e il medio. È così suo agio col suo corpo, lo muove con consapevolezza, mentre io spesso neanche mi reggo in piedi.

Prendo il suo biglietto da visita tra le mani e aspetto che vada via prima di leggere il suo nome. Un altro inchino e un sorriso, sembra meno formale rispetto a prima ma non ci metterei la mano sul fuoco, poi si volta e, complice una folata di vento arrivata chissà da dove, la sua uscita di scena è accompagnata da una giacca al vento che rende il tutto meglio di una scena di un film. Kim JinWook , amministratore delegato della Mr&MrsStyle, famosa catena di abbigliamento i cui negozi sono radicati su tutto il territorio coreano. “Nientemeno che un amministratore delegato” penso e mi chiedo come possa voler anche solo pranzare con me, una semplice cameriera. “La classica storia di Cenerentola” penso ancora “quella dove l"uomo ricco e facoltoso corre dietro ad una ragazza qualunque” una storia che non credevo potesse mai essere collegata a me. Lui, poi, ha sicuramente un futuro già stabilito, con tanto di matrimonio combinato con la figlia di un qualche altro famoso imprenditore al fine di espandere il suo impero. Forse è solo un modo di ribellarsi a tutto questo, un modo per sfidare i suoi genitori come per dirgli "Vedete? Posso fare quello che voglio della mia vita!". Magari invece è già sposato, non posso saperlo visto che non mi sono soffermata a guardargli troppo le mani per notare la presenza di anelli. Se fosse stato sposato, però, non credo che si metterebbe a pranzare con la prima persona che incontra rischiando fraintendimenti. Forse sono io che sto cercando di dare una spiegazione a qualcosa che probabilmente non ce l'ha, forse, anzi sicuramente, vuole semplicemente mangiare con me senza doppi fini o motivazioni. Il suo sorriso, tra l'altro, non mi sembra quello di una persona fredda e calcolatrice; è dolce, gentile e non riesco proprio a vederlo come una cattiva persona.

Mi incammino verso l'ingresso del locale con i suoi soldi in mano, in qualche modo devo restituirglieli e mi convinco ad andare a questo pranzo. -Domani, ore 13 al Majestic, ho deciso che ci sarò. Devo restituirle i suoi soldi in qualche modo.- invio il messaggio senza nemmeno scrivere il mio nome o chi sono, invio di getto prima di avere la possibilità di ripensarci. Cammino a testa bassa per vedere se risponde, ma sta guidando, è ovvio che non può. Sospiro, anche se dovesse rispondermi più tardi avrei comunque tutto il pomeriggio per capire cosa mettere domani ed evitare le mie solite paranoie. Cammino pensierosa, sicura di starmi per cacciare in qualche guaio, e vado a sbattere fortunatamente contro qualcosa di morbido. Alzo lo sguardo e trovo il palmo di una mano premuto contro la mia fronte. Ecco... bel modo di dare il benvenuto a un cliente! Buona parte del palmo copre il viso della persona davanti a me e l'unica cosa di cui sono sicura è il sesso: è un uomo. La mano lascia la mia fronte e davanti a me trovo Top, sobbalzo quando mi rendo conto che è con lui che ho fatto l'ennesima figura di merda. Mi sbilancio troppo e lui se ne accorge perché mi stringe per le spalle per evitare di farmi cadere. Davvero non potevo rivederlo in un modo migliore? Perché devo mostrarmi sempre instabile fisicamente e mentalmente?

<< Scusa, ero distratta. >> mi sbrigo a discolparmi, ma guardandolo negli occhi lo vedo divertito come l'altra sera. Sbuffo e la stessa mano con cui mi ha impedito di andargli addosso, si copre le labbra per nascondere l'ennesima risata camuffata con la tecnica dello schiarirsi la voce.

<< Me ne sono accorto... >> commenta aprendo la porta e facendomi cenno di entrare. Il modo in cui mi deride mi innervosisce e se non fosse che la sua voce mi fa girare la testa lo prenderei a parolacce. Ok, forse non lo farei davvero, ma almeno penserei di farlo. Ancora una volta soffoca la risata e nasconde il tutto dietro alle sue grandi mani, le stesse con cui mi aveva stretta nel piccolo negozio vicino alla Yg e che sogno tutte le notti. Varco la soglia a testa bassa e con il cuore in gola. Guardo verso la cassa e noto MaRu osservarci, forse lo stava facendo già da un po' e sorride nel vedermi mentre gli lancio un'occhiataccia dopo l'altra. Ancora mi chiedo come faccia a conoscerlo, nonostante la curiosità non gliel'ho mai chiesto, ma poco importa finché posso vederlo anche se lo incontro in modi discutibili. Beh in fin dei conti il modo in cui ci incontriamo è relativo, sono almeno dieci minuti che vago tra i miei pensieri... sto immaginando me e lui insieme su un'isola deserta e devo smetterla almeno per la prossima mezz'ora, poi sarò libera di rintanarmi nella mia stanza e lasciarmi andare a tutte le fantasie che voglio. Torno alla realtà con MaRu che mi fa cenno di andare verso di loro che già si sono seduti al loro tavolo, mentre io sono ancora all'entrata con le guance rosse. Mi avvicino a loro forte delle mie capacità recitative, o almeno spero che la presenza di Top non mi renda un disastro come al solito. Lui ha smesso di nascondere le sue bellissime labbra, è tornato nuovamente una superstar posata, tiene le braccia sul tavolo con le dita intrecciate tra loro. Vederlo in questo modo mi fa perdere completamente la testa, non che abbia ancora molto altro da perdere, ma non riesco a tener fede a quanto mi sono riproposta neanche un minuto fa.

<< V-vi porto q-qualcosa? >> chiedo balbettando per cogliere l'occasione di andare in cucina a respirare l'ossigeno necessario per non stramazzare a terra prima di tornare da loro. MaRu sta palesemente tramando qualcosa, i suoi occhi socchiusi e i suoi denti che mordono il labbro inferiore non mi convincono per niente. Ne ho la conferma quando mi fa cenno con una mano di avvicinarmi a lui. Lo faccio anche se un po' titubante.

<< Che ne dici di unirti a noi? In fondo il tuo turno è finito. >> propone e vorrei tanto accettare, ma non ho più la convinzione di farcela senza fare qualche altra figuraccia.

<< Si, unisciti a noi. Sono convinto che ci divertiremo di più. >> commenta Top con un sorriso appena accennato sulle labbra. A lui come faccio a rispondere di no? Probabilmente la sua è una presa in giro, e ne ha tutti i motivi, ma muoio dalla voglia di passare del tempo con lui, di creare altri ricordi che per niente al mondo dimenticherei mai, o anche solo per osservarlo muoversi e per stampare bene in testa ogni particolarità del suo viso come quelle fossette che gli formano sulle guance quando ride o quella piccola cicatrice sotto il sopracciglio che chissà in che modo si è fatto. Accetto e mi siedo insieme a loro per pranzare, sono quasi le tre ormai, ma da quando lavoro qui ho imparato a mangiare ad orari improbabili. Sedermi vicino a MaRu mi è sembrata la cosa giusta da fare sia perché non voglio sembrare una ventosa che si attacca all'idol di turno, sia perché dall'altro lato del tavolo posso vederlo meglio, in tutta la sua bellezza. Top ci guarda come se ci stesse studiando, osserva il modo in cui MaRu mi serve il cibo e il mio stomaco non vuole saperne di aprirsi al cibo. Il suo sguardo pesa su di me, mi rende incapace di fare qualsiasi cosa.

<< Vuoi dare l'impressione di essere una di quelle ragazze che mangiano poco? Guarda che io lo so che divori qualsiasi cosa ti trovi difronte! E riempi quel bicchiere con qualcosa di buono che mi sto sforzando per non scoppiare a ridere a vederti bere acqua! >> quello che si definisce mio amico ha appena rivelato la mia natura da mangiatrice alcolizzata ed io sento le mie guance prendere fuoco tra le risate di MaRu e quella fin troppo contagiosa di Top. Sentirmi al centro dell'attenzione, fa colorare sempre più di rosso il mio viso e, senza neanche accorgermene, mi volto verso il mio amico per dargli uno schiaffo dietro la nuca per farlo smettere di ridere. Non ho calcolato, però, che quel gesto, dopo l'iniziale stupore, possa farli ridere più di prima e finisco per sdraiarmi sconfitta sul tavolo andando ad allungare come al mio solito un braccio sul tavolo finendo per scontrarmi contro quello di Top che smette di ridere all'istante. “Coincidenza” penso, ma i suoi occhi fissi nei miei mi dicono che non può essere così. Mi tiro su e gli faccio un cenno con il capo per scusarmi, lui non si scompone e arriccia le labbra come se stesse pensando qualcosa... poi finalmente parla.

<< Quindi prima o poi mi concederai una sfida? >> mi chiede fissando i suoi occhi nei miei in attesa di una risposta. Gli urlerei di si, lo sfiderei anche subito se non fossi imbarazzata dalla nomina che mi ha dato MaRu. << Vale anche per te, ovviamente! >> aggiunge voltandosi verso quello che dovrebbe essere mio amico. Ogni mia speranza che stesse provando a stare da solo con me svanisce appena invita anche MaRu. Sapevo che non era possibile, che io di solito non colpisco così tanto da far scattare un colpo di fulmine, ma sperare non costa nulla e per un attimo mi sono voluta illudere. MaRu, che non ha motivi per rifiutare, accetta, quanto avrei voluto che non lo facesse.... << Ok! Almeno sono sicuro di battere uno di voi. >> risponde ridendo e alzandosi dalla sua sedia. Ci saluta, ha un appuntamento di lavoro. Sta per andare via e vorrei gridargli di restare o che sarei andata con lui, ma credo che non sia il caso di rendermi più ridicola di quanto non abbia già fatto. Si volta, tornando a guardarci subito dopo. Si avvicina di nuovo allungando una mano verso di me. << Comunque... piacere, Seung Hyun! >> dice incollando il suo sguardo al mio come se davvero avessi bisogno che si presentasse formalmente per sapere il suo nome. Sento di nuovo quella sensazione piacevole, di tranquillità, di casa, la stessa che ho sentito durante il nostro primo incontro nel market che lui però sono sempre più sicura non ricordi.

<< P-piacere, Pamela!>> balbetto non riscendo a controllare la mia voce, troppo instabile per dire anche una sola parola in più. Stringere la sua mano, sentire una strana scossa partire dalla punta delle dita e giungere fino al cuore facendo accelerare il suo battito che già batte veloce da quando l'ho visto seduto a quel tavolo

<< Lo so. >> risponde. Sorrise e sento la sua presa farsi sempre più lenta fino a lasciar andare del tutto la mia mano. Si volta ancora, ma questa volta non torna indietro.

Vederlo camminare verso l'uscita apparentemente sciolto e a suo agio sotto gli occhi di tutti i clienti del ristorante mi ipnotizza, il mio sguardo sembra non volersi staccare da lui, sembra volesse sperare che lui si giri e lo incroci per un ultimo saluto, ma non lo fa... continua per la sua strada salutando di tanto in tanto qualche fan che lo chiama dal proprio tavolo.

<< Respira! >> mi prende in giro MaRu soffocando a stento una risata. Lo sto odiando, lo sto odiando sul serio. << Quindi ti piace davvero... >> commenta come se non lo sapesse già, come se non gli avessi già raccontato tutto, forse ora se ne rende conto davvero, ma io ignoro volutamente di rispondere. Sbagliatissimo, perché non faccio altro che dargli la conferma. << Beh, è un bel ragazzo, è famoso... è normale che ti piaccia, ma non è per te! >> dice. Inizialmente le sue parole mi fanno male, “non è per te” non sono parole che un amico dovrebbe dire in ogni caso, ma so che ha ragione. È troppo fuori dalla mia portata. << Stai attenta... >> mi sta mettendo in guarda da cosa? Da Top? O forse dovrei dire Seung Hyun.. dovrò fare le prove per chiamarlo così stasera. Comunque non c'è bisogno di mettermi in guardia, non sono così stupida da credere che lui possa interessarsi a me. A me basta poterlo guardare, anche da lontano, ma essere vicino a lui durante le sue gioie e ancora di più quando le cose non vanno bene, sarebbe ancora meglio. Non come sua donna, non mi serve alcun tipo di definizione, finché sto con lui sto bene, credo. Pensare a tutto questo, però, è troppo presto e decisamente troppo bello e irrealizzabile per una ragazza comune come me che è stata invitata a ubriacarsi, non di certo a un appuntamento.

<< So che non è per me, nemmeno ci spero... >> ed è una bugia. Nonostante tutti i miei buoni propositi, ci spero eccome, non smetterò mai di sperare.

<< Bene. >> è quello che mi rispose prima di far calare un imbarazzante silenzio che non c'è mai stato tra noi due, un silenzio che pesa ma che non ho alcuna intenzione di rompere. Ho paura di quello che può dire, non sono preparata.


Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo. A good man, preso paro paro dal titolo di una loro canzone, quindi se volete cercarla, cercate appunto A good man. Un brav'uomo, questo è quello che ho provato a far uscire da questa parte e spero di esserci riuscita... 
C'è un nuovo personaggio entrato in gioco, Kim Jin Wook (si ho scelto il nome di un attore che mi piace, solo il nome, non il cognome per non "dare troppo nell'occhio" e per non voler sembrare la solita ingorda che li vuole tutti per sè, quindi immaginatelo come volete) e penso che la sua entrata in scena vada fatta notare perché è un personaggio che resterà nella storia per un bel po'. 
Ora vi lascio con uan domanda: chi è questo good man tra gli uomini incontrati fino ad ora secondo voi? Non è una gara a chi indovina prima o chissà cosa, solo un modo per capire se viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda. 
Al prossimo capitolo ^^ 
P.

 

  
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