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Autore: FreddyOllow    27/01/2016    1 recensioni
Dopo che l'infezione ha divorato mezza città, Erik e il suo fratellino Brad trovano rifugio in un campo profughi della BlackWatch. Ben presto si accorgeranno che la Blackwatch non è lì per salvarli, ma per usarli come cavie. Cominciano così a prendere i bambini e trascinarli nei laboratori con la forza. Quando i sopravvissuti ribellano, i soldati li fucilano tutti.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20:57 - Rifugio Alex Mercer

Erik sedeva vicino alla finestra e ammirava il tetro panorama che cominciava ad apprezzare. Gli zombie si era ammassati davanti al supermercato dirimpetto al rifugio di Alex Mercer. In passato era stato un rifugio per una decina di sopravvissuti. Poi arrivò la Blackwatch, mise in sicurezza l'edificio e deportò i sopravvissuti nei laboratori.
Erik conosceva il leader di quel gruppo. Un certo John Lester, un operaio sulla trentina, sposato con tre figli. Erik aveva passato qualche giorno con loro, ma se ne andò quando Marcus, il fratello di John, fu morso da uno zombie. Sapeva che si sarebbe trasformato entro poche ore, lo disse anche a John, ma non lo credette. Quando Marcus si trasformò, Erik e Brad erano già partiti da due ore. John sperava che il fratello non si trasformasse e lo isolò in una stanza. Ma non servì a niente. Lui si trasformò e John gli piantò una pallottola in testa. Due giorno dopo la Blackwatch entrò nel supermercato e li deportò.

Svariati mesi dopo l'edificio fungeva ancora come rifugio per i superstiti rimasti nella zona rossa. Si spostavano da un luogo all'altro, sperando di trovare un modo per uscire dalla zona infetta. Molti erano morti nel tentativo di farlo e altri erano stati divorati vivi dagli zombie. E i non-morti che si ammassavano uno sopra l'altro era la prova che ci fosse qualcuno all'interno.
Erik li osservava dalla finestra mentre martellavano di pugni la barricata costruita dai superstiti. Sedie, tavoli, scaffali e armadietti. La notte stava arrivando tra gemiti e lamenti e la morte attendeva le prossime vittime.
D'un tratto si udì un forte tonfo. La barricata era crollata. Gli zombie sciamarono all'interno, seguiti da una raffica di spari e urla. Erik alzò un angolo della bocca in un sorriso.
- Illusi - disse una voce da uomo alle sue spalle.
Erik sussultò e si voltò. - Sei tu...
Alex lo osservava con le sopracciglia corrugate.
Erik si voltò verso la finestra a guardare il supermercato. - Da quanto eri dietro di me?
- Da un po' - rispose Alex, fermandosi affianco. - Percepisci qualcosa di diverso in te?
Erik annuì. - Non so dirti quello che provo, ma è strano... quasi piacevole.
Alex gli posò una mano su una spalla. - Stai diventando come me.
- Che vuoi dire? Non voglio essere come te! Non voglio diventare un mostro!
- Devi accettare quello che sei.
Erik non rispose subito. - No, non voglio essere un mostro.
Alex serrò gli occhi, serio. - Noi siamo l'evoluzione! Non mostri. - Lo guardò. - La gente pensa che siamo mostri, solo perché la Blackwatch fa di tutto per farci apparire tali. - Guardò dalla finestra gli ultimi zombie entrare nel supermercato. - La gente ha paura di ciò che è diverso da loro. Teme ciò che non può controllare.
Restarono in silenzio per un momento.
- Ho saputo brutte cose sul tuo conto - disse Erik.
- Menzogne inventate dalla Blackwatch - rispose Alex, incrociando le braccia. - Loro sono molto più pericolosi di me, ma la gente non vuole crederci. Se tu vedessi cosa fanno, la penseresti come me.
Erik posò le mani sul telaio della finestra. - In parte la penso come te. Usano le persone come cavie per i loro farmaci e sono colpevoli di questo casino. - Indicò la città con una mano.
- Allora perché dubiti di me? - domandò Alex.
Erik non rispose.
D'un tratto si udirono alcuni elicotteri avvicinarsi verso il rifugio.
- Blackwatch! - disse Alex, scrutando i cieli fuori dalla finestra.
- Che ci fanno qui? - domandò Erik, perplesso.
- Mi cercano!
- Come fanno a sapere dove sei?
- Bella domanda!
I due elicotteri si fermarono davanti alla finestra e un faro accecò i due.
- Scappa! - gridò a Erik.
Gli elicotteri aprirono il fuoco. Le raffiche di pallottole penetrarono le pareti della stanza, sollevando una nube di polvere.
Erik seguì Alex che uscì dall'appartamento e salì la tromba di scale fino a raggiungere il tetto. I tre elicotteri si alzarono rapidamente di quota e spararono contro Alex, colpendolo in tutte le parti del corpo. Lui trasformò un pugno in un enorme martello, balzò verso l'elicottero più vicino e lo colpì. Il velivolo esplose e cascò giù, schiacciando gli zombie in strada.
Erik era sbalordito dalla sua velocità e dalla mutazione della mano. Non aveva mai visto una cosa simile. Si era sposato così velocemente, che sembrava essersi telestraportato.
Il secondo elicottero sparò un missile che Alex deviò balzando sull'edificio vicino. Il siluro esplose a pochi passi da Erik, che venne scaraventato in aria di diversi metri e si schiantò sul tetto comunicamene.
Alex saltò verso il velivolo, lo afferrò per la coda e lo lanciò contro un palazzo distrutto. L'elicottero esplose in mille pezzi. Si girò verso Erik e lo raggiunse con uno scatto sovraumano.
La mano di Erik spuntava da sotto un cumulo di macerie. Mercer gli tolse le macerie di dosso. - Bella botta - disse con un sorriso.
Erik si tastò il corpo. - Sono... sono ancora vivo...? - chiese, stordito.
Alex sorrise. - Credo che dovrò insegnarti un paio di cose.
- Sono quasi morto.
Alex lo guardò dritto negli occhi. - Smettila di frignare! Tu non sei più un umano, lo vuoi capire? Qualunque persona sarebbe morta dopo quella esplosione, ma non tu. Ti sei chiesto perché? Sei un evoluto! Ecco perché!
   
 
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