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Autore: thelastenemy    27/01/2016    2 recensioni
«Il mio nome è Tyrion Lannister», mormoro.
«So chi sei… lo sanno tutti, qui». E la sua voce… la sua voce sottile, melodica.
«E qual è il tuo?».
«Tysha».
«Tysha», sorrido.
«Ti ringrazio, Tyrion».
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Lannister, Tyrion Lannister, Tysha
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante siamo in piena estate da cinque anni ormai, il gelo è innaturale, abbracciato al buio intorno a noi.
Le dita, goffamente strette attorno alle redini del piccolo destriero che cavalco, sono immobilizzate dal freddo: mi chiedo come Jaime riesca ad andare avanti con disinvoltura, essendo coperto solo da un leggero mantello. «E così, fratellino», esordisce, lasciando andare al vento l’eco della sua voce. «Hai litigato ancora con Cersei». Malizia. Curiosità e malizia, nel suo tono.
«Te lo ha detto lei?».
«Sembrava solo più irritabile del solito».
«Dubito che si intristisca così tanto per una lite con me».
«Ho detto irritabile, non intristita».
«Non è la prima volta che fa la permalosa, lo sai meglio di me». Ogni volta che provo a parlare con Jaime, cerco di capire cosa succeda tra lui e Cersei. C’è una strana sintonia, quasi inquietante, proibita. E mia sorella sembra totalmente presa da lui. Certo, Jaime ha un carisma posseduto da pochi, eppure poche volte l’ho vista affascinata da uomini altrettanto attraenti.
«Si sta facendo buio, meglio tornare a Castel Granito», è così che decide di concludere la conversazione. Tira lateralmente le redini del cavallo, che a sua volta gira il capo, dirigendosi verso la direzione opposta. Ma quando faccio lo stesso, gli animali – e pure noi – si spaventano al suono agghiacciante di un urlo stridulo, poi soffocato. Jaime non commenta, né mi lancia un minimo sguardo, ma subito dirige il cavallo verso il punto da cui proveniva l’urlo. Io non posso fare nient’altro che seguirlo. L’alternativa sarebbe aspettare nel mezzo del vuoto seduto su un cavallo che a malapena so guidare, e mi sembra una proposta persino più allettante di dover invece andare alla ricerca di quelli che potrebbero essere assassini, disertori o lupi.
Cosa mi ha spinto ad andare con mio fratello? Il mio cognome. Un cognome troppo importante per essere affidato a un codardo.
 
Che siano disertori o assassini, non lo saprei dire. Ma tra le loro possenti mani stringono il corpo di una ragazza che difficilmente riuscirà a liberarsi. Dalle sue labbra pallide escono deboli mormorii, probabilmente li sta supplicando di lasciarla andare. Ma mai lo faranno. Non ora che hanno in pugno la sua pelle liscia, perfetta. Non ora che possono esaudire i loro desideri.
«Dobbiamo aiutarla», sussurro. Siamo abbastanza distanti da non essere né visti né sentiti, ma comunque gli aggressori sarebbero troppo distratti per accorgersi di noi.
Jaime sfila la spada dal fodero. «Tu prendi la ragazza», mi ordina. Vorrei tanto chiedergli se ce la farà da solo, ma con me in mezzo le sue probabilità di fallimento sarebbero raddoppiate.
Insieme avanziamo lentamente, attenti a ciò che calpestano i nostri cavalli. Quando ormai siamo abbastanza vicini, Jaime tenta uno scambio pacifico, ma lo conosco troppo bene per credere a ciò che dice. «Lasciatela stare!», esclama, autoritario. Per un momento mi pare di scorgere nostro padre nel suo sguardo rigido. Gli aggressori, che saranno all’incirca cinque, si voltano di scatto, continuando a stringere la ragazza indifesa. «Sono Jaime della Casa Lannister, e vi prometto che se la lascerete andare, riceverete una ricompensa dal lord mio padre».
Uno dei cinque, grosso e con la fronte imperlata di sudore, alza le sopracciglia, stringendo la fanciulla per i polsi. «E chi è lei, che volete tanto pagare per averla tutta intera, eh?».
«Nel nome di Castel Granito». Il tono di Jaime si innervosisce, ma lui no. «Dateci questa ragazza».
Un altro, alto e dai capelli unti, mi guarda e sorride divertito. «Dovremmo ubbidire a un nano su un cavallo e al fratellino che gioca a fare il lord?». Sputa per terra. «Che si fottano i Lannister».
In realtà l’uomo non riesce neanche a finire di pronunciare la parola Lannister, che già Jaime ha infilzato quello grosso. Tutti si avventano contro mio fratello, e da questo momento è solo rumore di spade e morte. «Vieni con me!», urlo alla ragazza, porgendole la mano. Questa la afferra, e, per quanto la mia forza lo consenta, la tiro su, facendola sedere dietro di me.
 
Scappiamo in mezzo al vento e alla notte, in mezzo ai silenzi, accolti dal candore della luna. Quando siamo già abbastanza lontani, faccio un salto per scendere di sella, e aiuto lei a fare lo stesso. La ragazza non ha quasi niente addosso, solo un vestito troppo leggero per una notte così gelida. Darle il mio mantello non sembrerebbe molto cortese. Ha lo sguardo basso, ma riesco comunque a scorgerle il viso. Un viso dolce, bianco. Capelli neri che le incorniciano le forme perfette delle guance rosee, e gli occhi… due zaffiri su un volto incantevole. «Il mio nome è Tyrion Lannister», mormoro.
«So chi sei… lo sanno tutti, qui». E la sua voce… la sua voce sottile, melodica.
«E qual è il tuo?».
«Tysha».
«Tysha», sorrido.
«Ti ringrazio, Tyrion».
«Dovresti ringraziare mio fratello… senza di lui…».
«Ringrazio te, milord». Le sue labbra non accennano sorrisi, ma il suo tono è dolce, gentile.
«Avrai freddo. Permettimi di portarti dentro la mia umile casetta». Le porgo la mano. Lei la afferra senza esitazione, e per la prima volta mi sorride.
Forse il sorriso più bello che abbia mai visto.
   
 
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