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Autore: eleCorti    27/01/2016    5 recensioni
Erano passati 71 anni da quel giorno in cui fu liberato dalla sua prigionia, ma i dolorosi ricordi erano nitidi nella sua mente.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Si alzò la manica della bianca camicia; sotto tutte quelle rughe vi era un numero. Magari per altri esso non aveva un significato, ma per lui quelle cifre rappresentavano il periodo più tragico della sua vita.
Erano passati 71 anni da quel giorno in cui fu liberato dalla sua prigionia, ma i dolorosi ricordi erano nitidi nella sua mente.
Ricordava il giorno in cui era stato catturato dalle SS insieme alla sua famiglia. Il lungo viaggio in quel buio treno, la separazione dai suoi genitori.
“Andrà tutto bene” gli aveva detto sua madre prima che una SS la portasse via.
E lui si era lasciato convincere dalle parole di sua madre.
Per questo riuscì a resistere a tutte quelle torture. Le violenze, la fatica nel fare lavori non adatti ai bambini, erano ricordi ancora impressi nella sua testa e a volte, gli sembrava di riviverli.
Poi quel giorno del 27 Gennaio; li avevano fatti scappare, perché gli americani stavano giungendo.
E quando gli americani li liberarono, una vana speranza di poter ritrovare i suoi genitori si fece largo in quel bimbo di nome Vegeta.
“Mi dispiace” gli aveva detto un prigioniero che era nel gruppo con suo padre.
“Tuo padre non c’è più” abbassò la testa, poiché era doloroso dare una così spiacevole notizia a un bimbo.
“E la mamma?” i suoi occhi erano lucidi.
Il silenzio di quell’uomo fu la sua risposta.
Alzò la testa guardando fuori dalla finestra. Il cielo era nuvoloso, come se anche lui fosse triste in quel doloroso giorno.
“Io non ho dimenticato” sussurrò, guardando il plumbeo cielo, come se stesse parlando con i suoi genitori.
Poi uscì, andando nel ghetto dove un tempo viveva nella sua casa, mai dimenticata.
Aveva preso dei fiori, proprio per quell’occasione. Li appoggiò davanti al portone della sua palazzina di tre piani, lui abitava all’ultimo piano, insieme ai suoi genitori. Gli sembrò per un momento di rivedere se stesso da bimbo, felice e spensierato che usciva per andare a scuola, insieme al suo amichetto, anche lui scomparso in quel campo di concentramento.
 
Chiuse gli occhi, cercando scacciare via le lacrime che premevano per uscire. Li riaprì, mentre le amare lacrime rigavano il suo rugoso volto, segnato dal tempo. Aveva in mente un solo pensiero: quello di tramandare la sua tragica esperienza, fino alla fine dei suoi restanti giorni, per ricordare al resto del mondo che un genocidio, come il suo, non debba mai più accadere.
Per non dimenticare, 27/01/1945 – 27/01/2016.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: oggi è il giorno della memoria e ricordando la tragedia dell’olocausto, beh ho pensato che Vegeta potesse essere un personaggio che potrebbe avere vissuto questa tragedia.
Per me di questi tempi questo giorno è ancora più importante, per ricordarci che una tragedia di questo genere non debba più accadere.
Spero che questa storiella vi sia piaciuta.
   
 
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