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Autore: keepAsecret_    27/01/2016    6 recensioni
Finalmente ricominciano le riprese di Pretty Little Liars dopo la pausa estiva. Ashley Benson, Lucy Hale, Troian Bellisario e Shay Mitchell sono pronte a diventare le coraggiose Hanna, Aria, Spencer ed Emily e ricominciare a contrastare "A", lo stalker che le perseguita. Ma se il confine tra la realtà e la finzione si annullasse? Se un anonimo che si firma A cominciasse a torturare le attrici con messaggi intimidatori? Potrebbe essere un fan esaltato, uno scherzo di un loro collega... ma se invece A fosse reale? Se un psicopatico avesse preso spunto dalla serie tv per cominciare un ciroclo vizioso si minacce e rapimenti.
Certamente Hanna, Aria, Spencer ed Emily sono molto coraggiose nell'affrontare A, ma Ashley, Lucy, Troian e Shay lo saranno altrettanto?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusatemi se non ho messo le immagini nei pov ma ho avuto un problema con il computer (per questo non ho aggiornato per così tanto tempo), e dal telefono non riesco😅 perdonatemi sia per l'attesa che per la mancanza delle immagini❤️

Ashley’s pov 
 
-“A” sa che stiamo andando là…
-Come abbiamo potuto pensare per un solo momento che “A” non avrebbe scoperto che noi lo avevamo scoperto?- esclamò stizzita Shay lanciando la borsetta sul divano lontano da sé.
-Non te la prendere con la borsa Shay.- dissi io per sdrammatizzare, e tutti risero.
-In fondo chi se ne frega che ci sarà anche lui/lei… noi andiamo al casinò per divertirci, no?
-Dai, in effetti hai ragione.
Tyler si passò una mano tra i capelli con il gel, poi mi attirò a sé. Mi fece sedere sulle sue gambe e mi mormorò all’orecchio:
-Guarda che occhiatacce manda Janel a Ian…- scoppiai a ridere e gli mormorai a mia volta all’orecchio:
-è furiosa.- stavolta fu lui a ridere, e sentimmo una voce:
-Non si parla all’orecchio piccioncini.- mi voltai verso Troian e le feci una boccaccia.
-Ash ma non hai niente addosso? Questo vestito è leggero, e fuori si gela.- cominciò Tyler stringendosi nella sua giacca di pelle nonostante fossimo al coperto.
-Vero, la giacca! L’avevo dimenticata…- mi alzai e mi diressi verso l’ascensore:
-Vado a prenderla.- esclamai, e Shay mi rivolse un’occhiata sospettosa:
-E se sopra c’è “A”?- scherzò, e io strabuzzai gli occhi:
-No Shay, queste cose non me le devi dire nemmeno per scherzo che me la faccio addosso.
-E se ci fosse pure Red Coat?- continuò lei imperterrita, così io mi allontanai dall’ascensore raggiungendo nuovamente i ragazzi:
-Adesso io non salgo più, eh. Ora ci vai tu a prendermi la giacca Shay.
-No…
-Si…- la trascinai verso l’ascensore mentre lei si lamentava.
-E se ci sono “A” e Red Coat?-mugolò lei terrorizzata prima che io la spingessi dentro.
-Quale giacca Ash?- mi gridò attraverso le porte dell’ascensore che erano già chiuse, e io esclamai:
-Quella tutta di pelliccia con le maniche a tre quarti e che arriva a metà pancia.- le risposi, ma non ero certa che mi avesse sentito.
Ad un certo punto sentimmo un urlo venire dal secondo piano:
-Shay!- gridai, mi misi a correre per le scale nonostante i tacchi 13. Anche gli altri erano con me, ma appena arrivammo vedemmo Shay seduta a terra che rideva come una pazza. Mi lasciai scivolare a terra con la testa tra le mani.
-Dio mio Shay, sei un’idiota… sei una stronza Shay… questi scherzi non si fanno… pensavo ti fosse successo qualcosa.- esclamai.
-Shay ti giuro che ti ammazzo!- strillò Troian rossa in volto con le lacrime agli occhi.
-Shay, tesoro, mi ero preoccupata per te.- affermò Janel, anche se a dire il vero sembrava completamente fresca a pettinata.
-Comunque era questa la giacca Ashley?
-Si.- ringhiai scippandogliela dalle mani, poi le diedi uno scappellotto.
-Ahia!- si lamentò lei.
-Ben ti stia burlona.
 
 
Shay’s pov
 
Una volta in macchina diretti al casinò…
-Fammi vedere il polso Ash…- lei mi porse il braccio e io le passai un dito sulla pelle:
-è impressionante… il fondotinta ha ricoperto alla perfezione tutti i lividi! Certo, è gonfio, ma non si nota molto. Se faccio così ti fa male?- all’inizio lei non si lamentò, nemmeno quando le piegai il polso ad una angolazione che se non si fosse imbottita di antidolorifici probabilmente sarebbe svenuta, poi però gemette:
-Non esagerare Shay, così mi fa un po’ male.- le lasciai il braccio ed esclamai:
-è stupendo questo smalto Benzo! Dove lo hai preso?
-Questo bordò? Credo sia quello di Chanel.
-Mhm… non avevo mai visto da Chanel questo che diventa opaco…
-è costato un po’ di più infatti, se non sbaglio. Normalmente lì gli smalti costano sui venticinque euro, mentre questo mi pare trenta. 
-Stiamo arrivando?!- domandò Janel sbuffando:
-Si, siamo davvero quasi arrivati.- assicurò Tyler.
 
Ashley’s pov
 
Bene, stavamo arrivando. Intanto io uscii il telefono dalla borsetta. Notai che avevo sedici chiamate perse da mia madre: non l’avevo ancora sentita dall’incidente di Halloween, e avevo bisogno di farlo. La richiamai, ma dovetti aspettare qualche secondo prima che lei rispondesse. Appena accettò la chiamata sentii uno strillò provenire dall’altro ricevitore:
-ASHLEY VICTORIA BENSON! COME PUOI PENSARE DI FARE SPAVENTARE TUA MADRE IN QUESTA MANIERA?- allontanai istintivamente il cellulare dall’orecchio per non rimanere sorda, e sussurrai:
-Cosa ho fatto mamma?- non potevo vederla, ma riuscivo benissimo a immaginarla sventolarsi il viso con la mano.
-Ho sentito solo qualche ora fa che ieri notte è successo un pandemonio alla vostra festa di Halloween… un pandemonio con spari, incendi e feriti! Tralasciamo il fatto che tu non mi hai chiamato… ho letto alcuni rumors che dicono che una delle quattro è stata colpita e ferita da uno sparo in pancia. Ti ho chiamato mille volte Ashley! Tu riesci a capire la paura di una madre che non sa se la figlia è viva, morta o all’ospedale?!- le sue parole dure mi facevano pungere gli occhi, ma sapevo che aveva ragione. Normalmente io sono sempre la prima che chiamo mia madre, abbiamo un bellissimo rapporto io e lei… ma questa volta io avevo dimenticato di farle uno squillo, al contrario delle mie amiche che alle loro mamme lo avevano fatto.
-Scusa mamma…- mormorai mesta:
-Ma comunque sto bene…
-Grazie a Dio Ash! Ma perché non sei raggiungibile in nessun modo?
-Sono stata impegnata in questi giorni mamma.
-Ma è vero che una di voi…?
-Si, Lucy…
-Oh mio Dio piccola… le hanno sparato?! Ma è salva?
-Si mamma… abbiamo avuto qualche ora di paura e incertezza, ma è salva. Verrà dimessa domani.
-Tu stai bene? Sei rimasta ferita alla festa?
-Diciamo che mi sono quasi rotta il polso.
-Come?
-è una storia lunga mamma.
-è rotto?
-Che cosa mi chiedi mamma?! Ti ho detto che è quasi rotto!
-E come va?
-Fa molto male. Ma per ora ho preso un antidolorifico.
-Bene… tu e i tuoi amici state andando a qualche altra festa?
-No, stiamo andando in un casinò.
-Capito. Divertiti, ma soprattutto non cacciatevi in qualche altro guaio anche se a quanto ho capito siete dei maestri a farlo.
-Grazie mamma…- borbottai.
-A dopo Ash.
Riattaccai e vidi che i miei amici mi fissavano e che la macchina era ferma:
-Che c’è? Perché non ripartite?- a rispondermi fu Shay:
-Siamo arrivati Benzo. Aspettavamo che tu finissi di parlare.
-Che il divertimento abbia inizio!- strillò Ian, e scendemmo dall’auto.
 
Shay’s pov
 
Tyler aveva posteggiato in un parcheggio di ghiaia che dava su un enorme prato costellato di margherite. Una piattaforma di metallo lucido e liscio faceva da sentiero e attraversava il giardino collegando il parcheggio al casinò. L’ingresso del casinò era mastodontico: era un enorme porta scorrevole tutta di vetro, sorvolata da un arco pieno di luci colorate sul quale torreggiava la scritta: CASINÒ LOTUS FLOWERS.
Impettiti accanto alla porta di vetro c’erano tre uomini di proporzioni similari a quelle di Hulk. Erano o bodyguard, o addetti alla sicurezza o buttafuori; o forse erano tutte e tre le cose. Erano degli armadi a quattro ante vestiti tutti di nero, con giacca e cravatta. Erano tutti e tre  con pochi capelli, ma non erano calvi: si capiva che li avevano tagliati a zero con il rasoio. Nonostante fosse notte indossavano degli occhiali da sole neri con le lenti oscurate, e avevano tutti uno strano aggeggio infilato in un orecchio da cui partiva un cavetto a molla che terminava in un apparecchio nero che assomigliava a un walkie-talkie che i tre portavano in mano.
-Siete mai stati qui?- chiesi ai miei amici, ma tutti scossero la testa. Una volta giunti sulla soglia ci fermammo titubanti prima di entrare, ma il sensore della porta scorrevole si attivò ed essa si aprì. Noi passammo e una volta dentro, prima che la porta si chiudesse, Troian chiese alla guardia:
-Per caso ha visto entrare qualcuno vestito tutto di nero? Con un cappuccio.- la guardia non sentì, o comunque fece finte di nona ver sentito, perché nemmeno si girò.
-Scusi?- intanto la porta di vetro si era richiusa, e Ashley mosse il braccio vicino al sensore per farla riaprire. La guardia continuò a non dar conto a Troian, che alla fine rinunciò.
-Tyler, voi ragazzi mettetevi a qualche metro da noi. Vorremmo chiedere un po’ in giro e la gente potrebbe sentirsi intimorita da un gruppone numeroso come il nostro.- propose Janel, e non aveva tutti i torti, ma “a qualche metro” era una parolona date le dimensioni del posto dove ci trovavamo. Infatti, una volta entrati, non ci si trovava subito nel locale con le slot-machine, ma per arrivarci bisognava attraversate un corridoio lungo ma molto stretto, e noi ci trovavamo proprio là. I ragazzi si allontanarono giusto un po’, e Ash chiese a un ragazzo che passava di lì:
-Scusi.
-Si bambola?
-Ha visto passare un ragazzo con un cappuccio nero?- lui si guardò in torno e si avvicinò ad Ashley, poi sussurrò:
-Ci sono tanti ragazzi con i cappucci neri…- lui stesso indossava una felpa nera, così si calò il cappuccio sugli occhi e si leccò le labbra in modo seducente:
-Magari cerchi me e non lo sai…- fece un altro passo verso Ash e lei fece un passo indietro.
-Non cerco te, tesoro.- rispose lei stando al gioco. Il ragazzo si voltò verso il suo amico che ridacchiava dietro di lui, poi aggiunse:
-Me la dai?- Ashley arrossì di scatto, ma si ricompose subito e sorrise:
-Magari più tardi.
-Avanti tesoro, perché aspettare?- ero curiosa di vedere le facce dei ragazzi del nostro gruppo in quel momento, e anche Ashley aveva la stessa curiosità, solo che resisteva a girarsi.
Io invece mi voltai e vidi che tutti ci guardavano attoniti.
-Devo andare baby, ci sentiamo dopo.- affermò Ashley ammiccando, poi mandò un bacio al volo al ragazzo e si girò. Appena ci fummo allontanate un po’, la bionda scoppiò a ridere come una pazza:
-Tu dici che ci ha creduto?- chiese e io annuì:
-Direi di sì! Ma come ti vengono in mente certe cose?!- in quel momento raggiungemmo i ragazzi, e Ian esclamò:
-“Magari più tardi”?- poi fu la volta di Keegan:
-“Avanti tesoro”?- e infine Tyler:
-“Devo andare baby”? Ashley tu sei fuori di testa.
-Tranquilli ragazzi, volevo solo stare al gioco. È stato divertente.- disse lei continuando a contorcersi dalle risate.
-No, non lo è stato affatto.- affermò Tyler, ed Ashley rise:
-Avanti baby…- gli sussurrò, e lui le diede uno scappellotto affettuoso. 
-Ahi…- si lamentò lei.
-Ma se ti ho appena sfiorato?- chiese esasperato Tyler. Ashley scoppiò a ridere e lo abbracciò. Tyler ricambiò l’abbraccio e poi rise:
-Ora cerchiamo un posto tranquillo qui, voglio riposarmi un attimo prima di trasformarmi in uno di questi delinquenti.
-Sono d’accordo.- sbadigliò Keegan, e ci mettemmo a camminare.
 
 
Ashley’s pov
 
-Ma sei sicuro che potevamo entrare qua dentro? Mi sembra un posto…privato.- insinuò Troian. 
-Potevamo entrarci fino a prova contraria.- rispose Ian.
-La suddetta prova contraria sarebbe se quegli allegri buttafuori ci buttano fuori a calci?- sbuffai scettica.
-Vabbè, comunque mi piace stare qua dentro, quindi…- continuai. La stanza dove ci aveva portato Ian non era molto grande, anzi era piuttosto piccolina. Era illuminata da una luce calda che proveniva da una lampadina sul tetto, e dentro c’erano un divano addossato alla parete e un tavolo poco distante. Shay e Janel erano andate a dare un’occhiata in giro, così nella stanza c’eravamo solo io, Troian, Tyler, Keegan e Ian.
Tyler aveva uscito dallo zainetto una specie di skateboard. Era strano perché aveva solo due ruote gommate come quelle delle automobili ma in miniatura alle estremità della tavola. Ty lo mise a terra e ci salì.
-Figo.
-è un self-balance hover-board. È elettronico: tu sali e lui va nella direzione verso la quale sposti il peso. Se ti inclini in avanti allora l’hoverboard si sposta in avanti da solo. Sei sposti il peso a destra allora si sposta a destra! E così via… è una cosa futuristica!
-Quindi non ti devi dare la spinta.
-No: tu devi solo salire, accenderlo e muover il bacino, poi l’hoverboard si muove da solo, come dice il nome è un self-balance: è auto-bilanciante da sé e non puoi cadere perdendo l’equilibrio.
-Wow!
 
---
 
-Tyler è da mezz’ora che giri per questa stanzetta con quell’hoverboard!- sbuffò Troian.
-Mi stai facendo girare gli occhi.- continuò la bruna. 
-Posso provare?- gli domandai, e Tyler premette un tasto e l’aggeggio si fermò.
-Con quei tacchi vertiginosi cadresti subito.
-Dai!
-In caso togliti le scarpe.
-Mi si bucano le calze.
-Hai i collant?
-Si, sono trasparenti, non si vedono.
-Ti fai male Ash.
-Dai Tyler! Fammi provare.- mi alzai dal divano e lo raggiunsi. Lui mi fece un giro attorno con lo skateboard, poi scese da esso e lo indicò dicendo:
-Ragazza avvisata, mezza salvata.- io sorrisi e chiesi:
-Come si fa?- Tyler indicò lo skateboard e cominciò a spiegare:
-Devi mettere i piedi equidistanti dal centro, poi ti inclini da un lato e quello parte.- lui era salito da solo, mettendo un piede e poggiando l’altro una volta in movimento, invece io preferii partire con entrambi i piedi sopra. Lo skateboard era instabile, quindi mi appoggiai sulla spalla di Tyler e con uno slancio salii. Tyler mi mise le mani sui fianchi per aiutarmi a trovare l’equilibrio, poi esclamò:
-Parti- prima alzai gli occhi, e mi accorsi che tutti mi stavano fissando e che Troian, Keegan e Ian si passavano dei bigliettini con su scritto qualcosa.
-Già fate le scommesse?- risi, e Troian annuì seria:
-Keegan e Ian sono convinti che “la leonessa bionda” ce la farà… io invece penso che tu cadrai subito.
-Grazie Troian.- brontolai.
-Non è per cosa Ash… ma io che sono femmina so cosa vuol dire stare su quei tacchi!
-Avanti Ash, facci vedere.- io allora spostai leggermente il peso in avanti, e l’hoverboard partì in avanti. All’inizio rischiai di perdere l’equilibrio su quelle scarpe vertiginose, ma in un attimo riuscii a ritrovare la stabilità. Feci un paio di volte avanti e indietro per la stanza, poi destra e sinistra. Tyler fece un fischio:
-Dio mio Ash… ti giuro: sono ammirato!- esclamò, e io sorrisi orgogliosa. Mi inclinai tutta a destra e feci una giravolta su me stessa.
-Ashley sei incredibile!- affermò Tyler, e Troian gettò di malavoglia cinque dollari in grembo a Ian che sorrise soddisfatto. Mi mossi in avanti e mi avvicinai al divano:
-Cosa dicevi Troi?- chiesi alzando un sopracciglio e lei sbuffò:
-Complimenti Ash. Devo dire che sei fenomenale…- battei il cinque a Ian e a Keegan, poi mi diressi nuovamente verso il tavolo. Feci per sistemare i piedi meglio anche se era difficile in movimento, ma il tacco a spillo mi scivolò fuori dalla piattaforma e volai all’indietro.
 
 
Shay’s pov
 
Ancora niente tracce di “A”. Io e Janel aveva girato tutta la parte destra del casinò, ma nessuno aveva visto “A”. Certo… non era molto dettagliata come descrizione, così eravamo andate in giro a chiedere a tutti se avevano visto un individuo-losco-con-un-cappuccio-nero. Le gente o ci rideva in faccia oppure ci indicava gente che corrispondeva perfettamente alla descrizione ma che palesemente non era “A”. Le persone più gentili ci avevano fatto notare che quell’identikit che avevamo dato era assai rachitico, i più maleducati ci avevano mandato a quel paese. 
Ora a me e a Janel toccava ritornare dai nostri amici a mani vuote, ma in compenso, nella stanzetta che aveva trovato Ian, le nostre orecchie avrebbero avuto un po’ di pace da quella musica assordante che trapanava i timpani nel resto del casinò. Certo era alquanto difficile che con Ashley, Troian, Tyler, Ian e Keegan le nostre orecchie avrebbero avuto pace, ma era un passo avanti.
Spalancai la porta della stanzetta e rimasi di sasso: niente tracce del chiasso che avevo lasciato, stranamente erano tutti silenziosi. Tyler era sul divano ed Ashley era seduta sulle gambe ed era accoccolata tra le sue le braccia con un’espressione tra il sofferente e il divertito. Il ragazzo le premeva una borsa di ghiaccio sulla testa e ai piedi del divano c’erano le scarpe di Ashley e un Self-balance hoverboard. Seduto accanto a loro sul divano c’era Keegan che guardava Ashley apprensivo, mentre Ian era accovacciato davanti al frigobar per prendere altro ghiaccio. Troian era seduta imbronciata su una sedia di legno accanto al tavolo e di tanto in tanto lanciava a Ian e a Keegan occhiate rancorose. Stavo per chiedere, stranita, cosa fosse successo, ma Janel mi precedette:
-Cosa diavolo è successo qui?
-Ashley ha voluto provare ad andare sull’hoverboard… all’inizio è andata bene ma poi è caduta e ha sbattuto la testa contro il tavolo. 
-Stai bene Ash?
-Diciamo…- rispose Ashley strizzando gli occhi con un sorrisetto appena accennato sulle labbra che contrastava con l’espressione sofferente della bionda. Intanto Tyler metteva nella borsa di ghiaccio dell’altro ghiaccio che gli aveva dato Ian.
-Allora se ti sei fatta male perché ridacchi?- le chiesi sorridendo e lei alzò gli occhi al cielo:
-Rido per la maturità di Troian.
-Che cosa ha combinato Troian?
-Non lo vedi come è seccata? Lei, Keegan e Ian avevano fatto una scommessa: Troian aveva scommesso che sarei caduta subito dall’hoverboard, mentre Ian e Keegan erano convinti che ce l’avrei fatta. Visto che all’inizio stavo resistendo, Troian ha dovuto dare cinque dollari ai ragazzi, ma visto che alla fine sono caduta, adesso li rivuole indietro.
-Ed è imbronciata per questo?- risi e Troian annuì senza nemmeno voltarsi.
-Troi tu avevi detto che avresti vinto solo se io fossi caduta subito, e io non sono caduta subito… 
-Vabbè Ashley, abbiamo capito da che parte stai.- brontolò Troian.
-A questo punto, una persona matura avrebbe detto: “vabbè, se Troian ha due anni e vuole vincere… beh, ridiamole i soldi!” invece quell’altro idiota là…- continuò Ashley indicando Keegan.
-Si è rifiutato.- terminò.
-Dio, pagherei per vedere la scena di Ashley che cade!- ridacchiai.
-Te la posso raccontare se vuoi…- sbuffò lei:
-Stavo andando sull’hoverboard, sono scivolata e ho sbattuto la testa sulla sedia. Semplice.
-E tu che hai fatto?- chiesi a Tyler, ma rispose Ashley per lui:
-Che ha fatto? Oh… lui rideva.
-Ridevi Ty?
-Non è vero!- sorrise lui.
-Avanti Ty. Ti sei messo a ridere.
-Che ridere e ridere?! Ti stavi spaccando la testa, Ash! Ero terrorizzato!
-All’inizio hai ridacchiato…
-Vabbè Ashley…- mi intromisi io.
-Ridevi persino tu e devi pretendere che non ridessero gli altri?- continuai e Ashley mi fece una boccaccia.
-Ma come mai sei caduta Ashley? Tu sei brava con lo skate!- le chiesi, e Tyler si chinò in avanti e prese un scarpa di Ashley da terra. Allargò indice e pollice fino a prendere l’intera misura del tacco ed esclamò:
-Tu hai idea di quanto siano alti questi cosi?!- sgranai gli occhi:
-L’hai fatto con i tacchi Ash?!- lei annuì orgogliosa:
-Ma tu sei pazza…
-Infatti sono caduta perché il tacco mi è scivolato giù dalla piattaforma. 
-Però sembra divertente…Posso provare l’hoverboard?- chiesi, e tutti in coro esclamarono:
-NO!
-Va bene…- brontolai.
-Avete notizie di “A”?
-No, al casinò nessuno sembra averlo visto. E poi ci sono davvero tanti ragazzi che corrispondono alla descrizione.
-Vabbè, adesso casomai va Ashley in ricognizione…
-Perfetto.
 
Ashley’s pov
 
Tyler mi staccò un secondo il ghiaccio dalla testa e fece un fischio:
-Mizzica Ash… certo che ti sei presa una bella botta!- mi passò un dito sul punto dove avevo sbattuto e poi me lo mostrò: c’erano sopra delle tracce rosse.
-Sanguino?- gli chiesi sbuffando, e lui esclamò:
-Eccome!
-Basta ghiaccio Ty, mi si sta ghiacciando il cervello.- lui mi diede un bacio tra i capelli, poi staccò la borsa di ghiaccio e rispose:
-Ai suoi ordini.
-Quindi ora dovrei andare io a cercare “A”?
-Se te la senti si…
-Perfetto, me la sento. Però è meglio che andiamo tutti in giro, separandoci.- proposi.
-Va bene, hai ragione tu, ci sono più probabilità di trovare qualcosa.- uscimmo dalla stanza e ci ritrovammo al centro di un turbinio di luci, musica e tintinnio di soldi. Prima di staccarmi dagli altri presi il portafogli uscendo delle monete, me la misi in mano facendole sbattere tra di loro e feci l’occhiolino ai miei amici:
-Divertitevi!
 
---
 
Mi avvicinai alla roulette. Era una ruota divisa in tanti numeri con una maniglia che se tirata faceva girare il tutto. Una pallina azzurra trasparente era posizionata nell’incavo di una ruota circoscritta a quella numerata. Davanti c’era un ragazzo con giacca e cravatta che appena mi vide mi domandò educato:
-Vuole giocare signorina?- ridacchiai:
-Perché no?- mi avvicinai e posai delle monete sul banco.
-Che numero punta?
-18!- esclamai istintivamente essendo il giorno del mio compleanno. Il ragazzo fece girare la ruota e la pallina cadde nel settore del numero 18. Sgranai gli occhi, ma mai quanto li sgranò il ragazzo che essendo il banco mi dovette dare la mia vincita.
-Sono bravina, eh?
-Fortuna signorina, fortuna…- intascai il gruzzoletto e dissi:
-Rigioco.
-Prima di aver assaggiato questo cocktail?- domandò un ragazzo appena arrivato che indossava una giacca di pelle. Mi avvicinò un vassoio con sopra tanti bicchieri con uno strano liquido. 
-Non c’è nessuna droga dentro, Ashley…-rise. Come faceva a sapere il mio nome?Tentai di capire chi fosse, ma il suo viso era avvolto nella nume di fumo di sigaro toscano che avvolgeva l’intero casinò. Tossicchiai e lui rise:
-Non ti conosco, tranquilla… Ma sei Ashley Benson vero?- tirai un sospiro di sollievo: mi conosceva come celebrità, non di persona e non era nemmeno qualche maniaco. Presi in mano il bicchiere e mandai giù un sorso. Una miriade di sapori mi invase il palato, e il gusto dell’alcool (presente in grande quantità nella bevanda) mi fece bruciare la lingua. Mi sentii le guance calde, e tirai giù un altro sorso: in fondo non dovevo anche divertirmi?
-Ci vada piano, è forte.
-Ma fammi il favore!- esclamai, poi finii il contenuto del bicchiere in un unico colpo. La gola mi bruciava, ma la il gusto era fantastico: non sapevo cosa fosse ma era davvero buono. Indicai la roulette e affermai:
-Punto sul 12.- non l’avrei mai ammesso che era per quello, ma era il compleanno di Tyler. Il couper fece girare la roulette, e la pallina entrò in un settore bianco. Il ragazzo arricciò la fronte.
-Questo è strano… qualcuno ha messo un pezzo di scotch bianco per coprire il numero. Non c’è bisogno di annullare la giocata, ora lo stacco e vedo che numero c’era.- si piegò incurvato sulla roulette e con l’unghia dell’indice scrostò l’estremità dello scotch. Tirando delicatamente per non strappare pure ciò che c’era sotto, a poco a poco tolse lo scotch. Sotto però non c’era una numero, bensì una lettera. Una “A”. Gelai e mi aggrappai con la mani alla roulette per non cadere dalla sorpresa. 
-Non saprei signorina… mi dispiace. Ora avviso il proprietario del difetto di questa roulette.- il ragazzo si allontanò e io passai un dito sulla superfice lucida della scritta. A. Era un settore come tutti gli altri: colorato, plastificato, ma con una lettera sopra. Appena lo sfiorai ebbi un brivido, sollevai lo sguardo e notai una figura vestita di nero con un passamontagna in viso che mi spiava dall’altro capo della sala attraverso un mare di gente. Stando attenta a non cadere dai tacchi, cominciai a correre spintonando la folla e beccandomi improperi dietro. Superai una ragazza rischiando di farle cadere il bicchiere da cui beveva, poi mi ritrovai nell’esatto punto dove qualche secondo prima avevo visto “A”, ma ero sola. Bene, mi era scappato. Mi appoggiai esausta a un pilastro e sospirai abbattuta.
-Cerca qualcuno?- mi voltai di scatto e vidi un ragazzo che mi fissava. Non era proprio un ragazzo, avrà avuto trentacinque anni, non di più non di meno. I suoi capelli erano riccioluti e color nocciola, e gli incorniciavano il viso arrivando, attraverso le basette, persino alla barba che portava un po’ incolta e lunghetta. A parte questo aspetto trascurato in viso, sembrava un tipo a posto. Mi scrutava con un paio di microscopici occhi azzurri e si stringeva nella giacca di pelle che indossava. I suoi lineamenti non erano belli, anzi era piuttosto bruttino, ma almeno sembrava gentile. 
-Si, ma a quanto pare l’ho perso.- risposi e vidi che gli si illuminarono gli occhi in un guizzo di felicità, che però fu bravo a nascondere subito.
-Posso aiutarla? Mi fa strano darle del lei, visto che è palesemente più piccola di me… Non nascondo di osservarla da un po’ comunque… probabilmente sbaglio, ma assomiglia molto a…
-Ashley Benson?- proposi.
-Sono io…- continuai.
-Comunque puoi darmi del tu… credo.
-Bene, allora posso aiutarti?
-Cercavo una persona vestita con pantaloni neri e una felpa nera con il cappuccio. Anche le scarpe erano nere. 
-Ashley, certo che molta gente corrisponde a questa descrizione…
-Lo so, lo so… ma lui aveva anche un passamontagna nero sul volto.
-Forse l’ho visto!- esclamò lui a un tratto.
-Poco fa era proprio qui dove sei tu.- mi portai le mani al capo di scatto:
-è lui! Per caso era tipo furtivo?
-Era molto misterioso nel suo agire… aveva anche una pistola.
-In che direzione è andato?- ansimai: quel tizio era la mia salvezza.
-Non in che direzione… io so proprio dove è andato! L’ha detto al telefono a qualcuno e io l’ho sentito.
-Mi ci puoi portare?
-Certo.- esclamò lui.
 
---
 
Qualche minuto dopo stavamo ancora camminando. Il luogo dove secondo lui era andato “A” si trovava all’interno del casinò, ma la struttura era enorme ed era lontano. L’uomo mi aveva detto di chiamarsi Patrick, e che era un ingegnere. Era stato sempre gentile e ammodo, ma non so perché la sua vicinanza mi creava una sensazione di disagio, come se ci fosse qualcosa in lui che non andasse. Era solo una sensazione, perché Patrick era davvero una persona perbene. 
-Stiamo arrivando…
-Sono indiscreto se ti chiedo chi è questo individuo poco raccomandabile che stai cercando?- arrossii e ammisi:
-Si, sei indiscreto.
-Allora mi scuso e ritiro la domanda.- sorrise lui. Più andavamo avanti, più Patrick sembrava aver fretta di arrivare: si era preso molto a cuore questa ricerca! Ci fermammo quando arrivammo davanti a una porta chiusa, e Patrick esclamò:
-Questa è la sala da biliardo in disuso, deserta. Dovrebbe essere qui.
-Va bene, grazie Patrick, puoi andare.
-No, non vado.
-Come vuoi…- dissi stranita, e aprii la porta. La sala da biliardo era completamente deserta e sapeva di muffa. Decine di tavoli si ergevano pieni di ragnatele nella penombra; non trovai l’interruttore della luce, ma non era poi così necessario. Di “A” non c’era nessuna traccia. Cominciai a pensare che quell’uomo si fosse sbagliato, o che fosse un burlone che mi aveva preso in giro. In quel momento Patrick entrò e si sbatté la porta alle spalle, chiuse a chiave con foga e buttò la chiave dall’altro lato della stanza.
-Che fai?- chiesi con voce tremante, e lui mi puntò addosso quegli occhi azzurri che ora erano iniettati di sangue. Si diresse a passo pesante verso di me e io indietreggiai fino a che non fui con le spalle al muro.
-Cosa fai Patrick?- gli domandai tremando come una foglia e avendo uno strano presentimento. Lui non rispose e mi raggiunse:
-Tu ora fai quello che ti dico io.
-Cioè?- gli chiesi, e con orrore vidi che si stava sbottonando i jeans. Scossi la testa con vigore e balbettai:
-N-no…
-Si…- affermò lui e mi mise le mani sulle spalle schiacciandomi contro il muro. Tentò di sollevarmi il vestito ma io mi opposi con tutte le forze:
-Stai lontano da me!- gridai piangendo.
-AIUTO!- urlai. Patrick mi diede uno schiaffo e continuò a tirarmi il lembo del vestito verso sopra. Io lottavo con tutte le mie forze, ma lui era comunque più forte, così riuscì a sollevarmelo. Io piangevo e gridavo, ma lui non si fermava, e mi lasciò un attimo per abbassarsi i pantaloni alle ginocchia. Io ne approfittai per riabbassarmi il vestito, e poi cominciai a correre per la sala per vedere se c’era un’altra uscita. Mi raggiunse e mi sbatté nuovamente contro il muro. Si inginocchiò ai miei piedi e mi sollevò nuovamente il vestito nonostante le mie urla. Patrick mi poggiò le mani sulle cosce, e io sconcertata singhiozzai:
-Ti prego non farlo. Cosa ti ho fatto di male?
-AIUTO! AIUTATEMI!- era un posto piuttosto isolato del casinò, quindi non contavo che qualcuno mi sentisse. All’improvviso sentii un rumore di legno rotto e la porta si spalancò:
-Che succede?! Chi è che grida?- chiese trafelato un ragazzo appena entrato. Patrick bestemmiò, io mi allontanai da lui e corsi dal ragazzo che mi aveva salvata, lo abbracciai e continuai a piangere terrorizzata tra le sue braccia. Lui mi strinse, anche se non lo conoscevo, poi mi sussurrò stringendomi:
-Tranquilla, tranquilla, è tutto finito… si è fermato appena in tempo…- non so quanto tempo dopo mi staccai da lui, ma non ero per niente più tranquilla, infatti continuavo a immaginare nella mia testa cosa mi avrebbe fatto Patrick se quel ragazzo non avesse sentito le mie urla. Ero stata una stupida a fidarmi di uno sconosciuto. 
-Portami via da qui.- singhiozzai al ragazzo, lui mi abbracciò e disse:
-Certo, certo…
 
---
 
Il ragazzo che mi aveva salvata si chiamava Julian. Stavamo camminando nel casinò da un paio di minuti, e io non avevo smesso di piangere rumorosamente nemmeno un secondo. Lui tentava di consolarmi, ma io non riuscivo a togliermi dalla testa le immagini di quella stanza.
-Dove ti devo portare Ashley?
-Portami da Tyler.- singhiozzai, e lui aggrottò la fronte:
-Come?
-Da Tyler.- ripetei .
-Non so chi sia, mi dispiace… Ashley puoi smettere di tirarti il vestito verso il basso, tranquilla!- con il petto che mi martellava e i singhiozzi che mi facevano tremare convulsamente lo ringraziai:
-Grazie di avermi salvata.
-Di niente…- mi sorrise lui.
-Ho sentito delle urla e sfondato la porta.
-Grazie, e scusa per esserti saltata addosso in quel modo. Nemmeno ti conosco…
-Non preoccuparti, è comprensibile.- non avevo più fiato da quanto singhiozzavo, ma non riuscivo a fermarmi. Mi voltai e vidi un ragazzo familiare di spalle che giocava a una slot-machine. 
-Tyler!- gridai, ma non si girò: non era lui.
-Tranquilla, troveremo il tuo ragazzo.- non avevo la forza di spiegargli tutto, così annuii. Julian era molto discreto, e capendo che ero ancora un po’ traumatizzata, mi stava vicino in modo da darmi conforto, ma non cercava un eccessivo contatto fisico. 
Mi vergognavo a farmi vedere da uno sconosciuto in quelle condizioni pietose, ma non avevo niente da fare: le lacrime mi scendevano dagli occhi indipendentemente dalla mia volontà, e il petto mi faceva su e giù velocemente. Senza accorgermene avevo nuovamente messo le mani sul lembo del vestito e tiravo verso giù. 
Notai con la coda dell’occhio una ragazza che mi sembrò Shay, ma mi voltai di scatto dall’altro lato per non farmi vedere: in quel momento non avevo voglia di spiegare tutto e volevo solo Tyler. 
Arrivammo alla stanza delle roulette, e vidi Tyler che giocava in una di esse. 
-Tyler!- singhiozzai, e lui si girò. Lasciò cadere a terra la pallina che aveva in mano e mi corse incontro. Non era la prima volta che mi vedeva piangere, ma mi doveva leggere in viso il terrore che provavo, perché sulla sua faccia vidi vera preoccupazione.
-Che è successo Ash?- io non risposi, ma sussurrai:
-Tyler…- poi seppellii il viso nel suo petto e continuai a singhiozzare. Lui mi cinse la schiena con le braccia e mi strinse forte, ma anche se finalmente mi sentivo al sicuro, non riuscivo a smettere di piangere. Intanto sentii alcuni passi dietro di me e capii che Julian ci aveva raggiunti.
-Piccola cosa ti è successo?- mi chiese Tyler tentando di staccarmi il viso dalla sua maglietta senza successo. Poi rivolgendosi a Julian ringhiò:
-Che le hai fatto?!- sempre con il volto sepolto nel petto di Tyler, tentai di spiegare:
-Lui non ha fatto niente…- Julian indietreggiò ed esclamò:
-Calma amico, io non l’ho toccata.- iniziò.
-Ho sentito delle grida di qualcuno che chiedeva aiuto. Provenivano da una porta chiusa a chiave, così l’ho sfondata e ho visto la tua ragazza in piedi contro il muro con davanti un uomo che la voleva violent… stupr… insomma, voleva approfittare di lei.- non potevo vederlo ma immaginai Tyler impallidire. Mi strinse di più a sé e con la voce che gli tremava mi chiese:
-è vero Ash?- io annuii e staccai il viso dal suo petto. Tentai di placare i singhiozzi, ma invano. Julian alzò le braccia sconsolato:
-Piange così da quando l’ho “salvata”, non ha smesso un secondo…- Tyler mi mise le mani sui fianchi e mi guardò dritto negli occhi:
-Ti ha fatto qualcosa?
-No, Julian è arrivato appena in tempo, mi aveva solo sollevato il vestito.
-Sicura piccola? Non ti ha… insomma…?
-No, non c’è arrivato.- assicurò Julian, e io mi fiondai nuovamente tra le braccia di Tyler.
-Tremi ancora Ash…- costatò lui preoccupato, e si passò una mano tra i capelli:
-Non capisco come sia potuto succedere…
-Non ne voglio parlare ora Ty.
-Certo, come preferisci…
 
Shay’s pov
 
Avevo vinto a biliardo qualche soldo, mi piaceva quel gioco e devo dire che me la cavavo. Mi ero lasciata trascinare dalla vitalità del casinò e avevo anche bevuto qualche bicchierino, ma non dimenticavo lo scopo di quella serata: trovare “A”. Non era così semplice però… “A” stesso aveva organizzato il tutto, quindi si doveva anche essere attrezzato in modo tale da non essere scoperto. Il nostro stalker era là per un motivo, infatti non dovevamo dimenticare che lui sarebbe andato al casinò anche se noi non avessimo scoperto la stanza segreta e tutto.
Vagavo da un po’, ma non avevo incontrato nessuno di sospetto, eccetto un tizio con la barba dall’aspetto molesto che ci aveva provato con me. Però lui non c’entrava niente con “A”. 
Un tempo il casinò era più grande, e comprendeva numerose sale da biliardo in più. Recentemente però quella parte era stata chiusa e dismessa, e anche se era ancora accessibile non ci andava mai nessuno. Era già da qualche minuto che stavo attraversando la parte deserta, e come previsto non avevo incontrato anima viva… o morta.
Mi imbattei tutt’a un tratto in una porta sfondata: in legno era crepato e la serratura aperta con la forza, quindi si vedeva che era stata forzata dall’esterno. La spalancai ed essa scricchiolò. 
Mi ritrovai in una stanza abbandonata piena di tavoli da biliardo coperti da ragnatele, era tutto nella penombra, e non trovai l’interruttore. Che la porta fosse sfondata sia mi consolava sia mi terrorizzava, infatti nessuno poteva chiudermi dentro da fuori oppure chiudersi dentro con me, ma contemporaneamente qualcuno poteva entrare mentre c’ero io.
Sentii un rumore sinistro dietro di me, mi voltai ma la parte vicina alla porta era troppo buia e non si vedeva niente. Bisognava anche considerare che “A” era vestito di nero e non l’avrei visto comunque, quindi in quel momento potevo essere sola come no. Mi avvinai alla parete, e vidi a terra un orecchino di diamante. Era tremendamente familiare, ma non ricordavo a chi l’avessi visto addosso. Vicino ad esso c’erano anche, sia sul pavimento sia sul muro, dei ciuffetti di capelli biondi. Mi abbassai e presi in mano l’orecchino tentando di capire chi mi ricordasse quel brillante, ma invano. Un colpo secco mi fece sussultare, e subito dopo il telefono mi squillò: lo presi in mano e aprii il messaggio. Ci mise qualche secondo a caricare, e all’inizio rimase solo una casella bianca vuota, quindi sulle prime pensai che fosse uno scherzo. Poi però all’improvviso comparve nello schermo una scritta enorme in nero:
 
Run
-A
 
Corri.
Non me lo feci ripetere due volte e iniziai a correre. Udii dei passi veloci e pesanti dietro di me e accelerai. Era quasi buio e non vedevo niente, così iniziai a correre senza meta ma andai a sbattere su un tavolo da biliardo e persi l’equilibrio. Rotolai sul pavimento e mi ferii la guancia su un chiodo arrugginito, ma nonostante il dolore mi rialzai e cercai di trovare una via d’uscita dalla stanza. Capii di star piangendo solo perché le lacrime salate mi facevano bruciare la ferita, ma dopo si aggiunsero anche i singhiozzi che mi scuotevano. 
Era tutto inutile, l’unica uscita era la direzione da cui veniva anche “A”, e col cavolo che ci tornavo. Mi voltai e non vidi “A”, quindi pensai che poteva essere rimasto indietro. Poi udii nuovamente i passi, e anche io ricominciai a correre. Inciampai su un’asta da biliardo e caddi. Mi ero storta la caviglia, quindi non riuscivo a rialzarmi, e mi infilai sotto un tavolo da biliardo che era coperto da un telo. Il telo strisciava fino a terra coprendomi quindi del tutto, ma un buco di media grandezza lo squarciava permettendomi di guardare fuori. Sbirciai cauta ma non vidi niente, così buttai la testa all’indietro imponendomi di calmarmi e decisi di aspettare. I passi continuavano, quindi intuii che “A” stesse continuando a correre, ma all’improvviso ci fu il silenzio più assoluto. 
Gli unici rumori che si percepivano in quella stanza erano il lieve scricchiolio del vecchio legno, e la debole musica che arrivava dalla parte attiva del casinò. 
Tentai di non respirare per non spezzare quel silenzio paradisiaco, ma mi sfuggì un lieve singhiozzo a fior di labbra. Mi coprii istintivamente la bocca sperando vivamente che “A” non avesse sentito, e non udii nessun rumore quindi dedussi che “A” se ne fosse andato. Aspettai ancora qualche secondo, poi feci per sbirciare dal buco nel telo. Il cuore mi fece un balzo nel petto e non riuscii a trattenere un grido di terrore: accostato allo strappo nella coperta c’era il viso di “A” che mi spiava chissà da quanto tempo. Urlai non so per quanto dalla sorpresa e dal mini-infarto che mi era venuto, poi tentai di colpire con un calcio “A”, ma lui mi bloccò il piede e mi sfilò la scarpa gettandola lontano da me. Gridai ancora, prima sempre per la paura, poi per lo sbigottimento: mentre “A” aveva preso in mano un’asta da biliardo e mi minacciava incombendo su di me, vidi comparire alle sue spalle una figura vestita di rosso. Bene, ci mancava solo Red Coat! Quello che però fece la bionda con l’impermeabile rosso mi stupì, e mi fece sfuggire un sospiro di meraviglia e di sollievo: prese in mano un’asta da biliardo e la diede in testa ad “A”. “A” cadde a terra, svenuto oppure solo sorpreso. Alzai lo sguardo: Red Coat mi guardava quasi con compassione. 
-Grazie…- mormorai tra le lacrime.
-Vanessa, sei tu?- chiesi in un sussurro, ma la ragazza scappò via in un picchiettio di tacchi a spillo. 
Sentii dei passi da uomo avvicinarsi sempre di più alla stanza, e comparve Ian.
-Shay! Sei tu?- mi alzai nonostante la caviglia dolorante e gli corsi incontro abbracciandolo. Lui ricambiò l’abbraccio ed esclamò:
-Che è successo Shay? Non piangere…
-“A” mi ha aggredita…
-Oh Dio mio! Stai bene?- mi abbracciò di nuovo e io singhiozzai:
-Mi sono tagliata la guancia e ho preso una storta, ma niente di che.- Ian dovette aver notato che cercavo di smettere di piangere, perché esclamò:
-Puoi piangere Shay… ti capisco.- io lo abbracciai nuovamente.
 
---
 
-Stiamo arrivando nella stanza?- chiesi asciugandomi le guance e tentando di calmarmi.
-è quella porta lì Shay, siamo arrivati.- varcammo la soglia e vedemmo che a parte Troian e Janel, erano tutti lì. La scena davanti alla quale mi trovai mi preoccupò: Ashley era seduta sul divano e piangeva, in una mano aveva un bicchiere d’acqua che però non riusciva ad accostare alle labbra a causa dei tremiti dovuti ai singhiozzi. Tyler accanto a lei aveva pure una mano sul bicchiere, proprio sopra il dorso di quella di Ash, e tentava di aiutarla ad avvinarlo alla bocca. La bionda prese un piccolo sorso e tossicchiò scossa dai singhiozzi stringendosi un plaid addosso. 
In quei giorni a causa di “A” noi ragazze avevamo pianto abbastanza, ma percepivo che quella volta c’era qualcosa di diverso. Leggevo negli occhi alla mia amica quanto fosse scossa, Tyler era pallido e anche “Keegan il burlone” aveva un’espressione preoccupata e teneva la mano ad Ashley. Dimenticandomi per un attimo persino del fatto che anche io stessi piangendo, chiesi apprensiva:
-Cosa è successo Ash?- a rispondere fu Keegan con un sussurro:
-Un casino… Tu perché piangi?
-“A” mi ha aggredita, ma non è importante, sarà più importante cosa è successo qui: lo leggo nelle vostre facce.
-Stai bene Shay?- mi chiese Ashley singhiozzando.
-Io si, ma tu mi sembra di no, Benzo.
-Avanti Ash, continua…
-Mi spiegate cosa è successo?- chiesi, Keegan alzò lo sguardo ed esclamò schietto:
-La stavano per stuprare.- ad Ashley sfuggì un singhiozzo e tutti nella stanza fulminammo Keegan con lo sguardo per il poco tatto.
-Keegan, potevi dirlo con più delicatezza.- lo rimproverò Ian, intanto a me sfuggì un gridolino.
-Come è potuto succedere?- corsi dalla mia amica e le presi la mano.
-Beh, ci stava raccontando.- mormorò Tyler, e Ashley proseguì piangendo:
-Ho visto “A”, e sono corsa verso di lui. Però una volta superata la folla lui era sparito. Un ragazzo gentilmente mi ha chiesto se cercavo qualcuno, io gli ho descritto “A” e lui mi ha detto che aveva sentito che stava andando in un posto. Ero certa che la persona che aveva visto lui fosse “A” perché corrispondeva perfettamente a lui, ma ora che ci penso mi rendo conto che per questo ragazzo è stato facile prendermi in giro… Io dicevo che la persona che cercavo era misteriosa e lui faceva: “oh, si, quella che ho visto io era sospetta e furtiva…”. Rigirava quello che dicevo io. Io ci ho creduto come un’idiota e mi sono lasciata portare in quel posto. Era una sala da biliardo.- fece un sospirone e io approfittai di quella pausa per collegare tutto. Guardai la mia amica e vidi che le mancava un orecchino. Improvvisamente ricordai a chi l’avevo visto addosso, ed esclamai:
-Quest’orecchino è tuo Ash!- lei lo prese in mano e aggrottò la fronte:
-Come…?
-“A” mi ha aggredita nella stanza in cui quel maniaco ti stava per violentare.
-Allora, siamo entrati e io mi chiedevo dove fosse “A”. Non capivo all’inizio perché io e il ragazzo fossimo soli, ma appena Patrick, si chiamava così, ha chiuso la porta a chiave, ho capito tutto. Mi si è avvicinato e si è sbottonato i pantaloni…- Ashley mentre parlava piangeva ancora, ma semplicemente con le lacrime, non ansimava più come prima.
-Poi mi ha messo le mani sulle cosce…- nel dire questo le scappò un singhiozzo e seppellì il viso nel petto di Tyler.
-Se… se quel ragazzo non fosse venuto in tempo…?
-Non ci devi nemmeno pensare Ash, perché quel ragazzo è venuto in tempo e non ti è successo niente.
-Basta, non voglio più raccontare niente.
-Tranquilla Ash, va bene così.- sussurrò il ragazzo.
-Abbiamo notizie di Troian e di Janel?
-Troi mi ha inviato un messaggio proprio ora, lei sta giocando alla roulette ma ha perso Janel. 
-Secondo me dobbiamo ricominciare a cercare.- esclamò Ashley.
-Non se ne parla.- rispose Tyler.
-Avanti Tyler, dobbiamo separarci come prima.
-Sei pazza Ash?
-Avanti, non mi succederà di nuovo…- tentò di sorridere tirando su col naso.
-Sei terrorizzata Ashley… stai ancora piangendo! Vuoi andare di nuovo là fuori?
-Non sto ancora piangendo.
-Mi prendi in giro?- risi indicando le lacrime che ancora le scorrevano sulle guance.
-è un riflesso condizionato Shay…- sbuffò lei.
-Non sai nemmeno cosa sia un riflesso condizionato.
-Si che lo so…
-Io propongo di accettare la proposta di Ashley solo per non sentirla insistere e lamentare per tutto il tempo… credo che mi esploderebbe la testa.
-Spiritosa Shay, e tu che dovresti essere la mia migliore amica…- brontolò la bionda.
-Ha ragione Shay.- scherzò Tyler, e Ashley si alzò di scatto, si infilò le scarpe e corse verso la porta:
-Siete degli stronzi.- esclamò, e lasciò la stanza.- Tyler si alzò tentando di fermarla, ma lei era veloce e in breve scomparve. Tyler tornò da noi sconsolato:
-Suscettibile la ragazza…- mormorò, e io alzai gli occhi al cielo:
-è solo ancora traumatizzata per quello che è successo.
 
Ashley’s pov
 
Non ero davvero arrabbiata con i miei amici, ma credevo seriamente che avremmo dovuto continuare a cercare e avevo trovato una scusa per uscire. Mi avvicinai al bancone del bar, e il barista mi domandò:
-Cosa vuoi bere?
-Fai tu…- risposi, e lui mi avvicinò un bicchiere con un drink. Presi un sorso e il barista mi chiese:
-Stai bene?- aggrottai la fronte:
-Si, perché?
-Il casinò non è un posto dove si va per piangere…- scoppiai a ridere:
-Si vede tanto?
-Abbastanza.- senza accorgermene avevo finito il bicchiere e ne avevo cominciato un altro.
-Quindi bevi per dimenticare?- ridacchiò il barista.
-Eh già…
-Ma alla tua età cosa devi dimenticare? Le tabelline?- mi chiese. L’alcool già era in circolo nel mio corpo e cominciavo a parlare a ruota libera.
-Un tentativo di stupro.- esclamai, e scoppiai a ridere. Non sapevo perché ridessi, era come se il mio cervello e il mio corpo fossero due elementi distaccati. 
-Merda.- borbottò il barista, e io:
-Puoi dirlo forte.
-Dovresti andarci piano con quella roba, è fortissima. Sei già al quarto bicchiere!- quarto?! Sul serio? Non me ne ero neanche accorta anche se gli effetti iniziavano a farsi sentire. Feci per allontanarmi dal banco, ma persi l’equilibrio. Caddi a terra e scoppiai nuovamente a ridere. Mi sentivo le guance calde, ma avevo in bocca un sapore buonissimo. Era stato solo un capogiro, ero ancora piuttosto lucida, così mi rialzai aiutata da un ragazzo:
-Prova la nuova roulette che hanno messo all’angolo della stanza, bella. È una bomba.- l’alcool mi suggeriva di provare, io lo ascoltai e raggiunsi il gioco d’azzardo. Sapevo ancora che lo scopo era trovare “A”, ma perché non mi dovevo divertire un po’? Raggiunsi la roulette e dissi al ragazzo che aveva la pallina in mano:
-Punto sul numero… 456908!- il lanciatore brontolò:
-Non esiste quel numero… arrivano al trentotto.
-Ah, giusto!- risi. Ero consapevole di star facendo una figura di merda dietro l’altra, ma era come se la mia coscienza guardasse il mio corpo agire su un altro mondo. Sbattei le palpebre e tornai lucida.
-Allora deve giocare o no, signorina?
-Che maleducazione…- borbottai, e presi un altro bicchiere da un vassoio. Lo scolai in un secondo, e tossii convulsamente per il bruciore alla gola. Appena passò, percepii come se i miei occhi cominciassero a essere dotati di uno zoom. Vedevo bene al centro, ma con i contorni sfocati: una figata! Sapevo di star per ubriacarmi, ma un bicchiere tira l’altro… così ne sfilai uno dalle mani di un ragazzo. Feci “cin cin” con l’aria, poi lo sorseggiai con finta raffinatezza. L’angioletto sulla mia spalla, che aveva la voce di Tyler, mi diceva: “non sei ancora ubriaca Ash, puoi rimediare ancora, posa quel bicchiere”. Bene, non lo posai ma in compenso finii il suo contenuto. Se non ero ubriaca lo ero appena diventata. Capivo che stavo ridendo solamente perché udivo la mia risata, ma non riuscivo a controllarla. Fermai un ragazzo e gli gettai le braccia al collo:
-Ciao bello…
-Ciao pupa…- rispose lui, ma a causa della musica altissima non riuscivo bene a sentire quello che diceva. Lui lo capì e indicò le casse facendomi segno di ballare. Ballai per un po’ con quello sconosciuto, e gli caddi addosso parecchie volte. Alla fine lui mi si avvicinò e tentò di baciarmi; e nonostante io sapessi che la cosa giusta da fare sarebbe stata respingerlo e andare via, mi lasciai trascinare dalla situazione e ricambiai il bacio. Appena ci staccammo risi nuovamente, e mi appoggiai a lui per non perdere l’equilibrio. Una ragazza mi passò un altro calice contenente vodka alla fragola, credo… e io, convinta di star centrando la bocca, me la versai tutta sulla faccia. Mi sembrava di camminare sui trampoli e avevo le vertigini: ero ubriaca fradicia. Presi una bottiglia di un alcolico da un tavolo e poggiando la bocca sull’apertura della bottiglia, iniziai a bere direttamente da lì. I colori mi vorticavano intorno sempre di più a ogni sorso, e mi staccai dalla bottiglia solamente quando tra la folla, nella mia confusione, mi parve di scorgere “A”. Mi convinsi che fosse stata un’allucinazione da alcool, e continuai a bere.
 
Shay’s pov
 
Dovevo subito far vedere alla mie amiche cosa avevo trovato. In quel momento ero a metà tra l’essere tipo “ehi, sono un genio, ho trovato una cosa importantissima”, e l’essere tipo “ommioddio questo è brutto guaio”. In più stavo impazzendo a forza di immaginare cosa stesse pensando Troian a proposito della mia dichiarazione. In pratica ero molto confusa.
Stringevo in mano quel pezzo di carta con quell’indirizzo che poteva cambiare tutto come non poteva cambiare niente. Era accaduto tutto così in fretta che non me ne ero neanche accorta: “A” seduto su una sedia, io che mi avvicinavo, lui che scappava, io che trovavo sulla sedia quel pezzo di carta. Avevo il terrore che lui avesse potuto lasciarlo appositamente perché io lo trovassi e che quindi fosse un’altra trappola, ma il gioco valeva la candela: dovevamo rischiare. 
Dove cazzo era Ashley?
Avevo chiamato Troian ma aveva la segreteria telefonica… Janel anche… Ad Ashley invece il telefono squillava ma non rispondeva. Temevo che la mia amica si fosse offesa sul serio per le mie battute, in effetti non era il caso di scherzare quando lei era stata importunata poco prima. Mi sarei presa a pugni per il mio poco tatto.
Mi avvicinai alla stanza con le slot-machine, e notai che erano tutti ammassati in un punto a fissare qualcosa. Almeno i ragazzi, le ragazze invece continuavano a giocare alle macchinette. Non riuscivo a vedere cosa stessero fissando tutti, ma qualsiasi cosa fosse doveva fare un grande spettacolo. Mi feci strada tra la gente, e appena vidi quale fosse “l’attrazione”, per poco non sputai il cocktail che stavo bevendo: era Ashley. La mia amica era in piedi al centro della stanza con una bottiglia di vodka in mano e barcollando strillava:
-Quanto fa 4+4?- ogni volta che gli “spettatori” rispondevano correttamente, lei prendeva un sorso dalla bottiglia a si alzava il vestito di un paio di centimetri. La bionda farfugliò:
-Adesso le... le domande sono più difficili, quindi… quindi se rispondete giusto mi alzò il vestito di cinque centimetri.
-Quanto fa 7x8?- in seguito alla risposta Ash si sollevò ancora il vestito.
-Quanto fa 78:2?- non poté terminare perché la presi per un braccio e la trascinai dietro un muro.
-Cazzo fai Ash?- strillai. Lei barcollò verso di me e mi gettò le braccia al collo, poi disse strascicando le parole e con una voce stupida:
-Dai, mamma, non essere cattiva…
-Madonna santa Ashley, sei ubriaca fradicia!- aveva i capelli bagnati, le presi una ciocca tra le mani e la odorai: era alcool. Faceva una puzza di alcool terribile, e non riusciva quasi a stare in piedi. Rideva solamente. 
-Ora vieni con me.- lei incrociò le braccia e con la voce da bambina capricciosa disse:
-No.- fece per prendere un altro sorso di vodka ma io le scippai la bottiglia dalle mani:
-Basta Ashley. Vieni con me?- lei parve riflettere un attimo, poi sussurrò convinta:
-Invitus, inviti, invito, invitum, invite, invito.
-Che cosa?
-Declino l’invito!- esclamò lei, poi scoppiò nuovamente a ridere e cadde a terra.
-Ti sei fatta male?- le domandai e lei non mi rispose, ma dal fatto che continuava a ridere supposi che stesse bene. 
-Io adesso andrei, Shannon Ashley Mitchell…- biascicò Ashley altezzosa chiamandomi con il mio nome completo che avevo da sempre preferito abbreviare con “Shay”.
-Tu non vai da nessuna parte…- vidi Ashley strabuzzare gli occhi guardando qualcosa dietro di me, poi borbottò:
-Perché “A” si è tolto i pantaloni in mezzo alla sala?- istintivamente mi girai, ma ovviamente non c’era “A” senza pantaloni. Mi rigirai subito ma Ashley non c’era più. Sospirai abbattuta e mi appoggiai a un pilastro continuando a fissare incantata l’indirizzo che avevo trovato sulla sedia di “A”.
 
 
Ashley’s pov
 
 
Il mondo girava.
Sul serio, girava.
Vedevo la gente vorticarmi incontro e non riusciva a camminare senza perdere l’equilibrio.
Ridevo ancora come un’idiota, e dicevo, anzi biascicavo con la bocca impastata, parole insensate che nella mia testa però avevano una ratio.
Tentando di berli, mi ero versata addosso non so quanti bicchieri ed ero tutta bagnata. 
Presi per mano un uomo e farfugliai:
-Ciao Keegan.- lui rispose qualcosa e si allontanò. Vidi Tyler e barcollai fino a lui, poi mi sedetti sulle sue gambe. 
-Tyler…- in un attimo di lucidità, come in un lampo, vidi la sua faccia: non era Tyler. Imbarazzata ma non poi così tanto, mi alzai e risi. Tyler era in piedi a pochi metri, mi avvicinai e proprio mentre stavo per raggiungerlo scivolai ai suoi piedi:
-Scusa TyTy…- gorgogliai con una vocetta stupida, e lui rispose:
-Non sono “TyTy”…
-Avanti Tyler, non nasconderti, non fare il bimbo cattivo…- davvero quella voce strascicata era la mia? Il tizio che avevo scambiato per Tyler alzò le mani in segno di resa ed esclamò:
-Senti biondina, io ti darei volentieri una bella botta… ma se questo Tyler mi dovesse trovare suppongo che mi spaccherebbe la faccia.
Mi alzai e guardai la folla: tutti avevano la faccia di Tyler. Mi sembrava di impazzire, così mi sedetti sul pavimento e cominciai a ridacchiare:
-Tyler… Tyler… Tyler… - vidi un uomo con un bicchiere in mano e farfugliai:
-Baristaaa.
-Non sono un barista.
-Dammi da bere.- risi e lui mi porse il suo bicchiere. Sorseggiai il suo contenuto per metà, poi presi in mano un altro bicchiere e, convinta forse di avere due bocche, tentai di berli contemporaneamente con unico risultato quello di versarmi tutto sulla faccia. 
In quel momento vidi Tyler, quello vero. Insomma, tutti in quel casinò per la mia mente ubriaca avevano la faccia di Tyler, ma una specie di sesto senso mi allertava che quello era il vero. Lo abbracciai e gli caddi addosso, poi gongolai:
-Ciao amore!- non mi rendevo conto di quello che dicevo, ma sfornavo dalla bocca ogni cosa che mi passava per la testa. Lui si girò e stralunato chiese:
-Ashley?
-Certo che sono Ashley stupidotto… Sono Ashley Victoria Benson, chi sennò? Sono A-S-H-L…- mi interruppe strabuzzando gli occhi:
-Oh mio Dio Ashley…
-Oh mio Dio Ashley…- ripetei io, poi continuai:
-Io non sono un Dio Tyler… sei forse ubriaco?- scoppiai a ridere e persi l’equilibrio cadendo sopra il mio amico. Lui mi sostenne ed esclamò:
-Sei ubriaca fradicia Ash! Che cazzo hai fatto?
-Ti farei qui stesso, subito, sulla moquette…- biascicai e Tyler arrossì tappandosi le orecchie:
-Ashley cosa hai bevuto? Sei totalmente sballata!
-Buh, ho bevuto una cosa rosa color unicorno… era buona, ho bevuto tipo dieci bicchieri!
-Dieci bicchieri?! Era vodka alla fragola Ash! Hai bevuto dieci bicchieri di vodka?! Questo spiega tutto…
-Poi un paio di bicchieri di un liquido color pipì che non mi piaceva e l’ho dato da bere ai miei capelli…- gorgogliai fiera, e Tyler mi odorò una ciocca di capelli storcendo il naso all’odore dell’alcool.
-Poi ho preso una bottiglia di Campagna e l’ho scolata tutta…
-Essendo ubriaca non riuscivi a leggere Ash, ma era CHAMPAGNE, non CAMPAGNA… ti sei bevuta una bottiglia di spumante…- io gli saltai al collo e farfugliai:
-Mi sei mancato amore mio…- lui accennò un mezzo sorriso, poi alzò gli occhi al cielo e mormorò:
-Sarà una lunga nottata…
 
---
 
Appena entrati nella stanzetta, corsi verso Keegan e gli presi la mano:
-Ciao tesoro!- esclamai, scoppiai a ridere e scivolai a terra.
-Vedo che sei molto sobria Ashley…- ridacchiò lui ironico, poi mi aiutò a rimettermi in piedi. Tyler si sedette sul divano, io lo raggiunsi e mi sedetti a cavalcioni sulle gambe, viso contro viso. 
-Baciami Tyler.- ordinai strascicando le parole, lui provò a spiegarmi:
-Non ti rendi conto di quello che dici Ashl…
-Baciami Ty…
-Ashley stai buona...- mi riprese lui.
-Ho detto baciami.- lui alzò gli occhi al cielo:
-Va bene, va bene…- mi diede un piccolo bacio sulle labbra che mi fece diventare calda in un istante, poi mi mise un braccio dietro la schiena attirandomi a sé. Io mi appoggiai totalmente a lui adagiando la testa sulla sua spalla. Tyler mise una mano sulla testa e sussurrò:
-Fai la nanna, piccola.
-Di già? Ma è presto!- mi lamentai come una bambina capricciosa.
-Su, dormi Ash.- feci per protestare ma gli occhi mi si chiusero da soli e mi addormentai.
 
Shay’s pov
 
Entrai nella stanza a passo sostenuto, e appena vidi la bionda che dormiva in braccio a Tyler, tirai un sospiro di sollievo:
-Grazie a Dio Ashley è qui!- costatai felice, ma un po’ seccata con la mia amica per essere scappata prima.
-Si è mantenuta leggera quanto ad alcolici…- scherzò Keegan, e io alzai gli occhi al cielo:
-Non me ne parlare… inizialmente mi ha chiamata “mamma”, poi ha cominciato a chiamarmi con il mio nome completo.
-A me ha detto che voleva scoparmi seduta stante sulla moquette del casinò…- rise Tyler.
-Non dire che non ti ha fatto piacere…- lo incalzai, e Tyler mi fulminò con lo sguardo. Ian, che fino ad allora non si era intromesso nella conversazione, mi chiese aggrottando la fronte:
-Hai trovato qualcosa Shay?- estrassi l’indirizzo dalla tasca del giubbotto e cominciai:
-Ho trovato un bigliett…- non potei continuare la frase perché sentimmo la porta sbattere Janel entrò di corsa affannata. Con una mano tremante si sistemò i capelli sudati dietro l’orecchio e poi esclamò con voce bassa teatrale e con lo sguardo addolorato:
-L’hanno presa, hanno presa Troian!
 
---
 
-Cazzo è possibile che non l’abbiamo ancora trovata? Il casinò sta chiudendo.- mi lamentai con Ian. Keegan era il più preoccupato, forse perché essendo l’attore di Toby era quello che stava di più con lei. Io tremavo, Troian non poteva scomparire proprio qualche ora dopo la mia dichiarazione! La maggior parte della gente aveva lasciato il casinò, quasi tutte le luci erano spente e non c’era più musica. 
Nelle stanze si aggiravano, silenziosi come fantasmi, i buttafuori-bodyguard-hulk, che invitavano la gente a lasciare il casinò.
-è quasi l’una di notte, dobbiamo andare. 
-Senza Troian non mi muovo.- esclamai.
-Nemmeno io…- sussurrò Keegam.
-Va bene.- acconsentì Ian, poi disse a Janel:
-Vai ad avvisare Ashley e Tyler che non abbiamo ancora trovato Troi.- Janel si girò dall’altro lato fingendo di non aver sentito: non scorreva buon sangue tra lei e Ian da quando lui la aveva piantata per rimettersi con Lucy.
-Avanti Janel, per favore.- la implorai, e lei sbuffando si diresse verso la stanza dove i nostri amici erano rimasti.
-Forse “vai ad avvisare Tyler”, perché Ashley è praticamente in stato vegetativo.- rise Keegan:
-Ha esagerato un po’ con gli alcolici.- disse “un po’” ironicamente. Janel intanto era tornata, così le chiesi:
-Ehi Jan, potresti spiegarci di nuovo come “A” ha preso Troian?
-Noi stavamo giocando alla roulette… io avevo vinto cento dollari, in quel momento invece stava giocando lei. È arrivato dal nulla “A”, le ha messo una mano sulla bocca per non gridare e poi l’ha trascinata via… c’era tanta folla e non ho potuto fare niente per impedirlo.- sembrava quasi che Janel-faccia-di-bronzo stesse lasciando trapelare un’emozione: aveva le lacrime ai bordi degli occhi. Mi presi di coraggio e le chiesi:
-Cosa è successo tra te e Troian?
-Eh?
-Lei negli ultimi tempi è... è molto… ostile nei tuoi confronti. Lei si rabbuiò:
-Non ne voglio parlare.
-Avanti Janel.- lei cambiò discorso indicando qualcosa alle mie spalle.
-Guarda lì.- mi voltai e vidi un bodyguard che ci faceva cenno di uscire dal casinò.
-Dobbiamo andare, perfetto.- in quel momento mi squillò il cellulare:
-Oh mio Dio, è Troian!- risposi e misi in vivavoce. Dall’altra parte del telefono venivano dei grugniti, come se la nostra amica fosse stata imbavagliata.
-Cosa sta succedendo?- chiese Tyler che ci aveva appena raggiunti tenendo Ashley addormentata in braccio.
-Mi ha chiamata Troian, non capiamo dove si trova!- il telefono di Ashley fece bip e Tyler glielo estrasse dalla borsa:
 
Lontani dal casinò, lontani dal casino.
-A
 
Nel telefono partì la musica “outside” di Calvin Harris.
-Forse sta cercando di dirci che Troian è fuori dal casinò!
-Usciamo, presto.
Una volta raggiunta la macchina, aprii lo sportello:
-Oh mio Dio!- Troian era legata e imbavagliata sul sedile e si dimenava come un anguilla in trappola. Le tolsi lo scotch dalla bocca e poi le slegai le mani, lei scoppiò in lacrime e mi abbracciò:
-Shay!- la strinsi forte e lei mi sussurrò:
-Non mi lasciare andare…
-No, tranquilla.- risposi accarezzandole la testa. Keegan mi scansò e abbracciò la nostra amica:
-Mi sono spaventato a morte Troi… stai bene?- lei continuò a piangere tra le sue braccia, poi gemette:
-Non potete capire cosa ho visto…
 
---
 
-Ti ha portato nel suo covo?
-No, non era proprio il suo covo… era una stanza con due schermi. Lì c’era anche Red Coat, è lei che mi ha imbavagliata.
-Non è possibile…- sussurrai sbalordita, e Troian alzò lo sguardo:
-Perché non è possibile?
-Lei è buona! Mi ha salvata da “A”!
-Red Coat?!- esclamarono tutti i miei amici in coro.
-Si, non ho potuto raccontarvelo perché è successo quando Ashley… insomma… 
-Che è successo ad Ashley?- domandò preoccupata Troian lanciando un’occhiata alla bionda distesa sui sedili posteriori con la testa sulle gambe di Tyler.
-La stavano per violentare… ma un ragazzo l’ha salvata in tempo.
-Oh cielo… povera piccola…- esclamò Troian accarezzandole i capelli.
-Grazie al cielo è andato tutto bene, il maniaco non è arrivato a farlo.
-Comunque stavo dicendo… Quando “A” mi stava per colpire con l’asta da biliardo, è arrivata Red Coat e gli ha dato una botta in testa dandomi il tempo di scappare. Lei è buona!
-Forse con me ha fatto finta di stare dalla parte di “A”, forse per farsi perdonare per averlo “tradito” quando ti ha salvata.
-Può essere…
-Ma per averti salvata andando contro il suo capo, deve conoscerti per forza.
-Lo so, secondo me era Vanessa.
-Ma Vanessa è morta!
-Lo so, ma ne sono quasi certa, era lei.- Keegan mise in moto, ma in quel momento il mio cellulare, quello di Ashley e quello di Troian suonarono all’unisono. Io e Troian prendemmo i nostri, e Tyler quello di Ash.
 
Non ancora stronzette, alle tre dentro il casinò. 
Non ritardate che non ho molta pazienza.
-A
 
 
---
 
-Chi ha avuto la stupida idea di dar retta ad “A” e ad aspettare le tre di notte per incontrarlo?- mi lamentai, sbadigliando.
-Tranquilla Shay, manca solo mezz’ora! Non molliamo proprio adesso.
-Ha ragione Ian, siamo qui da due ore…
-Secondo voi si presenterà? O è una trappola?
-Secondo me si presenterà Troi. Non lo so, è un presentimento.
-Ma anche se dovessimo incontrarlo cosa gli diremo? Certamente non “ciao caro persecutore, come stai?”.- esclamò Keegan, e Tyler sbadigliò.
-No, certamente, ma potremmo provare con: “ciao caro persecutore bastardo, o la smetti di disturbare le ragazze oppure ti facciamo il culo a strisce.”- propose Tyler, e io sbuffai:
-Siate seri ragazzi! Non so proprio come faremo con “A”… io ho un sonno terribile, voi avete voglia di scherzare, Troian è spaventata, Janel sembra che abbia come unico interesse al momento quello di vincere a Candy Crush, e quella…- indicai Ashley.
-Dorme ancora…- continuai.
-Stai buona Shay, manca mezz’ora, troveremo il modo di organizzarci.
 
 
Ashley’s pov
 
Quando mi svegliai percepii come se mille aghi mi si infilassero di scatto nel cervello. Gemetti portandomi una mano alla testa dolorante e ricordai: ecco cosa si prova quando ci si sveglia avendo smaltito la sbornia. Avevo mal di testa e mi veniva da vomitare, socchiusi gli occhi e sussurrai:
-Mi sento una pezza…- tutti in macchina si girarono verso di me, e Shay esclamò:
-Finalmente ti sei svegliata!
-Quanto ho dormito?
-Tre ore...
-Davvero?
-Si, ma ricordi cosa è successo?
-Ricordo solo di essermi ubriacata molto… e si sentono gli effetti: sto malissimo.- brontolai.
-Diciamo che hai finito le scorte di vodka del casinò.- scherzò Keegan.
-Non lo reggo molto bene l’alcool…- sussurrai, e Shay strabuzzò gli occhi:
-Non lo reggi molto bene? Scherzi?! Se io avessi assunto solo la metà dell’alcool che hai bevuto tu, a quest’ora sarei già in ospedale in coma etilico! E io sono una che generalmente regge bene gli alcolici.- io scoppiai a ridere.
-Okay, forse io reggo molto bene l’alcool, ma ho abbastanza esagerato. A proposito, mi scuso in anticipo per le cose imbarazzanti che avrò detto da ubriaca…- ridacchiai nervosamente con la testa che mi esplodeva. 
-Chi ne è stato vittima?- chiesi, e Tyler alzò la mano. Alzai gli occhi al cielo e affondai il viso in un cuscino che avevo trovato sul sedile, poi sbuffai divertita ma un po’ imbarazzata:
-Oh mio Dio no… Tyler che ti ho detto?
-Semplicemente che volevi scoparmi in quel momento sulla moquette del casinò…- appena pronunciò quelle parole io mi sentii sprofondare, avvampai e spalancai gli occhi:
-Veramente?
-Veramente.
-Scusami TyTy… non ero in me.
-Tranquilla Ash- rise lui divertito.
-Ricordi niente di ciò che hai fatto da ubriaca?- chiese Shay alzando un sopracciglio.
-Oddio no, ho un vuoto mentale che parte da quando ho bevuto il quarto bicchiere di vodka…
-Non ricordi nemmeno il bellissimospogliarello che hai fatto?- domandò ironica la mia amica.
-Hai fatto cosa?!- esclamò Tyler fissandomi stralunato. Io alzai le spalle tremendamente vergognata:
-Vi giuro che non mi ricordo! Cosa ho fatto Shay?
-Uno spogliarello del tipo: “rispondete giusto alle mie domande e ogni risposta corretta mi tolgo un capo d’abbigliamento”. Solamente che le domande erano “quanto fa 2+2”, piuttosto facili… ti alzavi il vestito ogni risposta corretta. Quando ti ho vista già era sopra le mutande.- mi voltai verso Tyler e vidi che era rosso in viso e aveva un’espressione accigliata:
-Ti giuro Ty, non so come sia potuto succedere…
-Stavi facendo uno spogliarello in un casinò Ashley! Sei fuori di testa?!- ringhiò.
-Avevo bevuto TyTy…- piagnucolai e si intromise Keegan:
-Come ho fatto a perdermelo! Ci sarei voluto essere… la prossima volta fai il bis Ash.- ridacchiò sognante in nostro amico.
-Keegan…- cominciò Tyler, ma Kee lo interruppe:
-Avanti Tyler, non puoi biasimarmi! Non dire che tu non ci saresti voluto essere.- Tyler sorrise e ammiccò:
-Beh, in effetti… qualunque maschio non gay ci sarebbe voluto essere!- ammise Tyler.
-Esatto! Cioè… guardala!- continuò Keegan indicandomi, e io scossi la testa e mi tappai le orecchie imbarazzata:
-Potreste fare questo discorso in mia assenza, please?- chiesi, e loro si zittirono.
 
 
Shay’s pov 
-Tyler potresti aiutarmi con questa torcia?- Troian era scesa dalla macchina per piantare delle torce intorno ad essa, ma non ci riusciva. Tyler la raggiunse e si inginocchiò a terra dando colpi potenti alla torcia per conficcarla nel terreno.
-Mi sento male…- si lamentò Ashley inghiottendo a fatica.
-Stai attenta che dopo che una persona si ubriaca il suo corpo tende a rigettare l’alcool fuor…- non potei finire la frase perché Ashley aprì di scatto lo sportello della macchina, uscì, e iniziò a vomitare. 
-E te pareva…- borbottai io, poi mi alzai e raggiunsi la mia amica che si era inginocchiata sul prato continuando a buttare tutto quell’alcool che aveva assunto. Le tenni sollevati i capelli per qualche secondo mentre vomitava, poi chiamai Keegan:
-Kee, tienile i capelli alzati un momento.- lui si mise dietro di lei e le tenne i capelli in alto come avevo fatto io, poi l’aiutò a sfilarsi la giacca mentre lei continuava a rigettare. Io andai a cercare nel portabagagli delle salviettine umide. Tyler aveva finito con Troian e mi si avvicinò:
-Che succede?
-Ashley sta vomitando. A proposito, hai visto le salviettine umide?- lui ne estrasse un pacco dal cassetto dello sportello, poi raggiungemmo Ashley e Keegan.
-Ancora che vomiti?- brontolai.
-Ho preso troppo alcoo…- ebbe un altro conato. Le porsi una salviettina e lei si asciugò la bocca di malavoglia.
-Mi sento totalmente vuota, ma almeno sto un po’ meglio.- brontolò. Tyler le porse la mano per rialzarsi e lei la afferrò, ma poi lanciò un grido. Tyler si ritrasse spaventato e Ashley ricadde a peso morto sull’erba.
-Che è successo?- le chiese il ragazzo con un filo di voce, e Ashley si portò una mano al polso.
-L’effetto degli antidolorifici è quasi finito… Il polso mi fa malissimo di nuovo.
-Sono le tre ragazzi, dobbiamo entrare nel casinò.- strillò Janel.
-Che la fortuna sia con noi!- pregai.
-Non credo che la fortuna possa stare nello stesso posto di “A”…
 
 
 
-Devo dire che anzi è stato facile forzare le porte.- costatai, e Ashley sbuffò:
-Ci credo che è stato facile Shay… non le abbiamo forzate, qualcuno lo ha fatto per noi: erano aperte. Io punto su “A”.
-Pure io punto su “A”.- borbottò Ian.
-Sapete da dove si accendono queste luci?
-I proprietari del casinò hanno staccato l’elettricità prima di chiudere, e non credo che “A” ci abbia concesso il favore di attivarla.- presi il mio cellulare e accesi la torcia, invitando gli altri a fare come me. Il casinò deserto e al buio aveva perso tutta la sua vitalità, e faceva davvero paura. La luce dei nostri cellulari lo rischiarava appena, permettendoci di scorgere le sagome delle slot-machine. Al chiarore si poteva intravedere Ashley, con la chioma bionda rischiarata dalla luce, che avanzava decisa ma attaccata al braccio di Tyler. Tyler che si guardava intorno in uno stato di allerta, invitando Ash a stare dietro di lui, ma la bionda si ostinava a camminargli al fianco. Troian chiudeva il gruppo, e sembrava la più spaventata: mi pareva di riuscire a scorgere la sua sagoma ossuta tremolare. Janel le stava vicino, ma le due non scambiavano una parola. Ian e Keegan sussurravano:
-C’è nessuno?
-Si, certo, ora magari “A” esclama: “si, sono qui e ti sto aspettando con un coltello per ucciderti!” ma fammi il piacere Keegan.- sbuffò Ashley. Gli unici rumori che udivamo erano i nostri respiri e degli scricchiolii sinistri. Noi continuavamo ad avanzare, e ad un certo punto sentimmo lo schianto di porte che sbattevamo. Ci voltammo tutti di scatto, e qualcuno fece per tornare indietro, ma Ashley propose a voce ferma:
-Non torniamo indietro, probabilmente “A” ha solo voluto avvisarci della sua presenza.- quindi andammo  avanti e io sussurrai nel silenzio:
-Non state morendo dal terrore?
-Io sono molto meno spaventata di quanto credevo che sarei stata.- affermò Ashley con un mezzo sorriso. 
Un altro schianto.
-Okay, ora sono ufficialmente terrorizzata.- ammise la bionda. Ci accostammo a una parete e illuminammo con le torce dei cellulari una cassetta sul muro. Sembrava un contatore dell’elettricità, ma era stato forzato quindi era aperto e da esso penzolavano dei fili tagliati. Accanto c’era il disegno di una telecamera, quindi voleva dire che quello era il “centralino” delle telecamere e che qualcuno aveva tagliato i fili disattivandole.
Ashley alzò gli occhi al cielo e costatò:
-Qui qualcuno è allergico alle telecamere…- brontolò la bionda, e io tirai un sospirone. Il nostri telefoni squillarono all’unisono, e io presi il mio. Aspettai che qualcuna lo leggesse a voce alta, ma visto che né Ashley né Troian si decidevano a farlo, procedetti io:
 
Le bugie hanno le gambe corte, e i bugiardi più che mai.
Bruciate all’inferno stronzette.
-A
 
-Che cosa significa?- chiese Ashley con la voce le le tremava: le anche la più coraggiosa se la stava facendo addosso dalla paura, allora c’era da darsela a gambe. Udimmo un crepitio e poi vedemmo un lampo dall’altra parte della sala. 
-Oddio cosa è stato?
-Non ne ho idea…- il crepitio si fece sempre più forte, fino a che un altro lampo di luce non squarciò il buio sbucando da dietro l’angolo: era fuoco.
 
Ashley’s pov
 
Le fiamme divoravano velocemente il legno dei tavoli da biliardo, e si espandevano a macchia d’olio. Avevo le gambe paralizzate dalla paura, e riuscii solo a balbettare:
-Ha dato fuoco al casinò, dobbiamo andare via di qui.
-Non credo che sarà così facile.- gemette Shay. L’odore acre del fumo mi punse le narici, e imposi alle mie gambe di muoversi.
-Correte!- gridai, e sentii i passi dei miei amici dietro di me. Voltammo l’angolo, ma il cuore mi balzò in gola: una colonna di fuoco di bloccava la strada. 
-Raggiungiamo l’entrata!- gridò Troian, tornammo indietro correndo, per quanto difficile fosse con quei tacchi, e raggiungemmo le porte d’entrata. Feci per spalancarle, ma erano bloccate dall’esterno. Gelai:
-“A” ci ha chiusi dentro.
-Bruceremo come polli alla brace!- strillò Shay e io diedi una spallata alla porta con unico risultato quello di una fitta di dolore alla spalla che mi ero ferita quando ero caduta sulla credenza. Rimasi senza fiato e Tyler chiese:
-Tutto bene Ash?
-La spalla… che male…
-Non era guarita?
-Credevo di si.- Tyler tentava di sembrare tranquillo, ma si vedeva che aveva paura anche lui. I tre ragazzi si buttarono contemporaneamente sulla porta, ma essa scricchiolò solo senza dare segno di cedere. 
-Queste porte non cederanno, dobbiamo trovare un’altra via di uscita!- urlò Janel con le lacrime agli occhi. Intanto il fuoco si era espanso, e in qualsiasi direzione guardassimo potevamo vedere delle fiamme. La stanza era piena di fumo che ci faceva tossire e vedere sfocato, così mi misi sul pavimento a gattonare. Girammo l’angolo e vedemmo un varco tra le fiamme che ci permetteva di passare all’altra stanza. Stava per essere occupato anch’esso dal fuoco, così gridai ai miei amici:
-Correte!- non potevamo perdere un secondo, quindi oltrepassai con un balzo il varco e mi ritrovai nell’altra stanza. Shay mi seguì, ma proprio mentre gli altri nostri amici ci stavano raggiungendo, una vampata di fuoco occupò lo spazio dividendoci. Il panico mi serrò la gola e chiamai:
-Tyler! Troian!
-Non possiamo passare Ash, il fuoco ha chiuso il varco…- mi rispose Tyler dall’altra parte della parete di fiamme.
-E noi cosa facciamo?- chiesi con la gola e gli occhi che mi bruciavano e con il panico che mi faceva affannare.
-Resistete Ash… tu e Shay ce la potete fare anche da sole… cercate una via d’uscita e non respirate il fumo.
-No Ty…
-Dai Ashley, tranquilla, ce la potete fare.- presi per un braccio Shay che era in lacrime, e cominciai a correre nella direzione opposta al varco che ci separava dagli altri. Inciampai su un’asse che si era staccata dal muro e ruzzolai a terra su dei legnetti infuocati scottandomi il braccio. Gridai dal dolore e Shay, che si era come risvegliata dalla trance che l’aveva colta all’inizio, mi porse la mano:
-Vieni Ash, corri.- mi aiutò a rialzarmi, e mentre continuavamo a correre alla cieca senza meta nonostante con i tacchi mi facessero malissimo i piedi, mi strillò:
-Ti sei fatta male?
-Mi sono bruciata, ma non fa niente.-  superammo un varco velocemente, e mi scontrai contro qualcuno. Alzai lo sguardo: era Ian. Un sospiro di sollievo mi fece sciogliere il nodo alla gola, e io e il mio amico ci abbracciammo.
-Ian, sbrigati! Che fai?!- lo chiamò Tyler dall’altra stanza, e lui rispose felice:
-Ho rincontrato le ragazze.- Tyler ci raggiunse e abbracciai pure lui:
-Oddio TyTy… non sai quanto sono felice di vederti.
-Vale anche per me piccola.
-Si Tyshley, siete molto dolci, ma qui rischiamo di morire arrostiti! Quindi muovetevi!- urlò Janel cercando di domare le fiamme, che ormai stavano bruciando tutto, con una bottiglietta d’acqua e un maglioncino di lana. 
-Dobbiamo mobilitarci tutti per cercare una via d’uscita. Più menti sono più produttive.
-Non è GTA Troian! Non è un gioco! Non è la Playstation, non è la wii, non è un film! Qua se non ci sbrighiamo nel peggiore dei casi bruciamo come polli, nel migliore dei casi facciamo la fine di Jenna.- gridai terrorizzata.
-Seguitemi!- ci disse Shay convinta, si diresse verso una stanzetta adiacente. Entrammo e ci chiudemmo la porta alle spalle nel miglior modo possibile. Tappammo le fessure con dei panni bagnati e cominciammo a guardarci intorno.
-Le fiamme ancora non sono arrivate in questa stanza! E grazie ai panni bagnati non dovrebbe filtrare per un po’ nemmeno il fumo.
-Ti sembra un bene Shay? Non ci sono finestre! In altre parole ci siamo costruiti la tomba da soli. In breve il fuoco circonderà questa stanza e noi non possiamo uscire.
-Chiamate i pompieri.
-Non prende il cellulare!
-Ragazzi guardate...- mormorai. Tutti si strinsero attorno a me e io indicai loro una porticina sul soffitto. Tyler tirò un soprammobile su di essa, e la botola si aprì rivelando un cunicolo che andava verso l’alto. 
-è molto lungo, ma al termine si vedono le stelle! È una via di uscita.
-Ma come lo percorriamo?
-Con quella!- esclamò fiera Janel. La stanza era un po’ buia, quindi non l’avevamo notata subito, ma dalla fine del cunicolo pendeva una scaletta di corda. L’unico problema era sapere come fare ad arrivare all’entrata del tunnel sul soffitto che era piuttosto alto. Ian prese una sediolina, ci salì con entrambi i piedi e fece un salto. La sedia si spaccò con un crack, ma il nostro amico era già riuscito ad aggrapparsi all’estremità della corda. Salì di qualche piolo e disse:
-Non sono sicuro che regga il peso di tutti noi… dobbiamo fare un po’ per volta.
-Non c’è tempo…- gemette Shay indicando la porta di legno che cominciava a crepitare. Tyler si inginocchiò ai miei piedi e propose:
-Sali sulle mie spalle Ash…
-Ma Ty…
-Sei magra Ashley, ce la faccio a reggerti. Non è mica la prima volta che ti prendo in braccio.- sospirai e salii sulle sue spalle. Tyler si alzò in piedi e io mi aggrappai con facilità all’estremità della corda invitando Ian a salire un po’ per lasciarmi spazio. I tacchi a spillo mi si incastravano tra i pioli e il polso mi stava esplodendo di dolore. Keegan fece la stessa cosa con Troian, e la mia amica si aggrappò dietro di me. La corda della scaletta strideva, e la paura che potesse rompersi mi serrava la gola. Keegan aiutò Tyler a salire, e in pochi secondi anche Tyler fu aggrappato. Poi fu il turno di Keegan, e infine il nostro amico porse la mano a Shay. La scaletta reggeva piuttosto bene il nostro peso, ma il cuore mi batteva ugualmente a mille mentre salivo a poco a poco. Andavo lenta, perché il polso mi faceva molto male, e Ian era già molto più avanti di me. Un rumore di legno spezzato mi fece capire che il fuoco aveva vinto la porta della stanzetta e che anche essa cominciava a bruciare. “Ashley non guardare sotto. Non guardare sotto.” Mi suggeriva la mia mente, ma la curiosità fu troppa e lanciai un’occhiata furtiva sotto di me. Il pavimento era incredibilmente e terribilmente lontano! Un attacco di vertigini mi costrinse a fermarmi. 
-Ash non guardare sotto se soffri di vertigini.- mi suggerì Troian da sotto di me. Alzai lo sguardo e vidi che Ian era praticamente arrivato. Il dolore al polso mi faceva girare la testa addirittura più dei postumi della sbornia:
-Ashley idiota sbrigati!- strillò Troian.
-Cazzo Troian ho un polso rotto.- sbottai eccessivamente aggressiva, e lei sussurrò:
-Quasi rotto…
-Fa lo stesso, mi fa malissimo.- Solo pochi metri ci separavano dall’uscita, e io continuando ad arrampicarmi mi guardai la bruciatura sul braccio: non aveva un bell’aspetto. Distolsi lo sguardo e vidi sopra che l’apertura era proprio sopra di me e Ian era già uscito. Ian mi porse la mano e io la afferrai, lui tirò su e mi ritrovai in piedi sul tetto del casinò. Presi un profondo repsiro di aria pulita e mi buttai al suolo stremata. Uscì anche Troian, poi Tyler, Keegan, e rimaneva solo Shay che era un po’ indietro. Il fuoco aveva raggiunto la scala, e stava divorando la corda e i pioli di legno come se fossero noccioline. 
-Sbrigati Shay!- la distanza tra lei e il fuoco era solo di pochi metri. 
-Più veloce Shay!
-Non ci riesco!- strillò lei disperata. Era quasi arrivata, ma la scala cedette. Gridando allungai istintivamente il braccio all’interno dell’apertura sperando con tutto il mio cuore che lo afferrasse. Appena sentii la stretta della sua mano, per poco non scoppiai a piangere dal sollievo. A riportarmi alla realtà fu il dolore improvviso: mi accorsi troppo tardi che avevo porso a Shay il braccio con il polso slogato, e adesso la mia amica era appesa alla mia mano ferita. Non credevo di aver mai provato così tanto dolore prima di allora. Non vedevo più niente, tutto sfocato, e sentivo i suoni come se provenissero da un altro pianeta.
-Aiuto…- rantolai senza però lasciare la presa sulla mano di Shay.
-Tyler sto morendo…- sussurrai spaesata e con la testa che mi girava dal dolore.
-Che succede Ash?
-Il polso… aiutatemi per favore, aiutatemi a sollevare Shay…- Tyler e Ian afferrarono il braccio di Shay e la sollevarono fuori dalla botola. Mi accasciai a terra con le orecchie che mi fischiavano e chiusi gli occhi. Un secondo dopo sentii una voce:
-Oddio Ashley, grazie…- singhiozzò Shay. Mi trascinai in piedi a fatica e ricambiai l’abbraccio:
-Mi hai salvato la vita Ash… grazie…- sorrisi:
-è questo che fanno le migliori amiche, non provare nemmeno a ringraziarmi.- risposi trattenendo le lacrime, poi ci abbracciammo e stemmo in quella posizione per un sacco di tempo.
-Avanti, giù per le scale di emergenza…- esclamò Janel.
 
 
---
 
Tyler mi fece cadere un po’ d’acqua fredda sulla bruciatura e io strizzai gli occhi:
-Brucia?
-Parecchio…- risposi, e il ragazzo fece cadere qualche altra goccia sul mio braccio, ma io mi riparai con la mano.
-Basta, ti prego.
-Va ripulita un po’ la bruciatura, ora vado a prendere nel portabagagli una pomata, quella che ha messo Troian.- eravamo davanti alla nostra macchina, ormai rimasta l’ultima nel parcheggio, e avevamo chiamato i pompieri da un telefono anonimo: non volevamo essere collegati in nessun modo al disastro. Osservavamo la sagoma infuocata dei casinò bruciare e contorcersi davanti ai nostri occhi, e provavamo quel senso di irrisolto sollievo di quando fuori infuria la tempesta ma tu sei a casa davanti al camino. 
Tyler ci fece cenno di raggiungerlo in macchina, e una volta che fummo tutti dentro, Keegan esclamò:
-L’abbiamo proprio vista brutta… Adesso posso dire addirittura di aver condiviso con le vostre brutte facce una fuga da un edificio infuocato. Vi adoro ragazzi.- scoppiammo tutti a ridere, e io cominciai:
-Mi stavo spaccando la testa su un tavolo, mi stavano stuprando, mi sono fatta di nuovo un op’ male alla spalla, mi sono bruciata il braccio e mi sono ridistrutta il polso, mi sono ubriacata fino a fare uno spogliarello e a baciare uno sconosciuto e stavo per essere arrostiva viva… ma sono salva, e soprattutto sono con voi che siete come la mia seconda famiglia. Non potrei vivere senza di voi…
-Anche per me vale lo stesso…
-Idem.
-Pure per me…
-Anche per me Ash, ma ritorniamo alla parte in cui baciavi uno sconosciuto da ubriaca…- cominciò Tyler alzando un sopracciglio sospetto. Mi tappai la bocca arrossendo:
-Me lo sono ricordata poco fa in un flash… sai che ero ubriaca Ty, non te la prendere…
-Voi due dovete mettervi insieme…- affermò risoluta Troian, e io con finta innocenza mi allungai verso Tyler che era seduto nel sedile di fronte a me e gli mordicchiai la guancia:
-Ma noi stiamo insieme…- scherzai, poi scoppiai a ridere. Troian si imbronciò:
-Io sono seria Ash, stareste bene.- alzai gli occhi al cielo e tentai di cambiare argomento.
-Metti in moto Tyler, allontaniamoci da questo inferno.- lui accese il motore, ma potemmo fare solo qualche metro perché sentimmo delle sirene e ci trovammo circondati da quattro macchine della polizia. Mi abbandonai in preda allo sconforto sullo schienale del sedile, poi sospirai:
-La sfiga è diventata la nostra migliore amica…- scendemmo tutti dalla macchina e andammo incontro a tre poliziotti che camminavano verso di noi con delle manette e una pistola in mano.
-Senta ci deve essere un equivoco…-  cominciai, ma il poliziotto mi scansò con una spallata e proseguì oltre. Superò anche Tyler senza calcolarlo, e io e il mio amico ci guardammo perplessi. I poliziotti si fermarono davanti a Shay, le afferrarono le braccia e gliele girarono dietro la schiena. Lei ci guardò spalancando gli occhi, e Tyler, Ian e Keegan si avvicinarono:
-Sentite, dovete aver sbagliato persona…- al solito i tre agenti non li calcolarono, e ammanettando Shay esclamarono:
-Shay Mitchell, la dichiaro in arresto per incendio doloso premeditato, danni a persone e cose, e falsa testimonianza.
 
   
 
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