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Autore: Reiko88    17/03/2009    0 recensioni
- Suona per me, esprimi ciò che io non riesco a fare con le parole, e io scriverò per te ciò che non riesci a gridare.-
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota 5 :

Nota 5 :

Il sole di prima mattina mi accecò, non ricordavo più quella sensazione da anni, dato che casa mia alla mattina era una specie di bunker, cercai di ripararmi dal sole con il braccio,

 ma prontamente il mio gatto nero reclamava la sua razione di cibo, con fuse più che rumorose.
-…Adesso mi sveglio…ancora un attimo…- gli dissi con voce impastata.
-Meow- mi rispose con il miagolio basso e secco. Con fatica mi alzai, pur rimanendo seduto sul divano mettendomi una mano tra i capelli scompigliati e sciolti.
Erano appena le nove, era uno schok per me che ero abituato a svegliarmi molto più tardi, il gatto balzò giù dal divano e si diresse in cucina tenendo la coda in alto ben in vista,

come per incitarmi a seguirlo.
Diedi un occhiata al tavolino davanti a me, e presi in mano gli occhiali squadrati….ebbi un breve flash, e li lasciai cadere dalle mie mani, e i miei occhi si spalancarono per un secondo.
Aveva parlato.
….oppure l’aveva sognata la sua voce ?
Aveva pronunciato il mio nome.
…oppure era solo un mio desiderio che l’avesse detto ?
Mi ritrovai più sveglio che mai, ma confuso. E io cosa avevo risposto ?
Probabilmente niente dato che sapevo che quando avevo sonno crollavo  seduta istante, mi alzai svogliatamente, e andai verso la cucina, bhe sicuramente,

avevo qualcosa a cui pensare per tutta la mattinata.
Mi alzai e andrai dritto in cucina anche io, a cibare il mio gatto e me stesso con una tazza abbondante di cereali, ma la mia aria intontita si mischiava a quella del dubbio,

e cercai di ricordare la notte che era appena passata.
E se aveva davvero parlato….sarebbe cambiato qualcosa ?
Restai in silenzio tra i miei pensieri sorridendo a malapena, e dire che in genere le persone si preoccupavano quando un'altra persona non proferiva parola, io invece mi feci preoccupato per il motivo contrario, era quasi ridicolo.
Feci il primo pensiero poetico di quella mattina finendo la mia colazione.
Laris aveva già parlato, lo fece quando suonò la prima nota del pianoforte fatto d’ebano e d’avorio
Questo era il mio pensiero, quello da scrittore, umanamente invece, non vedevo l’ora di sentire la sua voce uscire dalle sue labbra.
Restai sveglio quella mattina, non riuscii a riprendere a sonno e aspettavo con una certa ansia il suo arrivo, ma poi mi persi nella mia biblioteca personale e il tempo passò tranquillamente, inoltre avevo anche la mi fidata console a tenermi compagnia, quindi le mie giornate passavano, non era mai un problema cosa fare o come passare il tempo,

e solo quando mi dimenticai di che ore erano, il campanello della mia porta trillò

I miei occhi si spalancarono, lasciai immediatamente la tazza di caffè sul ripiano che stavo sorseggiando in quel momento, e corsi verso il corridoio per andare ad aprire, io che, prima di farmi alzare dal divano dovevano suonare almeno tre volte, mi misi a correre per aprire alla porta, credevo che quel momento non sarebbe mai arrivato.
E se era un venditore ambulante lo avrei ucciso, se era la vicina che mi chiedeva del sale per l’ennesima volta, anche lei l’avrei uccisa senza pietà.
Apri immediatamente, con il fiato corto, senza guardare chi era.
….Laris.
Menomale non avrei dovuto commettere nessun omicidio.
Era con il volto chino, ma appena aprii rialzò il volto stupito guardandomi, ovvio che dovevo sembrare ridicolo.
-Tu hai parlato vero ? Ieri sera hai parlato non  è così ? O stavo sognando ? – gli dissi quello immediatamente,

non sarei stato capace di stare ancora nel dubbio per altra mezza giornata, ne tanto meno avrei fatto finta di niente, non ero mai stato bravo a trattenermi ne stare in silenzio.
Quindi…al diavolo la suspence e i mille dubbi!
E lui si mise una mano davanti alla bocca e rise.
Ma fu diversa dalle altre risate, era trattenuta ovviamente, ma non era silenziosa, poi mi scostai dalla porta per farlo entrare e ripresi fiato.
Si tolse il giubbotto e lo attaccò li dove all’entrata c’era l’attaccapanni, poi sfilò qualcosa dalla tasca, e me lo diede.
Era il mio libro, quello che si era messo a leggere la sera prima.
-…L’hai già finito ? – gli chiesi guardando la copertina.
Con un cenno di capo mi rispose di si.
….quindi avevo solo immaginato la sua voce ?
Sfoglia il mio stesso libro, mi venne d’istinto e vi trovai un semplice biglietto scritto su un foglio bianco mentre Laris si apprestava ad andare al grande pianoforte, guardai la sua schiena e poi il biglietto che mi aveva lasciato.

” Leggetelo pure ad alta voce. “
incominciava così.
-….cos’è una specie di recensione ? – dissi mentre lessi ciò che c’era scritto, mentre sentii qualche nota schiacciata a caso da Laris, lo faceva sempre all’inzio prima di suonare seriamente.
- “Ho letto il vostro libro, ho letto la prima pagina e non riuscivo più a smettere, quindi scusatemi se non vi ho chiesto il permesso di portarlo con me, ma volevo assolutamente sapere come andava a finire.
Non sono un grande lettore, quindi non posso giudicare, e so che un banale “è molto bello e scritto bene “ detto da me non ha poi così importanza, ma mi è davvero piaciuto.” -
Mi fermai e risposi alla sua lettera non capendola pienamente.
- Scherzi vero ?
Guarda che spesso quelli che si mettono a criticare i libri dei miei non capiscono nulla, inoltre non puoi immaginare la soddisfazione di chi legge raramente e rimane affascinato da un libro che ho scritto io, quindi non è assolutamente vero che non ha importanza il tuo parere, ha più importanza il tuo che di quello di chi si mette li a pensare quante stelle darmi, che se tutto va bene leggerà solamente la sintesi che c’è nel retro della copertina! -
Si girò a tre quarti verso di me, ma non era del tutto convinto delle mie parole.
….Mi chiedevo perché si sottovalutasse così tanto ? Io che peccavo in arroganza, trovavo stupido denigrarsi in quel modo.
Continuai a leggere le poche righe.
- “ Sapete leggendo , non avrei mai pensato che avreste potuto scriverlo voi, ma poi ho ricordato il vostro sguardo concentrato davanti allo schermo, mi chiedo se vi siete mai accorto di come leggermente incurvate le labbra, mentre le vostre dita scorrono su quella tastiera che probabilmente conoscete a memoria, e rammentando questa immagine era ovvio che il libro non poteva essere altro che vostro.“ -
Restai pensieroso e mi interruppi, quella lettera era fin troppo seria quindi smorzai il tono con una mia battuta.
- Eh già, deve essere davvero impressionante vedere qualcuno che sorride davanti al proprio pc, lo sapevi che i migliori serial killer, incominciano così ? -
Le sue note l’una distante dall’altra mentre le suonava da in piedi, e ancora una volta, il suo profilo mi sembrò il più elegante di tutti.
- “Io non riuscirei mai immaginare storie del genere. Anche io un po’ vi invidio.
Però ho pensato, che se qualche mia nota suonata, possa anche solo ispirarvi a racconti del genere, la mia invidia sparisce e mi sento davvero onorato di essere qui a suonare per voi Zefir.
Inoltre….mi fate spesso ridere, ve ne siete accorto ? “-
Incrocia il suo sguardo troppo azzurro, gli rivolsi un sorriso beffardo, sulle sue labbra invece comparse quello pacato che aveva sempre, probabilmente solo con la sua espressione elegante e tranquilla poteva mettere a suo agio chiunque.

- Si me ne sono accorto, e ora ogni volta che riderai mi dovrai dare cinque euro-
A volte, c’era chi apprezzava le mie strane battutacce.
Ricordavo una volta in cui in quei giorni, tanto per cambiare, si era rotto un elettrodomestico a casa mia e dovevo chiamare qualcuno che me lo aggiustasse,

e il tipo al citofono mi aveva chiesto se andava l’ascensore che non aveva voglia di fare i piani a piedi.
Risposi con garbo, ma poi imprecai immediatamente qualcosa del tipo “ Ma brutto idiota, mica sei menomato ! Ti pagano per cosa? Per suonare i citofoni? ! “
e naturalmente, quando arrivò a vedere il danno del frigor disse “ è rotto. “
Grazie al cazzo. Quello lo sapevo pure io.
Se ne andò ricordo senza aver concluso nulla e dicendo “ ritornerò “  mentre chiusi la porta e borbottai qualcosa di simile a  “ sciogliti nell’acido ! “ mentre Laris tratteneva la sua risata.
E con quella immagine che avevo nella mente prosegui la sua lettera.
- “ E anche se non sembra, non rido più da molto tempo. Tutti mi trattano con riguardo e falsa gentilezza e sembra che hanno paura del mio silenzio, ma voi mi parlate come se potessi rispondervi da un momento o all’altro, e non vi fate problemi a nascondere la vostre curiosità, è come se mi dite  tutto quello che vi passa per la testa.”-

A questa mi venne da tossire, e pensare * quasi * tutto.

- Inoltre, anche se non dico mai nessuna parola, quando suono il pianoforte faccio interi discorsi, a volte sono tristi, a volte allegri e altre volte ancora di speranza, ma molti ancora si ostinano a dirmi “ cerca di parlare . “, eppure con un pianoforte, e schiacciando anche solo una nota per me è una lettera.
Non mi reputo affatto silenzioso. “-
….No che non lo era. Era sicuramente una di quelle persone che ogni giorno aveva una cosa nuova da dire, e la diceva sempre con un tono diverso, una di quelle persone che non smetteresti mai di ascoltare, Laris per me era una di quelle.
-“ Questo per dirvi, che se con la mia musica, riuscite anche solo a scrivere una parola di un vostro racconto, potrò dimostrare che sono tutt’altro che muto.
Usate la mia musica e io userò le vostre parole, non c’è nulla di più equivalente credo.”
le note distanti e basse facevano da sottofondo a quella lettera che mi sembrava la migliore delle recensioni che mai mi avevano scritto.
- “ Finisco scrivendovi che spero che il vostro libro quello che ho letto un giorno verrà pubblicato, mi sento quasi in colpa ad averlo letto solo io.
La morte e la Vita che si innamorarono, è un idea meravigliosa, ne sono rimasto incantato, e concludo dicendovi che scrivete frasi che sembrano pura poesia tipo come questa:”-

- Urla ti potrò sentire,
Trapassami, ti potrò toccare,
Uccidimi, ti potrò raggiungere
.

Firmato, Laris. -

Restai ancora immobile con il viso leggermente chinato sulla lettera, mentre pronunciò l’ultima frase che c’era nel fondo della lettera firmata da lui.
Come la prima volta in cui sentii la sua voce, fu bassa, un sussurro lieve ma che si sentiva comunque.
Alzai lentamente lo sguardo, incatenando i miei occhi blu sulle sue labbra in uno di quei sorrisi lievi ma tristi allo stesso tempo, fu un espressione di chi cerca di sorridere in modo convincente, ma inevitabilmente c’è una sfumatura di tristezza che contrasta il tutto.
-…Hai parlato vero ora ? non è la mia immaginazione ? –spesso peccavo troppo di quest’ultima.
Mi diede il suo profilo e si rattristò per qualche attimo, poi assunse la sua solita espressione tranquilla mentre guardava i tasti del pianoforte come se fossero la cosa più preziosa che aveva a questo mondo.
- Si l’ho fatto….perdonate la mia lentezza….ma faccio ancora fatica.-
erano parole dette lentamente l’una dall’altra, dove un solo secondo mi sembrava un minuto.
La sua era una voce bellissima, e anche il suo timbro era pura melodia per le mie orecchie, e ora che  sapevo che proferiva parola, le domande nella mia mente si ammassavano, ma non era di certo una buona mossa farli il terzo grado, e fu come se mi avesse letto nella mente, perché mi disse con una lentezza esasperante ciò che pensava.
-….Ora però…non aspettevi interi discorsi.- a quel punto incrociò il mio sguardo, ma questa volta era sicuro, e un sorriso amaro sulle sue labbra.
Sembrava dolce, ma allo stesso tempo sicuro, come così era sicuro di ogni nota che suonava lo era di quello che pronunciava. E per me che ero uno scrittore non c’era niente di meglio del contrasto.
Ripresi la mia solita aria spavalda.
-Ah non ti preoccupare, ma credi che ora un “ si “ e “no “ tu sappia dirlo ? Quanto meno non passo per pazzo e sembra che parlo con qualcuno così.-
E ancora una volta la sua risata, non più soffocata come le prime che faceva, poi si tirò indietro una ciocca di capelli e si mise sedere al pianoforte e guardò dritto davanti a sé, mentre sfiorava i tasti bianchi, e io rimanevo colpito da ogni gesto che faceva, era innatamente elegante.
Forse lo erano tutti i pianisti.
Gli scrittori invece erano sempre così trasandati.
Era un intro di una sua melodia, eppure era molto più sofisticata  di quelle che suonava di solito.
-…Ho inventato un brano per il vostro libro, non ho potuto fare a meno di farlo.- e la sua voce si adattava perfettamente a quelle note, sembrava un incastro perfetto in sé.
Forse fu una delle più belle che avesse mai suonato, ma facevo questo pensiero ogni volta che si metteva a suonare,  stava eseguendo un brano meraviglioso, e ogni nota si addatava perfettamente ad ogni frase del libro che avevo scritto, poteva animare ogni storia con il suono del pianoforte.
Fu un'unica immagina quella che mi venne in mente mentre suonò, erano due mani, una più esile, femminile e l’altra più grande che cercava di raggiungere l’altra disperatamente.
Una classica scena insomma.
Eppure al contrario di quelle classiche scene c’era qualcosa di nuovo, sapevano che non si sarebbero mai raggiunti, difatti la mano esile mentre cercò di prendere l’altra la trapassò, e  a quel punto fu una melodia dolorosa, come sofferta, mentre l’uno si allontanò dall’altro.
In effetti quella storia tra la Vita e la Morte, era a dir poco impossibile, nessuno avrebbe mai potuto sperare in un lieto fine, eppure, non si poteva sperare altro che si rincontrassero in un eternità non troppo lontana.
Era come scrivere un amore tra il sole e la luna, tra il cielo e la terra, tra il mare e la spiaggia,

questi erano gli amori davvero impossibili.
Il brano di Laris prese più enfasi, ed erano note veloci, ma non accatastate, solo che non c’era spazio tra di loro, scorrevano semplicemente, eppure in quella melodia, era triste questo era vero, ma c’era qualcosa di melodico di speranzoso, per questo non sembrò uno di quei tanti brani che si ascoltano quando si è solamente tristi, quello che stava suonando sembrava adatto ad ogni stato d’umore.
Diede un sottofondo musicale al mio libro, fece questo, in quei cinque semplici minuti, aveva riassunto la mia storia, i sentimenti dei miei personaggi in quel modo.
Sfiorava ancora quei tasti, mi ero promesso di non farli il terzo grado, ma la mia domanda salì alla bocca, mentre fui stupito.
-…Come hai fatto ? -
Ancora una volta quel sorriso di comprensione che troneggiava sulle ambite labbra.
-è il racconto che avete scritto voi, io non ho fatto niente.-
E quello lo chiamava niente ? Guardai il libro posato vicino al pianoforte.
-…Quasi quasi me lo fai apprezzare.- gli dissi mentre mi avvicinai al pianoforte e sfiorai il libro che avevo scritto.
-…a cosa pensavate ? – fu la prima volta che mi rivolse una domanda, e lo guardai dall’alto mentre lui era seduto, sembrava così strano parlare con lui, eppure le mie lettere e le sue note avevano già comunicato tra di loro fin dal primo giorno.
Ricordai l’ispirazione di quel momento, mentre avevo scritto quella strana storia.
-…oltre a pagare il mutuo intendi ? – gli dissi serio, ed ebbi l’esito sperato alla mia domanda, una lieve risata.
- Pensavo che…pensavo che le storie che escono in questo periodo riguardano alla banalità più totale, vampiro ed umano, lui si innamora di lei, e tutti vivono felici e contenti.
Era pura banalità ai miei occhi, mi dissi quindi di scrivere una storia che nessuno mai aveva scritto, volevo qualcosa di originale,quindi immaginai un mondo, tra ghiaccio e fuoco,

dove c’erano due esseri, che vagano prima ancora di noi, molto tempo fa, alla ricerca di uno scopo, e Dio chiese a uno dei due che significato volesse avere.
Lei, disperata, chiedeva solamente di essere utile a qualcuno che la si apprezzasse, che la si amasse, e quindi gli fu donato il dono di donare la Vita.-
mi interruppi bruscamente, e fu come ritornare alla realtà, mi stavo perdendo troppo….ma non ci fu bisogno che Laris parlasse, per farmi capire cosa voleva dire.
” e poi ? “ domandò silenzioso. Continuai con incertezza.
-…e quando scelse la sua ragione, dall’altra parte, dalla regione opposta in cui si trovava scelse anche un altro destino, quello della Morte.
Pensai che tutte e due soffrissero enormemente., lui non poteva fare altro che odiarla, eppure furono inevitabilmente attratti l’uno dall’altra.
Si amarono, ma era ovvio che nonostante la loro esistenza era eterna, perché sarebbero sempre esistiti, non potevano stare insieme. Il mondo sarebbe stato a soqquadro, i morti sarebbero ritornati in vita,

e chi aveva perso un familiare o un compagno a lui caro, poteva varcare la soglia della morte per rincontrarlo.
Dio quindi li divise, come così aveva diviso il giorno dalla notte. -
Mi ammutolii un istante, ero sicuro che se qualcun altro avrebbe sentito ciò che pronunciavo mi avrebbe portato in un manicomio.
- Era un idea originale e la scrissi, nulla più di questo, però era talmente originale…che il mio editore mi disse che non si fidava ancora a pubblicarla !

Anzi mi disse “ ma perché non fai storie come tutti gli altri ? “ -
Indirettamente per me quello fu uno dei migliori dei complimenti.
- è un pensiero meraviglioso.- disse solo, sapevo che voleva pronunciare altro lo si leggeva negli occhi, ma ancora non poteva, aveva già pronunciato abbastanza.
Sospirai.
- E dire che non ero nemmeno sotto effetto di droghe.- esclamai, non amavo poi così tanto parlare di ciò che scrivevo per questo smorzavo il tutto con una battuta.
Leggere era una cosa, sentire parlare me era un'altra, ero sicuro che con le parole a voce alta non sarei mai riuscito a comunicare quello che invece scrivevo su un foglio bianco.
Poi ci fu l’ultima frase di quel giorno da parte di Laris, per poi ammutolirsi di nuovo e del tutto.
- Deve aver vissuto grandi storie d’amore.- disse a voce appena udibile mentre io mi rimisi alla scrivania.
-Ebbene si.- mi scricchiolai le dita e aprii il file da dove dovevo continuare

-La mia storia più lunga dura ormai da dodici anni.- guardai le note che mi ero lasciato sul deskopt – ed è con la mia penna e il mio foglio. –rivolsi a lui l’attenzione con un sorriso beffardo mentre notai dello stupore nei suoi occhi freddi.
-Ovvio è una frase d’effetto, ma in fondo dire “ Ho una relazione con il mio pc che si blocca per ogni cosa, e con la mia tastiera a di cui si sono cancellate le lettere a furia di scriverci.”

Suona male no ? -
Mise una mano davanti alle sue labbra abbassando il capo annuendo, lo guardai con dolcezza, poi ritornai al mio libro.


….Non era vero, non avevo mai vissuto grandi storie d’amore, e se le avessi avute non avrei potuto scriverne tali vi sembra?

Mi limito ad immaginare cose che non esistono e storie d’amore che non ho mai vissuto.


Solo quando un uomo è solo sa parlare d'amore, lo enfatizzerà, lo decanterà, lo esalterà,

ma dal momento cui l'avrà, si ritroverà a corto di versi, di belle parole, cosciente della verità.

 

….O almeno era questo quello che pensavo.

 

 

Continua

 

Note: questo cap è troppo veloce, in genere avrei fatto parlare Laris solo all’ ottentesima pagina, ma come ho scritto in precedenza non voglio dilungarmi troppo altrimenti va finire che non la finisco più.
Quindi sto cercando di essere breve e concisa.

Comunque, sono cosi a corto di idee, che la storia che cito tra la Vita e la Morte lo scritta davvero anni fa ( ma non riesco a  continuarla )! Sta diventato una cross over tra tutte le baggianate che scrivo!>___

 

  
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