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Autore: Elinor86    17/03/2009    1 recensioni
"Della mia essenza umana non c’ è più nulla. Sto diventando ciò che cacciavo. All’inizio questo pensiero mi terrorizzava, ma adesso… che importanza ha?" I pensieri di Dean e quello che gli è accaduto a cavallo fra la terza e la quarta stagione. Spoiler.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi leva il pugnale dal fianco

Mi leva il pugnale dal fianco. Sento le gocce di sangue che mi scivolano addosso. Il dolore è insopportabile. Tutti i giorni, da 25 anni sto subendo questo.

La mia anima di “carne” è maciullata, trattata come fosse un pezzo… di nulla. Non sono più nulla io, non voglio essere più nulla. Voglio solo sparire e non essere mai esistito.

Alastair si avvicina nuovamente, ha qualcosa in mano, la mia vista è annebbiata sia per il dolore, sia per il sangue che mi scivola davanti agli occhi. Il mio sangue. Non riesco a capire cosa tiene in mano. Sicuramente - «aaaahhhh» - non riesco a concludere il pensiero, il dolore è troppo forte. Quella cosa ha strappato un altro pezzo di carne dalla mia gamba. Continuo ad urlare, ma non serve a nulla, stimola di più la voglia di quel sadico figlio di puttana a continuare. Incide, taglia, marchia.

Non c’è più nulla… non c’è rimasto più nulla. Questo pensiero all’inizio mi risollevava, pensavo che ormai fosse tutto finito, che fra poco sarei scomparso per sempre. La mia intera esistenza cancellata… pensavo questo, prima! Adesso tremo e ho paura. La mia carne si rigenera, ogni filamento del mio corpo ricompare come nuovo così la tortura, il dolore, non finiranno mai!

Alastair ricomincia di nuovo. Incide, taglia, marchia. Desidero dal più profondo mettere quel gran figlio di puttana su questa ruota e fargli…

«Dean, Dean, Dean» - Alastair mi chiama - «Non ne hai abbastanza? Vuoi continuare a sentire l’odore del tuo sangue?» - ecco, ci siamo, la proposta che ogni giorno mi fa, la proposta che mi può liberare da tutto ciò - «Sai quello che devi dire» - sì lo so, “Infilati la proposta dove non batte il sole”. Avvicina la sua schifosa faccia alla mia, mentre con la mano sinistra mi infila lentamente qualcosa nella pancia - «aaaahhhh» - Alastair continua a guardarmi e sul suo volto compare un sogghigno divertito - «Potrai scendere da questa ruota se comincerai tu a metterci delle anime per torturale» - poi di scatto fa riuscire la cosa. Delle gocce di sangue atterrano sulla mia faccia. Basta non ce la faccio, basta! - «Allora?»

«Si, va bene» - l’ho detto? Come mi è uscito? No! Non posso farlo.

«Finalmente, bravo Dean» - Alastair si congratula per la mia decisione, ma che crede? No, non lo posso fare è stato solo un momento di smarrimento. Sto per dargli nuovamente la mia risposta, per fargli capire che non scenderò mai, che non gliela darò mai vinta, ma in un attimo mi trovo libero, giù dalla ruota con la mia anima di carne intatta. Per la prima volta, dopo 25 anni, non sento dolore.

Non riesco più a controbattere, a dire ciò che voglio a quel figlio di puttana, mi concentro su quella sensazione, l’assaporo. Mi sento bene, non avrei mai più creduto di poter riprovare una sensazione del genere, soprattutto, credere di poter provare una sensazione del genere qui all’inferno.

«Dean» - Alastair mi chiama, ma non ho la forza di guardarlo. Ho gli occhi puntati a terra, so che se lo guardo dimentico il mio proposito di ficcagli la proposta dove non batte il sole - «ho una sorpresa per te» - sorpresa? Che sorpresa? Mi mette in mano un pugnale, lo stringo forte per prendere tutto il coraggio di dirgli quello che gli devo dire, ma non parlo. Perché non dico nulla? Perché sono fermo qui a guardare a terra come un coglione? Il perché lo so, solo che lo voglio negare. Non voglio ritornare lì sopra, non voglio! Stringo ancora di più il pugnale. Ho assaporato la libertà, l’assenza del dolore. Ho assaporato tutto ciò e non voglio tornare indietro, non posso!

Hanno posizionato l’anima sulla ruota, dalle urla di terrore si direbbe una donna - «Guarda» - mi invita Alastair, con il suo modo gentile di dire le cose, che fa venire i brividi. Continuo a guadare a terra, non ho la forza di vedere, non ho la forza di guardare l’anima destinata alle mie torture - «Guarda!» - mi ordina con voce ferma e forte, ma non cambio posizione. Non posso, non posso.

Alastair si innervosisce e alza con forza la mia faccia che guarda dritto quella dell’anima a me destinata - «Bela!» - guardo strabuzzando gli occhi. Incredibile. La vedo agitarsi, dimenarsi. Il suo volto prima bellissimo ormai sfigurato, al posto degli occhi adesso non c’è più nulla, li hanno strappati via. Abbasso di scatto la testa, ma Alastair mi costringe a guardare - «Si, Bela! La cara ragazza che prima di morire ha tentato di uccidere te e il tuo fratellino» - sorride divertito - «L’ho conservata per te, aspettando il tuo arrivo. Ho pensato che ti saresti divertito con lei. L’hai lasciata uccidere dai cerberi e tu stesso l’hai minacciata di morte» - sa tutto questo figlio di puttana!

Si è vero, ho desiderato uccidere Bela, l’ho minacciata ed ero anche molto serio. Chiunque tocca mio fratello, chiunque fa male a Sammy è un cadavere che cammina, ma adesso… non posso torturala, non posso infierire su di lei. Non posso infierire su nessuno - «Dean, allora?» - allora cosa? Cosa mi ha chiesto? Cosa vuole che faccia? Vedendo che non reagisco Alastair si arrabbia e mi colpisce con violenza sulla faccia con uno schiaffo. Di scatto lo aggredisco puntando dritto alla gola per spezzagli il collo, anche se so che è inutile, ma due suoi scagnozzi mi bloccano e mi trovo le braccia bloccate dalle loro e inginocchiato davanti a lui. La rabbia cresce, mi pervade il corpo. Alzo la testa di scatto e con gli occhi infuocati dalla rabbia lo guardo - «Infilati la tua proposta dove non batte il sole» - l’ho detto, finalmente l’ho detto. Sorrido soddisfatto.

«Sicuro Dean?» - Alastair prende il mio volto stringendolo con una mano e mi guarda dritto negli occhi - «E’ questo quello che vuoi?»

«Infilati la proposta dove non batte il sole, figlio di puttana!» - gli urlo contro e in un attimo, come ne sono sceso, mi ritrovo sulla ruota. Comincio a dimenarmi tentando di liberarmi. Che idiota che sono, come se fosse possibile. Quante volte ho tentato di liberarmi all’inizio? Non è mai servito a nulla, peggioravo sola la situazione - «Dean, Dean, Dean» - quanto odio quando pronuncia il mio nome tre volte per richiamarmi, come fossi un bambino che ha sbagliato - «Credevo veramente che finalmente ti fossi deciso. Mi hai deluso profondamente»

«Oh, mi dispiace tanto» - rispondo ironico, come se di lui me ne fottesse qualcosa. Prende un grosso gancio di ferro, grande quanto la mia testa, che ha come coda una grossa catena e me la conficca sulla spalla destra penetrandola da parte a parte - «aaaahhhh» - poi quella sinistra, poi il fianco destro e quello sinistro, continua cosi fino ad arrivare ai polpacci. Continuo ad urlare e ad avere paura. Alastair sa essere molto creativo e questa mi è del tutto nuova. Il sangue comincia nuovamente a scivolarmi addosso e il suo odore si diffonde nuovamente.

Alastair mi guarda e io ricambio l’occhiata con una di sfida, non mi pento della decisione presa, fai quello che vuoi, non mi avrai mai. Alastair scuote la testa, come se fosse veramente dispiaciuto per la decisione che ho preso. Alza di scatto, velocemente, il braccio destro e a questo comando i ganci si allontano strappando la mia carne - «aaaaaaaaahhhhhhhh»

«Sei stato tu a voler tornare sulla ruota» - osserva Alastair - «E’ stata una tua scelta Dean»

Si, è stata una mia scelta. E’ stata una mia scelta quella di dare la mia anima, la mia vita per Sam e lo rifarei. Andrei mille volte all’inferno e subire quello che sto subendo, per Sam. Lui è vivo, questa è l’unica cosa importante.

 

Quanti anni sono passati ancora, 5? Ne sto perdendo il conto. Ormai tutti i giorni sono uguali e di me è rimasto soltanto la sensazione di dolore e di sofferenza.

Non sono più nulla, non mi sento più nulla. Solo il dolore che continua ininterrottamente che è sempre più forte, mi ricorda che io ci sono.

Se sento un’altra donna che mi dice che non potrò mai capire il livello di dolore di un parto… ma che dico? Sto anche impazzendo, grandioso! Come se da qui sotto potessi mai uscire.

Alastair sta continuando il suo lavoro, con grande maestria. Ma che mi prende? Sto cominciando a fargli anche i complimenti? - «aaaaaaahhhhhhh» - mi passa come uno spiedino con una lancia che fuoriesce dietro la mia schiena. Basta! Basta! Basta! Gli dico di sì, non mi importa, mettetemi davanti tutte le anime che volete e le farò a pezzi con abilità migliore di quella di Alastair. Basta! Non posso più sopportare oltre. Voglio la libertà, voglio l’assenza del dolore, voglio riprovare quelle sensazioni, non mi importa quello che devo fare per averle.

Mi faccio schifo da solo. So, che faccio schifo per aver preso questa decisione, ma chi mi può condannare? Sam. Si, lui mi condannerà, anche Bobby, ma non lo verranno mai a sapere. Non è che questo giustifica la mia decisione - «aaaahhhh» - qualcosa con violenza mi passa la gola da parte a parte e con altrettanta violenza viene tirata fuori. Basta!

«Dean, Dean, Dean. Allora? Ti sei dec…»

«Si, va bene» - non gli do il tempo di finire la frase. Basta! - «Ci sto» - mi volto e guardo Alastair negli occhi - «Farò quello che vuoi» - faccio schifo! Dean Winchester che ha combattuto fino al suo ultimo giorno di vita contro i demoni, diventa un loro cane.

Alastair mi guarda incredulo, la mia risposta data di scatto l’ha un po’ spiazzato, mi guarda negli occhi e legge la serietà delle mie intenzioni e gli compare un sorriso soddisfatto, come un mastro che sorride al suo allievo che sta imparando la lezione - «Bravo ragazzo» - ragazzo? Non sono un ragazzo, sono il tuo cane.

In un attimo mi ritrovo libero e come la prima volta intatto, mi sento bene e soprattutto non sento dolore. Riassaporo quella sensazione e mi concentro su di lei, questo adesso è la cosa importante, non devo pensare a nient’altro, non all’anima che mi sta davanti, non alla persona che era prima, non a quello che gli devo fare, devo pensare solo alla mia libertà.

Alastair mi mette qualcosa in mano, un coltello semplice a manico di legno con una lama di 10-15 centimetri. La stringo forte, questa volta per prendere coraggio per quello che devo fare.

Sulla ruota posizionano un’anima che urla e trema, ha lo sguardo di chi non capisce cosa sta succedendo, chi siano quelli che lo circondano o dove si trovi.

«Questa è un’anima molto fresca, solo poche ore» - stringo ancora di più il pugnale. E’ orrendo, parla dell’anima come fosse un commerciante che vende la sua mercanzia. Quanto vorrei averlo tra le mani solo per 5 minuti, solo 5 minuti, per levargli dalla faccia quel sorrisino del cazzo che ha - «… sedia elettrica» - mi sono perso una parte, probabilmente mi ha detto com’è morto - «Prima ha passato 20 anni di galera e poi l’hanno arrostito»

«Rinnova il repertorio, questa espressione è vecchia» - ormai non sono più io. Invece di aggredirlo e farlo a pezzi, gli do come risposta un consiglio del cazzo.

Mi fa avvicinare all’anima che mi guarda con occhi carichi di paura - «Per favore, non farlo» - la voce gli trema è soffocata dal terrore - «Ti supplico!» - faccio un respiro profondo. Libertà! Alzo il braccio e non guardo quello che sto per fare, premo il coltello sul braccio - «aaahhh» - la mano comincia a tremarmi, mi ritiro di un passo, non posso farlo!

«Dean» - con voce piena di rabbia mi chiama Alastair - «E’questo lo chiami un taglio?» - guardo la ferita, non è per niente profonda, come se per sbaglio si fosse ferito con un coltello. Non l’ho ferito profondamente, non ho potuto farlo - «Dean, devi fare bene il lavoro» - non gli rispondo, guardo solamente l’anima tremante di paura sulla ruota - «O fai bene il lavoro o ritorni lì sopra» - Libertà! Niente dolore! Mi concentro su questi due pensieri, alzo di nuovo il coltello è volto lo sguardo dall’anima - «Bene! Quest’anima non si merita il perdono» - si avvicina a me, prende la mia mano e mi aiuta a incidere - «aaaahhhh» - l’anima comincia a urlare sempre più forte, cerco di ritirare la mano, ma non me lo permette - «No, continua, non ti fare scrupoli. Ha ucciso due bambini. E’ un pedofilo» - mi cresce all’improvviso una rabbia dentro, comincio a premere più forte da solo, senza l’aiuto di Alastair che lascia la presa, mentre io muovo il coltello per tutto il suo petto.

L’anima continua ad urlare, ma non mi importa, mi guarda ancora supplicandomi di non farlo. Invece si! Non meriti pietà. Dean Winchester giudice e carnefice.

Le sue urla cominciano a innervosirmi e cosi, con una tenaglia, gli strappo via la lingua.

 

Comincio a infierire sempre di più sulle anime che mi capitano. Non mi importa più chi erano, cosa hanno fatto per arrivare qui, per me sono solo un lavoro che devo compiere, un lavoro che faccio con voglia.

Le torturo, le faccio a pezzi fin quando non c’è più niente di loro e… mi sento bene, non sono io al loro posto, io sono libero e il dolore è il loro.

Alastair comincia anche a complimentarsi con me, la mia inventiva lo sorprende molto. E’ rimasto completamente colpito quando ho iniettato, lentamente pochi gocce alla volta, per tutto il corpo, dell’acido dentro l’anima, che gli hanno provocato dolori e spasmi terribili. Le sue urla non finivano mai, si sono bloccate solamente, quando di lui non è rimasto più nulla. 

 

Altri anni sono trascorsi, ma non me ne importa. Possono essere passati 10 - 30 anni, non ha importanza, di Dean Winchester non è rimasto più nulla di umano, sono solo una cosa che compie un lavoro che lo gratifica come non mai.

Della mia essenza umana non c’ è più nulla. Sto diventando ciò che cacciavo. All’inizio questo pensiero mi terrorizzava, ma adesso… che importanza ha? Sto diventando un demone è l’unica cosa che mi importa è solo il mio assoluto piacere.

Alastair mi mette davanti un’altra anima, una donna. Sorrido compiaciuto a vedere altra carne fresca sulla quale posso sperimentare tutte le mie nuove idee. Faccio scivolare la punta del coltello sulla sua pelle, mentre l’anima trema e mi supplica di risparmiarla, la guardo e accentuo il sorriso prima di conficcarle il coltello da 15 cm nel ventre e rigirarglielo dentro. Le urla dell’anima si diffondono, aumentando d’intensità sempre di più. Il sangue comincia a sgorgare a fiumi e ritiro il coltello lentamente, mentre continuo a rigirarlo.

Mi allontano da lei, per decidere quale altro strumento potrei utilizzare quando, una luce splendente punta dritto verso di me, non ho paura, quella luce porta con se un senso di pace e di gioia, niente al confronto a quello che ho provato quando sono sceso dalla ruota o quando torturo le mie anime, un senso di pura beatitudine.

La luce mi prende per il braccio sinistro e mi trascina con se, quando mi tocca sento un bruciore terribile, come se qualcosa mi stesse marchiando a fuoco, ma il dolore è soffocato da quella sensazione di beatitudine che emana la luce, che mi fa riscoprire la mia essenza umana, che mi fa risentire vivo… mi sento vivo!

 

 

 

 

- - - Ringrazio tantissimo Arial (Carol) per l’aiuto che mi ha dato… grazie mille. - - -

  
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