My first and last cigarette
“Chi sei tu, che nel buio della notte
osi inciampare nei miei più profondi pensieri?” *
“Puoi chiamarmi Amore”
Piove, stanotte, quasi come se il cielo stesse
piangendo con me per la mia sorte.
Chiunque sarebbe andato a
letto, con questo tempo, si sarebbe rintanato sotto le coperte e avrebbe
ascoltato con soddisfazione il rumore della pioggia che si abbatteva all’esterno,
e che non poteva più toccarlo. Come ho sempre fatto io, d'altronde. Ma stanotte
no. La mia vita è arrivata ad una svolta, sto per intraprendere un viaggio che
può portarmi alla salvezza, e allo stesso tempo alla
morte. Chissà come finirà, questa assurda guerra. Spero che presto potrò tornare qui, e finire quello che ho cominciato.
Esco dalla scuola con
passo calibrato, voglio assaporare questi attimi che stranamente sanno di
addio, di addio precoce. Il giardino, a quest’ora di notte, è così lugubre, così solitario,
così tetro. Eppure, non mi
riesce di provare paura, o angoscia, il mio cuore è preso da altro. Il mantello
non mi protegge a sufficienza dalle sferzate di vento che mi arrivano addosso e
i miei vestiti iniziano ad impregnarsi di pioggia, imperversa una vera e
propria tempesta davanti a me, ma la natura, invece di spaventarmi, mi
acquieta, come se assistere allo sfogo della sua furia placasse la mia. Vedo quell’albero
a cui mi sono tanto affezionata, in questi anni. Il mio salice, la cui ninfa mi
ha imbrattato diverse camicette. Non sono mai riuscita ad arrabbiarmi, per
questo. Forse perché, in fondo, l’errore era mio, ero io che ogni volta mi
abbandonavo contro il suo tronco. Cosa che faccio anche ora. L’erba bagnata di
fine settembre profuma di pioggia, e mi inebria i sensi. Il ticchettio
prorompente della pioggia che cade mi culla placidamente, me e i miei nefasti
pensieri. Sento i capelli che pesanti mi sfiorano il collo, solleticandomi la
pelle, e i vestiti che mi si incollano addosso, come una seconda pelle. Invece di
infastidirmi, come sempre quando vengo sorpresa da un acquazzone improvviso,
non mi importa, trovo quasi piacevole questa cosa.
Da sotto il mantello
fradicio, tiro fuori un pacchetto di sigarette dei maghi, di quelle
aromatizzate al limone. Ne tiro fuori una, contenta che i lunghi rami del mio
albero proteggano me e il tabacco dalla furia della tempesta. Ritiro il
pacchetto, e cerco l’accendino, un vecchio zippo babbano. Non mi importa di
poterla accendere con un colpo di bacchetta, voglio farlo così, come una comune ragazza qualsiasi. Infilo mollemente la sigaretta tra le labbra
rosse e umide, e con un gesto secco del pollice accendo la fiamma sull’accendino,
proteggendola con l’altra mano, la avvicino lentamente alla sigaretta,
accendendola. Tiro una profonda boccata, respirando appieno il fumo. Al contrario
di quanto mi era stato detto, l’impatto non è così violento, non mi viene nemmeno da tossire, sento
solo un lieve bruciore in fondo alla gola. Emetto una nuvoletta di fumo grigio,
che lentamente sparisce, avvolta dall’acqua piovana e dall’oscurità della
notte. Il sapore del limone mi invade la
bocca, mentre senza spostare le dita tiro un’altra boccata. Lasciando uscire il
fumo dalle labbra socchiuse, sposto soddisfatta la mano e la appoggio su di un
ginocchio, guardando la brace che si fa strada sul corpo della mia sigaretta.
Ad un tratto, nonostante
sia assorta nei miei pensieri, mi accorgo di non essere più sola nel giardino.
Vedo un ombra scura farsi strada nella tempesta, avanzare verso di me con
lentezza, una certa flemma, e un mantello nero sventolare febbrilmente nel
vento selvaggio. Piano piano, si avvicina, e con non poco stupore, alla fine mi
accorgo dell’identità del nuovo venuto.
-Mezzosangue, cosa diavolo
ci fai qui?-
Mezzosangue. Solo lui mi chiama così, nemmeno fosse un affettuoso soprannome.
-Probabilmente, quello che
ci fai tu, Malfoy.- rispondo con voce neutra, non mi va di litigare, e credo
che anche lui se ne sia accorto.
Senza dire nulla, si siede
accanto a me, e inizia a fissare la spessa coltre di nubi che sovrasta le nostre
teste, riversandoci addosso le sue lacrime. Poi vede la mia sigaretta, dopo che
ho inspirato ed emesso il fumo, e l’ho riappoggiata sulla gamba. Fa uno di quei
ghigni che non ho mai sopportato, ma che ora, nella flebile luce di un lampo
notturno, mi sembra affascinante.
-Da quando fumi? Credevo che
le brave ragazze come te non fumassero.- esclama poi, passandosi una mano tra i
capelli fradici, che gli ripiovono sulla fronte umida. Io sorrido, come forse
non ho mai fatto davanti a lui, con rassegnazione.
-Sono stata una brava
ragazza per tutta la vita. Non ho mai bevuto alcol, non ho mai toccato la
droga, nemmeno un misero spinello. E non ho mai fumato una sigaretta, pensando
ai miei polmoni, ai miei neuroni e alle mie arterie. Infatti questa non è mia,
è di Harry, le ho rubate dal suo comodino.- rispondo con voce morbida. Lui mi
guarda, stupito. Cosa l’abbia colpito però non lo
so.
-E allora perché stai fumando?-
mi chiede, chissà che gliene frega a lui. Tiro un altro po’ di fumo, ne trattengo
un po’ in bocca, espirandolo poco dopo, e con un gesto veloce delle dita faccio
cadere la cenere in eccesso sull’erba bagnata accanto a me. La sigaretta è quasi
a metà, la fisso per un po’ prima di rispondergli, tanto non credo abbia
fretta.
-All’alba partirò con Harry e Ron, alla ricerca degli horcrux di Voldemort, per distruggerlo
una volta per tutte. Tendi a fregartene dei tuoi polmoni, quando sai che forse
non vivrai fino a pentirti di averli rovinati. Forse domani, o forse il giorno
dopo, o tra una settimana, una maledizione mi ucciderà, che senso ha negarsi il
piacere di una sigaretta?- rispondo tristemente, e porto ancora una volta il
filtro alle labbra, socchiudendo gli occhi. Ho scoperto che il sapore deciso
del limone mi piace, stuzzica il palato e brucia appena la gola, ma mi piace.
Guardo Malfoy, e vedo che
ha spalancato gli occhi e socchiuso le labbra, stupito. Visto che per una volta
l’ho lasciato senza parole, proseguo a parlare, tanto non ho nulla da perdere.
-Sai, per una notte volevo
tornare ad essere una ragazza come tutte le altre. Sono nata tra i babbani, e
sono sempre stata felice di aver scoperto i miei poteri, mi facevano sentire
speciale. Ora però, se
non sto più che attenta, potrei morire per essere entrata in questo folle mondo
di maghi. E volevo tornare normale. E fumare la mia prima sigaretta come una
ragazza comune, di quelle che conoscevo io, e che si sentivano adulte nel
fumare. Io al contrario mi sento piccola, come se stessi recuperando un’adolescenza
vissuta solo a metà.- dico ancora, guardandolo. Lui abbassa gli occhi,
concentrato sulla mia sigaretta, che lentamente si consuma da sola. Con un
altro tocco leggero del pollice la smuovo, e faccio cadere la cenere
accumulata. Poi faccio un tiro.
-Piacerebbe anche a me
essere un ragazzo come gli altri, stanotte.- mi risponde infine, Malfoy.
-Puoi farlo, sai. Per una
volta, io e te possiamo fare finta di essere due comunissimi ragazzi di
diciassette anni, senza preoccupazione alcuna. Non c’è qualcosa che avresti
tanto voluto fare se fossi stato un'altra persona, come per me fumare una
sigaretta?- chiedo curiosa. Se posso farlo io, perché lui non può togliersi uno sfizio?
Fa un lieve sorriso, e si
fissa il braccio sinistro, dove probabilmente nasconde il marchio nero. Ma in
questo momento non mi interessa, devo pensare che stasera è solo Draco, un
ragazzo come un altro. Come io sono solo Hermione.
Poi alza gli occhi nei
miei, è stranamente serio. E i suoi occhi, che solo ora mi accorgo essere di
uno splendido colore, come l’acciaio fuso, o una parete di ghiaccio
imperturbabile e invalicabile, lasciano trasparire un filo di speranza. Faccio un
tiro, mentre aspetto ansiosa la sua risposta. Ma questa non arriva, perché non
appena lascio scappare uno sbuffo di fumo dalle mie labbra dischiuse, lui vi
posa sopra le sue. All’inizio sbarro gli occhi, non so come reagire, ma vedo
che lui i suoi li ha chiusi, e sento che è insicuro, e che ha paura che lo
respinga.
In effetti, dovrei farlo.
Ma se io non fossi io, lo
farei?
Probabilmente no.
Se noi fossimo comuni
ragazzi, lo bacerei con foga, lascerei che mi togliesse il respiro. E allora,
lo faccio davvero. Chiudo gli occhi e mi abbandono a lui. Quando si accorge che
rispondo al bacio, recupera tutta la sua sicurezza, e si fa più audace. Si volta
di più verso di me, accarezzandomi il viso leggermente accaldato per l’emozione,
e infila la mano tra i boccoli bagnati e pesanti, sentendo il profumo di
shampoo che sprigionano a causa della pioggia. La mia lingua e la sua si
scontrano, e si accarezzano. È molto
meno irruento, e più dolce, di quanto avrei mai potuto immaginare.
Sento che questo bacio è
tutto quello che nella mia vita mi è sempre mancato, che forse questo ragazzo
avrebbe anche potuto essere quello giusto per me, se solo fossimo stati davvero
due ragazzi qualsiasi, che avrei potuto amarlo tanto, così intensamente, con la stessa intensità di questo
bacio. Si separa lentamente da me, ma non mi basta, voglio ancor questa bella
sensazione d’abbandono e complicità. Così, gli
do appena il tempo di prendere il respiro, e poi mi prendo da sola quello che
tanto voglio da lui. Passo anch’io una mano tra i suoi capelli, umidi e setosi,
e lo attiro verso le mie labbra.
Avvinghiati sotto la
tempesta, che imperversa intorno a noi, l’unico rombo che percepiamo è quello
dei nostri cuori che battono come fossero impazziti. Dio, come vorrei che l’alba
non venisse mai. Come vorrei essere un Hermione qualsiasi. Potrei avere questo
Draco qualsiasi ogni giorno, potrei essere felice come ora, ogni giorno, ma
evidentemente, non è nel mio destino.
Dopo che le nostre lingue
hanno giocato ancora un po’, le labbra si separano, gonfie e rosse, i respiri
si fondono, affannati e irregolari. Con gli occhi socchiusi, ancora così vicini da poter sentire il respiro dell’altro sul
viso, ci fissiamo, e non sappiamo cosa dire. Posso dire di essere imbarazzata,
ma anche soddisfatta, e non mi pento di aver ceduto. Che senso avrebbe?
-Hermione, se io fossi
stato un ragazzo comune, lo avrei fatto tanto tempo fa, quando mi sono accorto
che con te avrei potuto avere tutto quello che desideravo. Se io non fossi un
Malfoy, ti chiederei di stare con me. Ecco cosa farei, ecco cosa vorrei.- mi
dice, fissandomi.
Intanto la mia sigaretta
si è di nuovo consumata da sola, e la cenere mi cade sui jeans chiari che
indosso, macchiandoli. Non credevo di avere qualcosa da dire, mentre lo fissavo
con le labbra ancora socchiuse. Mi sfugge persino una lacrima.
-Se solo fossi un’altra,
non ti permetterei di allontanarti più da me, dopo queste parole. Ma all’alba
partirò, e non so nemmeno quanto
ancora mi sarà concesso di vivere. Ma ti faccio una promessa: quando questa
dannata guerra finirà, se sarò ancora
viva, ti verrò a
cercare, e allora non avrò più
motivo di lasciarti andare via.- gli rispondo poi, decisa. Lui sorride.
-Ci conto, Hermione…arrivederci.-
mi dice, per poi iniziare ad allontanarsi velocemente da me, sotto la pioggia
che si è fatta meno impetuosa. E con grandi falcate se ne va, e io lo guardo
sparire nella tempesta, ora un po’ meno aggressiva di qualche minuto fa.
Poso lo sguardo sulla mia
sigaretta.
È quasi
del tutto consumata, così tiro
un’ultima boccata.
Il sapore del tabacco e
del limone, si fonde con quello dolce-amaro del bacio con Draco, che non
scorderò mai.
Il sapore deciso delle sue
labbra, si mischia con quello del limone, rendendolo il tutto così malinconico che quasi mi strugge.
Il profumo del fumo si
unisce a quello di muschio bianco che mi è rimasto addosso, che era suo, della
sua pelle.
Nessuna sigaretta avrà mai
lo stesso sapore, quello delle sue labbra.
Ed è per questo che ora,
sotto la suola della scarpa, spengo la mia prima ed ultima sigaretta.
*William Shakespeare