Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Tadako    28/01/2016    0 recensioni
Pioggia. Rumorosa e insistente cade sul terreno umido creando piccoli rivoli silenziosi.
Vento. Pieno di rabbia si scaglia contro case e alberi gridando col suo suono grottesco.
Fuoco. Avidamente si nutre del legno ormai ridotto in cenere, lottando contro la pioggia per sopravvivere.
Tre dei quattro elementi sfoggiano la loro potenza davanti a me. Solo il quarto sembra tranquillo, immobile mi avvolge i piedi nel fango ghiacciato quasi a consolarmi.
Tremo, ma non ho freddo. Non provo più nulla, non penso più a nulla.
Strigno compulsivamente il braccio di un orsacchiotto di peluches. Sul corto vestitino bianco il sangue scorre lento, diramandosi per il tessuto.
quando le ginocchia sbucciate entrano in contatto con il suolo smetto di vedere, e tutto diventa buio.
___
Cosa ne poteva sapere mia, la strana ragazza di un piccolo paesino, di quel che le sarebbe capitato...?
Chi è lei, da dove derivano i suoi poteri.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
https://mail.google.com/mail/u/0/?ui=2&ik=1f6746a05e&view=fimg&th=14eaa4db39ac1ba9&attid=0.1&disp=inline&realattid=f_icbkq8ae0&safe=1&attbid=ANGjdJ-vzId3AhVv7v7oytrcLKmPVjwQNAENBNx8w-Z_w7BatQmiOZ83tdGEO2sbcODb5v_vy0x6ezG5kohNh1tfs5_dmIdvcRlBaDEs19a5wrFke2WsfM6iaqpRRH0&ats=1437482522280&rm=14eaa4db39ac1ba9&zw&sz=w1896-h827

Capitolo 4 - Le vere tenebre


 


-No! Lasciatela stare, vi prego!- urla una donna in lacrime. Il volto è indefinito, il busto coperto da una camicetta a quadri viola macchata da chiazze vermiglie. L'unico dettaglio che riesco a registrare.
Le ginocchia sbucciate, sporche, sanguinanti sono accasciate sul terreno mentre grida con la voce rotta dal pianto. La mano tesa verso qualcosa... cosa? Non lo so, ma si sta avvicinando.
Si avvicina sempre di più.
E' a un soffio da me. Avverto il suo respiro roco sulla pelle: è caldo, lento.
Mi sento nuda di fronte a qualcosa che non vedo ma avverto avvolgermi come una coperta, infondendomi una paura disumana che mi attanaglia il cuore. Un' interminabile serie di brividi mi avvolge e le urla che fino a quel momento avevano impriegnato l'aria del suono del dolore diventano sempre più ovattate.
I colori perdono consistenza smettendo semplicemente di esistere, in bocca un sapore amaro.


Una leggera brezza estiva mi sfiora la pelle.
Piccoli brividi provocati dal fresco improvviso mi attraversano le guance e l'intreccio di sogni e ricordi nel quale ero intrappolata finalmente mi libera dalla sua morsa.
Sospiro, ancora prima di aprire gli occhi, ancora prima di pensare: l'aria è pulita, il pesante odore di fumo che prima bruciava i polmoni si è ora dissolto.
Quando finalmente riesco a schiudere le palpebre mi ritrovo costretta a sbatterli più volte prima di abituarmi alla luce del giorno, strofino le palpebre con le dita mentre prendo coscienza di me stessa. Gli ultimi ricordi che ho risalgono ad una notte scura e piena di terrore: il treno, le urla, la paura, le ombre, il nero... Matt.
Solo quando quel nome riaffiora nella mente il corpo trova la forza di reagire e con un gesto improvviso mi desto dal giaciglio dov'ero sdraiata.
Le coperte che prima mi coprivano il busto scendono pigre fino al bacino. Mi guardo intorno.
L'atmosfera è fin troppo inverosimilmente diversa da quella che avevo lasciato mentre mi abbandonavo ai miei incubi. Ora l'aria è satura di calma e tranquillità e il bianco delle pareti contribuisce ad alimentare queste sensazioni. Mi sento come trascinata in un altro universo, uno totalmente estraneo a quel terrore che ancora mi invadeva i sensi. 

L'arredamento è piuttosto spoglio, costutuito da un armadio in legno, una scrivania con una lampada, qualche libro sparso in disordine su un portatile e infine un grosso tappeto grigio al centro della stanza.   
-Mia! Sei sveglia- la porta si spalanca  mostrando sull'uscio un ragazzo biondo dal volto raggiante e una maglietta blu notte con le maniche corte.
Il cuore mi si riempie d'emozione nel vedere quegli occhi che per un interminabile istante avevo temuto di perdere per sempre, quando due grandi mani mi avevano imprigionato la bocca e il mantello pece aveva avvolto ogni cosa.
Spinta da un'istintiva azione di avvicinarmi a lui balzo in piedi senza neanche rendermene conto.
Ma se per i miei battiti l'energia pareva essersi riacquistata e moltiplicata, non si poteva dire lo stesso per il resto del corpo: le gambe tremarono al movimento improvviso e per un attimo mi sembrò di cadere.
Inutile dirlo: non faccio in tempo a rendermene conto che due braccia forti e protettive mi hanno già prontamente sorretto. Lo guardai.
Ormai è quasi naturale, essere sorretta da lui. In  quei mesi era diventata la quotidianità: io cadevo, crollavo, mi perdevo e lui mi salvava ogni volta, sempre vicino. Sepre pronto.
Mi sento una debole ragazzina bisognosa di protezione, e la cosa che più mi sorprende è quanto mi piacca interpretare questa parte.
-Ehi frena l'entusiasmo, sei ancora debole- mi sussurra con un sorriso, con una dolcezza paragonabile al miele.
Non faccio alcuna domanda, al momento non mi importa di nulla, semplicemente mi va bene così.  Sorrido in risposta.
-Molto bene si è destata anche la principessa, ora siamo al completo quindi- la voce proveniente dall'uscio alle nostre spalle rompe l'immaginaria bolla che mi ero creata per imprigionare quell'attimo perfetto.
Lo sguardo si sposta immediatamente sulla figura a braccia incrociate appoggiata contro il muro. 
Ci guarda con un'indifferenza che però nasconde un'evidente nota seccata, come se gli desse fastidio qualcosa che non vuole mostrare. Non dò molto peso a quella consapevolezza appena colta, preoccupandomi prima di capire chi diavolo fosse la persona in questione.
I capelli neri sono in netto contrasto con quelli dorati del ragazzo che ancora mi stringe tra le braccia. Li porta spettinati, volutamente forse, perchè sembrano rappresentare alla perfezione il volto ostile e dai lineamenti duri. Gli occhi sono di un blu così profondo che racchiudono nella propria voraggine ogni più piccola emozione tanto da rendersi indecifrabili. 
Ci sono persone con cui sai di trovarti bene fin dalla prima stretta di mano, quelle con cui ti al primo incontro ti leghi in un'empatia che si ha solo con chi si conosce da tanto tempo; altre invece, al contrario, ti rendi conto di non potrerle sopportare senza neanche averci mai parlato. E' difficile capire il vero carattere di una persona, ma certe volte riesci a capire fin troppo facilmente che questo non è per nulla compatibile con il tuo, magari anche per un solo sguardo.
Quel ragazzo è certamente uno di quei rari casi. E da come mi guarda, penso che per lui valga la stessa cosa.
-Si chiama Dilan, è stato lui a salvarci- esclama Matt rispondendo alla mia muta domanda.
Il mio sguardo però appare solo più confuso.
-Già, ho rinunciato a tre notti di sonno e metà del mio sangue per salvarvi il posteriore da quei Ricercatori, ma non ringraziarmi.-
La sua voce aveva una fastidiosissima tonalità di ironia. Rimasi in silenzio non sapendo esattamente cosa dire.
-No davvero, non serve tranquilla- continua sottolineando l'assenza di una mia risposta.
Puntai lo sguardo sul mio amico, che delicatamente mi lasciò andare per rivolgere un sorriso divertito all'altro.
-Piantala, è ancora mezza scossa.-
-Posso solo immaginare- fu il commento pungente dell'altro, che però fece abilmente cadere la questione cambiando discorso.
-Allora, dove pensi di andare adesso?-
-Non saprei... sono indeciso tra Asia e Europa.- il tono è tranquillo mentre parla ignorando totalmente la mia espressione sconvolta a quella nuova rivelazione.
L'altro si abbandonò ad una risata.
-Sei sempre il solito, non ho mai capito come tu riesca a farlo.- ammise abbassando lo sguardo e infilando la mano nella chioma pece. In risposta riceve uno sguarda stranito.
-A fare che cosa?- 
-A spostarti così frequentemente, a viaggiare senza una meta.-
-Non è quel che fai anche tu?-
-Si, ma non così spesso, e mai fuori dal paese.-
-Che di devo dire, ho un'anima da esploratore.-
Gonfia il petto con fierezza e Dilan per tutta risposta scuote divertito la testa. Poi si infila le mani in tasca e si avvia verso l'uscita.
-Va bene Dora, fa come meglio credi, solo sta attento a non finire di nuovo nei guai: non ci sarò sempre io a salvarti.- e gli rivolge uno scherzoso sguardo di sfida mentre lasciava definitivamente la stanza.
-Non fare cose sconce con la principessa mentre non ci sono, ho appena cambiato le lenzuola. Torno subito.-
-Avrei tutte le ragioni per farlo visto il modo in cui hai ridotto il mio vecchio divano qualche anno fa con quella norvegiese.- urla in risposta prima di sentire il tonfo della porta principale riempire l'aria, io sento solo le guance in fiamme.

-Allora... penso tu mi debba dare qualche spiegazione.- alzo un sopracciglio con espressione eloquente, la guancia appoggiata sul palmo della mano e il gomito sul tavolo.
La camera da letto si affaccia direttamente su un salottino color marrone chiaro, tutti i mobili sono in legno e al centro troneggia un divano ambrato sul quale é ora comodamente disteso Matt: le gambe accavallate e le braccia dietro la testa.
-Cosa di dovrei spiegare?- risponde tranquilo mantenendo lo sguardo sul soffitto, neanche stia porgendo quella domanda alla mosca che girava in tondo senza una meta precisa sopra le nostre teste.
-Ehm... non lo so, forse come diavolo siamo finiti qui?- il tono di voce nasconde una leggera sfumatura stizzita. 
Non sono arrabbiata, soprattutto non con lui, ma sono successe fin troppe cose che non riesco a comprendere in così poco tempo da non riuscire neanche a metabolizzarle tutte e dopo aver parlato con Dilan mi sento quasi come se l'unica a non arrivare alle cose sia proprio io, ciò non fa altro che confondere maggiormente la mia mente già colma di interrogativi, e questo "non sapere" comincia a starmi stretto. Ho bisogno di qualcosa di charo, di una via da seguire, di quanta più verità riesco a raccimolare.
Per questo percepisco le risposte secche di Matt come il tonfo secco di una porta che fino a quel momento avevo cercato e desiderato con tutta me stessa di aprire e che ora cerca di chiudersi. Come se fosse restio a farmi entrare in quel mondo misterioso in cui lui e il suo amico vivevano. E la cosa non va bene. Non dopo tutte le porte che gli avevo aperto io durante quei mesi. Tutte le cose dette, cose tenute nascoste per anni.
-Ci ha portati Dilan, pensavo l'avessi intuito.-
-Fin lì ci ero arrivata-
-E allora non vedo dove sia il problema-
-Il problema è che non so neanche chi sia-
-Un mio amico...-
Fisso quegli occhi che si ostinano a non incontrare i miei e la leggera tonalità di stizza comincia a farsi più evidente.
-La smetti di darmi risposte evasive?!- non lo capisco. Non l'ho mai capito e non lo capirò mai. Perchè debba sempre rendere ogni cosa complicata è una domanda che mi pongo da tempo. Ho sempre creduto di saper intuire il comportamento delle persone in ogni situazione, prevedendo le loro mosse e le loro risposte in maniera quasi automatica, ma questo era prima di incontrarlo. 
Questo ragazzo ha il potere di confondermi, di lasciarmi totalmente spiazzata anche quando penso di averlo finalmente capito.
E' semplicemente inumano, irreale, fin troppo imprevedibile.
Posa finalmente lo sguardo su di me, poi sorride.
-Siamo scontrosi, non ti ho mai vista sotto questo aspetto.-
Questa volta sono io a non riuscire a sostenere quegli occhi indagatori, così decido di abassare i miei sul pavimento. Sospiro.
-Odio quando fai così-
-così come?-
lo sento alzarsi.
-Quando cerchi di svincolare dalle mie domande. Lo odio.-
-O magari cerco di non darti risposte che non vuoi sentire-
La consapevolezza di quella nuova affermazione mi fa sobbalzare lievemente, facendosi strada nella mia mente e oscurando tutto il resto: la rabbia, l'imbarazzo, le domande, la sensazione delle sue mani che lente si appropriano delle mie cosce in un gesto possessivo.
Quella frase è la prova di quel che sospettavo fin dall'inizio: lui sa. Sa cosa sto provando in questo momento, quali sono i miei dubbi e le mie domande. Sa ogni cosa e si finge ingenuo, così da evitarsi abilmente gli argomenti che non vuole affrontare. 
Una cosa l'ho capita di lui: ha un carattere molto complesso. La maggior parte delle volte è il classico ragazzo un po' idiota, tanto scemo quando dolce e genuino. Ma ci sono certi momenti, quelli meno frequenti ma più distruttivi, dove si trasformava totalmente, mettendo in luce quella parte di se che mi attira e intimorisce nella stessa misura. 
A volte penso che la parte raggiante del suo carattera sia solo una maschera, una farsa per nascondere quello vero. Ma a meno che non sia davvero tanto bravo a fingere, anche questa possibilità è piuttosto inverosimile.
Rimango in silenzio. Forse perchè le risposte, o meglio le domande, che potrei fargli sono semplicemente troppe per sceglierne una sola.
-Sei arrabbiata?- mi sussurra all'orecchio.
Non rispondo. Solo ora mi rendo conto dell'estrema vicinanza del suo corpo.
Percepisco il suo calore, il suo respiro. Sa l'effetto che mi provoca quando è così vicino, l'ha sempre saputo e l'ha sempre usato a suo favore.
Lascia un leggero bacio appena sotto l'orecchio. Le sue labbra sono morbide e umide, talmente calde da sentire la pelle bruciare in quel punto. Rimane fermo per un tempo che non riesco a determinare, il suo respiro tra i capelli, poi si allontana con una lentezza quasi esasperarnte per osservare divertito le mie gote arrossate.
Sono totalmente inerme a lui. La mia mente urla di reagire, ora come ogni volta, ma il corpo non risponde, troppo scosso dalla scarica di brividi che mi ha appena attraversato la spina dorsale.
Mi mordo il labbro in un gesto fin troppo rivelatorio.
-Lo prendo per un no- mi sorride. Un sorriso caldo che dovrei odiare. Un sorriso che dovrebbe farmi salire la voglia di prenderlo a schiaffi, e invece...
Quando si allontana percepisco il suo calore abbandonare il mio corpo e improvvisamente avverto uno strano freddo alle cosce, sulla parte che prima era coperta dalle sue mani.
Lo osservo mentre si dirige verso la mensola su cui stava il televisore e alcuni oggetti in porcellana.
Quella che attira la sua attenzione rappresenta un dalmata straiato su un fianco con un collare rosso e un osso tra i denti. Sorride quando la solleva, scoprendo alcune banconote arrotolate.
-Certe abitudini non cambiano mai...- sussurra, poi sfila qualche dollaro dal gruzzolo e se lo mette in tasca.
-Vado a prendere qualcosa da mangiare, tu resta qui e aspettami: Dilan sarà qui a momenti, non ti preoccupare.- dice con il suo classico tono protettivo, poi si avvia alla porta e si chiude l'uscio alle spalle senza lasciar spazio ad altre parole.
Resto lì. Immobile. Ancora paralizzata da emozioni che non riesco a descrivere e con un cuore che non smette di battere.

Appena i brividi smettono di invadere il mio corpo, tutte le sensazioni prima accantonate tornano ad affiorare nella mente e la rabbia di poco prima mi invade come l'acqua di un fiume all'apertura di una diga.
Non posso accettarlo. Non voglio vivere passivamente questa situazione. Voglio capire, ho bisogno di capire.
Perchè mi trovo in quella casa? Chi è Dilan? Ma soprattutto, chi erano quegli uomini sul treno? Sono solo alcune delle mille domante che girano incontrollate per la mente.
Sia Matt che l'altro sicuramente conoscono le risposte, e mi tengono all'oscuro di tutto. 
Non è giusto. Non ho intenzione di lasciare che sia qualcun altro a prendere delle decisioni al posto mio. Gli avrei affidato la mia stessa vita, questo è vero, ma ciò non gli da il diritto di manovrarla a mia insaputa.
Mi guardo intorno in mezzo a quella casa: sembra troppo pulita e immacolata per potermi mostrare qualche indizio sulla vera identità di colui che ci abita, o almeno in apparenza.
Così decido di fare qualcosa di contro ogni mio principio morale, ma il desiderio di sapere eclissa ogni altro pensiero.
 Comincio a frugare nei cassetti, nelle mensole, cercando. Cosa? Non lo so, delle risposte.
Cerco di toccare meno oggetti possibili e di lasciare tutto nell'esatta posizione in cui lo trovo.
Mi fermo solo quando aprendo un cassetto dell'armadio vicino al letto, trovo sotto i vestiti una scatola già aperta di preservativi.
Volo via da quella stanza più in fretta che posso, neanche dovessi fuggirci da quel pacchettino. Il viso viola per la vergogna.
Non è tanto la scoperta dell'oggetto a mettermi in imbarazzo, non è quella la cosa grave. Il motivo per cui le mie gote si stanno colorando di un rosso acceso è la sensazione di essermi prepotentemente spinta nell'intimità di una persona a me sconoscita che in fin dei conti non mi aveva fatto proprio niente.
Anzi, a quanto pareva mi aveva addirittura salvato la vita. 
La mente mi porta a quella mano che mi aveva afferrato la bocca, e a quel sussurro...
Stai ferma se vuoi vivere
Ora posso associarla ad un volto, un volto che mi ha trascinato via da quell'incubo, salvandomi da una fine terribile senza neanche sapere chi fossi.
E io ora sto vigliaccamente sfruttando la situazione per cercare delle risposte che non ho il coraggio di chiedere.
Che diavolo sto facendo...
-Che diavolo stai facendo?- mi chiede una voce alle mie spalle, e io sobbalzo neanche fossi stata scoperta in una rapina.
-I-io... ehm...- 
Dilan si appoggia con  una spalla sull'uscio della camera da letto, accennando con la testa verso l'interno della stanza. La "prova del crimine" riposa placida sul pavimento vuoto, il cassetto ancora aperto.
-Ascolta... non so come tu sia stata abituata nel tuo paesino di campagna, ma dalle mie parti le cose si chiedono in prestito prima di prenderle, anche se se si hanno bisogni impellenti- 
calca le ultime parole in modo quasi ironico. La sua voce però è calma, tagliente.
-Guarda che non hai capito proprio niente- trovo il coraggio di parlare spinta dalla stizza provocata dalla velata accusa. L'imbarazzo surclassato dal nuovo sentimento.
-Certo certo... si può sapere allora che stavi cercando?-
A quel punto abbasso la testa senza rispondere, semplicemente perchè una risposta non esiste.
Lui scuote la testa e ride.
Sta puttana
-Scusami?- percepisco quelle parole come si percepisce l'acido sulla lingua. Nella vita mi hanno insultato in diversi e variegati modi, ma nessuno mi ha mai dato della troia. Quella è l'unica colpa della quale non mi sono mai macchiata, per la quale nessuno si è mai sognato di prendermi in giro.
Lui mi guarda leggermente spiazzato dal tono ricco di rabbia. Conosco quello sguardo spaesato, è quello che assumono le persone quando sento qualcosa che non viene detto. Improvvisamente capisco, e decido di sfruttare a mio favore quella prima ombra di debolezza che gli sono riuscita a intravedere negli occhi da quando l'ho conosciuto.
-Ascoltami bene, non so quale assudra idea tu ti sia fatto di me, ma ti dico una cosa: tu non hai la minima concezione di chi sia veramente. Non conosci me, la mia vita, il mio passato e tantomeno il mio carattere. Sei il classico ragazzo che si atteggia per sembrare tenebroso e pieno di misteri, ma che in realtà vale nulla. Giudichi la gente così da non poter essere giudicato a tua volta e sei convinto di sapere tutto di tutti e di avere sempre ragione. Le conosco bene le persone come te, e le ho sempre odiate, più di ogni altra cosa. Non so come o il motivo per il quale tu mi abbia salvato la vita ma in ogni caso mi sento in dovere di ringraziarti. Detto questo ti consiglio di stare attento a ciò che dici, o a ciò che pensi, perche non tutti sono disposti ad subire passivamente i tuoi sguardi da altezzoso o il tuo tono di scherno.-  in quelle parole sputo una rabbia che ha diverse cause e diversi periodi. 
L'impulsiva furia per quelle insinuazioni appena dichiarate è stata la scintilla che ha acceso le fiamme. Ad essa si è aggiuta la rabbia ancora viva di una confusione provocata da domande che ancora non accennano a trovare risposte e infine un antico dolore di anni passati in silenzio a subire insulti e prese in giro. Cose morte da tempo riemerse una volta pronunciate quelle parole.
Ogni cosa si è legata all'altra dando origine ad un'esplosione di parole che normalmente non avrei mai avuto il coraggio di pronunciare.
Non ho mai esplorato quel lato di me, e la cosa un po' mi spaveta.
Il ragazzo rimane in silenzio per qualche secondo, poi, contro ogni reazione logicamente possibile, si porta una mano davanti alla bocca per soffiarci una risata.
-Vedo che la principessa ha anche gli artigli.-
E' la mia volta di rimanere spaesata, ma a differenza sua il mio disorientamento è decisamente più evidente. Lo realizzo quando vedo il suo sorriso allargarsi una volta notata la mia espressione.
-Dici che non ti conosco... magari hai anche ragione, vediamo... so che ti chiami Mia, che hai diciassette anni e che sei una timida ragazzia di paese- inizia a dire avvicinandosi.
-So che hai sofferto, che hai passato una vita all'ombra di sofferenze e prese in giro. So ciò che è successo ai tuoi genitori, conosco le sensazioni di dolore che hai provato.- 
La gola diviene improvvisamente secca e il cuore smette di battere per interminabili istanti. E' sempre più vicino.
-So che puoi fare cose... cose che spaventano la gente normale e che neanche tu riesci a comprendere veramente- quelle parole le soffia sulla guancia.
Punta gli occhi sui miei: sono freddi, di un blu scurissimo. Dischiudo lievemente la bocca e l'ansia prende possesso del mio corpo.
-So tante cose su di te... posso descriverti per filo e per segno ogni tua emozione. Dalle più belle alle più dolorose. So raccontarti lacrima per lacrima la sera in cui hai scoperto che la vita in cui avevi vissuto era giunta al termine e parlarti in modo molto dettagliato delle mille notti insonni passate in un intrigo di pensieri che non ha ancora trovato il modo per scioglersi.- gli occhi diventano lucidi senza neanche lasciarmi il tempo di accorgermene. E' semplicemente troppo.
Porta  le labbra a sfiorarmi l'orecchio.
-E sai perchè io so tutto questo? Perchè io sono esattamente come te.- Le sussurra quelle parole.
La frase si fa strada nella mia mente come uno strano eco, un che di famigliare.
Io sono come te
Erano le stesse parole usate da Matt nel giorno del loro primo incontro, un giorno che ora sembrava fin troppo lontano.
-Dici che le persone come me li conosci fin troppo bene.- continua senza lasciarmi neanche il tempo di respirare.
-Non so che tipo di gente frequenti ma credimi, fortunatamente di gente come me al mondo ce n'è davvero poca.- sorride contro la pelle.
-Mi piacerebbe sai, farti fare un giro nel mio mondo... peccato che Matt non me lo perdonerebbe mai.- a quelle parole un brivido mi attraversa la schiena.
-Sarebbe bello però, farti conoscere le vere tenebre.- 

Spazio dell'autrice 
Rieccomi dopo due mila anni a pubblicare un nuovo capitolo!
So che lascio passare davvero troppo tempo, ma non avevo alcuna ispirazione per continuare questo racconto e piuttosto che pubblicare delle schifezze ho preferito aspettare... e aspettare... e aspettare... meglio tardi che mai, no? Ok passiamo al capitolo...
I caratteri dei due protagonisti prende piano forma, intanto se ne aggiunge un terzo: Dilan.
Ho ricreato il tipico ragazzo un po' inquietante e con quella sfumatura di mistero che a me fa impazzire. Fin da subito non dimostra una grande empatia con Mia, ma alla fine un po' è da capire.
Mia è la tipica ragazza debole, bisognosa di qualcuno che la protegga: il genere di persona che puo' non andare a genio a tutti, diciamo...
Sto creando dei rapporti davvero strani e la cosa mi piace :3
Ad esempio cosa sono veramente Mia e Matt? Non stanno assieme eppure ogni tanto salta fuori qualche scenetta "romantica" (se così posso definirla) e non dimentichiamo il loro primo bacio... 
Andrò a definirla questa relazione, anche se molto lentamente... Trovo comunque giusto creare un rapporto incomprensibile con Matt, perchè lui è il primo ad essere incomprensibile. 
Mia è confusa e vuole risposte, ma nessuno accenna a dargliele.
Forse nel prossimo capitolo qualcosa salterà fuori...
Chiedo ancora umilmente scusa per il ritardo. Grazie per chi ha letto fino a questo punto.
Alla prossima!


TK:3

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Tadako