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Autore: _Teartheheart    29/01/2016    3 recensioni
La storia parla di Joanna Clarkson, una scrittrice trentenne di New York, senza lavoro che vive ancora con i suoi genitori.
Il libro che sta scrivendo, ancora non esiste. Come il suo lavoro e la sua vita sentimentale.
Tutto ciò che vorrebbe fare, non lo fa, per via dei suoi genitori che ogni giorno le ricordano quanto sia un fallimento, mettendola a paragone con Hanna, la sua migliora amica che sta per sposarsi, che ha un lavoro e che sta per crearsi una vita tutta sua. Joanna è la testimone di nozze insieme a Sam, il fratello libertino del futuro marito di Hanna, con lui passerà tanto tempo, e in quel tempo Joanna cercherà di capire cosa vuole veramente della vita, essere sottomessa ai suoi, o finalmente spiccare il volo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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È venerdì, tra poco Charlie sarebbe arrivato, non mi ha detto dove saremmo andati ma sinceramente per qualche motivo non m'interessava molto. 
Avrei preferito rimanere a casa, magari come quel giorno con il coglione sexy, un buon bicchiere di vino a cantare ubriachi, ma devo accontentarmi. Sono le diciannove e sono in vestaglia, i capelli raccolti in una coda liscia, seduta sullo sgabello pronta a tingermi il viso, nascondendo magari i due brufoli spuntati una settimana prima del mio ciclo. 
Odio essere una donna, vediamo più sangue noi che un chirurgo. 

Vogliamo parlare dei dolori addominali care lettrici? Ogni mese sento come se una fila infinita di camionisti mi salisse sul ventre, schiacciandomi e deridendomi, i commenti degli uomini poi ''Come la fai lunga'' oppure quelle personcine ti dicono ''Sei esagerata''  brutto stronzo che non sei altro, vorrei dare a te il dolore che ho io. 
I spasmi, l'ardente desiderio del cibo, tanto da voler mangiare il pagliaccio sponsor della Mc Donald, l'umore che passa da animatrice turistica, quelle con il sorriso sempre sul viso, all'essere indemoniata. 


Sento il campanello suonare, non può essere già arrivato, è troppo presto, lo farò aspettare sul divano, non esco mica conciata così, e non posso nemmeno farmi trovare con questi mega vulcani sul viso, mi guardo in fretta attorno, prendo la prima cosa che trovo, è un sciarpa, la indosso come se fosse un turbante nascondendo le immanenti esplosioni che ho sulla fronte. 
Mi guardo allo specchio, sembro una cretina, m'inventerò una scusa, magari che mi serve per i capelli o qualcosa del genere. 
Vado alla porta, faccio un respiro profondo prima di aprirla, e se in un giorno non fosse diventato Donna, fatto crescere i capelli di biondo direi che non era lui. Era Hanna, eccola li in piedi con le mani sul grembo. 
Cosa vuole? Vuol farmi sentire in colpa? Non lo accetto, mai più. 
«Cosa ci fai qui?» domando io, lei mi guarda e la prima cosa che fa  con la sua piccola mano fresca di  manicure, mi indica la sciarpa «Cosa fai tu con quella?» in un attimo la tolgo gettandola sul pavimento, poi la guardo senza rispondere, ci guardiamo un attimo e poi mi chiede «Posso entrare?» si, o forse no ... se sei qui per rompermi le scatole puoi andartene da dove sei venuta 
«Entra pure» dico in fine, come sempre non ho le palle per sbatterla fuori, perché dio mi ha donato questo carattere? Non poteva farmi, che ne so, magari una Killer, una pugile, perfino un ochetta, l'importante non essere così come sono. 
«Wow, questa casa è bellissima» dice guardandone ogni angolo, magari pensando a come avessi fatto, io la sfigata di casa a trovare un appartamento così. 
Ovviamente lo avrei pensato anche io, ancora non ci credo, se non fosse stato per Sam sarei ancora chiusa in quella camera dei miei, ferma, a sopportare tutto. 
«SI, mi trovo veramente  bene ... vuoi qualcosa da bere?» domando, devo fare la brava padrona di casa, magari va via prima, lo spero. 
«No, grazie ... sono qui perché vorrei chiederti se ... se ancora sei la mia damigella, se ancora posso contare su di te per il matrimonio, nelle mie condizioni io non » è incredibile come questa donna possa rovinare subito tutto, pensavo fosse venuta per chiarire, e invece eccola li, tutta ben vestita con il suo corpo sempre perfetto anche con il gonfiabile aperto sul ventre, con la sua espressione da angelo e il viso illuminato. 
«Spero tu stia scherzando Hanna» dico io bloccando il suo discorso «È che io...» dice, la blocco ancora andando verso la porta, lei mi segue «Per favore,  va via» 
«Joanna »
«No, vai via, non sei la benvenuta qui, okay? Ti aiuterò, sarò la tua damigella, come promesso ma non venire più, sei proprio una stupida Hanna, e superficiale e mi pento di aver sprecato la mia vita dietro una persona come te, come mio padre che scommetto è sempre con te, e per favore se devi mandarmi ''ordini'' che devo eseguire, su quegli stupidi inviti, sul colore delle tovaglie, sul cibo, mandameli via email o al massimo tramite il tuo futuro marito, sono stufa di te»
Apro la porta e lei esce, voltandosi vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime, ovviamente non poteva perdere occasione di fare la vittima «Mi dispiace» finisce per dire, ma io non le rispondo perché le mie mani oramai hanno chiuso la porta, mi volto e lancio un urlo dal nervoso. 
«Quanto ti odio Hanna» dico, prendo un respiro profondo e vado a sedermi sullo sgabello, pronta a dimenticare ciò che è appena accaduto, iniziando a tingere il viso. 

Sono in auto con Charlie, quando è venuto ha detto quella frase che si usa per rimorchiare nei film ''Sei bellissima, non ho mai visto nessuno come te'' la vera me, avrebbe voluto ridergli in faccia, la nuova me, ha finto di sorridere senza dire altro. 
La radio è accesa, ascolta i Muse, a me viene di sorridere pensando alle canzoni che Sam ha nella sua auto, penso a quel giorno  e mi metto ridere, non riesco a trattenermi. 
«Non ti piacciono i Muse?» chiede quasi come un rimprovero, mi volto guardandolo «No, mi piacciono ridevo per qualcos'altro» prima che lui potesse continuare sulla storia della musica, mi sistemo sul sedile sospirando «Allora, dove mi porti?» domando io, lui sorride «Ti piacerà ne sono certo, è un ristorante cinese, è buonissimo» 


Si, avete sentito bene, mi stava portando a mangiare sushi, vi rendete conto? Io odiavo il sushi, prima regola per andare d'accordo con Joanna Mason non portarla a cibarsi di sushi. 
Ovviamente non potevo dirgli di non farlo, non potevo farlo, ma cavolo che avrei dovuto fare? Mangiarlo? Sarei stata capace di rigettare tutto. 

Arrivati al ristorante, ad attenderci erano due persone dello staff, due uomini alti, con gli occhi a mandorla e un'aria severa, - andiamo bene - Ci salutano con un inchino chiedendo a Charlie per quando era la prenotazione, i due ci lasciano accomodare in sala d'attesa,dicendoci di aspettare, perché i tavoli per due erano tutti occupati. 
Non solo dovevo mangiare quel cibo non commestibile, ma dovevo anche aspettare, credo che al ritorno ordinerò una pizza. 
Mi guardo intorno, guardo le pareti di un bianco brillante con quadri che richiamavano la cultura Cinese, i tavoli quadrati disposti tutti in fila, i camerieri che passavano di tavolo in tavolo con degli auricolari, si parlavano a distanza. 
«Sam» urla Charlie, Sam? Dove, quando, perché è qui? Mi giro e lo vedo, vestito tutto di punto, sfoggiando un sorriso smagliante, potrei sciogliermi qui, adesso. 
Ma poi mi solidifico di nuovo quando dietro di lui spunta un rossa dagli occhi verdi con tacchi vertiginosi, labbra rosse, corpo pazzesco e vestito attillatissimo. 
E poi guardo me, giacca e pantaloni e sicuramente non con un corpo del genere, guardo lei, guardo Sam, che vedendomi spalanca gli occhi, quasi come se avesse visto un fantasma. 
«Charlie, Joanna cosa ci fate qui?» chiede lui avvicinandosi serio, Charlie mi mette una mano sulle spalle, avvicinandomi a lui. 
Seconda cosa da non fare mai: Toccarmi così, senza che io ti abbia dato il permesso. 
Mi scosto un po, muovendo le spalle faccio capire di togliere la sua mano da me, lo fa senza forse accorgersi che sia stata io a volerlo «Ho chiesto a Joanna di uscire insieme, ed eccoci qui» 
«Tu che ci fai qui? E chi è la bella ragazza dietro di te»  gne gne gne, chi è la bella ragazza dietro di te, una che vuole portarsi a letto ecco chi è. 
«Oh anche noi qui per una cena, siamo appena tornati, lei è Amelie, lo conosciuta nel mio viaggio, voleva andare in un ristorante cinese ed eccoci qui» 
«È un vero piacere Amelie ... io sono Charlie » 
«Il piacere è mio, Charlie. Perché non prendiamo un tavolo per quattro così non dovremmo aspettare» io e Sam all'unisono diciamo «No» entrambi i nostro accompagnatori ci guardano «Perché no? Sarà divertente» dice Charlie. 
«Be ... magari vogliono stare da soli e ...» replico
«O non dire sciocchezze, mi fa piacere conoscere gli amici di Sam» risponde la rossa mostrando i suoi bianchissimi denti. 
''MI FA PIACERE CONOSCERE GLI AMICI DI SAM'' ma chi sei? Domani ti scaricherà per un altra. 

Ovviamente a vincere sono stati loro, siamo seduti al tavolo per quattro, una bottiglia di vino e quel ''cibo'' sui piatti, non riuscivo nemmeno a capire che ingredienti fossero. 
Guardo Sam che è proprio di fronte a me, anche lui sembra odiare il cibo che è sul suo piatto perché da quando siamo seduti lo tocca con la forchetta - chiesta da me e lui, incapaci di usare le bacchette- senza mai assaggiarlo. 
Adesso anche lui mi sta guardando, spalancando gli occhi, sorrido abbassando lo sguardo, capisco subito che vuol farmi sapere che quel cibo per lui è da buttare, come lo capisco. 
«Allora Amelie, come vi siete incontrati tu e Sam?» domanda Charlie, vorrei pestargli un piede, ma non lo faccio, semplicemente abbasso lo sguardo giocando con il cibo, facendo finta di non interessarmene, invece attendo la risposta con ansia. 
«Eravamo in spiaggia, quasi vicini, ho preso la tovaglia piena di sabbia, sventolandola non mi ero accorta di questo bel ragazzo sdraiato, praticamente l'ho invaso, lui si è alzato prima ha urlato, poi vedendomi si è calmato» 
Sorseggio un po di vino, dire un po è un eresia, credo di aver bevuto tre bicchieri uno dietro l'altro, sentivo gli occhi puntati addosso di Sam, mentre Charlie sembrava entusiasta di ascoltare la storia «Mi ha chiesto poi di andare a cena, in camera sua ... ha acceso la radio, stava ascoltando della musica classica che io amo» li, mi sono strozzata. 
Sam con la musica classica? Ma se amava Miley Cyrcus? Con quale Sam è andata al letto? «Tutto bene?» domanda Charlie, alzo lo sguardo asciugandomi dal vino appena bevuto «Si scusate, Amelie è stato davvero romantico» dico io, distogliendo il discorso dal mio essermi strozzata. 
«Si molto» sorrido guardando prima lei e poi Sam, che mi guarda sorridendo - che stronzo -. 
Charlie ricevette una telefonata dal lavoro, così prima di arrivare al dolce andammo via, il mio stomaco brontolava, non vedevo  l'ora di arrivare a casa. 
Quando parcheggiò l'auto sotto casa, mi guardò «È stato davvero bello Joanna» disse lui, io picchiettavo il piede sul tappetino sperando che andasse via, al più presto. 
«Si, anch'io» rispondo, lui sorrido «Potrà esserci un altra occasione?» chiede, lo guardo «Vedremo» sorride ancora, e poi si avvicina, sempre di più ma il suo obbiettivo non è la mia guancia, ma le labbra. 
Oddio che faccio mi sposto? Sembrerei una pudica, e non lo sono. Lo schiaffeggio? Troppo violenta. 
Devo dire che non bacio al primo appuntamento? Non sono al liceo andiamo. 
Okay, è un bacio cosa sarà mai? Lo lascio fare, si avvicina posando le sua labbra sulle mie, lo bacio, lui ha gli occhi chiusi, io aperti aspettando che quella cosa finisse e anche alla svelta. Poi si sposta «Wow» dice, vorrei rispondere la stessa cosa, ma ahimè fu come baciare un palo. 
Che cosa c'è che non va in me. 
Poi finalmente lo saluto, non mi volto per guardarlo, non sento le farfalle, ma solo gli organi che si dimenano implorando di avere del cibo.  
La prima cosa che faccio e scaraventare i tacchi sul pavimento poi prendo mi butto sul divano, prendo il cellulare tra le mani, chiamo la pizzeria ordinando un pizza con doppia cipolla e tonno. 


Un ora dopo il campanello suona, finalmente, sarà la pizza. Apro la porta, è non è il fattorino con la mia pizza, ma Sam con una pizza in mano che non è la mia perché il nome della pizzeria impressa sopra non è quella dove avevo ordinato io. 
«Che ci fai qui?» chiedo, in realtà vorrei dire: PERCHE' NON SEI CON LA ROSSA IN CAMERA TUA A PROVARE UNA NUOVA POSIZIONE?
«Ho fame, ho lasciato Amelie a casa, e al ristorante ho percepito che anche tu sei rimasta affamata, quindi ho pensato di venire qui» lo guardo, prendo la pizza dalle sue mani «Entra, ma tra poco dovrebbe arrivare la mia»
«Hai ordinato una pizza?» chiede con tono sorpreso «Ho fame, si lo fatto» ride mettendo una mano sul petto. 
«Cosa ridi? Comunque accomodati sul divano prendo i piatti e il vino» si va a sedere, spogliandosi dal lungo cappotto nero, mostrando l'elegante vestito che indossava al ristorante, togliendosi poi anche la giacca nera, rimase con la camicia bianca che mostrava il suo corpo atletico. 
Arrivo in soggiorno, lui mi da una mano con le cose che stavo portando sistemandole sul tavolino. Mi siedo accanto a lui incrociando le gambe, mi ero appena ricordata di essere in tuta, e completamente struccata mostrando i vulcani, ma in qualche modo mi sentivo a mio agio. 
«Allora come  va con questa ... Amelie» dico io sistemando la pizza sui piatti, ride «Sei percaso gelosa?» dice ancora ridendo, do un morso alla pizza ai peperoni sbuffando «Io? Assolutamente no» 
«Al ristorante sembrava il contrario»
«Quando mai, ero solo stranita dal fatto che tu ascolti musica classica» a quel ricordo scoppio a ridere, ed anche lui lo fa abbassando il capo. 
«Dovresti essere sincero con lei, e raccontargli dei tuoi gusti ''singolari''» lo dico con tono sarcastico, lui mi guarda «Se avessi detto la verità non avrei avuto chance» 
«Perché con me sei stato sincero allora?» domando io «Non lo so, mi sono sentito subito a mio agio, sei stramba, e guardati ti mostri a me anche con i brufoli» a quell'affermazione rido «Be, sono io» rispondo. 
Poi mi faccio seria «Oggi è venuta Hanna»
«Davvero? Ti ha chiesto scusa?»
«No, assolutamente è venuta a chiedermi se ancora ero la sua damigella, che le servo perché nelle sue condizioni non può farlo» la imito, sospira «O mio dio, spero tu glie ne abbia detto quattro»
«O si, l'ho cacciata, ma ...»
«Cosa?» sospiro «Non mi sento bene nell'averlo fatto, anzi»
«Sei troppo buona Joanna Mason» esordisce lui prendendo un altro pezzo di pizza.  Sorrisi, poi mi avvicinai a lui, scostai il suo braccio «Fammi spazio» dico, lui rise «Non pensi sia una cosa da persone ... da coppia?» 
In un attimo dopo quella frase mi misi in piedi «Si, forse hai ragione, allora fatti più in la ...» mi distesi dall'altro lato, lasciando che i piedi toccassero le sue cosce, lui non disse niente, prese il telecomando e iniziò a guardare la Tv, mi sentivo serena, felice. 
«Sul tavolo in cucina ci sono i soldi destinati alla pizza, se sto dormendo potresti»
« Non c'è problema Joanna» annuì senza dire altro, semplicemente mi voltai chiudendo gli occhi, sentendo le sue mani posate sulle mie gambe, tre due uno e non sentì più niente. 

   
 
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