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Autore: Hilary94100    29/01/2016    4 recensioni
Basata sull'episodio L'eccitazione della Prima, questa One shot racconta le ansie, le paure e i timori degli Shamy riguardo la loro prima volta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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WE CAN FIND OUT TOGETHER

 

<< P…penso sia meglio spostarci in camera tua >> disse Sheldon, quando finalmente decise di staccarsi da Amy, dimenticandosi totalmente del contratto che avrebbe dovuto scaricare da internet a proposito del coito.

<< E, m…magari, potremmo indossare qualcosa di più comodo, se a te non crea problemi  >> continuò.

Amy si scrutò attentamente.

Effettivamente, la sua mise non era tanto adatta per una “prima volta”.

Indossava un abito che le arrivava fino alle ginocchia con un cardigan rosa.

Ma a preoccuparla era dell’altro.

Innanzitutto il reggiseno.

Gli uomini “normali”, specialmente le prime volte, trovavano difficoltà  nello sganciarlo, soprattutto ora che avevano dei gancetti sempre più complessi.

Così si facevano aiutare dalle proprie donne, facendosi anche quattro risate insieme.

Ma il suo fidanzato non era affatto “normale.”

Ne era certa.

Sheldon non avrebbe mai accettato il suo aiuto e avrebbe trasformato il tutto in una sfida.

Perché, ovviamente, lui era un genio da un quoziente di intelligenza di 187.

Nessuna biancheria intima l’avrebbe potuto fermare!

Poi c’erano le calze color prugna.

Erano molto doppie e, quindi, già molto difficili da togliere.

E se, senza farlo apposta, mentre se li faceva sfilare da Sheldon, gli avrebbe dato un calcio in faccia, facendogli perdere i sensi o, peggio, del sangue dal naso?

Avrebbe dovuto portarlo d’urgenza all’ospedale, festeggiando lì il suo compleanno.

No.

Non poteva mandare tutto all’aria.

Aspettava questo momento da tantissimo tempo.

Dopodiché, osservò il suo fidanzato.

Indossava  una semplice camicia.

Se fosse per lei, gliela avrebbe strappata di dosso in meno di un secondo, facendo saltare tutti i bottoni all’aria.

Ma, ovviamente, non poteva.

Se l’avesse fatto, sicuramente le avrebbe fatto una grande sgridata.

E l’avrebbe mandata in bianco!

Per non parlare, poi, di quello che indossava sotto.

Lei aveva dimestichezza con i bottoni e le zip delle sue gonne, ma non aveva mai avuto a che fare con quelli dei pantaloni.

Si sbottonavano allo stesso modo o diversamente?

E se, togliendogli l’indumento in questione, gli avesse casualmente sfiorato i genitali, dando luogo ad  un eiaculazione precoce a causa dell’imbarazzo e dell’inesperienza?

Non conosceva il funzionamento dei suoi organi sessuali- non ancora, almeno- ma poteva benissimo capitare a chiunque.

Anche ad un fisico teorico brillante e sicuro di sé come Sheldon.

Ma lui non l’avrebbe mai ammesso apertamente e…

<< Amy? Non hai sentito quello che ho detto? >>

La voce del ragazzo la riportò alla realtà.

<< Cosa?! O certo, hai ragione! E’ meglio se ci cambiamo >> rispose distrattamente, alzandosi di scatto dal divano,  lisciandosi nervosamente il vestito con le mani.

Sheldon annuì, alzandosi a sua volta.

Rimasero in silenzio per diversi minuti sul posto, senza sapere né cosa fase né come comportarsi, finché Amy non si rese conto che il suo fidanzato stava aspettando che l’ accompagnasse in camera da letto, poiché era la padrona di casa.

Che sciocca!

<< Allora… quale lato del letto preferisci? >> gli chiese, ritrovando finalmente le parole.

Sheldon ci pensò un attimo, rendendosi conto di non averne uno.

Da piccolo, in Texas, dormiva su un letto ad una piazza.

Quando si trasferì a Pasadena, ovviamente, acquistò un letto a due piazze, poiché era un adulto.

Ma, nonostante ciò, sistemava il cuscino in modo da poter sempre dormire al centro.

<< E tu, invece? >> le domandò, a sua volta.

<< Il sinistro >> rispose prontamente.

<< E’ deciso! Io prenderò quello destro! >> dichiarò.

Improvvisamente, però, la sua faccia divenne perplessa, non appena si trovò in vicinanza della camera.

<< Perché non ci sono più le porte del TARDIS? >> chiese, curioso.

Amy, la quale era intenta ad aprire la porta, a quella domanda inaspettata, si bloccò.

<< Ehm… ecco… io… >> balbettò, pensando a come rispondergli.

Non avrebbe mai immaginato che un giorno o l’altro gliel’avrebbe domandato.

Poteva inventarsi una scusa qualunque, dirgli che a furia di usarle per giocare si erano rotte.

No.

Non poteva mentirgli.

Erano da poco tornati insieme e non potevano ricominciare la loro relazione con una bugia.

Sheldon doveva sapere la verità.

<< Le ho fatte togliere quando ci siamo lasciati >> mormorò, vergognandosi, appoggiando la schiena contro la porta.

<< Oh >> disse Sheldon, visibilmente deluso.

<< Mi dispiace tanto. So benissimo quanto adorassi interpretare il ruolo del Dottore e… >>

<< Perché allora non ti sei sbarazzata di tutto il resto? >> le domandò, improvvisamente.

Amy sgranò gli occhi.

<< Che…che cosa? >> farfugliò.

Sheldon sospirò, prima di continuare.

<< Beh, quando mi sono precipitato a casa tua l’ultima volta, interrompendo il tuo appuntamento con Dave, avevi ancora il trenino che ti affidai, poiché troppo grande da mettere in camera mia. E deduco che, di conseguenza, non ti sia liberata nemmeno delle altre cose che mi appartenevano o ti ricordavano me. Né, tantomeno, me le hai ridate indietro >>

La neurobiologa aprì la bocca ma la richiuse subito, non sapendo cosa dire.

Il suo fidanzato aveva ragione.

Aveva fatto togliere quelle dannate porte blu perché il suo scopo principale era quello di far entrare Sheldon in camera da letto per avere una maggiore intimità con lui.

E quando si erano lasciati, la loro vista la faceva soffrire ancora di più.

Solo ora si accorse che c’era dell’ironia in tutto ciò, poiché quello che aveva sempre sognato si stava finalmente avverando anche senza il loro aiuto.

Ma perché, poi, si era tenuta tutto il resto?

Già.

Perché?

Perché non gli aveva sbattuto il faccia il diadema che le aveva regalato i primi tempi in cui stavano insieme, a causa di un litigio, urlandogli che non sarebbe stata più la sua principessa?

Stessa cosa valeva per il cofanetto contenente tutte le stagioni della serie di Star Trek: The Next Generation, che avrebbe dovuto farle capire quanto fosse stata scortese con Will Weathon, dopo aver criticato il suo modo di recitare.

Per quale motivo, poi, non gli aveva espressamente detto che non poteva più essere il suo contatto per le emergenze e che avrebbe dovuto dare all’Università un nuovo numero al più presto?

Come mai non aveva stracciato in mille pezzi la foto che li ritraeva durante il ballo, scattata dopo che Sheldon le aveva detto apertamente che l’amava?

E infine, come saggiamente le aveva fatto notare il suo fidanzato, perché non gli aveva restituito il trenino che, puntualmente, gli ricordava la sera di San Valentino del 2014, quando, nel bel mezzo di una litigata, si era ritrovata le sue labbra sulle sue?

Inaspettatamente, riaffiorarono nella sua mente tutte le sensazioni e le emozioni che aveva provato in quegli undici secondi.

Ripensò al modo in cui Sheldon, anziché staccarsi da lei disgustato, aveva continuato a baciarla, eliminando pian piano la distanza tra di loro, fino ad appoggiare le mani sui suoi fianchi, stringendola in modo deciso ma delicato, dopo che lei, istintivamente, aveva alzato le braccia senza sapere cosa fare di preciso, ritrovandosele sospese a mezz’aria come una stupida anche dopo la fine del bacio.

Soprattutto, pensò nuovamente al suo sguardo sconvolto e disorientato, senza sapere cosa dire e come comportarsi, forse per la prima volta nella sua vita, e alla sua voce, che si era ammorbidita improvvisamente, quando le aveva domandato se avesse voluto accompagnarlo in sala macchine per farsi mostrare dal conducente come condurre il treno lungo un passaggio a livello.      

Quel semplice e casto bacio, che generalmente si scambiavano i ragazzini di tredici anni, le aveva provocato un non leggero tremore nelle gambe e un batticuore talmente forte che pensava che avrebbe avuto un infarto da un momento all’altro.

Iniziò seriamente a pensare che, quella notte, avrebbe avuto davvero un attacco di cuore!

Improvvisamente avvertì un vuoto dietro di lei che le fece perdere l’equilibro e, senza sapere come, si ritrovò con il sedere a terra.

<< Ahi! Sheldon, ma non hai visto che ero ancora appoggiata?! Perché non mi hai avvertita che stavi per aprire la porta?! >> disse, leggermente infastidita, mentre si massaggiava la schiena dolorante.

<< Guarda che ti ho avvertita più di una volta ma tu non rispondevi! Vuoi per caso praticare il coito in corridoio? >>

Sul volto di Amy spuntò un sorrisetto malizioso, non appena immaginò la scena.

Sheldon che la bloccava contro il muro, sollevandola da terra.

Lei che non poteva far altro che stringere le gambe attorno alla sua vita.

Le loro labbra e le loro lingue che si esploravano a vicenda.

I loro corpi che, spinti dalla passione sempre più crescente, diventavano un'unica cosa.

Ma questa scena poteva essere riprodotta in modo perfetto e senza difficoltà soltanto nei film.

Nella realtà, questo scenario, sarebbe stato fin troppo difficoltoso da copiare.

Se i protagonisti, poi, erano lei e Sheldon, poteva definirsi anche impossibile.

Lei certamente avrebbe perso l’equilibro, fratturando così il pene del suo ragazzo come Nadia fece con Schmidt in New Girl.

E il sorriso che aveva stampato in faccia si trasformò ben presto in uno divertito.

Osservò il suo fidanzato che stava ancora aspettando una sua risposta.

<< No, non ti preoccupare, il letto andrà benissimo. Non voglio che ti rompa niente a causa mia >> disse, cercando di rialzarsi dal pavimento, mentre il fisico teorico la osservava stranito, non capendo le sue parole.

<< In ogni caso... >> continuò, avvicinandosi all’armadio e rovistandoci dentro.

<< … ecco a te! >> concluse, porgendogli una semplice t-shirt bianca.

<< Cosa dovrei farci? >> le domandò, curioso.

<< Indossarla, ovvio!  O per caso ti sei già portato un ricambio? >>

Sheldon aprì la bocca per rispondere, dalla quale però non uscì alcuna parola.

Lui stesso aveva suggerito ad Amy di indossare qualcosa di più comodo vista l’ “occasione”.

Ma, quando gliel’aveva proposto, non si era minimamente reso conto che quella non fosse casa sua.

Bastava che gli desse un bacio un po’ più lungo e passionale e subito non riusciva più a fare dei semplici ragionamenti.

<< A dir la verità, visto che già sapevo delle tue intenzioni, te l’avevo comprata per dartela domani mattina  >> disse la neurobiologa, come per tentare di giustificarsi, dopo aver preso una delle sue camice da notte.

<< Va… va bene. Io… vado a cambiarmi in bagno, allora >> dichiarò, nervoso.

Stava per andare, quando Amy lo prese per un braccio, facendolo fermare.

<< Che c’è? >>

<< Puoi rimanere qui, non preoccuparti. Mi cambierò io in bagno >> lo rassicurò, uscendo dalla camera e chiudendo la porta dietro di sé, senza dare al fidanzato l’opportunità di ribattere.

Sheldon guardò la porta e poi la maglietta che aveva ancora tra le mani.

Si ritrovò stranamente a sorridere.

Amy conosceva tutto di lui.

Pregi e difetti.

Sapeva che non avrebbe mai dormito senza nulla addosso.

Soprattutto ora che, nonostante vivessero in California, era dicembre.

Grazie a quella maglietta e principalmente alle trapunte belle pesanti che ricoprivano il letto, avrebbe evitato una bella influenza!

E, specialmente, sapeva che aveva bisogno del tempo per ambientarsi in una stanza che non fosse la sua.

Infatti, solo in quell’istante, si rese conto di non essere stato in quella camera per così a lungo.

Iniziò istintivamente a guardarsi attorno, soffermandosi su ogni dettaglio, imprimendolo nella sua memoria eidetica, facendo così la sua “conoscenza”.

Quando si accorse che c’era una sedia, vi appoggiò la giacca.

Dopodiché iniziò a sbottonarsi la camicia.

Solo dopo essersi liberato anche dei pantaloni, considerò l’idea di rimetterseli nuovamente.

Aveva paura che Amy considerasse questo suo gesto troppo “ invasivo”.

Però, se si fosse messo sotto le coperte, non se ne sarebbe accorta subito.

Anzi.

Forse avrebbe anche apprezzato questa sua iniziativa.

Perché no?

Così, sicuro di sé, si infilò la t-shirt che le aveva dato Amy-la quale gli andava perfettamente-e si avvicinò al letto.

Dopo aver costatato che non fosse né troppo morbido né troppo duro-così come i cuscini-ci si sdraiò, coprendosi accuratamente con la trapunta fin sopra la vita, come faceva quotidianamente a casa.

Fece un bel respiro profondo, prima di riepilogare mentalmente tutto ciò che gli aveva spiegato Penny a proposito del coito e di cosa piacciono o no alle ragazze durante l’amplesso.

Innanzitutto, le donne, mediamente, impiegavano dai venti ai trenta minuti per eccitarsi.

A differenza degli uomini che, nel giro di un paio di minuti, pretendevano di avere già un rapporto completo.

Per prima cosa, pertanto, doveva mettere da parte il suo egocentrismo per dedicarsi a lei, senza aspettarsi nulla in cambio.

Doveva pensare a lei.

Esclusivamente a lei.

Si ritrovò a riflettere su come avrebbe potuto dare il via ai cosiddetti “preliminari.”

Iniziando semplicemente ad abbracciarla.

Di sicuro Amy si sarebbe sentita a suo agio, protetta, rassicurata e coccolata.

Poi l’avrebbe baciata sulle labbra.

Sarebbe stato inizialmente un bacio puro e delicato.

Ma, nel giro di una manciata di secondi, avrebbe iniziato istintivamente ad approfondirlo, facendolo diventare energico e appassionato.

Facendolo risultare, tuttavia, anche dolce.

Amy amava la dolcezza!

Dopodiché, avrebbe posato le mani sui suoi fianchi per sfilarle lentamente la camicia da notte, scoprendo poco a poco ogni centimetro di pelle.

L’aveva già vista nuda anni addietro, quando le fece il bagno, poiché affetta da influenza e, quindi, troppo debole per svolgere qualunque azione o mansione.

Però, all’epoca, quel corpo gli era totalmente indifferente.

Adesso invece cosa sarebbe successo?

Penny gli aveva detto che il cuore avrebbe iniziato a battergli forte.

Troppo forte.

Ma doveva stare tranquillo.

Non stava avendo alcun infarto o attacco di panico!

Semplicemente era attratto fisicamente-e non solo intellettualmente- dalla donna che amava e, di conseguenza, vedendola senza nulla addosso la trovava ancora più irresistibile.

E, ovviamente, sarebbe stato nervoso.

Doveva stare attento, però.

Il troppo nervosismo portava solo guai.

Tipo ad un eiaculazione precoce.

Ed era l’ultima cosa che voleva.

Non aspirava sicuramente a rovinare tutto a causa della sua insicurezza.

Senza alcun dubbio, anche Amy si sarebbe sentita terribilmente in imbarazzo.

Nella quotidianità, faceva sembrare questo momento una cosa da nulla, parlandone addirittura con estrema sicurezza.

Ma, infondo, sapeva che aveva da sempre dato molta importanza alla loro prima volta.

Cosa avrebbe dovuto fare allora se entrambi non avessero saputo più come comportarsi?

Lui era l’uomo.

E quindi avrebbe dovuto prendere l’iniziativa.

Sia con le parole che con i gesti.

Si sarebbe avvicinato a lei iniziando a giocare un po’ con i suoi capelli-cosa che dava piacere alle donne, a quanto pareva- sussurrandogli lentamente: “ Non ho nessuna intenzione di farti del male. Con me puoi stare tranquilla”, iniziando quindi a baciarle il collo, dietro l’orecchio, mentre con una mano cominciava a sfiorare dolcemente il suo corpo come se fosse di velluto.

Come se stesse accarezzando l’oggetto più fragile del mondo.

Un po’ di pressione in più e… puff!

Si sarebbe rotto in mille pezzi!

Avrebbe iniziato dalle braccia, per poi passare lungo la schiena e all’esterno coscia, scendendo poi lungo le gambe.

E, mentre faceva tutto questo, non doveva mai smettere di baciarla.

Sulle labbra, le quali si congestionavano, diventavano più carnose, più rosse e sensibili al contatto.

Ma anche altre parti del viso, perché no?

La fronte, le tempie e le palpebre, ad esempio, erano anch’esse zone molto sensibili.

Se, mentre faceva tutto ciò, avrebbe avvertito il corpo di Amy più caldo del normale, doveva stare tranquillo.

Non le stava salendo la febbre!

Penny, con suo grande stupore, gli aveva dato spiegazioni al riguardo usando la scienza.

Stava semplicemente stimolando le cosiddette zone erogene.

L’aumento del desiderio partiva proprio da questi “punti dell’amore”, per arrivare al cervello e in particolare all’ipotalamo, alla zona limbica e ai nuclei della base, strutture collocate in profondità, sotto i due emisferi cerebrali.

Queste aree del sistema nervoso reagivano innescando la produzione di dopamina, endorfine e serotonina, neurotrasmettitori che, propagandosi , inoltravano al cervello le informazioni per attivare le risposte allo stimolo sessuale.

Ed ecco il motivo per cui il calore invadeva il corpo, il battito cardiaco accelerava, le pupille si dilatavano e la pressione sanguigna aumentava.

L’amore dipendeva tutto dal cervello.

Era soltanto una cascata di sostanze chimiche!

Però, questo lui già lo sapeva perfettamente.

A turbarlo era dell’altro.

I mormorii, i suoni e i rumori che uscivano dalla bocca di ogni donna prima, durante e anche dopo il coito.

Per gli altri erano dolcissimi e suggestivi.

Lui, invece, chiamava tutto ciò semplicemente fracasso.

La rappresentante farmaceutica, dopo aver alzato gli occhi al cielo, gli aveva detto che Gayle Brewer della University of Central Lancashire e Colin Hendrie della University of Leeds avevano condotto uno studio sui vocalizzi sessuali.

Il risultato era che le donne gemevano per il bene della coppia, poiché le esternazioni vocali servirebbero ad accrescere l’autostima sessuale nel loro partner, sentendosi così rassicurato circa le sue performance.

Quindi non doveva assolutamente lamentarsi, poiché Amy, agendo in questo modo, lo avrebbe aiutato a superare le sue paure e i suoi timori.

A questo punto, Penny gli aveva esposto il tema più sensibile di tutto l’argomento preso in questione durante la loro chiacchierata.

Il meccanismo del coito vero e proprio.

La posizione più consona per una prima volta era quella del missionario.

In questa posizione la donna era distesa sulla schiena, a gambe allungate e aperte e l’uomo era su di lei a gambe unite usando come punti d’appoggio le ginocchia e i gomiti.

Inoltre-cosa molto importante-in questo modo, si riusciva a mantenere il contatto visivo per tutta la durata del rapporto sessuale e a baciarsi sulla bocca.

Ed era quello che avrebbe fatto.

Sapeva che, se non avesse mai distolto lo sguardo da Amy, magari anche prendendole il viso tra le mani, per accarezzarglielo dolcemente, lei si sarebbe tranquillizzata e rilassata totalmente, in modo così da essere pronta per “accogliere” il suo regalo.

Ecco.

Adesso era arrivato finalmente il momento di “darglielo”.

Ora, però, era lui che non era rilassato.

Perché?

Perché aveva paura di farle del male-fisicamente ed emotivamente-e di non essere all’altezza di tutto ciò.

La sua amica, però, aveva cercato di rassicurarlo.

Spiegandogli la Tecnica dei dieci affondi.

Anziché fare un semplice movimento dentro-fuori, dentro-fuori, doveva fare dieci penetrazioni rapide, facendo entrare il pene solo per metà o anche meno: dentro e fuori per nove volte velocemente. Alla decima spinta, sarebbe dovuto andare più a fondo, poi fuori di nuovo, ricominciando quindi con le spinte rapide.

In pratica, doveva ripetere nove spinte veloci e poco profonde e una più lunga e profonda.

Penny gli aveva garantito che Amy avrebbe fremuto per l’ultimo affondo, quello più lungo e profondo.

La ragione dell’aumento del piacere in lei era che per le donne la maggior parte di quest’ultimo arrivava dall’aspettativa e dalla sorpresa.

La sua ragazza non avrebbe saputo quando sarebbe arrivato l’affondo più lungo, e il suo corpo, di conseguenza, sarebbe rimasto in attesa pensando a quello.

E quando sarebbe arrivato, sarebbe stato molto appagante.

Talmente tanto che, una volta terminato il coito, Amy ci avrebbe messo un bel po’ a riprendere fiato!

Adesso, mentre si trovava sotto le coperte nel letto della sua ragazza, aspettando che uscisse dal bagno, si ritrovò a ridacchiare maliziosamente-come aveva fatto da Penny per tutto il tempo- immaginandola nuda e accaldata, con i capelli in disordine e un suggestivo luccichio negli occhi, mentre gemeva di godimento sotto di lui, intanto che baciava e toccava parti del suo corpo che non avrebbe mai pensato.

Né di baciare e né, soprattutto, toccare!

Ma, pensando alla scena, non trovava nulla in essa che fosse fastidiosa e antigienica.

Anzi.

Trovava tutto ciò semplicemente appagante.

Perché la stava sorprendendo e rendendo felice poiché, il momento che tanto aspettava, era finalmente arrivato.

E se lei era sorpresa e felice, allora lo sarebbe stato anche lui.

E come dimostrarglielo, oltre che con le azioni?

Cantandole quella che ormai definiva la loro canzone.

Darlin’ dei Beach Boys.

Se ne avrebbe avuto la forza-e anche il fiato!-gliel’avrebbe intonata tutta.

Ma lui prediligeva una strofa in particolare.

Quella che gli aveva fatto capire quanto avesse reso la sua vita migliore.

Quella che gli aveva fatto capire che, come non riusciva a far uscire quella canzone dalla sua testa, non riusciva neanche a far uscire lei dal suo cuore.

♫ Vivevo come un uomo a metà.

Non riuscivo ad amare, ma ora posso.

Ho più anima di quanto ne abbia mai avuta.

Ti amo per come hai ammorbidito la mia vita. ♫

Sarebbe stato così che avrebbero perso la verginità quella notte,  diventando a tutti gli effetti “adulti”.

Non più un ragazzo e una ragazza.

Ma un uomo e una donna.

Avrebbero iniziato a fare l'amore solo per vivere un momento di gioco e di scoperta.

Mettendo in pratica tutte le loro conoscenze teoriche lasciandosi guidare dal loro amore e, principalmente, dall’istinto.

Concentrandosi anche sulla più lieve emozione che quella nuova esperienza avrebbe dato loro.

Senza pensare al raggiungimento dell’orgasmo come un traguardo.

Perché, come gli aveva esplicitamente riferito Penny, non tutti i rapporti sessuali, terminavano con quest’ultimo.

Ed era davvero difficile provocarlo in una ragazza.

Soprattutto la prima volta.

Perché il corpo femminile era davvero un mistero!

Sicuramente, lo Sheldon del passato le avrebbe riso in faccia, dicendole che era un genio e che per lui sarebbe stato una cosa da niente.

Invece, questa volta, le annuì semplicemente.

Perché, dopotutto, non sapeva davvero cosa aspettarsi.

Ma di una cosa era certo.

L’avrebbe scoperto insieme ad Amy.

~

Amy, dopo essere entrata in bagno e chiuso la porta, iniziò a spogliarsi lentamente.

La sua mente era occupata da mille pensieri.

Finalmente, dopo tanti anni, Sheldon aveva deciso di regalarle una maggiore intimità e non poteva essere più felice.

Quando si tolse il reggiseno di pizzo verde, trattenne a stento una risata.

Solo in quel momento si accorse di aver indossato quello che si slacciava sul davanti.

Il suo ragazzo non sarebbe mai riuscito a rimuoverglielo!

Si guardò allo specchio, osservando attentamente il suo corpo.

Immediatamente le venne in mente Sheldon.

Su come avrebbe potuto “intrattenerla” prima del coito vero e proprio.

Molto probabilmente avrebbe iniziato a baciarla.

Inizialmente sarebbe stato un semplice bacio.

Ne era certa.

Ma nel giro di poco, sarebbe diventato più profondo, una volta che le sue grandi mani avrebbero iniziato ad insinuarsi sotto la camicia da notte, esplorando così la sua pelle nuda, calda e sensibile.

Spinto dalla brama di spingersi oltre, le avrebbe sollevato lentamente dalla testa l’indumento che ormai considerava un ostacolo.

E lei l’avrebbe lasciato fare.

Perché era quello che voleva.

Ecco.

Ora l’avrebbe finalmente vista nuda.

Ma non era la prima volta.

Accadde diverso tempo fa quando, una volta ripresasi da una bella influenza, gli mentì, dicendogli di essere ancora malata per farsi aiutare a fare il bagno.

Sapeva perfettamente, però, che a quei tempi il suo corpo gli era totalmente indifferente.

E se non fosse stato attratto da lei fisicamente neanche un po’?

Non poteva definirsi una modella.

Non aveva un fisico mozzafiato come quello di Penny.

Né, tantomeno, aveva il seno come quello di Bernadette!

Le sue amiche, la sera prima, l’avevano rassicurata al riguardo.

Le avevano spiegato che le ragazze sapevano essere ipercritiche in maniera spaventosa verso il loro corpo.

Erano convinte di essere grasse, di avere le gambe storte e di non avere abbastanza seno.

Non doveva farsi alcun complesso!

Sheldon voleva fare l’amore con lei.

Era un passo davvero enorme per lui, considerando che fino a qualche anno fa non riusciva neanche a toccare un altro essere umano.

E aveva scelto lei per compierlo.

Tra milioni di altre ragazze presenti nel mondo.

Pensando a ciò, si sentì più rilassata e sicura di sé.

E anche un po’ orgogliosa.

Quindi ora sarebbe toccato a lei il compito di mettere a suo agio il suo ragazzo.

Perché, anche se voleva dimostrare di avere tutto sotto controllo, in realtà aveva paura quanto lei.

Ne era più che sicura.

Paura di non essere all’altezza della situazione.

Paura di avere un problema di erezione.

Ansia da prestazione.

Doveva liberarlo da questi pensieri negativi.

Sarebbe diventato il suo obiettivo.

E come avrebbe dovuto fare?

Avrebbe incominciato con l’appoggiare le labbra sulle sue.

Poi, con delicatezza, avrebbe fatto scivolare la lingua nella sua bocca per esplorarla, muovendola lentamente.

L’avrebbe stretto a sé, premendo il petto contro il suo, entrando finalmente a contatto con la solidità dei suoi muscoli.

Quando le sarebbe mancato il fiato, anziché fermarsi come faceva sempre, avrebbe proseguito a baciarlo lungo il collo, accarezzandogli le spalle e la schiena.

Per rassicurarlo e fargli capire ancora una volta che, nonostante non fosse perfetto, lei lo amava.

E poi, vedere Sheldon mentre si abbandonava tra le sue braccia e sentendolo ansimare e gemere di piacere contro il suo orecchio, avrebbe fatto crescere sempre di più in lei l’eccitazione.

Adesso era finalmente pronta.

Pronta a diventare una donna.

Però doveva sapere se anche il suo ragazzo lo era.

Glielo avrebbe chiesto.

Non c’era nulla di male, giusto?

Se le avesse risposto di si, si sarebbe stesa sul letto, aspettando che si mettesse sopra di lei.

Dopodiché, gli avrebbe preso le mani tra le sue, guidandole lungo tutto il suo corpo, fino ad arrivare all’intimo, una culotte di pizzo verde.

Voleva che fosse lui a sfilargliela.

E quando l’avrebbe fatto, avrebbe inarcato il bacino, pronta accogliere il suo “regalo”.

Non prima però di prendergli il volto tra le mani.

Era una cosa che non aveva mai fatto e, anche se era un gesto banale, sicuramente l’avrebbe fatta emozionare parecchio.

E poi sarebbe stato un modo per ringraziare Sheldon del dono che aveva deciso di darle.

E che non doveva avere il terrore di farle del male.

Si fidava ciecamente di lui.

Gli doveva far capire che non doveva preoccuparsi di niente.

Non doveva preoccuparsi delle dimensioni dei suoi genitali, della durata del coito o del raggiungimento dell’orgasmo.

Doveva solo spegnere il cervello e pensare solo a quello che sentiva per lei.

Solo una cosa voleva che facesse mentre i loro corpi e le loro parti intime fossero intenti a “conoscersi”.

Che tenesse gli occhi aperti.

Per osservare i suoi, di occhi.

Sperava che avrebbe letto in loro la fiducia, la gratitudine  e il desiderio verso di lui.

Ora, mentre era intenta ad infilarsi la camicia da notte, per spazzolarsi poi i capelli, pensò anche a cosa avrebbe potuto dirgli dopo il coito.

O anche durante, perché no?

Noi due ci apparteniamo.

Si.

Gli avrebbe detto semplicemente queste parole.

Erano parole vere che le venivano dal cuore.

E non le importava come avrebbe reagito Sheldon a quella frase.

Forse le avrebbe risposto che aveva ragione.

Forse che era un’espressione ridicola e troppo romantica.

Una volta uscita dal bagno e chiuso la porta dietro di sé, di una cosa si rese conto.

Immaginava quel momento nella sua testa da tantissimo tempo.

E lo aveva fatto anche fino a pochi secondi fa.

E si diede mentalmente, ancora una volta, della sciocca.

Perché, dopotutto, non sapeva davvero cosa aspettarsi.

Ma di una cosa era certa.

L’avrebbe scoperto insieme a Sheldon.

~~~~~~~~~~

Salve.

Eccomi qui di nuovo a scrivere una OS sulla mia coppia preferita.

Una volta terminato l’episodio, mi sono subito chiesta cosa stavano combinando Sheldon e Amy mentre erano intenti a cambiarsi ( e perché abbiano deciso di farlo) e così la mia immaginazione ha elaborato ciò che avete appena letto.

Spero che la storia vi sia piaciuta e che, soprattutto, sia sembrata reale.

E, soprattutto, che non sia troppo OOC.

Ringrazio di cuore tutti coloro che l’hanno letta trovandola per caso su internet.

Quelli che la recensiranno ( anche con un giudizio neutro o negativo) e che la metteranno tra le storie preferite, seguite e/o ricardate.

Non sapete quanto mi rendiate felice e soddisfatta <3

Voglio ricambiare lasciandovi due link:

La mia prima storia che ho scritto sempre sugli Shamy.

You are the Key to my Happiness

http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3036138&i=1

 

Jamie Lawson- The only conclusion is love

https://www.youtube.com/watch?v=bSxmBsbTK2A

La canzone si ispira all’episodio L’equivalenza del ballo e il cantante spera che la canzone possa essere inserita all’interno di un episodio futuro.

A presto.

  
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