WE CAN FIND OUT TOGETHER
<<
P…penso sia meglio spostarci in camera tua
>> disse Sheldon, quando finalmente decise di staccarsi
da Amy, dimenticandosi
totalmente del contratto che avrebbe dovuto scaricare da internet a
proposito
del coito.
<<
E, m…magari, potremmo indossare qualcosa di
più comodo, se a te non crea problemi >>
continuò.
Amy si
scrutò attentamente.
Effettivamente,
la sua mise non era tanto adatta per
una “prima volta”.
Indossava un
abito che le arrivava fino alle
ginocchia con un cardigan rosa.
Ma a
preoccuparla era dell’altro.
Innanzitutto il
reggiseno.
Gli uomini
“normali”, specialmente le prime volte, trovavano
difficoltà nello
sganciarlo, soprattutto
ora che avevano dei gancetti sempre più complessi.
Così
si facevano aiutare dalle proprie donne,
facendosi anche quattro risate insieme.
Ma il suo
fidanzato non era affatto “normale.”
Ne era certa.
Sheldon non
avrebbe mai accettato il suo aiuto e
avrebbe trasformato il tutto in una sfida.
Perché,
ovviamente, lui era un genio da un quoziente
di intelligenza di 187.
Nessuna
biancheria intima l’avrebbe potuto fermare!
Poi
c’erano le calze color prugna.
Erano molto
doppie e, quindi, già molto difficili da
togliere.
E se, senza
farlo apposta, mentre se li faceva
sfilare da Sheldon, gli avrebbe dato un calcio in faccia, facendogli
perdere i
sensi o, peggio, del sangue dal naso?
Avrebbe dovuto
portarlo d’urgenza all’ospedale,
festeggiando lì il suo compleanno.
No.
Non poteva
mandare tutto all’aria.
Aspettava questo
momento da tantissimo tempo.
Dopodiché,
osservò il suo fidanzato.
Indossava una
semplice camicia.
Se fosse per
lei, gliela avrebbe strappata di dosso
in meno di un secondo, facendo saltare tutti i bottoni
all’aria.
Ma, ovviamente,
non poteva.
Se
l’avesse fatto, sicuramente le avrebbe fatto una
grande sgridata.
E
l’avrebbe mandata in bianco!
Per non parlare,
poi, di quello che indossava sotto.
Lei aveva
dimestichezza con i bottoni e le zip delle
sue gonne, ma non aveva mai avuto a che fare con quelli dei pantaloni.
Si sbottonavano
allo stesso modo o diversamente?
E se,
togliendogli l’indumento in questione, gli
avesse casualmente sfiorato i genitali, dando luogo ad un eiaculazione precoce a
causa dell’imbarazzo
e dell’inesperienza?
Non conosceva il
funzionamento dei suoi organi
sessuali- non ancora, almeno- ma poteva benissimo capitare a chiunque.
Anche ad un
fisico teorico brillante e sicuro di sé
come Sheldon.
Ma lui non
l’avrebbe mai ammesso apertamente e…
<<
Amy? Non hai sentito quello che ho detto?
>>
La voce del
ragazzo la riportò alla realtà.
<<
Cosa?! O certo, hai ragione! E’ meglio se
ci cambiamo >> rispose distrattamente, alzandosi di
scatto dal
divano, lisciandosi
nervosamente il
vestito con le mani.
Sheldon
annuì, alzandosi a sua volta.
Rimasero in
silenzio per diversi minuti sul posto,
senza sapere né cosa fase né come comportarsi,
finché Amy non si rese conto che
il suo fidanzato stava aspettando che l’ accompagnasse in
camera da letto,
poiché era la padrona di casa.
Che sciocca!
<<
Allora… quale lato del letto preferisci?
>> gli chiese, ritrovando finalmente le parole.
Sheldon ci
pensò un attimo, rendendosi conto di non
averne uno.
Da piccolo, in
Texas, dormiva su un letto ad una
piazza.
Quando si
trasferì a Pasadena, ovviamente, acquistò
un letto a due piazze, poiché era un adulto.
Ma, nonostante
ciò, sistemava il cuscino in modo da
poter sempre dormire al centro.
<<
E tu, invece? >> le domandò, a sua
volta.
<<
Il sinistro >> rispose prontamente.
<<
E’ deciso! Io prenderò quello destro!
>> dichiarò.
Improvvisamente,
però, la sua faccia divenne
perplessa, non appena si trovò in vicinanza della camera.
<<
Perché non ci sono più le porte del TARDIS?
>> chiese, curioso.
Amy, la quale
era intenta ad aprire la porta, a
quella domanda inaspettata, si bloccò.
<<
Ehm… ecco… io… >>
balbettò, pensando
a come rispondergli.
Non avrebbe mai
immaginato che un giorno o l’altro
gliel’avrebbe domandato.
Poteva
inventarsi una scusa qualunque, dirgli che a
furia di usarle per giocare si erano rotte.
No.
Non poteva
mentirgli.
Erano da poco
tornati insieme e non potevano
ricominciare la loro relazione con una bugia.
Sheldon doveva
sapere la verità.
<<
Le ho fatte togliere quando ci siamo
lasciati >> mormorò, vergognandosi,
appoggiando la schiena contro la
porta.
<<
Oh >> disse Sheldon, visibilmente deluso.
<<
Mi dispiace tanto. So benissimo quanto
adorassi interpretare il ruolo del Dottore e…
>>
<<
Perché allora non ti sei sbarazzata di
tutto il resto? >> le domandò, improvvisamente.
Amy
sgranò gli occhi.
<<
Che…che cosa? >> farfugliò.
Sheldon
sospirò, prima di continuare.
<<
Beh, quando mi sono precipitato a casa tua
l’ultima volta, interrompendo il tuo appuntamento con Dave,
avevi ancora il
trenino che ti affidai, poiché troppo grande da mettere in
camera mia. E deduco
che, di conseguenza, non ti sia liberata nemmeno delle altre cose che
mi
appartenevano o ti ricordavano me. Né, tantomeno, me le hai
ridate indietro
>>
La neurobiologa
aprì la bocca ma la richiuse subito,
non sapendo cosa dire.
Il suo fidanzato
aveva ragione.
Aveva fatto
togliere quelle dannate porte blu perché
il suo scopo principale era quello di far entrare Sheldon in camera da
letto
per avere una maggiore intimità con lui.
E quando si
erano lasciati, la loro vista la faceva
soffrire ancora di più.
Solo ora si
accorse che c’era dell’ironia in tutto
ciò, poiché quello che aveva sempre sognato si
stava finalmente avverando anche
senza il loro aiuto.
Ma
perché, poi, si era tenuta tutto il resto?
Già.
Perché?
Perché
non gli aveva sbattuto il faccia il diadema
che le aveva regalato i primi tempi in cui stavano insieme, a causa di
un
litigio, urlandogli che non sarebbe stata più la sua
principessa?
Stessa cosa
valeva per il cofanetto contenente tutte
le stagioni della serie di Star Trek: The Next Generation, che avrebbe
dovuto
farle capire quanto fosse stata scortese con Will Weathon, dopo aver
criticato
il suo modo di recitare.
Per quale
motivo, poi, non gli aveva espressamente
detto che non poteva più essere il suo contatto per le
emergenze e che avrebbe
dovuto dare all’Università un nuovo numero al
più presto?
Come mai non
aveva stracciato in mille pezzi la foto
che li ritraeva durante il ballo, scattata dopo che Sheldon le aveva
detto
apertamente che l’amava?
E infine, come
saggiamente le aveva fatto notare il
suo fidanzato, perché non gli aveva restituito il trenino
che, puntualmente,
gli ricordava la sera di San Valentino del 2014, quando, nel bel mezzo
di una
litigata, si era ritrovata le sue labbra sulle sue?
Inaspettatamente,
riaffiorarono nella sua mente tutte
le sensazioni e le emozioni che aveva provato in quegli undici secondi.
Ripensò
al modo in cui Sheldon, anziché staccarsi da
lei disgustato, aveva continuato a baciarla, eliminando pian piano la
distanza
tra di loro, fino ad appoggiare le mani sui suoi fianchi, stringendola
in modo deciso
ma delicato, dopo che lei, istintivamente, aveva alzato le braccia
senza sapere
cosa fare di preciso, ritrovandosele sospese a mezz’aria come
una stupida anche
dopo la fine del bacio.
Soprattutto,
pensò nuovamente al suo sguardo
sconvolto e disorientato, senza sapere cosa dire e come comportarsi,
forse per la
prima volta nella sua vita, e alla sua voce, che si era ammorbidita
improvvisamente, quando le aveva domandato se avesse voluto
accompagnarlo in
sala macchine per farsi mostrare dal conducente come condurre il treno
lungo un
passaggio a livello.
Quel semplice e
casto bacio, che generalmente si
scambiavano i ragazzini di tredici anni, le aveva provocato un non
leggero
tremore nelle gambe e un batticuore talmente forte che pensava che
avrebbe
avuto un infarto da un momento all’altro.
Iniziò
seriamente a pensare che, quella notte,
avrebbe avuto davvero un attacco di cuore!
Improvvisamente
avvertì un vuoto dietro di lei che
le fece perdere l’equilibro e, senza sapere come, si
ritrovò con il sedere a
terra.
<<
Ahi! Sheldon, ma non hai visto che ero
ancora appoggiata?! Perché non mi hai avvertita che stavi
per aprire la porta?!
>> disse, leggermente infastidita, mentre si massaggiava
la schiena
dolorante.
<<
Guarda che ti ho avvertita più di una volta
ma tu non rispondevi! Vuoi per caso praticare il coito in corridoio?
>>
Sul volto di Amy
spuntò un sorrisetto malizioso, non
appena immaginò la scena.
Sheldon che la
bloccava contro il muro, sollevandola
da terra.
Lei che non
poteva far altro che stringere le gambe
attorno alla sua vita.
Le loro labbra e
le loro lingue che si esploravano a
vicenda.
I loro corpi
che, spinti dalla passione sempre più
crescente, diventavano un'unica cosa.
Ma questa scena
poteva essere riprodotta in modo
perfetto e senza difficoltà soltanto nei film.
Nella
realtà, questo scenario, sarebbe stato fin
troppo difficoltoso da copiare.
Se i
protagonisti, poi, erano lei e Sheldon, poteva
definirsi anche impossibile.
Lei certamente
avrebbe perso l’equilibro,
fratturando così il pene del suo ragazzo come Nadia fece con
Schmidt in New
Girl.
E il sorriso che
aveva stampato in faccia si
trasformò ben presto in uno divertito.
Osservò
il suo fidanzato che stava ancora aspettando
una sua risposta.
<<
No, non ti preoccupare, il letto andrà
benissimo. Non voglio che ti rompa niente a causa mia >>
disse, cercando
di rialzarsi dal pavimento, mentre il fisico teorico la osservava
stranito, non
capendo le sue parole.
<<
In ogni caso... >> continuò,
avvicinandosi all’armadio e rovistandoci dentro.
<<
… ecco a te! >> concluse, porgendogli
una semplice t-shirt bianca.
<<
Cosa dovrei farci? >> le domandò,
curioso.
<<
Indossarla, ovvio! O
per caso ti sei già portato un ricambio?
>>
Sheldon
aprì la bocca per rispondere, dalla quale
però non uscì alcuna parola.
Lui stesso aveva
suggerito ad Amy di indossare
qualcosa di più comodo vista l’
“occasione”.
Ma, quando
gliel’aveva proposto, non si era
minimamente reso conto che quella non fosse casa sua.
Bastava che gli
desse un bacio un po’ più lungo e
passionale e subito non riusciva più a fare dei semplici
ragionamenti.
<<
A dir la verità, visto che già sapevo delle
tue intenzioni, te l’avevo comprata per dartela domani
mattina >>
disse la neurobiologa, come per
tentare di giustificarsi, dopo aver preso una delle sue camice da notte.
<<
Va… va bene. Io… vado a cambiarmi in bagno,
allora >> dichiarò, nervoso.
Stava per
andare, quando Amy lo prese per un
braccio, facendolo fermare.
<<
Che c’è? >>
<<
Puoi rimanere qui, non preoccuparti. Mi
cambierò io in bagno >> lo
rassicurò, uscendo dalla camera e chiudendo la
porta dietro di sé, senza dare al fidanzato
l’opportunità di ribattere.
Sheldon
guardò la porta e poi la maglietta che aveva
ancora tra le mani.
Si
ritrovò stranamente a sorridere.
Amy conosceva
tutto di lui.
Pregi e difetti.
Sapeva che non
avrebbe mai dormito senza nulla
addosso.
Soprattutto ora
che, nonostante vivessero in
California, era dicembre.
Grazie a quella
maglietta e principalmente alle
trapunte belle pesanti che ricoprivano il letto, avrebbe evitato una
bella
influenza!
E, specialmente,
sapeva che aveva bisogno del tempo
per ambientarsi in una stanza che non fosse la sua.
Infatti, solo in
quell’istante, si rese conto di non
essere stato in quella camera per così a lungo.
Iniziò
istintivamente a guardarsi attorno,
soffermandosi su ogni dettaglio, imprimendolo nella sua memoria
eidetica, facendo
così la sua “conoscenza”.
Quando si
accorse che c’era una sedia, vi appoggiò
la giacca.
Dopodiché
iniziò a sbottonarsi la camicia.
Solo dopo
essersi liberato anche dei pantaloni, considerò
l’idea di rimetterseli nuovamente.
Aveva paura che
Amy considerasse questo suo gesto
troppo “ invasivo”.
Però,
se si fosse messo sotto le coperte, non se ne
sarebbe accorta subito.
Anzi.
Forse avrebbe
anche apprezzato questa sua
iniziativa.
Perché
no?
Così,
sicuro di sé, si infilò la t-shirt che le
aveva dato Amy-la quale gli andava perfettamente-e si
avvicinò al letto.
Dopo aver
costatato che non fosse né troppo morbido
né troppo duro-così come i cuscini-ci si
sdraiò, coprendosi accuratamente con
la trapunta fin sopra la vita, come faceva quotidianamente a casa.
Fece un bel
respiro profondo, prima di riepilogare
mentalmente tutto ciò che gli aveva spiegato Penny a
proposito del coito e di
cosa piacciono o no alle ragazze durante l’amplesso.
Innanzitutto, le
donne, mediamente, impiegavano dai
venti ai trenta minuti per eccitarsi.
A differenza
degli uomini che, nel giro di un paio
di minuti, pretendevano di avere già un rapporto completo.
Per prima cosa,
pertanto, doveva mettere da parte il
suo egocentrismo per dedicarsi a lei, senza aspettarsi nulla in cambio.
Doveva pensare a
lei.
Esclusivamente a
lei.
Si
ritrovò a riflettere su come avrebbe potuto dare
il via ai cosiddetti “preliminari.”
Iniziando
semplicemente ad abbracciarla.
Di sicuro Amy si
sarebbe sentita a suo agio,
protetta, rassicurata e coccolata.
Poi
l’avrebbe baciata sulle labbra.
Sarebbe stato
inizialmente un bacio puro e delicato.
Ma, nel giro di
una manciata di secondi, avrebbe
iniziato istintivamente ad approfondirlo, facendolo diventare energico
e
appassionato.
Facendolo
risultare, tuttavia, anche dolce.
Amy amava la
dolcezza!
Dopodiché,
avrebbe posato le mani sui suoi fianchi
per sfilarle lentamente la camicia da notte, scoprendo poco a poco ogni
centimetro di pelle.
L’aveva
già vista nuda anni addietro, quando le fece
il bagno, poiché affetta da influenza e, quindi, troppo
debole per svolgere
qualunque azione o mansione.
Però,
all’epoca, quel corpo gli era totalmente
indifferente.
Adesso invece
cosa sarebbe successo?
Penny gli aveva
detto che il cuore avrebbe iniziato
a battergli forte.
Troppo forte.
Ma doveva stare
tranquillo.
Non stava avendo
alcun infarto o attacco di panico!
Semplicemente
era attratto fisicamente-e non solo
intellettualmente- dalla donna che amava e, di conseguenza, vedendola
senza
nulla addosso la trovava ancora più irresistibile.
E, ovviamente,
sarebbe stato nervoso.
Doveva stare
attento, però.
Il troppo
nervosismo portava solo guai.
Tipo ad un
eiaculazione precoce.
Ed era
l’ultima cosa che voleva.
Non aspirava
sicuramente a rovinare tutto a causa
della sua insicurezza.
Senza alcun
dubbio, anche Amy si sarebbe sentita
terribilmente in imbarazzo.
Nella
quotidianità, faceva sembrare questo momento
una cosa da nulla, parlandone addirittura con estrema sicurezza.
Ma, infondo,
sapeva che aveva da sempre dato molta
importanza alla loro prima volta.
Cosa avrebbe
dovuto fare allora se entrambi non
avessero saputo più come comportarsi?
Lui era
l’uomo.
E quindi avrebbe
dovuto prendere l’iniziativa.
Sia con le
parole che con i gesti.
Si sarebbe
avvicinato a lei iniziando a giocare un
po’ con i suoi capelli-cosa che dava piacere alle donne, a
quanto pareva- sussurrandogli
lentamente: “ Non ho nessuna intenzione di farti del male.
Con me puoi stare
tranquilla”, iniziando quindi a baciarle il collo, dietro
l’orecchio, mentre
con una mano cominciava a sfiorare dolcemente il suo corpo come se
fosse di
velluto.
Come se stesse
accarezzando l’oggetto più fragile
del mondo.
Un po’
di pressione in più e… puff!
Si sarebbe rotto
in mille pezzi!
Avrebbe iniziato
dalle braccia, per poi passare
lungo la schiena e all’esterno coscia, scendendo poi lungo le
gambe.
E, mentre faceva
tutto questo, non doveva mai
smettere di baciarla.
Sulle labbra, le
quali si congestionavano,
diventavano più carnose, più rosse e sensibili al
contatto.
Ma anche altre
parti del viso, perché no?
La fronte, le
tempie e le palpebre, ad esempio,
erano anch’esse zone molto sensibili.
Se, mentre
faceva tutto ciò, avrebbe avvertito il
corpo di Amy più caldo del normale, doveva stare tranquillo.
Non le stava
salendo la febbre!
Penny, con suo
grande stupore, gli aveva dato
spiegazioni al riguardo usando la scienza.
Stava
semplicemente stimolando le cosiddette zone
erogene.
L’aumento
del desiderio partiva proprio da questi
“punti dell’amore”, per arrivare al
cervello e in particolare all’ipotalamo,
alla zona limbica e ai nuclei della base, strutture collocate in
profondità,
sotto i due emisferi cerebrali.
Queste aree del
sistema nervoso reagivano innescando
la produzione di dopamina, endorfine e serotonina, neurotrasmettitori
che,
propagandosi , inoltravano al cervello le informazioni per attivare le
risposte
allo stimolo sessuale.
Ed ecco il
motivo per cui il calore invadeva il
corpo, il battito cardiaco accelerava, le pupille si dilatavano e la
pressione
sanguigna aumentava.
L’amore
dipendeva tutto dal cervello.
Era soltanto una
cascata di sostanze chimiche!
Però,
questo lui già lo sapeva perfettamente.
A turbarlo era
dell’altro.
I mormorii, i
suoni e i rumori che uscivano dalla
bocca di ogni donna prima, durante e anche dopo il coito.
Per gli altri
erano dolcissimi e suggestivi.
Lui, invece,
chiamava tutto ciò semplicemente
fracasso.
La
rappresentante farmaceutica, dopo aver alzato gli
occhi al cielo, gli aveva detto che Gayle Brewer della University of
Central
Lancashire e Colin Hendrie della University of Leeds avevano condotto
uno
studio sui vocalizzi sessuali.
Il risultato era
che le donne gemevano per il bene
della coppia, poiché le esternazioni vocali servirebbero ad
accrescere
l’autostima sessuale nel loro partner, sentendosi
così rassicurato circa le sue
performance.
Quindi non
doveva assolutamente lamentarsi, poiché
Amy, agendo in questo modo, lo avrebbe aiutato a superare le sue paure
e i suoi
timori.
A questo punto,
Penny gli aveva esposto il tema più
sensibile di tutto l’argomento preso in questione durante la
loro
chiacchierata.
Il meccanismo
del coito vero e proprio.
La posizione
più consona per una prima volta era
quella del missionario.
In questa
posizione la donna era distesa sulla
schiena, a gambe allungate e aperte e l’uomo era su di lei a
gambe unite usando
come punti d’appoggio le ginocchia e i gomiti.
Inoltre-cosa
molto importante-in questo modo, si
riusciva a mantenere il contatto visivo per tutta la durata del
rapporto
sessuale e a baciarsi sulla bocca.
Ed era quello
che avrebbe fatto.
Sapeva che, se
non avesse mai distolto lo sguardo da
Amy, magari anche prendendole il viso tra le mani, per accarezzarglielo
dolcemente, lei si sarebbe tranquillizzata e rilassata totalmente, in
modo così
da essere pronta per “accogliere” il suo regalo.
Ecco.
Adesso era
arrivato finalmente il momento di
“darglielo”.
Ora,
però, era lui che non era rilassato.
Perché?
Perché
aveva paura di farle del male-fisicamente ed
emotivamente-e di non essere all’altezza di tutto
ciò.
La sua amica,
però, aveva cercato di rassicurarlo.
Spiegandogli la
Tecnica dei dieci affondi.
Anziché
fare un semplice movimento dentro-fuori,
dentro-fuori, doveva fare dieci penetrazioni rapide, facendo entrare il
pene
solo per metà o anche meno: dentro e fuori per nove volte
velocemente. Alla
decima spinta, sarebbe dovuto andare più a fondo, poi fuori
di nuovo,
ricominciando quindi con le spinte rapide.
In pratica,
doveva ripetere nove spinte veloci e
poco profonde e una più lunga e profonda.
Penny gli aveva
garantito che Amy avrebbe fremuto
per l’ultimo affondo, quello più lungo e profondo.
La ragione
dell’aumento del piacere in lei era che
per le donne la maggior parte di quest’ultimo arrivava
dall’aspettativa e dalla
sorpresa.
La sua ragazza
non avrebbe saputo quando sarebbe
arrivato l’affondo più lungo, e il suo corpo, di
conseguenza, sarebbe rimasto
in attesa pensando a quello.
E quando sarebbe
arrivato, sarebbe stato molto
appagante.
Talmente tanto
che, una volta terminato il coito,
Amy ci avrebbe messo un bel po’ a riprendere fiato!
Adesso, mentre
si trovava sotto le coperte nel letto
della sua ragazza, aspettando che uscisse dal bagno, si
ritrovò a ridacchiare
maliziosamente-come aveva fatto da Penny per tutto il tempo-
immaginandola nuda
e accaldata, con i capelli in disordine e un suggestivo luccichio negli
occhi,
mentre gemeva di godimento sotto di lui, intanto che baciava e toccava
parti
del suo corpo che non avrebbe mai pensato.
Né di
baciare e né, soprattutto, toccare!
Ma, pensando
alla scena, non trovava nulla in essa che
fosse fastidiosa e antigienica.
Anzi.
Trovava tutto
ciò semplicemente appagante.
Perché
la stava sorprendendo e rendendo felice poiché,
il momento che tanto aspettava, era finalmente arrivato.
E se lei era
sorpresa e felice, allora lo sarebbe
stato anche lui.
E come
dimostrarglielo, oltre che con le azioni?
Cantandole
quella che ormai definiva la loro
canzone.
Darlin’
dei Beach Boys.
Se ne avrebbe
avuto la forza-e anche il
fiato!-gliel’avrebbe intonata tutta.
Ma lui
prediligeva una strofa in particolare.
Quella che gli
aveva fatto capire quanto avesse reso
la sua vita migliore.
Quella che gli
aveva fatto capire che, come non
riusciva a far uscire quella canzone dalla sua testa, non riusciva
neanche a
far uscire lei dal suo cuore.
♫
Vivevo come un uomo a metà.
Non
riuscivo ad amare, ma ora posso.
Ho
più anima di quanto ne abbia mai avuta.
Ti
amo per come hai ammorbidito la mia vita. ♫
Sarebbe stato
così che avrebbero perso la verginità
quella notte, diventando
a tutti gli
effetti “adulti”.
Non
più un ragazzo e una ragazza.
Ma un uomo e una
donna.
Avrebbero
iniziato a fare l'amore solo per vivere un
momento di gioco e di scoperta.
Mettendo in
pratica tutte le loro conoscenze
teoriche lasciandosi guidare dal loro amore e, principalmente,
dall’istinto.
Concentrandosi
anche sulla più lieve emozione che
quella nuova esperienza avrebbe dato loro.
Senza pensare al
raggiungimento dell’orgasmo come un
traguardo.
Perché,
come gli aveva esplicitamente riferito
Penny, non tutti i rapporti sessuali, terminavano con
quest’ultimo.
Ed era davvero
difficile provocarlo in una ragazza.
Soprattutto la
prima volta.
Perché
il corpo femminile era davvero un mistero!
Sicuramente, lo
Sheldon del passato le avrebbe riso
in faccia, dicendole che era un genio e che per lui sarebbe stato una
cosa da
niente.
Invece, questa
volta, le annuì semplicemente.
Perché,
dopotutto, non sapeva davvero cosa
aspettarsi.
Ma di una cosa
era certo.
L’avrebbe
scoperto insieme ad Amy.
~
Amy, dopo essere
entrata in bagno e chiuso la porta,
iniziò a spogliarsi lentamente.
La sua mente era
occupata da mille pensieri.
Finalmente, dopo
tanti anni, Sheldon aveva deciso di
regalarle una maggiore intimità e non poteva essere
più felice.
Quando si tolse
il reggiseno di pizzo verde,
trattenne a stento una risata.
Solo in quel
momento si accorse di aver indossato
quello che si slacciava sul davanti.
Il suo ragazzo
non sarebbe mai riuscito a
rimuoverglielo!
Si
guardò allo specchio, osservando attentamente il
suo corpo.
Immediatamente
le venne in mente Sheldon.
Su come avrebbe
potuto “intrattenerla” prima del
coito vero e proprio.
Molto
probabilmente avrebbe iniziato a baciarla.
Inizialmente
sarebbe stato un semplice bacio.
Ne era certa.
Ma nel giro di
poco, sarebbe diventato più profondo,
una volta che le sue grandi mani avrebbero iniziato ad insinuarsi sotto
la
camicia da notte, esplorando così la sua pelle nuda, calda e
sensibile.
Spinto dalla
brama di spingersi oltre, le avrebbe
sollevato lentamente dalla testa l’indumento che ormai
considerava un ostacolo.
E lei
l’avrebbe lasciato fare.
Perché
era quello che voleva.
Ecco.
Ora
l’avrebbe finalmente vista nuda.
Ma non era la
prima volta.
Accadde diverso
tempo fa quando, una volta ripresasi
da una bella influenza, gli mentì, dicendogli di essere
ancora malata per farsi
aiutare a fare il bagno.
Sapeva
perfettamente, però, che a quei tempi il suo
corpo gli era totalmente indifferente.
E se non fosse
stato attratto da lei fisicamente
neanche un po’?
Non poteva
definirsi una modella.
Non aveva un
fisico mozzafiato come quello di Penny.
Né,
tantomeno, aveva il seno come quello di
Bernadette!
Le sue amiche,
la sera prima, l’avevano rassicurata
al riguardo.
Le avevano
spiegato che le ragazze sapevano essere
ipercritiche in maniera spaventosa verso il loro corpo.
Erano convinte
di essere grasse, di avere le gambe
storte e di non avere abbastanza seno.
Non doveva farsi
alcun complesso!
Sheldon voleva
fare l’amore con lei.
Era un passo
davvero enorme per lui, considerando
che fino a qualche anno fa non riusciva neanche a toccare un altro
essere
umano.
E aveva scelto
lei per compierlo.
Tra milioni di
altre ragazze presenti nel mondo.
Pensando a
ciò, si sentì più rilassata e sicura
di
sé.
E anche un
po’ orgogliosa.
Quindi ora
sarebbe toccato a lei il compito di
mettere a suo agio il suo ragazzo.
Perché,
anche se voleva dimostrare di avere tutto
sotto controllo, in realtà aveva paura quanto lei.
Ne era
più che sicura.
Paura di non
essere all’altezza della situazione.
Paura di avere
un problema di erezione.
Ansia da
prestazione.
Doveva liberarlo
da questi pensieri negativi.
Sarebbe
diventato il suo obiettivo.
E come avrebbe
dovuto fare?
Avrebbe
incominciato con l’appoggiare le labbra
sulle sue.
Poi, con
delicatezza, avrebbe fatto scivolare la
lingua nella sua bocca per esplorarla, muovendola lentamente.
L’avrebbe
stretto a sé, premendo il petto contro il
suo, entrando finalmente a contatto con la solidità dei suoi
muscoli.
Quando le
sarebbe mancato il fiato, anziché fermarsi
come faceva sempre, avrebbe proseguito a baciarlo lungo il collo,
accarezzandogli le spalle e la schiena.
Per rassicurarlo
e fargli capire ancora una volta
che, nonostante non fosse perfetto, lei lo amava.
E poi, vedere
Sheldon mentre si abbandonava tra le
sue braccia e sentendolo ansimare e gemere di piacere contro il suo
orecchio, avrebbe
fatto crescere sempre di più in lei l’eccitazione.
Adesso era
finalmente pronta.
Pronta a
diventare una donna.
Però
doveva sapere se anche il suo ragazzo lo era.
Glielo avrebbe
chiesto.
Non
c’era nulla di male, giusto?
Se le avesse
risposto di si, si sarebbe stesa sul
letto, aspettando che si mettesse sopra di lei.
Dopodiché,
gli avrebbe preso le mani tra le sue,
guidandole lungo tutto il suo corpo, fino ad arrivare
all’intimo, una culotte
di pizzo verde.
Voleva che fosse
lui a sfilargliela.
E quando
l’avrebbe fatto, avrebbe inarcato il
bacino, pronta accogliere il suo “regalo”.
Non prima
però di prendergli il volto tra le mani.
Era una cosa che
non aveva mai fatto e, anche se era
un gesto banale, sicuramente l’avrebbe fatta emozionare
parecchio.
E poi sarebbe
stato un modo per ringraziare Sheldon
del dono che aveva deciso di darle.
E che non doveva
avere il terrore di farle del male.
Si fidava
ciecamente di lui.
Gli doveva far
capire che non doveva preoccuparsi di
niente.
Non doveva
preoccuparsi delle dimensioni dei suoi
genitali, della durata del coito o del raggiungimento
dell’orgasmo.
Doveva solo
spegnere il cervello e pensare solo a
quello che sentiva per lei.
Solo una cosa
voleva che facesse mentre i loro corpi
e le loro parti intime fossero intenti a
“conoscersi”.
Che tenesse gli
occhi aperti.
Per osservare i
suoi, di occhi.
Sperava che
avrebbe letto in loro la fiducia, la gratitudine
e il desiderio verso
di lui.
Ora, mentre era
intenta ad infilarsi la camicia da
notte, per spazzolarsi poi i capelli, pensò anche a cosa
avrebbe potuto dirgli
dopo il coito.
O anche durante,
perché no?
Noi
due ci apparteniamo.
Si.
Gli avrebbe
detto semplicemente queste parole.
Erano parole
vere che le venivano dal cuore.
E non le
importava come avrebbe reagito Sheldon a
quella frase.
Forse le avrebbe
risposto che aveva ragione.
Forse che era
un’espressione ridicola e troppo
romantica.
Una volta uscita
dal bagno e chiuso la porta dietro
di sé, di una cosa si rese conto.
Immaginava quel
momento nella sua testa da
tantissimo tempo.
E lo aveva fatto
anche fino a pochi secondi fa.
E si diede
mentalmente, ancora una volta, della
sciocca.
Perché,
dopotutto, non sapeva davvero cosa
aspettarsi.
Ma di una cosa
era certa.
L’avrebbe
scoperto insieme a Sheldon.
~~~~~~~~~~
Salve.
Eccomi qui di
nuovo a scrivere una OS sulla mia
coppia preferita.
Una volta
terminato l’episodio, mi sono subito
chiesta cosa stavano combinando Sheldon e Amy mentre erano intenti a
cambiarsi
( e perché abbiano deciso di farlo) e così la mia
immaginazione ha elaborato
ciò che avete appena letto.
Spero che la
storia vi sia piaciuta e che,
soprattutto, sia sembrata reale.
E, soprattutto,
che non sia troppo OOC.
Ringrazio di
cuore tutti coloro che l’hanno letta
trovandola per caso su internet.
Quelli che la
recensiranno ( anche con un giudizio
neutro o negativo) e che la metteranno tra le storie preferite, seguite
e/o
ricardate.
Non sapete
quanto mi rendiate felice e soddisfatta
<3
Voglio
ricambiare lasciandovi due link:
La mia prima
storia che ho scritto sempre sugli
Shamy.
You
are the Key
to my Happiness
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3036138&i=1
Jamie
Lawson-
The only conclusion is love
https://www.youtube.com/watch?v=bSxmBsbTK2A
La canzone si
ispira all’episodio L’equivalenza del
ballo e il cantante spera che la canzone possa essere inserita
all’interno di
un episodio futuro.
A presto.