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Autore: RestartTheGame    29/01/2016    0 recensioni
Sette ragazze si svegliano in quello che sembra essere un incubo, certe che non ne usciranno più.
Il tutto è ispirato ad un sogno che ho fatto (giuro) e che ho cercato di raccontare perché non sono certa che il cervello partorisca cose normali.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ambra si svegliò di soprassalto e ci mise qualche secondo a capire che l’urlo che stava sentendo proveniva da lei, il che la fece urlare ancora più forte. Intorno a lei era buio e non riusciva a distinguere nulla. Dopo qualche minuto il suo respiro cominciò a regolarizzarsi, insieme al suo battito cardiaco.

“Un incubo, niente di più. Va tutto bene Ambra.”  si ripeteva quasi ossessivamente.

 

Alla fine decise di attuare la solita procedura di sempre dopo un brutto sogno: chiamare Luce.

Ambra mise la mano in tasca per prendere il telefono, ma non trovò nulla. Pensando che le fosse caduto, cercò a tentoni intorno a sé, ma le sue mani incontrarono solo terreno freddo.

“Ma mi sono addormentata sul pavimento?” pensò Ambra realizzando finalmente di non trovarsi sul divano come pensava.

 

I suoi occhi si stavano lentamente abituando all’oscurità e Ambra cominciò a scrutare l’ambiente circostante. Le pareti erano irregolari e a terra c’erano dei sassi. Sembrava che tutto fosse fatto di roccia.

“Impossibile! Sto ancora sognando… Adesso torno a dormire e tutto si sistemerà.”

 

 

 

“Sono sicura, veniva da qui! Vedrete che adesso troveremo qualcuno.”

“Chiara, stranamente per una volta credo che avremmo dovuto ascoltare Alba. Qui è buio pesto, se anche ci fosse qualcuno non lo vedremmo!” rispose Luce con voce tremante.

“Un motivo in più per andare avanti! Non possiamo certo lasciarla qui da sola.”

“Quindi immagino che tu sappia benissimo chi stiamo cercando!” ribatté a quel punto Luce con tono sarcastico e incrociando le braccia al petto.

Questo fece fermare bruscamente Chiara, che non sapeva come rispondere.

“Io… Veramente io…” la ragazza alzò le braccia frustrata dal fatto di non essere in grado di esprimere a parole quello che pensava. “Luce, io non so chi sia, ma lo sento che è una di noi. Tu no?”

A quel punto fu Luce a fermarsi. “In effetti hai ragione… Sono certa di aver già sentito quella voce. Andiamo avanti, ma se non troviamo nessuno andiamo a cercare Bianca, come diceva Alba… A proposito, dov’è?”

Un brivido percorse la schiena di Chiara. “Non dirmi che è andata avanti da sola come al solito. Giuro che se non ci riesce prima da sola, quando la trovo la ammazzo. ALBA!”.

 

Dopo qualche secondo di completo silenzio le ragazze realizzarono che Alba si era allontanata più del previsto.

Luce era nel panico più totale, si teneva il viso tra le mani ed era sull’orlo di una crisi di pianto. Chiara fu costretta a prenderla per un braccio per farla muovere nella direzione in cui presumibilmente si era diretta Alba.

 

“Chiara cosa facciamo se non la troviamo? Cosa facciamo? Lei è la mia sorellina, era compito mio assicurarmi che stesse bene. Chiara sono una buona a nulla. Sono inutile. Non mi sorprende il fatto che Nick mi abbia…”

“Nick? Siamo bloccate Dio solo sa dove e tu ti ricordi adesso del tuo fidanzato? Luce per favore concentrati!”

“C-chiara…” Luce aveva cominciato a tremare e i suoi occhi erano diventati lucidi, ma la cugina fraintese la sua reazione.

“Ti prego, non metterti a piangere, non adesso. Dobbiamo trovare Alba. E le altre. Cerca di concentrarti. Magari se ci pensi bene ti verrà in mente quante ne mancano. Per ora due. E Alba se è riuscita a non perdersi da qualche parte.”

“N-no Chiara… Girati…”

Il tono di Luce fece voltare Chiara talmente velocemente da non farle nemmeno realizzare che non si trovava più faccia a faccia con Luce, ma con Alba e un’altra ragazza. Aveva i capelli scuri (era però talmente buio che Chiara non ne era completamente sicura) e molto corti e gli occhi verdi.

 

Alba invece aveva un labbro gonfio e il naso pieno di sangue.

“Alba ma sei impazzita? Cosa ti è successo? Lo sapevo che saresti andata ad ammazzarti da sola!” Chiara aveva una nota di isteria nella voce.

 

“Oh, questo dici?” rispose Alba toccandosi il naso, per poi pentirsene amaramente quando il dolore le attraversò tutta la testa “Niente di che, voi stavate lì a parlare e io sono andata avanti. Ho sentito dei rumori e li ho seguiti, però non vedevo niente e sono inciampata… su di lei” disse indicando l’altra ragazza con il pollice della mano destra, coperto di sangue dopo aver toccato il naso probabilmente rotto. “Ho trovato Ambra!” aggiunse infine con espressione soddisfatta.

 

Ambra le scrutava con fare circospetto, con un sopracciglio alzato. Quando ebbe passato in rassegna i volti delle due ragazze, per quanto le era possibile data la mancanza di qualsiasi tipo di illuminazione, sgranò gli occhi dopo aver realizzato chi aveva davanti.

 

“Luce! E… Chiara? Sì, sei Chiara. Capelli scuri. E la treccia a sinistra. La porti sempre così.” aggiunse Ambra con un sorriso che pareva nostalgico. Subito dopo corrugò la fronte e ricominciò a parlare con tono offeso “Cos’ho che non va? Perché non vi ho riconosciute subito? Sono per caso diventata pazza? Sono in ospedale perché sono diventata pazza e siete venute a trovarmi vero?”

“Smettila Ambra, nessuno è in ospedale. E tu non sei di certo pazza.” ribatté subito Chiara sbuffando.

“Poi è normale, è successo a tutte. Cerca di mantenere la calma e vedrai che andrà tutto bene. Adesso dobbiamo andare a cercare Bianca, Alba dice di averla vista. Ti ricordi di lei?” aggiunse Luce con dolcezza.

 

“Io… Sì, mi ricordo di lei. Bianca ha una voglia sulla guancia. E va a cavallo.” Ambra sorrise soddisfatta dei progressi che stava facendo “Va bene, andiamo a cercarla.”

“Perfetto allora! Di qua!” disse Alba mettendosi alla testa del gruppo e cominciando a camminare.

 

 

 

 

 

Bianca provò ad aprire gli occhi varie volte prima di riuscirci completamente, nonostante quasi non ci fosse luce.

Non riusciva a distinguere quasi nulla, ma sentiva in lontananza delle voci. Così tanto in lontananza non potevano essere però, la casa era piccola. Lei e sua sorella si lamentavano spesso del fatto che lì dentro non c’era possibilità di avere privacy, talmente i muri erano sottili.

 

La testa le pulsava mentre cercava di recuperare i ricordi della sera precedente: aveva passato la serata dalle sue cugine, Stella aveva cucinato e avevano deciso di dormire tutte insieme perché erano sicure di aver esagerato parecchio con il vino che Eleonora e Ambra avevano comprato per festeggiare.

 

Bianca era però piuttosto sicura di essere riuscita ad aggiudicarsi uno dei letti disponibili in casa, e non riusciva a spiegarsi la sensazione di freddo che provava in tutto il corpo. Dopo qualche secondo di smarrimento, però, scosse semplicemente le spalle. Probabilmente era caduta dal letto senza nemmeno accorgersene e si era svegliata sul pavimento soltanto perché non si trovava più sotto le coperte calde.

 

L’alcol consumato la sera precedente sembrava spiegare sia la possibilità di essere caduta senza rendersene conto sia il fatto di sentire le voci, che quasi sicuramente provenivano dalla stanza accanto, come se fossero ovattate e distanti.

 

Bianca si massaggiò le tempie cercando di fare ordine tra le sue idee. L’ultima volta che aveva guardato l’orologio erano quasi le 3 del mattino. Aveva un appuntamento importante alle 11. Quanto poteva aver dormito? Le sembrava di non aver riposato per nulla. Considerando anche la completa assenza di illuminazione concluse che non potevano essere passate più di due ore.

“Sono ancora in tempo. Vado un cucina, prendo un bicchiere d’acqua e un’aspirina, imposto la sveglia, torno a dormire e domani mattina andrà tutto per il meglio.”

 

Bianca provò ad alzarsi, ma la testa le girava talmente tanto che fu costretta a sedersi nuovamente a terra. Cercò un appoggio per tentare di nuovo di muoversi, convinta di trovare il letto poco lontano da sé, ma non toccò nulla se non terra fredda.

 

Fu a quel punto che lo stomaco le si strinse in una morsa per colpa del panico. C’era qualcosa di veramente strano. Bianca pensò per un attimo di star ancora sognando, ma era troppo lucida e cosciente, e scartò subito l’ipotesi, nonostante non sapesse darsi altra spiegazione.

 

Tremando, la ragazza tornò a sedersi e cominciò a dondolarsi avanti e indietro come faceva sempre quando era spaventata.

La mano che le si appoggiò sulla spalla la fece trasalire e Bianca pensò che se non fosse stata così terrorizzata avrebbe cominciato a correre per allontanarsi il più lontano possibile.

 

“No Bianca tranquilla! Sono Luce!” A quel punto Bianca alzò lo sguardo e si trovò di fronte ad un paio di occhi color ghiaccio, freddi ma allo stesso tempo rassicuranti e famigliari.

“Luce? Dove siamo? Io ieri sono andata a dormire in una delle camere, sono sicura! Non posso aver bevuto così tanto da essermi dimenticata tutto.” L’ultima parte della frase venne aggiunta borbottando, con una nota di vergogna nella voce.

“Tranquilla.” le rispose Luce con un sorriso “Anche a noi è successo lo stesso. Non sappiamo dove siamo e non riusciamo a ricordarci quasi nulla. Anzi, a quanto pare tu ne sai anche più di noi, dato che ti ricordi qualcosa di ieri sera. Stiamo cercando le altre, ma non sappiamo precisamente quante siamo. A te viene in mente qualcosa?”

 

Bianca ascoltava le parole della cugina quasi incredula. Com’era possibile che nessuno sapesse dov’erano? O si ricordasse nulla? Come facevano a non sapere che mancavano solo… A quel punto anche Bianca si fermò. Nemmeno lei riusciva a ricordare.

“Luce…” cominciò con voce tremante “Chi c’è per ora? E come fai a dire che non siamo ancora tutte?”

“Perché lo sento” rispose prontamente Luce con un sorriso malinconico “E anche loro a quanto pare. In ogni caso per ora siamo io, Al.. Aspetta, prova a vedere se le riconosci tu.”

 

Bianca osservò con attenzione le ragazze che si trovavano di fianco a Luce e cominciò a toccarsi il mento, come faceva sempre quando si sforzava di ricordare qualcosa. A quel gesto una delle ragazze, la più alta, riuscì a malapena a trattene una risata, e per farlo si morse il labbro inferiore.

Il viso di Bianca si illuminò all’istante. “Chiara! Sì Chiara! Mi prendevi sempre in giro quando facevo così mentre mi aiutavi a studiare.” Disse, toccandosi nuovamente il mento. “E poi… Alba e Ambra!”

Bianca fece un sorriso soddisfatto, fiera di essere riuscita da sola a riconoscere le altre, nonostante tutto.

 

Il sollievo però ebbe vita breve e sulla momentanea gioia prevalse la preoccupazione.

“E adesso che cosa facciamo?” Bianca era talmente sconsolata da non avere nemmeno la forza di reggersi in piedi.

“Non sederti assolutamente!” risposero in coro le altre, facendo confondere ancora di più Bianca.

“Si tratta di precauzioni, non si è mai troppo sicuri” aggiunse Luce con una risata nervosa, passandosi più volte la mano destra sul braccio sinistro “Io prima mi sono distesa e non sono più riuscita ad alzarmi fino a quando è arrivata Chiara.”

 

Bianca corrugò la fronte, sempre più turbata. La situazione le sembrava assolutamente surreale e non poteva fare a meno di continuare a pensare, o forse più sperare, di trovarsi in un sogno.

Continuava a pensare alla sera precedente per cercare di capire come fosse possibile che una (quasi del tutto) innocente cena le avesse portate fino a lì. Infondo avevano bevuto soltanto del semplice vino rosso.

 

“Eleonora!” esclamò di colpo Bianca facendo allarmare immediatamente tutte le altre.

“Eleonora cosa?” chiese Luce incerta, cercando di capire cosa passava per la testa della cugina.

“Mia sorella! Ma come posso essere così stupida? Manca Ele e io non me ne rendo nemmeno conto. Dobbiamo andarla a cercare Luce, ti prego! Non possiamo lasciarla da sola!” Ambra sì portò le mani ai capelli e cominciò a parlare così velocemente che le altre fecero fatica a sentire tutto.

 

Ambra ci mise qualche secondo a riprendersi, e subito dopo alzò lo sguardo e cominciò a camminare guardando dritto davanti a sé, con gli occhi sbarrati.

“Ambra, ma cosa stai facendo?” chiese Alba sconvolta, ma non ottenne alcuna risposta. La ragazza continuava a camminare e sembrava non sentire nulla di quello che le cugine le dicevano.

 

“Quando prima ho detto che non era diventata pazza scherzavo…” disse a quel punto Chiara.

“Ma ti sembra il momento? Se non sai trattenere il tuo sarcasmo in situazioni come queste cuciti la bocca!” rispose Luce quasi offesa. Chiara alzò entrambe le mani in modo difensivo e si passò due dita sulle labbra mimando la chiusura di una cerniera.

 

“State davvero discutendo adesso per queste cose?” intervenne a quel punto Bianca  “Cosa fate ancora lì? Dobbiamo seguirla!” Esclamò cominciando già a camminare nella direzione verso cui si stava dirigendo Ambra, seguita a ruota da Alba. Come sempre le era impossibile stare ferma per più di due minuti consecutivi.

 

Luce e Chiara rimasero attonite a guardarsi per qualche secondo prima di cominciare a camminare.

“Lo so che non dovrei più parlare…” Chiara venne fulminata immediatamente con lo sguardo da Luce “Ma io ho un bruttissimo presentimento e secondo me non è questa la direzione giusta.”

Luce a quel punto annuì, dimostrando di pensarla allo stesso modo.

“Ciò non toglie che dobbiamo andare con loro, non possiamo dividerci o non ci ritroveremo più. Sono d’accordo con te però. Sta per succedere qualcosa di brutto.” disse la ragazza rabbrividendo.

 

Luce, come al solito, si rivelò essere la voce della verità.

 

 

 

 

   
 
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