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Autore: Kokky    18/03/2009    5 recensioni
[Neliel e Nnoitra]
Nnoitra l’affiancò e si sedette accanto a lei, distante un metro. Mai abbandonare la propria lotta.
Erano su un terrazzo del grande palazzo degli Arrancar, e sotto i loro piedi c’era quel mondo morto fatto di sabbia e di bianco – si sbiadiva, si impallidiva a Hueco Mundo; potevi affondare nel silenzio che vi regnava e affogare in quel latte di petali di mandorlo, e solo di notte riuscivi a respirare un po’, con la Luna sinistra incombente e l’oscurità sulle tue mani.
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Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The moonlight upon you

 

 

 

Incombeva sopra di lei: una macchia bianca sinistra, un petalo di mandorlo facilmente deperibile o uno specchio di latte in cui immergersi, senza più fare ritorno – qualcosa di macabro, quella sera, in quel bianco perenne e in quella morte nemmeno troppo apparente.

Vedeva gli occhi della Luna che la fissavano, e non erano dolci. C’era troppa differenza da quella candida maschera al satellite della Terra; nell’alone pallido e smorto scorgeva il sangue delle sue vittime, nel sorriso tirato in quel latte ricordava il suo passato, in quegli occhi trovava solamente la morte, ed essa le sorrideva compiaciuta.

Neliel avrebbe dovuto rabbrividire, a quella sinistra Luna che illuminava l’Hueco Mundo, e sentiva quasi il bisogno di farlo, ma rimase immobile, nel buio di quella notte di plenilunio.

Sentiva un po’ di freddo, non importava.

Cercò di canticchiare qualche cosa, pur non ricordando nulla: da troppo tempo era un Hollow, così tanto da dimenticare il motivo della sua trasformazione, il rancore primario che stava all’origine – adesso era qualcosa di superiore, che cresceva mangiando e mangiando e mangiando suoi simili, con una spada in una mano e lo sguardo inflessibile; adesso era Neliel.

Un rumore la distrasse, facendola voltare: qualcuno l’aveva raggiunta.

Nnoitra l’affiancò e si sedette accanto a lei, distante un metro. Mai abbandonare la propria lotta.

Erano su un terrazzo del grande palazzo degli Arrancar, e sotto i loro piedi c’era quel mondo morto fatto di sabbia e di bianco – si sbiadiva, si impallidiva a Hueco Mundo; potevi affondare nel silenzio che vi regnava e affogare in quel latte di petali di mandorlo, e solo di notte riuscivi a respirare un po’, con la Luna sinistra incombente e l’oscurità sulle tue mani.

Neliel dondolò le gambe, fissando per un istante Nnoitra. Il silenzio con lui la infastidiva. Le piaceva essere immersa nella quiete, per qualche minuto, ma l’assenza di suoni voci rumori con lui era solo elettricità nelle vene – percepiva le fiamme che bruciavano dentro Nnoitra, e il suo carattere focoso; sapeva il suo odio per lei.

D’altra parte, Nnoitra odiava la presenza di lei, il suo rejatsu possente e massiccio, il fastidio che gli procurava alla pancia, e bruciava. Le si era avvicinato solo per sfotterla, ma adesso non sapeva cosa dire.

La fissava sottecchi, con le parole morte fra i denti lunghi e taglienti, e la lingua che era un muscolo immobile. Era un fastidio, quella donna troppo potente. Troppo.

Una femmina non avrebbe dovuto essere più forte di lui, doveva stare sotto, sotto, nel suo pieno e totale controllo – e invece lei era sopra, lontana, lontanissima, una stella che poteva solo sperare di raggiungere.

L’ira gli invadeva lo stomaco, di nuovo e di nuovo.

Doveva salire, doveva correre fino a là sopra e lei così non avrebbe potuto raggiungerlo, finalmente – lui sarebbe stato degno, forse; forse l’avrebbe agguantata, infine. L’avrebbe intrappolata e stesa.

Qualcun altro avrebbe detto che quello era amore. Che era normale voler raggiungere qualcuno, se lo si amava. Ma lui era Nnoitra e lei era Neliel.

«Ti potrei mangiare, sai? Ti potrei mangiare e diventare immensamente forte.», borbottò nella notte.

Neliel si voltò verso di lui. Avrebbe dovuto rispondergli: «Non potresti mai battermi, tu che sei così fiacco e debole al mio confronto. Sono l’Espada numero Tre, sono Lady Neliel, come potresti sperare anche solo di sfiorarmi? Non ce la farai mai, a nutrirti di me. Inglobarmi nella tua pelle.», ma non disse nulla. Gli lanciò solo un’occhiata silente.

Nnoitra aveva la bocca aperta, a espirare, con i denti taglienti e lucidi che riflettevano il bagliore della Luna, quella macchia slavata che li osservava. Non aspettò nulla, se ne andò via qualche istante dopo, con le sue fiamme.

Neliel alzò lo sguardo verso la Luna, che sogghignava candida.

Di nuovo la morte e il freddo, nelle sue vene.

Questa volta rabbrividì, alla vista di quella porta bianca, di quello specchio senza segni dove affogare via. Aveva l’odore del sangue e del vuoto, aveva la stessa anima degli Hollow – non erano niente, niente, alla fine.

Anche Neliel se ne andò via, con la sensazione di essere solo prossimo cibo in quelle mani secche e bianche.

 

Quella Luna era sempre uguale, un plenilunio perenne, e i giorni si ripetevano all’infinito. Nel latte dell’Hueco Mundo, si poteva affogare ogni giorno e rinascere ogni notte – ma Neliel non fu più la stessa, dopo il tocco di Nnoitra.

Era troppo. Davvero troppo.

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie alla mia nee-san Leti. L'unica cosa da dire su questa fic è che sono al 33 di Bleach e non seguo spoiler, perciò non so come continua la cosa e se ci sono altre rivelazioni sul passato dei due pg.

E poi: RECENSITE! *__*

 




Questa fic partecipa al 100prompts del COS.
   
 
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