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Autore: Laly of the Moonlight    30/01/2016    1 recensioni
In una notte buia e tempestosa, le strade di Karyl, giovane elfa dagli occhi verdi, e Khynd, un cacciatore umano, si incroceranno casualmente tra le pareti umide di una grotta.
Una conoscenza nata in maniera accidentale, ma destinata a cambiare completamente la vita di entrambi. Per sempre.
Terza classificata al Contest “Cavalieri di Draghi” indetto da Najara87 sul forum di Efp.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Tutti i personaggi presenti in questa storia sono di mia esclusiva proprietà.





Era una notte grigia e tempestosa. Nella foresta, gli unici suoni che si potevano udire erano lo scrosciare della pioggia e l'infrangersi delle gocce sulle foglie e al suolo.
No, non erano gli unici.
Rumore cadenzato di suole di pelle sul terreno umido e scivoloso.
Schizzi d'acqua sulla vegetazione circostante.
Una giovane elfa, ammantata di verde e incappucciata, correva nella notte buia e piovosa alla ricerca di un riparo.
Non conosceva quel bosco, ci si era addentrata alcuni giorni prima proprio per esplorarlo, ma senza la luce del Sole e delle Lune era tutt'altra cosa orientarsi in quel groviglio verde e marrone.
La povera ragazza era inzuppata d'acqua, il liquido chiaro colava copioso dai bordi del mantello e del cappuccio. Il temporale continuava imperterrito, senza curarsi di quegli occhi verdi spaventati.
La vegetazione del sottobosco le rallentava di molto i movimenti e più di una volta i rami sporgenti degli alberi le si impigliarono nel cappuccio e le graffiarono il viso, lasciando lunghi segni rossi sull'incarnato chiaro della fanciulla.
Ad un tratto, l'elfa scivolò e cadde a terra, emettendo un lieve grido di sorpresa. A fatica si rimise in piedi, poggiando al suolo un ginocchio, ansimante. Con la sua vista particolarmente acuta scrutava le tenebre alla disperata ricerca di un indizio, qualcosa di familiare che le permettesse di ritrovare la strada verso casa.
Ma l'oscurità e il temporale avevano reso quel luogo ostile, un intrico di rami e cespugli.
La ragazza chinò lievemente il capo, sconsolata, poi, facendo leva sulle gambe, si rialzò, cercò di scuotere via l'acqua e il fango dal mantello e si rimise a correre, volgendo spesso lo sguardo a destra o a sinistra.
Correva e correva ancora l'elfa, incurante del torrente d'acqua che il diluvio le riversava addosso, continuando ad andare avanti con ostinazione e caparbietà.
Ad un tratto...una luce.
Una luce tenue, rossastra, un puntolino seminascosto dall'oscurità e dalla vegetazione.
La ragazza si fermò un istante, sbattendo diverse volte le palpebre per assicurarsi che quello non fosse un miraggio creato dalla sua mente stanca. Poiché il bagliore continuava a persistere, lei, ormai stremata, riprese a correre, i polmoni che si gonfiavano come mantici, i muscoli tesi per lo sforzo.
Più si avvicinava, più il punto di luce si allargava, delineando l'entrata di una piccola grotta.
La ragazza rallentò l'andatura: l'imboccatura della caverna stava di fronte a lei, invitante come un banchetto prelibato dopo giorni e giorni di digiuno.
Era una ragazza giovane, ma non sprovveduta. Lentamente, cercando di fare meno rumore possibile, si avvicinò ad un angolo della grotta e sbirciò dentro.
Era vuota.
Non era possibile.
Qualcosa non andava.
- Cerchi qualcosa? -
La ragazza sussultò sentendo quella voce maschile, calda...strana.
Si voltò, cercando di prendere una delle armi dal fodero, ma l'uomo, con un movimento fulmineo, le bloccò il braccio. I suoi occhi erano blu e risplendevano come zaffiri alla debole luce del fuoco che crepitava all'interno della caverna.
- Non ce n'è bisogno. Entra pure. -
L'uomo lasciò l'arto della ragazza ed entrò tranquillo nel rifugio.
Lei rimase immobile, sotto l'interminabile nubifragio.
- Se resti lì fuori ti prenderai un malanno. -
La voce dell'uomo risuonò di nuovo nella notte, riscuotendo la giovane elfa dal suo torpore. Sospirò ed entrò nella piccola grotta.
Subito il calore e l'asciutto del riparo la accolsero, dando sollievo alle sue membra intirizzite.
Accanto al fuoco vide alcuni pezzi di carne messi ad arrostire, insieme ad alcune radici e tuberi commestibili. L'uomo era girato di spalle, si era privato della cappa che giaceva ora distesa ai suoi piedi e stava trafficando con un coltello, intento a pulire le carcasse di due conigli appena catturati.
Non si voltò nemmeno sentendo i passi della sconosciuta avvicinarsi a lui.
- Togliti il mantello e mettilo accanto al fuoco. Si asciugherà prima. -
La giovane fece come lui aveva detto: sganciò la fibbia che teneva unito il suo manto, tirò indietro il cappuccio e tolse definitivamente l'indumento, rivelandosi completamente.
L'uomo le gettò una breve occhiata, di sottecchi, senza per questo fermare il proprio lavoro.
Affettò con cura la carne, infilò i pezzi in lunghi rametti che poi piantò tutt'intorno al fuoco, affinché il cibo cuocesse.
La ragazza, nel frattempo aveva strizzato il mantello bagnato e lo aveva appoggiato per terra, usandolo come stuoia.
- Mangia. Qualcosa di caldo nello stomaco ti farà senz'altro bene. -
Lei obbedì, prese un tubero abbrustolito e iniziò a sbocconcellarlo, senza fretta.
Ora poteva vedere bene in faccia colui che le aveva offerto riparo.
Era un uomo alto, dimostrava circa 30-35 anni. Aveva capelli castano scuro, lunghi fino alle spalle, sciolti e bagnati, gli occhi color zaffiro, mascella squadrata, muscoli ben definiti che appena si intravedevano sotto gli abiti: l'immagine di un uomo che dettava le proprie condizioni alla vita, un uomo che non si arrendeva mai.
Nel complesso, non si poteva dire che fosse bello, ma sicuramente possedeva un qualche tipo di fascino esotico.
Anche lui, tra un controllo del cibo ed un altro, scrutò la ragazza di fronte a sé.
Elfa, capelli biondo platino, occhi verde smeraldo, fisico minuto e asciutto, lineamenti dolci.
Era bella, bella come nessuna creatura l'uomo avesse mai incontrato.
La ragazza alzò gli occhi e incontrò lo sguardo dell'uomo.
- Vi ringrazio per avermi aiutata. Io...sono Karyl. -
L'uomo annuì.
- Il mio nome è Khynd. -
La ragazza inghiottì un altro pezzetto di tubero.
- Un nome insolito. Venite da lontano? -
Lui si limitò ad annuire, mentre girava alcuni spiedi, onde evitare la carne si bruciasse.
Ora erano l'uno di fronte all'altra, solo il fuoco a dividerli.
- Cosa ci fa una bimba come te in un posto del genere, con questo tempaccio? -
- Non sono una bambina! Io sono un'elfa adulta! - Karyl scattò in piedi.
- Mmm...se lo dici tu... -
- Sono abbastanza grande per decidere da sola dove andare! -
Lui la guardò negli occhi, posando il suo sguardo tranquillo in quello irritato della ragazza.
- Che caratterino. -
La ragazza si limitò a sbuffare, tornando a sedersi sul suo mantello.
- Ero venuta solo ad esplorare questo posto. Era bel tempo, qualche giorno fa...non pensavo che qui in montagna il tempo cambiasse così rapidamente... -
- Bisogna fare attenzione, sì. - disse lui, porgendole un altro spiedo di tuberi, che lei accettò chinando leggermente il capo.
L'uomo si prese un pezzo di carne, che morse avidamente, mostrando canini aguzzi e sporgenti, candidi come la neve. Fu solo un attimo, uno scintillio alla luce del fuoco. La ragazza sbatté due o tre volte le palpebre, pensando di aver preso un abbaglio, di essersi sognata tutto.
Finirono pian piano tutto quello che era stato cucinato, parlando raramente.
La ragazza si stiracchiò e prese a rovistare all'interno della bisaccia, sorridendo trionfante dopo aver trovato quello che cercava.
Khynd la guardava incuriosito dall'altra parte del falò.
La ragazza sedette a gambe incrociate, posando in grembo un grosso pezzo di pergamena bianca ed iniziando a tracciare linee immaginarie con la punta delle dita.
- Che fai? -
- Sto cercando di orientarmi, ma questi boschi sono tutti uguali... -
- Mmm...fammi vedere un po'... - Khynd si alzò in piedi e andò a sedersi accanto alla ragazza, prendendo in mano la mappa.
- Dunque, noi ci troviamo qui. – disse poi, indicando un punto della mappa vicino alle montagne Nord-Ovest.
- Come fai ad esserne sicuro? -
- Passo per questi boschi abbastanza di frequente. La selvaggina abbonda e gli elfi della città vicina non sono soliti avventurarsi in questi luoghi. Suppongo che questa mappa non l'abbia disegnata tu, ma qualcuno con un senso dell'orientamento migliore del tuo. Potresti farti insegnare qualcosa da lui. - la ragazza accanto a lui si rabbuiò improvvisamente, strappò malamente la mappa dalle mani del cacciatore e aprì la bisaccia per riporla al suo interno, sotto lo sguardo interrogativo dell'uomo.
- E' morto. - disse lei, con fare sbrigativo - L'uomo che ha disegnato questa mappa è morto molti anni fa. - Khynd tenne lo sguardo fisso su di lei che stringeva con forza il foglio sgualcito.
- Doveva essere una persona a te cara. - lui si alzò e tornò a sedersi sul proprio giaciglio, mettendo qualche pezzo di legno nel fuoco affinché non si spegnesse.
- Era mio padre. - dopo averlo detto, la ragazza rimase in silenzio a guardare la danza infinita delle fiamme davanti a sé, per poi riprendere a parlare solo parecchio tempo dopo.
- I nostri avi si trasferirono qui per sfuggire ad una brutta guerra scoppiata nell'Ovest del Paese, ma mio padre non era felice di starsene rintanato in mezzo a queste montagne. Ogni volta che poteva, prendeva con sé mio fratello e il suo primo ufficiale, Litharas, con la scusa dell'andare in perlustrazione nei boschi intorno alla città. Un giorno, per caso, si imbatterono in un manipolo di banditi che uccisero sia mio padre che mio fratello. Litharas fu l'unico a tornare a casa vivo, ma ferito, trascinando con sé il corpo di mio padre. -
- Brutta storia. Mi dispiace. -
- Questa mappa è l'unico ricordo che ho di lui. Il suo sogno era quello di lasciare il governo della città ad altri per poter viaggiare liberamente ed esplorare questo pianeta, riuscendo così a completare tutta la mappa. - riaprì la pergamena, stendendola in tutta la sua grandezza, mostrando a Khynd il mare bianco che circondava la piccola isoletta inchiostrata. - Forse un giorno riuscirò a realizzare il suo desiderio. -
Khynd osservò la ragazza, lo sguardo triste puntato alla base del fuoco, dove il legno crepitava a causa del calore.
- Devi essere a pezzi. Dormi. - disse d'un tratto l'uomo, mentre buttava i legnetti degli spiedi tra le fiamme. La ragazza lo guardò, inclinando la testa verso la spalla destra.
- Dormire? E i turni di guardia? -
- Non ho intenzione di fare la sentinella. Se vuoi restare sveglia, fai pure. -
Detto ciò, Khynd si sdraiò comodamente sul suo mantello, girandosi verso la parete.
Dopo pochi minuti un sonoro russare proveniva dal fagotto in cui si era rinchiuso.
“Ma tu guarda! Un vero uomo avrebbe insistito affinché gli lasciassi fare la guardia...e invece guardalo come dorme beato!! Bella roba!"
Stizzita, la ragazza mise via la mappa e tirò fuori la sua spada corta poggiandosela in equilibrio sulle ginocchia, pronta a scattare ad ogni evenienza. Minuto dopo minuto, le palpebre si facevano sempre più pesanti e il suono leggero e ritmico della pioggia fuori dalla grotta contribuiva alla sua sonnolenza.
Si girò verso l'uomo e si chiese se era il caso di svegliarlo per scambiarsi i turni di guardia. Si alzò in piedi e gli si avvicinò silenziosamente.
Dormiva docile, il respiro lento e tranquillo, una mano dietro la testa, un'altra morbidamente appoggiata allo stomaco.
Karyl rimase ipnotizzata davanti a lui. Non riusciva a capacitarsi del fascino che Khynd esercitava su di lei.
Era come se tutto il suo corpo sprigionasse forza.
Il sonno.
Era di sicuro il sonno che le faceva venire quegli strani pensieri.
"Ora mi riposo qualche minuto, così poi sarò in perfetta forma!"
Si acciambellò, poggiando la testa sul braccio dell'uomo, senza rendersene nemmeno conto.
In quel momento, uno degli occhi dell'uomo si aprì, mostrando un'iride blu zaffiro, da drago.


Il mattino dopo la ragazza si svegliò sentendo un profumo invitante di tè. Si alzò leggermente sui gomiti, scoprendo di essere stata coperta col suo mantello. Per quanto aveva dormito? Perché era in quell'angolo di grotta e non al suo posto? Proprio non ricordava.
- Hai fame? Qui c'è la colazione se vuoi. -
- Eh? - guardò l'uomo davanti a lei, i suoi occhi blu zaffiro e un leggero sorriso sul volto.
Era intontita, non sapeva bene nemmeno lei cosa le stesse succedendo. Si alzò comunque e si avvicinò al fuoco, prendendo una piccola tazza di tè e qualche tubero avanzato dalla sera precedente. Finita la colazione, notò il sole che splendeva radioso fuori dalla grotta. Raccolsero entrambi i loro vestiti e si avviarono verso l'uscita.
- Beh...allora, grazie. -
- Uh? Di nulla, piccola elfa. Fai attenzione la prossima volta. Addio. -
L'uomo si voltò verso Ovest, verso le alte cime innevate che si intravedevano in lontananza e si incamminò, sparendo nel folto della foresta. Karyl sospirò e partì anche lei, verso l'Est e il sole nascente. Gettò solo un'occhiata fugace alla grotta che l'aveva ospitata la sera precedente, sorrise e si inoltrò nel bosco.

  
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