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Autore: Bianca92    30/01/2016    0 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts, storia rivisitata ma in parte fedele all'ultimo libro.
Sottratte a forza dalla confortevole ignoranza che circondava le loro vite da Purosangue, le sorelle Clarissa e Victoria saranno coinvolte nella ricerca dell'ormai famigerato Harry Potter. Draco e Memphis sono intenzionati ad usare tutti i mezzi a loro disposizione per raggiungere i loro obbiettivi, e purtroppo per le sorelle questo riguarda anche loro.
- Tratto dal capitolo 2:
“Severus, anche se non ti ho rivelato i miei progetti per Draco so bene che tu già li conosci… Infatti sei qui, a un torneo del quale non ti potrebbe importare di meno. Apprezzo molto il fatto che ci lasci usare le ragazze, e se il piano va come deve, entro pochi mesi sapremo anche dove Potter si nasconde”
“Sono progetti molto ambiziosi, le mie figlie non hanno contatti con Potter”
“Ma hanno relazioni con i grifondoro, ed è molto più di quanto possiamo ottenere da chiunque altro nella casata Serpeverde”
[...] Il commentatore riprese la cronaca del torneo, segnando che la pausa era finita. Tutti ripresero posto e così fece anche Piton, senza riuscire a smettere di chiedersi che ruolo avrebbe avuto Memphis Verkom in questo gioco di inganni.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da VII libro alternativo
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“Decisamente desolante” disse Kessy con uno sguardo tra il critico e il disgustato.
“Non è proprio il primo aggettivo che mi verrebbe in mente, si vede che il tuo punto di vista mi sfugge… O probabilmente sei solo fuori dal mondo” replicò con un bisbiglio la ragazza di fianco a lei, seguendo il suo sguardo posarsi sull’intera stanza.
Kessy, si voltò per guardarla con un sopracciglio inarcato per poi dare un’ulteriore occhiataccia alla stanza in cui erano appena entrate. Nella poca luce proveniente solo dagli angoli e dalle piccole abat-jour sugli antichi mobili in legno, la ragazza poté notare la leggera cortina di polvere svolazzante che sembrava avere origine dalle pesanti tende dorate. Le davano così fastidio, quelle maledette tende! Perché lasciare gli ospiti soffocare in quella stanza oscurata? Ah già, probabilmente perché in caso contrario qualcuno dei suddetti ospiti avrebbe finito quell’incontro in un’urna per le ceneri.
Quando la ragazza fece un passo avanti per esaminare meglio uno strano sopramobile di legno intagliato, quasi incastrò il suo costoso abito blu nel pomello della cassettiera. I suoi occhi verdi analizzavano l’oggetto con disgusto al solo pensiero di quanta polvere avrebbe potuto innalzare al solo toccarlo. Le sembrava di essere la prima ad entrare in una stanza abbandonata da tempo, ma sapeva fin troppo bene che non era così.
“Non è che sono fuori dal mondo, è che ogni persona normale rischia il soffocamento per via di tutta questa polvere!” esclamò all’improvviso, allontanandosi dall’oggetto.
“Polvere che vedi solo tu. Smettila di essere così di malumore ed andiamo a salutare la padrona di casa!”
Vicky finì la frase con un ampio sorriso e fece slalom attraverso le numerose poltrone e divanetti in stile Barocco -o almeno si supponeva fossero di quel periodo dato che la quasi penombra rifiutava di mostrare chiaramente l’arredamento- fino ad uscire dalla stanza e percorrere le scale per arrivare al salotto dell’abitazione. Vicky trovò Leila McCarthy a parlare con due altolocate signore che sembravano tanto arcigne quanto lei, ma non si fece intimidire.
“Buonasera Leila, stupendo ricevimento. Come sempre” disse, piegando leggermente la testa in avanti in saluto. Il vestito nero ondeggiò appena sopra il ginocchio mentre tornava composta ed i suoi occhi azzurri si concentrarono su quelli della padrona di casa. La signora McCarthy era un’altezzosa purosangue di nobili origini che, a dire del padre, era una vecchia amica di famiglia. Non era la prima volta che Vic e Kessy mettevano piede nella villa McCarthy, la padrona di casa infatti era solita organizzare quei piccoli ricevimenti esclusivi a cui le ragazze detestavano partecipare. Come sempre il lusso e l’eleganza facevano da padroni in quell’ambiente da una parte così ricco, dall’altra incredibilmente tetro. Gli invitati erano rigorosamente selezionati dai padroni di casa, i quali non permettevano a nessuno di sangue sporco di avvicinarsi alla loro dimora.
“Oh mia cara Victoria, finalmente siete arrivate! Ci sono tante persone che devo farvi conoscere stasera. Ma dov’è tua sorella?”, disse con voce squillante, non appena Vicky pronunciò quelle poche parole di cortesia.
La ragazza si guardò indietro, convinta che la sorella l’avesse seguita nello slalom per la stanza e che fosse ora accanto a lei. Si sbagliava, ovviamente. Alzò mentalmente gli occhi al cielo, prima di sfoderare il miglior sorriso che possedeva.
“Ci raggiungerà a breve, non si preoccupi”, rispose la giovane, fingendosi meno esasperata di quanto non fosse in realtà.
“Va bene, vorrà dire che aspetteremo che lei e tuo padre arrivino al ricevimento prima di introdurvi ai nuovi ospiti. Ma dimmi, come sta la povera Margaret? Ho sentito che è caduta da cavallo la settimana scorsa e mi sono tanto preoccupata, povera cara, perché…“
Victoria smise di ascoltare e si limitò a sorridere ed annuire, ormai aveva capito quando poteva mettere il pilota automatico per le espressioni facciali e, nel frattempo, pensare a cose più interessanti. Meno male che la signora Leila era convinta che Kessy dovesse ancora arrivare con il padre, o sarebbe stato imbarazzante se avesse capito che non aveva salutato la padrona di casa prima di sparire da qualche parte! Comunque era strano che si fosse allontanata, di solito non lasciava mai la sorella durante quei ricevimenti: Kessy non amava quelle occasioni dove era necessario fare buon viso a cattivo gioco e fingere di essere carine ed educate con tutti, per questo lei e Victoria, la quale se la cavava meglio a fingere di divertirsi, facevano squadra per salvarsi a vicenda nelle situazioni imbarazzanti o noiose, come quella per esempio. C’era da chiedersi, quindi, dove diavolo fosse finita.
“… e poi, senza dubbio, Kranel parteciperà al torneo di Scacchi Magici, quindi non vedo come possa esserci. Mi hanno detto che ci andrà anche vostro padre, o mi sbaglio?”
Eccolo, di nuovo il plurale anche se l’altra ragazza non era presente… Un momento, ma di cosa stava parlando?! Quella donna aveva parlato troppo in fretta saltando da un discorso all’altro: di solito metteva in atto questa tecnica per arrivare al punto caldo del discorso e farsi dire quello che voleva sapere senza che l’ospite si accorgesse di dirlo, troppo distratto dal tentare di seguire la marea di parole dette.
“Buonasera Leila, ricevimento stupendo come sempre.” Kessy entrò in scena al momento giusto, ma certo il saluto non brillava di fantasia e nemmeno di entusiasmo a giudicare dal tono, però fece un elegante mezzo inchino che la fece apparire molto posata anziché seccata.
“Oh, ecco finalmente le mie incantevoli ragazze! Questo per voi è l’anno dei MAGO se non sbaglio, certo la tensione si farà sentire…” ecco apparire il Sig. McCharty con la sua solita parola sbagliata al momento giusto. Almeno avevano deviato il rovente discorso iniziato dalla signora Leila, qualunque esso fosse stato, anche se il discorso ‘MAGO’ le rendeva comunque indisposte “… e di sicuro vi meritate di godervi l’estate più che potete, prima dell’inizio delle lezioni. Allora, la vostra famiglia verrà a Notturn Alley per il torneo di Scacchi Magici, questo venerdì?” come non detto, tra marito e moglie c’era una perfetta sintonia purtroppo.
Kessy lanciò un rapido sguardo interrogativo alla sorella, aveva sentito la signora Leila chiudere il suo discorso con la stessa domanda e si chiedeva se si sapesse il motivo di tanto interesse. Ritrovare il suo stesso sguardo confuso sul viso dell’altra le fece capire che erano sulla stessa barca.
“Non ne abbiamo ancora discusso con nostro padre, dovremmo preparare le valigie per la partenza per Hogwarts e tutto il resto… Ma verremo di sicuro in caso ne avremo la possibilità. Comunque mi piacerebbe essere presentata al ragazzo che si sta intrattenendo col Sig. Calligan, se non vi dispiace. L’ho visto molte volte a scuola ma non ho mai avuto l’occasione di conoscerlo” disse Kessy, cercando di deviare il discorso. Maledizione, ma proprio il cacciatore serpeverde Adrian Pucey doveva essere l’unica scusa plausibile per potersi allontanare?! Quella serpe poteva essere anche molto affascinante, ma c’era un motivo se la ragazza non aveva mai voluto stringere rapporti con lui. Quantomeno tra le mura della scuola, le sorelle preferivano circondarsi solo delle persone che apprezzavano, anche se talvolta risultava difficile essendo Serpeverde che preferivano la compagnia dei Corvonero e Grifondoro. Venivano quasi considerate anormali dal resto dei loro compagni di casata, ma le due ragazze non si erano mai fatte troppi problemi: non erano solite dare troppo peso alle convenzioni sociali.
Dopo aver afferrato due calici di champagne dai camerieri itineranti che camminavano senza meta per la grande sala, le ragazze raggiunsero Adrian e stettero un’ora buona a parlare con lui e il Sig. McCharty. L’argomento della conversazione non era poi così interessante, incentrato soprattutto sulle lezioni e sui professori di Hogwarts, ma a nessuno era sfuggita l’insistenza di Adrian nel guardare Kessy da quando il padrone di casa gli aveva rivelato che era stata proprio lei a mostrare interesse per la sua conoscenza. Le “affascinanti” cronache del cacciatore durante le partite di Quidditch furono interrotte dall’arrivo in sala di Severus Piton che, a detta di Kessy, rendeva ancora più tetro l’ambiente col suo mantello nero e lo sguardo inquisitorio. Si fermò a parlare con una figura incappucciata, chiaramente un vampiro. Come sempre, si presentò con aria greve e tetra, come se ogni minuto passato lì fosse un favore fatto alla comunità. Vicky e Kessy si lanciarono uno sguardo d’intesa, osservando l’uomo chiacchierare con il vampiro che, sicuramente, loro avrebbero dovuto conoscere.
“Ora la vedi la dannata polvere sollevata dal mantello di Severus?! Cielo, mi sembra di essere dentro un’aspirapolvere da quanta ce n’è!”
“Kessy, non fare riferimenti ad arnesi babbani mentre siamo ai ricevimenti dei Purosangue! E poi mi dovrai spiegare dov’eri finita prima…”
“Stavo cercando di capire come mai la signora MaCharty ha un gusto così orrido nell’arredare –voglio dire, abat-jour sparse per tutta la Sala!- quando un simpatico signor Vampiro mi ha offerto una delle loro pasticche. Se lo sapesse nostro padre gli staccherebbe la testa! Poi è un po' troppo presto per incominciare a fare festa…”
“Ma a quanto pare nostro padre non è comunque dell’idea di tenerci lontane dai signori Vampiri...” disse Vic mentre guardava Severus fare segno alle due amiche di avvicinarsi.
“Ragazze, questo è il Dr. Verkom. Dr. Verkom, queste sono le mie figliocce”
“Ah, se ho capito bene sono le vostre figlie adottive, quindi. Tuttavia, non sembrano sorelle” disse il ‘dottore’.
“Perché non lo sono.” chiuse bruscamente il discorso Severus “Come concordato, dovremmo farle conoscere a vostro figlio, così non sarà completamente solo il suo primo giorno ad Hogwarts.”
“Certamente, vado a chiamarlo”, si affrettò a dire il vampiro.
Verkom non sembrava molto aggressivo, anzi i suoi lineamenti e le espressioni esprimevano quasi dolcezza, ma non c’era certo da fidarsi. Era risaputo che i vampiri che si rifiutavano di uccidere erano ben pochi, mentre gli altri erano la quasi totalità e alcuni sapevano nascondere molto bene le loro intenzioni.
“Non sei contenta? Un nuovo amico...”, sussurrò ironicamente Vic all’orecchio della sorella.
“Papà, hai intenzione di andare al torneo di Scacchi Magici venerdì? I signori McCharty ne sono particolarmente interessati” disse Kessy, usando un tono inquisitorio e avvicinandosi al viso del padre come per interrogarlo.
“Sì, penso di conoscerne il motivo e sì, noi ci andremo”, replicò Severus con il suo solito tono che non ammetteva repliche.
“Vedo che non lasci molto spazio ad obiezioni, ma io non voglio andare a quell’evento per celebrolesi” sbuffò Victoria incrociando le braccia. Era sparita ogni traccia della postura e del linguaggio posato di poco prima.
“Non ha importanza se non ne hai voglia, ci verrete comunque. Adesso cercate di fare una buona impressione sul figlio di Verkom, è molto importante”
“Il patto era che finchè siamo a casa ci sforziamo di partecipare alla vita sociale dei più spocchiosi d’Inghilterra ma a scuola possiamo essere noi stesse. Non mi piace quando cambi le carte in tavola” si lamentò Kessy puntando gli occhi in quelli del padre.
“Kessy, è veramente importante che facciate questa cosa, ma non è opportuno parlarne adesso”
Kessy alzò visibilmente gli occhi al cielo, ma il padre la rimbeccò con lo sguardo. Essere le figlie adottive di Severus Piton non era mai stato semplice, le ragazze erano spesso invischiate in faccende misteriose.
Severus voltò lo sguardo alla ricerca del Dottore, chiudendo così il discorso. Dopo sguardi di soppiatto tra le sorelle, ammiccamenti vari ed alzate di spalle, le amiche decisero silenziosamente di tenergli il gioco.
Finalmente Verkom riapparve seguito da un giovane dall’aria piuttosto anonima che continuava manierosamente a scusarsi ogni volta che nel passare sfiorava qualcuno. Non certo un’audace, a giudicare dalla prima impressione.
“Scusate l’attesa, Narcissa Malfoy sembrava volere monopolizzare Memphis per tutta la serata”
‘Che scelta sfortunata quella di chiamare il figlio come una città d’America. Per di più sarebbe più carino se fosse un nome femminile’ pensò Kessy facendo un gran sorriso e porgendo la mano al ragazzo “Piacere, Clarissa Piton”
“Piacere, Memphis Verkom”, si presentò il ragazzo allungando la mano verso di lei.
La stretta di mano sorprese la ragazza che quasi sobbalzò per la sorpresa. Si era aspettata un gesto pacato e quasi ‘molle’, invece la sua stretta fu vigorosa.
“Piacere, Victoria Piton”, Vicky si limitò a fare un leggero inchino, mentre il suo sguardo indagatore lo osservava attentamente.
“Lasciamo i ragazzi a conoscersi un po' Severus, mentre noi andiamo nella Sala dei Sigari”
Il tono del Dottore sembrava non ammettere repliche, così i due uomini si avviarono verso la stanza riservata a discussioni ‘importanti’, alias ‘che gli altri non devono sapere’. Poco prima di uscire dalla Sala, Piton si voltò a dare uno sguardo preoccupato alle ragazze.
“Dottor Verkom, come mai ha insistito per allontanarci?” disse, diretto come sempre.
“Oh Sig. Piton, ho supposto che la presenza del Preside della sua futura scuola potesse non giovare alla spontaneità di mio figlio. Non voglio che faccia una brutta impressione alle prime persone che conosce qui e lasciandoli soli gli semplifichiamo le cose”
Severus alzò il sopracciglio.
“Non vedo come la mia presenza possa turbare una normale conversazione di ragazzi appena presentatisi” rispose, sottolineando l’aggettivo ‘normale’. Sembrava quasi che il Dottore stesse lasciando modo al figlio di parlare di cose che a Severus non sarebbero piaciute.
Verkom squadrò con un sorrisetto l’uomo avvolto nel suo completo nero e nel suo mantello frusciante.
“Io invece penso che sarebbe una reazione abbastanza normale, non mi dica che nessuno le ha mai detto quanta soggezione può mettere.” disse, entrando ridacchiando nella stanza.
Una volta all’interno, i due uomini presero posto sulle poltrone rosso scuro che occupavano il centro della stanza. In mezzo a loro vi era un tavolino basso, di legno di cedro, sul quale vi erano posate scatole di sigari, accendini ed un posacenere svuotato probabilmente per l’occasione. Il Dottor Verkom non ci mise molto ad appropriarsi del cubano più vicino ed accenderlo, provocando una piccola nuvola di fumo attorno a lui. Piton lo scrutava silenziosamente, in attesa che il vampiro cominciasse una conversazione abbastanza interessante da tenerlo lì dentro e non con il resto degli ospiti. Declinò l’offerta di un sigaro, Severus non era un uomo dedito ai vizi, ma si accomodò meglio sulla poltrona.
“Abbiamo saputo che ne ha distrutto un altro...” finalmente Verkom parlò, facendo uscire del fumo dalla bocca. L’odore di tabacco investì Severus Piton, che però non fece una piega e rimase ingessato nella sua posizione.
“Sappiamo che il signor Potter è da qualche parte, in giro per il mondo, con il solo obiettivo di distruggerli… Non dovremmo stupirci se qualche volta riesce nel suo intento.” Replicò l’attuale preside della scuola, con tono calmo.
“Stai per caso insinuando che il Signore Oscuro non sia in grado di proteggere ciò che gli è più caro?” il tono minaccioso di Verkom riempì la stanza proprio come il fumo del suo sigaro.
“Al contrario, penso che il Signore Oscuro abbia un piano ben preciso. Non devi preoccuparti, se qualcosa dovesse andare storto lo verremmo a sapere.”
 
 
Nel frattempo, non troppo lontani dalla Stanza dei Sigari, i tre ragazzi sembravano ubbidire all’ordine dato dai padri. Il povero Memphis cercava di combattere la timidezza e contenere il suo imbarazzo, ma con poco successo, il che lo rendeva balbuziente e nervoso. Dall’altra parte, le ragazze, cercavano di assumere un tono cordiale per metterlo a suo agio.
“Allora, in che casata pensi ti smisteranno?”, domandò cordialmente Kessy, sorridendo al ragazzo. Avevano già scoperto, con qualche difficoltà, che Memphis era ben più vecchio di loro, si avvicinava ai ventiquattro anni ormai, e che si sarebbe iscritto ad Hogwarts direttamente per il settimo anno data la sua dimestichezza con le arti magiche sebbene non avesse frequentato precedentemente alcuna scuola. Quest’impedimento derivava dal fatto che, sotto il Governo di Cornelius Caramell, la sua famiglia era ricercata per motivi che il ragazzo non aveva voluto spiegare; tuttavia, dopo l’uccisione di Rufus Scrimgeour e la presa di potere da parte di Voldemort, la concezione di ‘bene’ e ‘male’ si era ribaltata e molte famiglie mangiamorte poterono uscire allo scoperto. La famiglia Verkom di certo non faceva eccezione, eppure era strana questa reticenza di Memphis nello scendere nei dettagli.
“Oh io non… non saprei...” iniziò, con un tremolio nella voce. “… Forse Corvonero, ma mi piacerebbe anche Grifondoro o Serpeverde.. Anche Tassorosso non è male!” disse parlando troppo velocemente ed in modo confuso. “Voi di che casata siete?” trovò il coraggio di porre una domanda.
“Serpeverde, ovviamente...” disse Victoria con tono annoiato, costringendosi a non alzare gli occhi al cielo per la stupidità del suo interlocutore. Si scambiò un’occhiata fugace con la sorella e notò in lei la stessa esasperazione. Possibile che un ricevimento per streghe e maghi di una certa stirpe non potesse suggerire al ragazzo di quale casate fossero tutti i giovani presenti? Non ci potevano credere.
“Sai, che ne dici di prendere un drink? Magari qualcosa da bere ti aiuterà a calmarti” disse Kessy, con una gentilezza forzata che riconobbe solo la sorella. Il ragazzo annuì rapidamente, ma nel voltarsi di scatto urtò accidentalmente una delle abat-jour che illuminavano la stanza. L’oggetto cadde rovinosamente a terra, rompendosi, ed appiccando fuoco su una delle lunghe tende dorate che decoravano le finestre.
Il ragazzo, preso dal panico, fece un balzo all’indietro e rimase immobile a guardare il suo operato. A volte sussurrava parole come ‘scusate’, ‘mi dispiace’ e ‘non l’ho fatto apposta’. Le due sorelle osservavano con un misto di divertimento e sconcerto il fuoco che iniziava a divampare attraverso la tenda. Kessy pensò sadicamente che quella fosse la giusta fine per quell’orribile pezzo di arredamento.
Rapidamente il signor McCharty ed un paio di ospiti estrassero le bacchette e si accinsero a spegnere il piccolo incendio. L’aria, in quel momento, era piuttosto agitata. Fortunatamente non si era ferito nessuno, ma la signora McCharty prese rapidamente la parola.
“Credo che la festa sia terminata. Mi dispiace per questo piccolo incidente, sono sicura che la prossima volta nulla prenderà fuoco!” esclamò, cercando di sdrammatizzare l’accaduto. Sorrideva, apparentemente indisturbata dall’incendio che le aveva quasi rovinato la casa, ma si capiva bene quanto frustrante fosse per lei non iniziare a fare una scenata, probabilmente se la sarebbe dovuta sorbire più tardi il marito.
Gli ospiti, comunque, iniziarono ad uscire dalla dimora congratulandosi con i padroni di casa e scherzando nuovamente sull’accaduto. Arrivarono anche Severus ed il Dottor Verkom, ben poco allarmati da ciò che era successo.
I tre ragazzi erano ancora vicini, troppo vicini alla tenda mezza bruciata per evitare che Piton schioccasse a tutti un’occhiata di fuoco. Era evidente che li considerasse colpevoli, come il resto degli ospiti d’altro canto. Si accinsero tutti a lasciare quel ricevimento, chi più sollevato di altri, ma quando Memphis arrivò a salutare Leila tra loro calò il gelo. Il loro saluto fu freddo, probabilmente la signora McCharty era stanca di sorridere quando dentro stava fumando di rabbia. Rapidamente le strade di tutti si divisero: Severus, Clarissa e Victoria lasciarono Memphis e suo padre dall’altra parte della strada.
Una volta in cammino verso casa, vi era uno strano silenzio che accompagnava la famiglia Piton. Severus era chiaramente nervoso, probabilmente arrabbiato per l’ennesimo disastro combinato dalle sorelle.
“Papà, tanto per essere chiare non siamo state noi” Vic interruppe il silenzio, giustificando lei e la sorella alzando le mani come in segno di resa.
“Non mi interessa” replicò semplicemente il padre, con tono gelido.
Calò nuovamente il silenzio, mentre Kessy rimuginava su cosa dire per salvare la situazione o, per lo meno, cambiare argomento.
“Non ci hai più detto perché è così importante andare al torneo di Scacchi Magici questo venerdì…”, tentò con la seconda opzione. Forse suo padre si sarebbe sbottonato sapendo che le ragazze iniziavano ad interessarsi agli ‘affari di famiglia’.
“Narcissa mi ha chiesto un favore. Adesso basta domande, tutto vi sarà rivelato a tempo debito”
Non si scambiarono altre parole finchè non attraversarono l’uscio di casa. Era evidente che qualcosa di grosso bolliva in pentola, ma quando il padre utilizzava il suo tono austero vi era ben poco da fare. D’altra parte, difficilmente Severus mentiva alle proprie figliastre: se aveva detto che avrebbero saputo tutto, allora prima o poi sarebbe accaduto.
 
 
Victoria liberò i capelli dalla ricercata acconciatura e si sdraiò sul letto con un sospiro, avrebbe voluto finire la giornata con un drink e degli amici ma durante l’estate alle sorelle non era permesso intrattenersi con Mezzosangue o peggio, Babbani. Analizzò le punte dei suoi capelli dal riflesso del fermacapelli che teneva in mano, pensando che ormai era tempo di tagliarli vista la lunghezza esagerata che avevano raggiunto. Il problema è che non le piaceva accorciarli, sua madre amava accarezzare e pettinare quella chioma bruna quando era ancora in vita. Lanciò il fermacapelli ai piedi del letto in un gesto scocciato, odiava quando i ricordi dei genitori riaffioravano.
Si coricò meglio sul letto, girando il viso in direzione della foto di famiglia sul comodino. Due ragazze sorridenti accanto a una madre dallo sguardo astuto e un padre seduto su un’elegante poltrona scura le ricambiarono lo sguardo. Guardò più intensamente il sorrisetto della madre e sorrise anche lei al ricordo del perché avesse l’espressione così beffarda quel giorno: l’ennesima vittoria della donna nei confronti del marito per essere riuscita a spuntarla in una discussione. La loro relazione era sempre stata così, tra battaglie e carezze se l’erano cavata per anni. Di sicuro si erano amati tanto, anche dopo il tradimento del padre con la donna incorniciata nella foto di fianco a quella di famiglia. Victoria prese in mano quella foto accarezzando con un dito il contorno bruno della chioma di sua madre –della sua ‘prima’ madre, quella biologica. Sì, la loro famiglia non era stata tradizionale né tantomeno semplice, ma le sorelle avevano sempre vissuto una vita felice e incurante dei problemi del mondo esterno, quello popolato da maghi oscuri, politica e salvatori con la cicatrice. Loro padre era un Mangiamorte, ma questo non aveva mai avuto a che fare nulla con le loro vite…
Si alzò di scatto dal letto dandosi mentalmente della stupida, non si era detto basta rivangare il passato?!
Kessy si materializzò vicino alla sua finestra, diciassette anni compiuti da nemmeno un mese e già utilizzava la magia anche per girare lo zucchero nel tè.
“Ho avuto il presentimento che tu sia di malumore, ma di sicuro pensare a quanto sia stato divertente la faccia di Memphis quando ha dato fuoco alle tende ti tirerebbe su di morale! Ho soffocato le risate nel cuscino per mezz’ora per non far arrabbiare ancora di più papà” disse la nuova arrivata prendendo un maglioncino per coprire le spalle nude e accomodandosi sul davanzale interno della finestra.
“Mmm… Stavo pensando a quanto poco ci importasse prima della vita politica, e invece adesso sembra che ne siamo dentro fino al collo a causa di Piton”
“Ne siamo dentro da quando quell’Auror ha ucciso i nostri genitori, Severus non ha colpe. Era inevitabile che prima o poi succedesse, visto il ‘lavoro’ del nostro vero padre” Kessy stirò meglio le gambe davanti a sé e continuò “Certo, vivere con Severus vuol dire essere nel centro nevralgico di tutto ciò che riguarda l’Oscuro Signore… Ma è inutile rimuginarci su, è stata la nostra famiglia a decidere ciò che dovremo essere”
“Un giorno o l’altro dovremo scappare, lo sai? Non ho intenzione di diventare una Mangiamorte”
“Questo è sicuro!” sorprendentemente Kessy cominciò a ridacchiare e Vic la guardò confusa “Stavo solo pensando al fatto che probabilmente i nostri genitori sono stati troppo permissivi con noi, pensiamo troppo con la nostra testa adesso!”
“Bhè sospetto che il progetto della fuga non tarderà troppo ad attuarsi, Severus ci ha quasi inserito completamente nella cerchia dei Purosangue seguaci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”
“Ci penseremo quando arriverà il momento.. Mi è venuta fame, andiamo a rubare qualcosa dalla dispensa di nostro padre!”
Kessy chiuse il discorso con un sorriso e si avviò verso la porta. Victoria si attardò per un attimo a guardare dalla finestra le strette stradine londinesi, sicura che niente sarebbe stato semplice per loro.
 

*ANGOLO DELLE AUTRICI

Ciao ragazzi, grazie per leggere la nostra storia scritta a quattro mani :) Tanti anni fa abbiamo scritto un'altra fanfiction ed a rileggerla (oltre ad aver riso oltre ogni immaginazione) ci è venuta voglia di rifarlo, quindi eccoci qui!

Stiamo facendo di tutto per rendervi piacevole la lettura e speriamo di riuscirci, recensite in tanti!
 
   
 
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