XVII Capitolo
Un
regalo per Killian
Esiste un
risveglio più dolce di quello legato alla
consapevolezza di amarsi, che un abbraccio ed un bacio possono
regalare?
–
Sveglia dormigliona! È ora di alzarsi!
Emma sorrideva,
ma continuava a tenere gli occhi chiusi.
Killian posò nuovamente le labbra sulle sue, che si
schiusero ancora ad
accoglierlo. Si assaporarono lentamente e dolcemente, godendo di
quell’ennesimo
contatto. Era quello che si potevano permettere, l’unico tipo
di intimità che
non faceva sentire completamente in colpa Emma, riguardo al suo
matrimonio.
Killian l’aveva capita e pur avendo fatto in modo di farla
sentire felice,
dandole il piacere che lei aveva accettato e gradito, non condivideva
in pieno
i suoi tabù, consapevole che la fedeltà di Emma a
Neal era, comunque,
completamente mal riposta. Emma meritava di essere libera, di amare chi
voleva,
soprattutto se colui che voleva era proprio lui. Nonostante questo, i
principi
di Emma la inibivano e difficilmente sarebbe riuscita, almeno per ora,
ad
andare oltre quelle sensuali carezze e quei baci appassionati che si
stavano
scambiando. Killian sentiva perfettamente le reazioni fisiche della sua
amata,
al suo tocco. Bastava molto poco, per sentirla respirare più
affannosamente e
sfiorare il calore fluido della sua eccitazione. Emma provava una forte
attrazione fisica per Killian, ogni fibra del suo corpo bruciava di
desiderio
per lui. Per Killian l’attrazione per Emma non era meno
forte, tutto di lei lo
metteva in subbuglio, portandolo ad anelare l’unione carnale.
Anche in quel
languido bacio, che si stavano scambiando adesso, il desiderio, di
diventare
una sola cosa con lei, era imperioso e si rifletteva con la turgida
reazione
del suo inguine, trattenuta dai pantaloni di pelle che non aveva tolto durante quella notte.
Emma ne era
consapevole, lo sentiva e si dispiaceva per lui, per non poterlo
soddisfare
come sarebbe stato naturale e “giusto”. Si, giusto,
doveva ammetterlo anche a
se stessa che quella sarebbe stata la cosa più naturale da
fare, tra due
persone adulte e mature, consapevoli sia dell’attrazione
reciproca che
dell’amore profondo
racchiuso nella
loro anima.
– No!
Se continuerò a dormire, tu continuerai a baciarmi per
svegliarmi, quindi dormirò ancora un po’!
–
Sei una piccola
insaziabile Emma Swan, sono sicuro che, se andassimo fino in fondo,
saresti
irruenta e focosa come quando abbiamo combattuto con la spada.
Emma ora
aprì gli occhi.
–
Questo non lo posso sapere Killian! Non l’ho mai provato.
Ma in effetti quando combatto mi impegno con passione. Forse
è una reazione
alla mancanza di una normale vita intima …
- Sei una donna
di trenta anni Emma, non puoi negare a te
stessa di soddisfare un bisogno primario, come quello di mangiare o
bere o …
- Ne sono
consapevole Killian e ti posso garantire che questa
consapevolezza, che ho sempre negato, da quella notte di nozze,
è diventata
molto chiara e cosciente, da quando ti ho incontrato e ciò
che non posso negare
è anche il fatto che non è solo attrazione fisica
Killian.
Killian sapeva
che Emma non avrebbe aggiunto altro, non
avrebbe detto “è
perché ti amo”, non era
riuscita a dirlo neppure nei momenti appena capitati la sera prima e
quella
notte stessa, quando era entrata, come una furia, nella sua stanza,
spaventata
da un incubo che lo riguardava.
–
Sei l’unico uomo che
io abbia mai conosciuto con il quale vorrei poter lasciarmi andare del
tutto
Killian! Puoi avere pazienza con me?
– Sono
disposto ad aspettare tutto il tempo del mondo Emma,
solo non mi far aspettare fino alla vecchiaia, potrebbe essere un
po’ tardi,
non credi?
Risero, insieme,
ancora distesi sul letto abbracciati. Emma,
con il sorriso sulle labbra, fu lei a baciarlo questa volta e si
alzò dal
letto, lasciandolo appoggiarsi alla sponda a guardarla, con quel suo
sguardo
malizioso, il sorriso ammiccante
e una
luce di ammirazione e desiderio negli occhi azzurri.
–
A proposito di spada
Killian, questa mattina potremmo esercitarci un po’ insieme,
controlliamo se la
tua mano è pronta abbastanza!
KIllian sorrise ai
doppi sensi di quella frase che Emma aveva pronunciato innocentemente,
senza
rendersene conto, non disse nulla e a sua volta si alzò dal
letto e le consentì
di controllare la ferita.
- Bene!
È completamente
rimarginata, hai un ottimo
metabolismo, sei fortunato, guarisci in fretta! Credo che un breve
allenamento
ce lo possiamo permettere. Vado a cambiarmi, ci vediamo più
tardi sul ponte.
Killian rispose
al saluto e si preparò a sua volta, si diede
una rinfrescata, si vestì e si diresse sul cassero di prora.
Si accorse
immediatamente che il vento era cambiato e non era favorevole alla loro
navigazione. La scotta di randa non era in tensione, mentre la scotta
di fiocco
lo era abbastanza. Ovviamente il vento non era in poppa e
l’andatura di
navigazione era rallentata vistosamente. Gli Alisei soffiavano da
Nord-Est ed
investivano il vascello a tribordo, conseguentemente, solo le vele
latine di
prua erano in tensione, ma deviavano la rotta di alcuni gradi. Diede
ordine di
virare con il timone a babordo e di cazzare la randa per recuperare un
minimo
di velocità. Sapeva benissimo che, a quella latitudine, se
non si riprendeva
l’abbrivio, sarebbero rimasti in una situazione di stallo e
alla deriva. Dal
pozzetto di coperta, la ciurma obbedì alle sue direttive
velocemente,
manipolando gli argani delle cime come necessario. Killian si
assicurò che un
minimo di abbrivio fosse iniziato, ma gli rimase la preoccupazione per
il
possibile stallo di qualche giorno, finché non avessero
avuto in poppa gli
Alisei. Assorto nei suoi pensieri, tornò in cabina per
aggiornare il diario di
bordo sulla situazione della navigazione. Guardò ancora la
cartina geografica,
aperta sulla sua scrivania, fece un breve calcolo sui gradi di
deviazione, ma
preferì tornare sul castello con il sestante e la bussola
per avere elementi
più precisi. Già a causa della settimana di
febbre, avevano accumulato un
ritardo di due giorni e, in pratica, erano tornati indietro.
Ciò, da una parte,
gli regalava due giorni in più, per godere della compagnia
di Emma, ma,
contemporaneamente, rallentava la sua missione e ritardava gli
appuntamenti che
il Principe James aveva organizzato per la figlia.
Tornò
sul ponte di Prora con la cartella del sestante a
tracolla e vide uno spettacolo che, pur nella sua innocenza, gli fece
vedere
rosso per la morsa di gelosia che gli attanagliò lo stomaco.
Era più forte di
lui, non riusciva assolutamente a sopportare la vista di un altro uomo
vicino
ad Emma, se la vicinanza era inferiore al metro. In quel caso Emma ed
il
ragazzo erano praticamente attaccati.
– Che
novità è questa?!
Disse con una
specie di ruggito che gli uscì incontrollato
dal torace, mentre avvisava l’ accelerazione del battito
cardiaco.
Eddy era posto
di spalle, davanti ad Emma, la quale, dietro
di lui, lo teneva al suo torace, mentre, con la mano destra sulla
destra del
ragazzo, gli stava facendo vedere i primi rudimenti di una lezione di
scherma,
a partire dallo sguainare la spada dal suo fodero.
Il ragazzo si
accorse del Capitano solo al suono della voce,
poiché aveva il volto verso quello di Emma, quasi
sfiorandosi guancia a guancia.
Si rese conto di avere, con la Principessa, una postura un
po’ troppo intima,
per l’occhio vigile del suo innamorato e, conoscendo bene
come avrebbe reagito,
fece un vero e proprio balzo in avanti, mettendosi
sull’attenti e,
accidentalmente, facendosi cadere la spada.
–
Quindi?!
Il capitano
squadrò Emma dalla testa ai piedi; indossava i
pantaloni aderenti con gli stivali, accompagnati da una camiciola
bianca ed un
panciotto in pelle scamosciata celestina. Aveva annodato i capelli in
una bassa
coda di cavallo e alcuni capelli le ricadevamo in riccioli morbidi ai
lati del
viso. Sicuramente era l’abbigliamento più adatto
per allenarsi, ma per Killian,
che si soffermò a guardare il suo vitino stretto e i bei
fianchi sinuosi, era
un abbigliamento troppo provocante, da poter mostrare agli occhi della
ciurma.
A Eddy riservò un’occhiata fulminante ed il
ragazzo ne fu pienamente cosciente.
– Eddy
vuole imparare a tirar di scherma! Mi sembra una buona
cosa per la sua età! Converrai con me Killian che sia giusto
che sappia
difendersi e difendere le persone a lui care! Credo, tra
l’altro, che sia
piuttosto portato. È molto agile e svelto,
diventerà un ottimo spadaccino e, se
avrà te come maestro, imparerà quanto prima e
bene.
–
La mia piccola,
seducente, manipolativa, adulatrice dagli occhi verdi, mi ha incastrato
per
bene!
Pensò
il Capitano e non poté far altro che
rivolgersi a Eddy.
–
Questa è la tua
intenzione ragazzo?
– Si,
Signor Capitano!
– Se
è così non pensare che l’allenamento
non sia duro!
Comincia con cinquanta flessioni sugli
avambracci e dieci arrampicate sulle cime dell’albero
maestro, tutti i giorni a
partire da dopo che avrai lavato a puntino il ponte di coperta!
“ Ecco
lo sapevo” pensò Eddy “La vendetta di
Hook mi è già
servita! Ma non cederò, gli farò vedere che
voglio imparare veramente e nulla
me lo impedirà!”
–
Signorsì Signore,
inizio subito con le flessioni, col vostro permesso, visto che il ponte
l’ho
pulito alle sei questa mattina!
In effetti
Killian dovette notare che il ponte era sistemato,
ma, con un sorrisetto ironico, lanciò uno dei suoi sguardi
al ragazzo che, di
solito, gli facevano abbassare gli occhi. Questa volta Eddy non lo fece
e
rimase fiero e impettito, con i suoi occhi grigi piantati in quelli
azzurri di
Killian, il quale dovette ammettere a sé stesso che
“il pulcino si stava
trasformando in galletto” e aveva tutte le intenzioni di
iniziare a farsi
rispettare.
Il
sorriso ironico di
Killian si distese in uno di approvazione paterna. Era fiero ed
orgoglioso di
quell’atteggiamento di Eddy, stava diventando
l’uomo che aveva promesso a
Milha. Il viso serio di Eddy gli ricambiò soddisfatto il
sorriso e sparì sul
cassero di poppa per iniziare le sue cinquanta flessioni.
–
Cinquanta flessioni
per cominciare Killian?! Domani il ragazzo non si potrà
alzare dal letto per i
dolori muscolari! Perché hai esagerato così?
–
Tesoro non ti
preoccupare, Eddy sale e scende dalla mattina alla sera su per le cime,
sta
sviluppando una buona muscolatura, è abbastanza allenato e
domani inizieremo il
suo addestramento con la spada. Sarà talmente contento che se avrà
qualche dolorino, se lo farà
passare in un momento. Ora pensiamo al nostro di allenamento. Hai
bisogno di
una spada, prendi quella che stava usando Eddy!
– No
Capitano, userò la mia, mi manca, ed è
assolutamente
necessario che io recuperi l’allenamento perso. È
una spada particolare, è come
se ci … sentissimo a vicenda!
–
Swan! Questa non l’avevo ancora sentita! Che accidenti vuoi
dire?! E da quando hai una spada?
–
Forse è meglio che
vedi con i tuoi occhi Killian! È un vecchio cimelio di
famiglia ed
effettivamente è una spada singolare! Vieni in cabina da me
e capirai!
Si avviarono
sottocoperta ma furono fermati da Jack, o
meglio, Emma fu fermata dal povero Spugna, che teneva il cappuccio di
lana
rosso nella mano sinistra e a sua volta la mano era poggiata alla
relativa
guancia.
– Mia
Signora, perdonatemi …
– Che
diavolo hai Spugna! - Tuonò il Capitano.
–
Chiedo scusa per l’interruzione Capitano, ma ho …
ho un
terribile mal di denti …
Dicendo
ciò, tolse la mano con il berretto dalla guancia e
mostrò un enorme rigonfio che gli raddoppiava la
rotondità della guancia, già
di per sé paffuta
–
Bloody hell! Ma che
giorno è oggi? Ce ne sono di novità da che mi
sono alzato! Che accidenti hai ai
denti? Non ti sarai ingozzato troppo con il dolce di Emma pochi giorni
fa?
Passava
intanto Max
Brontolo che con la sua solita malagrazia, disse la sua:
–
Se è per la torta,
ben gli sta se l’è finita tutta lui! Neppure un
pezzettino me ne ha lasciato!
Emma sorrise e
pensò di prepararne, nei giorni seguenti,
un’altra per allietare la ciurma, ma prima bisognava
provvedere al povero
Spugna.
–
Seguimi nel mio alloggio Jack, ti darò una tisana ai chiodi
di garofano, è ottima per queste situazioni, ma se il dente
è molto rovinato,
la soluzione migliore sarà estrarlo!
Spugna
impallidì. Cavarsi un dente?! Oddio che dolore! Forse
era meglio restare così! No, no, no, lui non si sarebbe
fatto cavare nessun
dente, questo era certo! Non disse nulla ad Emma, escogitando di farle
credere
che la tisana l’aveva completamente risanato dopo averla
bevuta.
Purtroppo per
Spugna, Emma non era persona da far le cose
all’acqua di rose! Gli prescrisse la tisana, ma volle
controllare di persona lo
stato del dente.
–
Jack, sono molto spiacente, ma il tuo molare va estirpato il
prima possibile! Ai chiodi di garofano aggiungerò anche
melissa e un po’ di
valeriana. Sarai più calmo e sentirai meno dolore. Giusto il
tempo di far fare
effetto alle erbe e tiriamo via il tuo dente. Killian! Puoi chiedere
per
cortesia dell’acqua bollente e la solita tazza a Paul?
Killian
alzò gli occhi al cielo e uscì dalla porta per
dirigersi verso la cambusa. Tornò dopo una ventina di
minuti, con la
tazza di acqua bollente e Nicodemo che
lo seguiva con un paio di tenaglie in mano.
Spugna alla
vista delle tenaglie per poco non cadde dalla
sedia, ancor più pallido di prima.
Emma
preparò la tisana, la fece intiepidire prima di farla
bere a Spugna. Il Nostromo bevve il liquido caldo con gli occhi
terrorizzati
verso Nicodemo. Killian, intanto, si era portato dietro di lui e,
appena l’uomo
restituì la tazza alla Principessa, gli diede un colpo
dietro la nuca da
stordirlo. Spugna non arrivò al pavimento poiché
il Capitano, prontamente, lo
afferrò sotto le braccia e con un certo sforzo, per il suo
peso, lo riportò
appoggiato alla spalliera della sedia.
–
Ma sei impazzito
Killian?! Per poco non lo ammazzi!
- Love, tu ti
preoccupi sempre troppo! Non sai che testa dura ha questo qui! Ma la
sua paura
è ancora peggio! Credi che con la tua valeriana se ne
sarebbe stato buono buono
a farsi togliere quel dannato dente?
Dai
Nico! Mentre lo reggo togligli il dente, quando si sveglierà
sarà più il dolore
per il colpo in testa che per il dente cavato!
Emma si
assicurò che Nico togliesse veramente il dente malato
e non uno buono, dopodiché fece adagiare sul suo letto il
poveretto e lo
lasciarono dormire.
Nicodemo venne
congedato e tornò in stiva, dove aveva
ricavato uno spazio che utilizzava per i suoi lavori di falegnameria.
Il
Capitano rimase nella stanza con Emma e Spugna addormentato. Si
guardarono in viso
e fu spontaneo scambiarsi un sorriso
e ridurre la distanza tra loro.
–
Certo che hai un
metodo anestetico veramente drastico Capitano!
– Sai
com’è? A mali estremi, estremi rimedi! Jack
è un
brav’uomo, ma è estremamente timoroso quando si
tratta di dolore fisico.
–
Veramente mi sembra che in generale gli uomini siano
spaventati dal dolore fisico più delle donne, dovevi vedere
i tuoi pirati
quando ho dovuto iniettarti il chinino! Alla vista dell’ago
sono impalliditi
tutti!
–
Mi hai ... con un
ago?
Killian aveva
sgranato gli occhi, non era cosciente quando
era successo. Emma rise divertita.
– Oh
Killian! Vedessi che faccia hai fatto anche tu all’idea
di un ago! Eppure sei un uomo impavido e non ti sono mancate situazioni
di grande
dolore fisico ...
Sfiorò,
seguendone la forma, l’uncino di metallo, sentendo nel
cuore una grande tristezza per lui, alzò gli occhi verso il
suo viso, gli
carezzò la guancia destra, soffermandosi lentamente sulla
cicatrice distesa sul
suo zigomo. Killian la guardava, lei immerse il suo sguardo nel mare
dei suoi
occhi, si alzò in punta dei piedi e con tenerezza gli
baciò le labbra. Egli
d’impeto la prese tra le braccia, stringendola a
sé possessivamente e stimolato
da quel bacio a tocco di farfalla, pretese di più, cercando
la sua lingua con
tutto l’ardore passionale che lo contraddistingueva. Fu un
bacio profondo,
carico di amore reciproco e reciproco desiderio. Entrambe con il
respiro
spezzato ed il battito cardiaco accelerato, furono costretti a
distanziarsi,
troppo presto, continuando a guardarsi negli occhi, pieni di promesse
reciproche.
Non erano soli, c’era Spugna addormentato e loro erano
lì per altri motivi.
Killian riprese il controllo della situazione.
–
Allora! Mia splendida Amazzone! Vediamo questo magico
cimelio di famiglia che mi dicevi …
Esatto, erano
lì per la spada di Emma, dovevano allenarsi!
Emma tornò in sé, pensò che in certi
momenti la magia era negli occhi e sulle
labbra sensuali di Killian, si sentiva come ipnotizzata e attratta
verso il suo
corpo come una calamita. Distolse lo sguardo ed il pensiero da lui,
concentrandosi sul grande baule, posto sotto la piccola finestra della
parete
di legno. Con passo deciso si diresse verso il contenitore, lo
aprì e tirò
fuori una spada inguainata. Killian notò la foggia
dell’elsa in argento e oro,
con un cerchio che la sormontava e in cui era incastonata una pietra
rossa che
ricordava un grosso rubino grezzo. Aveva un’aria antica e
preziosa. Da militare
quale era stato, si intendeva di armi e aveva una vera passione per le
spade,
aveva imparato molto presto a tirare di scherma, grazie a suo padre
Colin e, in
seguito, lo stesso Liam era stato suo istruttore. Non aveva mai visto
quel tipo
di elsa e il desiderio di poter maneggiare quell’arma fu
immediato. Sembrava
quasi che quella spada, che Emma gli porgeva sulle due mani, lo stesse
chiamando.
La Principessa
tolse la guaina e la lama riflesse, in un
bagliore, la luce che penetrava dalla finestra. Killian era ancora
più
meravigliato. La bellissima e affilata lama, era ondulata e fregiata
con
meravigliosi intagli. Conosceva
quell’arma! Era la spada che tante volte aveva maneggiato nei
suoi sogni di
bambino!
***
23
Dicembre di ventidue
anni fa
Il carro coperto
attendeva davanti alla modesta casetta del
giovane Nicodemo O’Malley.
Un uomo alto e
snello sui 45, 46 anni uscì dalla porta di
quella modesta dimora, tenendo un grosso pacco avvolto da una grezza
tela da
vela.
Il suo
inserviente lo aiutò a posizionare il voluminoso, ma
non pesantissimo, involucro nel carro.
–
Scusatemi Vostra Signoria! Stavate dimenticando i due
pacchetti più piccoli.
Nicodemo
porse
all’uomo, vestito con sobria eleganza e con un tricorno sul
capo, un pacchetto
quasi sferico e un altro di forma stretta e allungata, entrambe avvolti
dallo
stesso tipo di tela grezza.
Il Conte Colin
Flinth Jones ringraziò il giovane artigiano
che, a venticinque anni d’età era il suo migliore
falegname. Lo aveva assunto
per svolgere i lavori di rifinitura più elegante e
sofisticata per le boiserie
delle navi che stavano da poco costruendo nel suo cantiere,
lì nella Baia di
Dundalk.
– Mio
figlio Killian sarà felice quando aprirà questi
pacchi
Nico, non so come ringraziarti per aver trovato il tempo di
realizzarli.
–
Eccellenza è stato un onore per me servirvi. Io e il resto
del villaggio vi dobbiamo molto, avete portato lavoro e benessere a
tante
famiglie. Sono contento se posso contribuire a rallegrare il Natale del
contino
Killian.
Nicodemo
conosceva il piccolo. Un frugolo sveglio di circa
nove anni che spesso il padre, quando doveva restare per periodi lunghi
al
cantiere, portava con sé insieme alla bella moglie Lady
Helen. Alloggiavano per
quei soggiorni presso la piccola locanda di Neal O’Leary. Il
Conte era un uomo
generoso, pignolo e preciso nel suo lavoro, severo il giusto, ma
esigente nella
professionalità dei suoi uomini. Non lasciava nessun
dettaglio al caso e con
Nicodemo aveva avuto un’intesa immediata, su cosa voleva
realizzare e su cosa
il giovanotto sapeva realizzare. Il fatto che Nico viveva proprio nel
villaggio,
che dominava la baia del cantiere, era stato un vero colpo di fortuna
per
entrambe. Il Conte si fidava ciecamente di lui e delle sue
capacità. Gli aveva
dato l’incarico di capomastro e Nicodemo non lo deludeva mai.
Spesso gli
commissionava piccoli lavori di artigianato per la propria casa di
Drogheda e,
in questo caso, dei regali di Natale per il piccolo Killian. Nico
sorrise al
pensiero di quel ragazzino che era il ritratto dipinto di suo padre,
appassionato alle costruzioni che il genitore realizzava. Sembrava uno
scoiattolo, per l’agilità con cui si arrampicava
su per le cime dell’albero
maestro, facendo spaventare e preoccupare la madre, mentre il padre lo
incoraggiava a quelle prove fisiche e di coraggio. Il giovane Nicodemo
sarebbe
stato felice di avere un figlio così, prestissimo sua moglie
Caty avrebbe dato
alla luce la loro creaturina e il generosissimo compenso per quei
regali di Natale,
che il Conte gli aveva offerto, erano molto di più di quanto
gli necessitava
per pensare al corredo del neonato ed al suo sostentamento.
– Ti
auguro un Felice Natale Nico, a te e Caty. Ci vediamo
dopo il Woman’ s Christmas, è giusto che tutti
abbiamo un periodo di pausa per
seguire le nostre tradizioni di Natale e lo passiamo in famiglia.
Il Conte aveva
provveduto a far si che ogni famiglia, dei
suoi operai, potesse affrontare dignitosamente il Nollaig, il
compleanno di
Gesù, come lo chiamavano in gaelico, ogni suo dipendente
aveva ricevuto un
lauto stipendio.
Nicodemo
aiutò il Conte a finir di sistemare i bagagli sul
carro e si salutarono con un’ultima stretta di mano.
Era passato il
momento dell’alba da poco, il cielo invernale
di Dicembre, pur nel freddo tipico del periodo, non aveva portato neve
e il
viaggio del Conte sarebbe stato più confortevole sulla via
del ritorno a casa.
Si era trattenuto due settimane al cantiere. Questa volta non aveva
portato la
famiglia con sé, proprio per dar modo alla sua amata Helen
di preparare la loro
casa di Drogheda per il Natale. Non sapeva se Liam fosse già
tornato a casa da
Londra, ma sperò di trovarlo ad aspettarlo, con il
fratellino e la madre, a
casa. Aveva regali per tutti nel carro, non aveva trascurato neppure
Olivia e
Jefferson, ormai erano due persone di famiglia anche loro.
Liam da poco
aveva ottenuto il grado di sottotenente, una
bella conquista a 18 anni! E stava entrando nel corso per istruttori.
Colin
aveva deciso di regalargli un anello che doveva essere un augurio per
la sua
carriera, lo aveva disegnato lui stesso e fatto realizzare ad un orafo
della
Baia di Dundalk. Ad Helen aveva acquistato una collana di rare perle di
ostrica
del Pacifico, sarebbero state un incanto sulla sua pelle rosea. A Killy
invece,
sicuramente, quella che lui avrebbe vissuto come una grande sorpresa,
da
condividere in parte con Jeff. La cara Olivia avrebbe ricevuto uno
scialle di
lana, soffice e caldo.
Alla
velocità di marcia dei due cavalli, che trainavano il
carro, sarebbe arrivato a casa prima dell’imbrunire,
avrebbero cenato tutti
insieme e il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale.
Era
riuscito a
convincere il vecchio sacerdote, Padre Ryan, della parrocchia di San
Patrizio,
distrutta dagli inglesi, a celebrare la messa di mezzanotte, presso il
grande
pagliaio affiancato alla sua dimora. Avrebbe potuto ospitare molte
persone,
voleva che tutti potessero riappropriarsi del loro essere Cattolici,
dopo tutto
quel tempo in cui le leggi di Guglielmo III avevano impedito di
professare il
loro culto.
All’arrivo
a casa, il Conte Jones trovò il figlio minore che
si rincorreva con Jeff. I due bambini corsero incontro alla carrozza
pericolosamente e Colin preferì farla fermare e proseguire
l’ultimo pezzo a
piedi, con Killy a cavalcioni sul collo, mentre Jeff si era
impossessato della
sua mano destra. Colin era diventato, in breve, un punto di riferimento
ed un
buon esempio paterno, anche per l’orfano Jefferson e non gli
faceva mancare le
sue attenzioni autorevoli. Spesso, la brava Olivia gli chiedeva di
intervenire
su qualche comportamento scellerato del suo bambino ed il Conte
riusciva sempre
a farsi ascoltare e ad ottenere, con lui, buoni risultati.
Killian
tempestò suo padre di domande. Le prime furono sulla
nuova nave che il padre doveva costruire. Il genitore, in una delle
loro
condivisioni nel suo studio, aveva parlato al ragazzino di una futura
nave
militare che sarebbe stata un vero e proprio
“gioiello” per la Corona e il
fiore all’occhiello per la Royal Navy.
In realtà la costruzione di quella nave sarebbe
iniziata non prima dei
tre anni seguenti, a causa dei materiali pregiati che richiedeva ed il
costo esoso.
Ancora erano in corso le trattative per l’impegno economico,
ma il progetto era
pronto e approvato da Re Guglielmo in persona.
Jefferson era
più interessato ai regali che il Conte aveva
portato e che vedeva avvolti e depositati nel retro della carrozza, ma
per
quello ci sarebbe stato tempo la sera della Vigilia di Natale.
Lady Helen
sentì dalla finestra del salotto, dove stava
sferruzzando, il vociare allegro dei due bambini e la voce calda e
profonda di
suo marito. Un sorriso felice le si dipinse sul bel viso ovale e i suoi
occhi
chiari sembrarono illuminarsi. Velocemente si liberò del
lavoro a maglia e
corse fuori, incontro al suo amato sposo. Colin la vide uscire di corsa
dalla
porta di casa, sulla quale era stata applicata una cornice di fresco
agrifoglio
e un ramo di vischio. Helen si fermò ad un passo fuori dalla
porta, sorridendo
al marito. Colin fece scendere Killy dalle sue spalle e lo
incoraggiò a tornare
a giocare con Jeff. Si avvicinò alla moglie, non parlarono,
lui le prese le
mani tra le sue, guardandola intensamente negli occhi, portò
le mani affusolate
della moglie alle labbra e le baciò una per una, era sempre
più bella ai suoi
occhi, non si sarebbe mai stancato di guardare il suo viso e anche se
iniziava
a vedersi qualche piccola ruga, agli angoli dei suoi occhi, per lui era
solo il
segno dei sorrisi che Helen gli riservava. Condusse sua moglie in casa,
ancora
senza parlare, chiuse la porta alle loro spalle e non si trattenne
più
dall’abbracciarla e stringerla protettivo al suo torace. Era
così minuta ed
elegante Helen! Nonostante i suoi 40 anni, si manteneva snella come a
20. Erano
state lunghe quelle due settimane senza di lei, senza il suo consiglio,
il suo
conforto e senza il suo caldo corpo da amare
nell’intimità del loro talamo. Si
baciarono a lungo, a volte valeva più di mille parole, non
era necessario
parlare.
Un
colpo di tosse li
fece distanziare.
–
Liam! Figliolo, sono felice di trovarti a casa! Quando sei
arrivato?
Il giovane
Sottotenente, ancora con la divisa indosso, in due
passi delle sue lunghe gambe, fu dal padre. Era grande, ormai, Liam e
Colin gli
tese il braccio per una stretta di mano tra uomini adulti. Quando si
presero la
mano, Colin non riuscì a resistere e portò, con
un abbraccio, il figlio
maggiore al torace. Liam era quasi più alto del padre e
sicuramente sarebbe
cresciuto ancora qualche altro centimetro. Colin sentì nel
cuore un moto di
profondo orgoglio, per quel bel giovanotto dai riccioli d’oro
rosso, con lo
sguardo simile a quello di Helen.
– Sono
arrivato due ore fa padre! Sono Contento anche io di
vedervi e di trovarvi in gran forma.
Mentre Helen si
congedava dal marito, per dirigersi in cucina
a controllare l’avvio della preparazione della cena, i due
uomini si ritirarono
in salotto. Liam non vedeva l’ora di confidare al padre le
esperienze che stava
vivendo e, d’altra parte, suo padre, non vedeva
l’ora di ascoltarlo e a sua
volta di parlargli degli affari di famiglia, che un giorno, quando Liam
si
sarebbe congedato dalla Royal Navy, sarebbero passati nelle sue mani e
in
quelle di Killy, il quale sembrava più interessato del
fratello maggiore
all’ingegneria navale.
Il giorno
seguente, 24 Dicembre, tutta la famiglia fu
impegnata nella preparazione della festività del Nollaig.
Liam e suo padre si
impegnarono, sotto le indicazioni di Helen e l’aiuto di due
loro fattori, ad
addobbare di agrifoglio il fienile. Allestirono un altare ed Helen
provvide a
rivestirlo con un tovagliato di lino bianco, incorniciato di prezioso
pizzo
all’uncinetto. Procurò due candelabri
d’argento, presi dall’arredamento in casa
ed un crocifisso e volle che i suoi uomini li ponessero nel modo
più simmetrico
possibile sull’altare, mentre lei a qualche metro di distanza
controllava e
dava indicazioni con una certa pignoleria.
Killy e Jeff
collaboravano e contemporaneamente giocavano,
saltando tra una balla di fino e l’altra, che
erano state disposte come sedili. Doveva
essere tutto perfetto per la messa di mezzanotte. Era la prima volta
che si
poteva celebrare, da quando erano state istituite le regole di
Guglielmo III.
Finito il lavoro
nel fienile, Colin volle dare il primo
regalo a Killian. Gli porse il pacchetto sferoidale avvolto di tela. Il
bambino
febbrilmente svelò il contenuto … Rimase
piacevolmente colpito e Jeff, di
fianco, fu anche
lui interessato a
capire di che si trattasse. Intervenne Helen:
-
Ho chiesto io a tuo
padre di far costruire questo oggetto. È un Presepe,
rappresenta la nascita del
Bambino Gesù, i suoi genitori, l’asino ed il bue.
È un usanza che viene da un
paese che si chiama Italia, io e tuo padre l’abbiamo visitata
anni fa, quando
ancora non c’era stata la guerra, per il nostro viaggio di
nozze. Abbiamo visitato
una splendida città con un grande porto, dove attraccammo
con la nave di Colin.
In quella città amano molto fare il Presepe, è
un’ usanza inventata da San
Francesco, il Santo dei poveri, un Santo
che, tu sai Killy, io amo molto.
– Come
si chiama questa città con il porto grande?
–
Napoli Killian! Si chiama Napoli. Anche il suo clima è mite
e vi abbiamo passato un periodo felice della nostra vita.
Helen sorrideva
dolcemente ai ricordi di un passato che, poi,
aveva dovuto vedere gli orrori della guerra e la distruzione di
Drogheda e
della sua amata chiesa. Colin ed Helen si erano sposati proprio in
quella
chiesa ed il loro matrimonio era stato celebrato da Padre Ryan. Quella
sera
sarebbe stato felice di poter nuovamente celebrare una messa per il
Natale.
La cena fu
adeguata ma non esagerata e nell’attesa della
mezzanotte e della celebrazione della Santa Messa, la famiglia Jones si
ritrovò
davanti al camino del salotto. Un voluminoso pacco era vicino al
camino, ornato
con l’agrifoglio e due candele. Era il regalo per Killy. Il
piccolo non se lo
fece ripetere due volte, di scoprire l’involucro. Si
tirò indietro di un passo
con la bocca aperta e gli occhioni azzurri sgranati, quando vide il
contenuto.
Un bellissimo cavallo a dondolo, rifinito in modo dettagliato e con un
portamento fiero ed elegante, lo guardava con gli occhi brillanti. Non
aveva
mai ricevuto un regalo più bello. Gli girò
intorno per osservarne tutti i
particolari e poi, incoraggiato da Liam, vi salì sopra.
– Bene
Killy! Sei un cavaliere ora! - Gli disse il genitore
–
Però manca un piccolo particolare per farti essere un vero
cavaliere …
-
Cosa
padre?
– La
spada della giustizia, del coraggio e dell’amore …
Liam sorrise a
quelle parole del padre, ricordava il discorso
ed il racconto che Colin aveva pronunciato anche a lui, quando aveva
più o meno
l’età di suo fratello e seppe che adesso avrebbe
riascoltato un pezzo della sua
infanzia e, soprattutto, un pezzo dell’origine della sua
famiglia.
– Una
spada padre?
–
E’ una storia che si perde nel tempo Killy e nelle radici
della nostra famiglia …
Il bambino ora
era sul cavallo di legno, immobile e
affascinato ad ascoltare il padre. Colin riusciva sempre ad incantarlo
con la
sua calda voce ed i suoi racconti e il piccolo vedeva sé
stesso interpretare i
personaggi di quelle storie ed altre volte, immaginando il volto
dell’eroe,
vedeva il viso di Colin.
– Once
upon a time … in terra di Cornovaglia, una popolazione
antica, erano i Celti. Il capostipite della nostra famiglia veniva da
lì, era
un uomo di grande onore, leale e coraggioso. In quel periodo le legioni
romane,
che avevano cercato di invadere la Bretagna, si stavano ritirando.
Pochi erano
i romani originari, poiché con il tempo si erano
naturalizzati e avevano scelto
le loro spose tra le donne del posto. I loro figli ormai appartenevano
a questa
terra e poco gli restava di Roma, se non alcuni principi morali, di
rispetto e
lealtà. Tanti di loro non andarono via e vollero restare in
Bretagna. Si
crearono Clan di famiglie e spesso liti,
che diventavano vere e proprie guerre. Cercando di
ampliare i loro
spazi, spesso si scontravano con i Sassoni e i Pitti. Per quegli
uomini, la
spada era diventata la soluzione ad ogni problema e qualcosa da
venerare,
poiché spesso la loro vita era legata alla loro
capacità di maneggiarla per
difendere sé stessi e le loro famiglie. Erano soliti
infilare la spada a terra
e pregare davanti ad essa, prima di una battaglia, pregando le
divinità pagane
che regolavano gli elementi della natura. Un giorno misterioso,
qualcuno di
loro scoprì una spada, diversa dalle altre, piantata in una
roccia. Si diceva
che una donna sconosciuta, uscita dall’acqua del lago
lì vicino, avesse
piantato quella spada nella roccia e avesse detto ad un giovane celta,
che lì
pascolava il gregge, che i clan sarebbero diventati un unico popolo,
sotto il
governo di quella spada. Colui che fosse riuscito ad avere il cuore
ricco di
giustizia, coraggio ed amore, sarebbe stato l’unico ad essere
in grado di
estrarre la spada e a riunire in modo autorevole e democratico il
popolo. Il
suo, non sarebbe stato un potere assoluto, ma collaborazione con tutti
i
capiclan, all’insegna di interessi comuni di pace e benessere
per tutti. Furono
in tanti a provare ad estrarre la spada, colui che sembrava
più degno era un
ufficiale romano, figlio di una donna celta. Quell’uomo amava
sia i Celti che i
romani ed era stato abituato, dall’esempio dei genitori, alla
tolleranza. Il
giovane pastore andò da lui e gli suggerì di
provare ad estrarre la spada, lo
accompagnò sul posto e lo vide effettivamente riuscire
nell’impresa. La spada
era magnifica e nelle mani dell’uomo, che si chiamava
Artorius, sembrava
leggerissima. La sua lama era diversa da ogni altra spada, era ondulata
e
finemente cesellata.
Nell’ombra
del bosco, qualcuno attendeva che la spada fosse
estratta e appena il soldato vi riuscì, in un batter
d’occhio fu circondato da
alcuni uomini intenzionati a rubargliela. Artorius si battè
come un leone, ma non
sarebbe sopravvissuto se il giovane pastore, armato di un pugnale, del
coraggio
e della forza che usava di solito per scacciare i lupi che attaccavano
il suo
gregge, non fosse generosamente intervenuto al suo fianco. Sconfissero
i
malintenzionati e alcuni li lasciarono esanimi al suolo. Artorius fu
grato al
giovane e ne fece un cavaliere, nominandolo proprio con quella spada,
poiché,
come aveva detto la misteriosa donna, chi aveva coraggio, senso della
giustizia
e amore nel cuore era degno di lei. Artorius rimise la spada nella
roccia e
chiese al giovane di estrarla, ci riuscì e quella
diventò la prova che Artorius
fece fare a tutti gli uomini che nominò cavalieri. Ogni
cavaliere sarebbe stato
suo pari e per quello, nella rocca che costruirono e chiamarono
Camelfort, poi
detta Camelot, volle porre una tavola rotonda, intorno alla quale
sedersi tutti
da pari e governare democraticamente la loro terra. Il primo cavaliere
era il
nostro avo, cresciuto pastore e diventato cavaliere. Dedicò
il suo impegno alla
giustizia, combattendo per onore e per amore. Questa fu la sua scelta
di vita.
Ogni uomo può scegliere chi diventare, dipende solo da lui,
a prescindere dalle
circostanze. La storia su di lui che ci tramandiamo da anni, da padre
in
figlio, non è molto chiara su alcuni punti. Si
trasferì in Irlanda, dove ha
dato origine alla nostra famiglia, dopo aver perso il grande amore
della sua
vita. La donna per cui aveva combattuto. Sembrerebbe che avesse amato,
ricambiato, una principessa, forse sorella di Artorius, le aveva
salvato la
vita dopo che fu rapita, ma lei era promessa sposa ad un altro e, per
una
questione di alleanze, dovette rinunciare al suo amore. Il nostro avo
trovò una
brava moglie in Irlanda e mantenne il suo titolo di cavaliere e poi di
Conte
della nostra Contea. Questo titolo è arrivato fino a noi
caro Killian…
- Come si
chiamava il nostro antenato padre?
–
Il suo nome era
Cillian, il tuo nome in gaelico Killy. Quando tu stavi per nascere, ho
raccontato a tuo fratello questa storia e lui ha chiesto a me e alla
mamma di
darti il nome di quell’uomo eroico, che sapeva combattere con
coraggio per
onore, per amore e per giustizia. Ora mio piccolo cavaliere riceverai
la tua
spada …
Colin si
alzò dalla poltrona, da dove aveva narrato quel
racconto e prese l’ultimo involucro che aveva tenuto
nascosto. Il pacchetto era
sottile e allungato. Killian lo aprì velocemente. Due spade
di legno, della
stessa foggia e dimensione, vennero scoperte. Killy era a bocca aperta.
– Una
delle due è per Jeff ovviamente!
Il Conte porse
la spada, che il figlio non aveva preso, al
piccolo Jeff.
- Ora che
è a casa anche Liam, potremmo insegnarvi a tirare
di scherma. Inizieremo il giorno di Santo Stefano, voglio evitarvi che
vi
caviate un occhio prima e quindi per ora niente combattimenti.
Killy, con la
spada in mano, si rimise sul cavallo, dicendo
che era un cavaliere e avrebbe salvato la principessa in pericolo. Sua
madre
Helen si avvicinò al padre, di nuovo seduto sulla poltrona a
guardare il figlio
felice. La donna posò delicatamente la sua mano sinistra
sulla spalla del
marito, l’anello con brillante, dono di nozze di Colin,
brillò al suo anulare per
il riflesso della fiamma nel caminetto, Killian continuava a
fantasticare a
voce alta.
–
Padre, io un giorno
riuscirò a salvare dal pericolo la principessa e lei
sposerà me e nessun’altro!
Colin ed Helen
sorrisero e si guardarono negli occhi.
– Ti
auguro di sposare la tua principessa figliolo, io la mia
l’ho sposata!
Prese la mano
che sua moglie teneva sulla sua spalla e vi
depose un tenero bacio.
– La
mia principessa sarà bella come la mamma e avrà
anche
lei i capelli d’oro.
Quella sera,
come da usanza, Killian mise una candela accesa
alla finestra, essendo il più piccolo della famiglia, era il
benvenuto alla
Sacra Famiglia che cercava un rifugio per far nascere il Bambinello. Ci
fu la
Santa Messa e parteciparono in molti. Killian non riuscì a
restare sveglio fino
alla fine, preso da tante emozioni, suscitate dai magnifici regali e
dal
racconto ascoltato, si addormentò su una spalla di suo padre
che lo portò a
letto. Quella notte, il piccolo Killy sognò di essere un
eroe, di combattere
per difendere la sua principessa e di salvarla difendendola con in
pugno una
spada dalla lucente lama ondulata.
***
Non era una
favola, non era una leggenda, come Killian,
diventando grande, aveva pensato. C’era del vero in
ciò che suo padre Colin gli
aveva raccontato quella notte di Natale, nella loro confortevole casa
in
Irlanda? La spada esisteva veramente ed era davanti ai suoi occhi in
questo
momento? Pensò che poteva essere stata fatta tanto per
avvallare la leggenda di
Re Artù, nome modificato di Artorius. Forse alla fine non
era così antica come
sembrava.
–
Emma, non vorrai farmi credere che quella è la leggendaria
Excalibur?!
–
Killian, io non voglio farti credere nulla! So soltanto che
questa spada è nella mia famiglia da moltissimo tempo, ogni
padre la depone
nelle mani del suo primo figlio. Mio padre ha avuto per primo, a quanto
pare,
dopo secoli di primogeniti maschi, una unica figlia e io sono la sua
erede.
Conosci la storia di Re Artù?
-
Ovviamente Emma! È una
delle favole che mi raccontava mio padre, almeno da adulto ho pensato
fosse una
favola …
-
Non so quale
versione ti avrà raccontato tuo padre, ce ne sono molte.
Comunque non è una
favola e come leggenda, ha un fondo di verità. Io conosco
diverse versioni, ma
ti racconterò brevemente quella che mio padre mi ha riferito
come storia
tramandata da suo padre e da suo nonno prima di lui. Il mio Secondo
cognome sai
è Pendràgon, il capostipite della mia famiglia
era un condottiero, sanguemisto,
romano e celtico. Sulla sua armatura portava l’effigie di un
drago a cinque
teste, da lì il soprannome che è diventato con il
tempo il nome del nostro
casato. Era un uomo leale, onesto, con buoni principi e spirito
democratico,
tollerante nei confronti della diversità dei popoli che
vivevano in Bretagna
già allora. Il suo nome era Artorius, trasformato poi in
Artù. Venne visto, per
le sue caratteristiche, come il capo adatto per unire i clan che si
facevano
guerra l’un l’altro e fondare una nazione. In quel
periodo c’era una usanza,
quella di venerare le spade che come la croce Cristiana venivano
infilate nel
suolo e si pregava inginocchiati davanti ad esse prima di una
battaglia. Ciò
può essere comprensibile se si pensa che quello era lo
strumento che gli
avrebbe salvato la vita. Tra i Sassoni egualmente serpeggiava il
malcontento,
non c’era la pace, poiché tutti volevano dominare
su tutti. Una donna Sassone,
figlia di un capoclan, una guerriera lei stessa, indomita e selvaggia,
che
viveva nelle terre oltre il lago, fu la prima a proporre di acclamare
Artorius
come il condottiero che avrebbe potuto riunire tutti i clan. La
guerriera si
chiamava Gwyneth, fece forgiare da un fabbro di sua fiducia una spada
diversa
da tutte le altre. Doveva essere impressionante per la sua foggia e
suscitare
rispetto e superstizione in coloro che erano abituati a venerare quel
tipi di
armi. Gwyneth aveva
fatto amicizia con
un giovane pastore Celta. Era un ragazzo coraggioso e aveva i suoi
stessi
principi, si capivano e presto si innamorarono. Lei gli
confidò i suoi intenti
e i suoi alti ideali per riunire i popoli. Il giovane conosceva
Artorius e gli
fece credere che se avesse estratto una strana spada dalla roccia,
tutti lo
avrebbero seguito. Insieme a Gwyneth, avevano provveduto a spargere la
voce su
questa “Profezia”. Fu proprio l’amico
della principessa, potremmo definirla
così, a condurre Artorius alla spada. Gli fece credere che
una misteriosa donna
proveniente dal lago aveva messo la spada nella roccia e aveva detto
proprio a
lui che solo un uomo con il cuore colmo di coraggio, senso di
giustizia, di
onore e d’amore, l’avrebbe potuta estrarre e
diventare il condottiero degno di
riunire i popoli sotto il potere di quella spada. Come andò
è storia comune nelle
varie versioni. Nessuna di esse dice quello che mi ha raccontato mio
padre. Il
giovane pastore salvò la vita ad Artorius, attaccato da chi
voleva derubarlo
della spada e il futuro sovrano lo nominò suo primo
cavaliere, investendolo con
la stessa Excalibur, il nome che la stessa Gwyneth aveva dato
all’arma. Gwyneth
disse al proprio padre che il giovane Celta era stato fondamentale in
quell’operazione politica e avrebbero voluto sposarsi. Il
padre della ragazza
non era dello stesso parere, se Artorius doveva diventare re, era
fondamentale
che ci fosse un matrimonio anche tra popoli e cosa c’era di
meglio che unire un
uomo che rappresentava due popoli con una donna che era il simbolo e
l’erede di
un altro? Gwyneth avrebbe sposato Artorius. Cosa che avvenne, spezzando
il
cuore dei due giovani innamorati. Per amore del suo popolo, per la pace
e per
l’unità, Gwyneth rinunciò al suo vero
amore …
- E lui
continuò a combattere per lei e per Artorius,
soffrendo in silenzio, finché non ebbe il permesso del Re di
estendere il
potere di Camelfort o meglio Camelot, fino in Irlanda, dove
cercò di
dimenticare la donna che amava e dove diede origine alla sua famiglia.
Killian si
inserì nel racconto di Emma e lo completò.
– Sai
la versione di mio padre Killian? Come è possibile?
–
Sarai sorpresa Emma! Mio padre mi ha raccontato questa
storia e suo padre a lui, come nella tua famiglia. Il cavaliere Celta,
innamorato della tua ava, è stato il capostipite della
famiglia Jones, il suo
nome era Cillian Flinth …
-
Corrisponde anche
questo alla versione della mia famiglia Killian! Un nome molto simile
al tuo in
effetti. Non ci avevo fatto caso, poiché ricordavo meglio il
secondo nome,
Lancillotto … Mio Dio! È come se il destino
stesse tracciando un cerchio
destinato a chiudersi!
–
Cosa sono quei
disegni nei piccoli scudi dorati sulle braccia dell’elsa?
Fammi vedere.
Killian prese la
spada dalle mani di Emma, gli sembrò molto
leggera, ne rimase sorpreso, la consistenza della spada e la lunghezza
la
facevano sembrare pesante, ma non era stato così.
–
E’ una spada molto leggera Emma, ma robusta, penso che sia
adatta ad una donna.
–
Leggera Killian?!
L’hai sentita leggera quando l’hai presa?
–
Certo Love, guarda!
Fece roteare la
spada con il movimento del polso, in modo
agile, veloce ed elegante, gli sembrava di averla usata da sempre. Emma
lo
guardava con espressione assorta, stava pensando qualcosa.
– Se
tu dovessi pesarla ti accorgeresti che non è affatto
leggera, io stessa avverto una differenza di peso secondo il mio stato
d’amino,
ma devo dire che, nonostante tutto il mio allenamento quotidiano,
è da poco che
la sollevo sentendola leggera, a pensarci bene, da quando sei arrivato
a
Storybrook. In quel momento mi stavo allenando con mio fratello e non
l’avevo
mai sentita così leggera.
–
Che vuoi dire Emma?
– Non
lo so ancora Killian, non saprei cosa dirti.
Emma sapeva cosa
dire, ma se avesse parlato avrebbe dovuto
dirgli che, come diceva la profezia divulgata da Gwyneth, solo chi
aveva nel
cuore coraggio onore, senso di giustizia e … amore, sarebbe
stato degno di
sollevarla ed estrarla dalla roccia. Killian aveva tutte quelle
caratteristiche
e l’amore che le aveva dichiarato e dimostrato era
l’ingrediente finale. Da
parte sua, si era innamorata di lui già anni prima, il fatto
che si stava
avvicinando a Storybrook forse aveva avuto un effetto sulla sua sfera
magnetica? Avrebbe voluto chiedere a Frate Benedictus cosa ne pensava,
aveva
sempre spiegazioni logiche e scientifiche, non c’era nulla di
magico. Poteva
essere anche tutto frutto della suggestione ma, mentre lei in quel
momento
combatteva con August, non sapeva che stava arrivando il vascello con
Killian
Jones a bordo. La magia non esisteva, di questo era pienamente
consapevole, ma
quando guardava negli occhi l’uomo che a sua volta la stava
guardando in quel
momento, era come se un incantesimo si stesse veramente creando. Lui
stesso le
aveva detto spesso la frase “mi hai incantato” o
“mi hai stregato”. Che l’amore
fosse l’unica magia vera nel mondo? A questa magia Emma
voleva credere con
tutta sé stessa.
-
Forse sul destino
che sta compiendo un giro per chiudersi, hai ragione Emma!
Killian
parlò mentre osservava i due rilievi sull’elsa. Su
un
lato si vedeva chiaramente un piccolo cigno, sull’altro,
simmetrico, il segno
era inconfondibilmente un uncino.
Si guardarono
ancora negli occhi e un brivido percorse tutti
e due contemporaneamente. Killian abbassò lentamente lo
sguardo, diventato
grave e preoccupato. Se il destino guidava la loro storia e se come i
loro avi
non erano destinati a poter stare insieme? La consapevolezza che Emma
aveva un
compito più grande del loro amore, strinse il cuore di
Killian quasi a fargli
sentire veramente dolore fisico. Aveva già detto che si
sarebbe fatto da parte,
lo sapeva bene, ma più passava del tempo con lei e
più il dolore all’idea di
perderla diventava atroce. Cercò di ricomporsi, non si
poteva permettere di
fare il sentimentale. Era fondamentale che Emma si allenasse, quella
spada
avrebbe potuto salvarle la vita.
– Emma
è meglio iniziare l’allenamento andiamo!
La principessa
si rese conto che qualcosa lo aveva turbato
profondamente, sentiva anche lei lo stesso turbamento, era per questo
che aveva
cambiato discorso repentinamente, senza completare il pensiero che
aveva
iniziato sul destino, dopo aver visto i due fregi sulla spada.
Si diressero
nello spazio più vasto del ponte, il cassero di
poppa. Lì avevano combattuto anche la prima volta. Il
Capitano precedeva Emma e
non si era mai voltato da che erano usciti dalla cabina. Era in maniche
di
camicia e panciotto di pelle, finalmente si voltò verso di
lei, non sorrideva
come al solito, ne ironicamente ne seducentemente, era piuttosto cupo.
– Ti
avverto mia principessa che se vorrai allenarti con me,
non sarò gentile! Combatterò con te per
ucciderti, sarò sleale come il peggiore
dei pirati, non ti aspettare pietà e rispondi ai miei
affondi non solo per
difenderti, ma per uccidermi. È tutto chiaro Emma?
Emma
annuì e si mise in guardia. L’allenamento
durò più di un
‘ora. Non si era mai stancata così con August.
Killian aveva mantenuto quanto
detto, fu spietato con lei. Per ben cinque volte l’aveva
toccata con la punta
della spada in punti vitali, trattenendosi all’ultimo
secondo. Nonostante Emma
fosse molto brava con la spada, non era assolutamente
all’altezza di Killian,
ma questo lo sapeva già dal primo combattimento che avevano
avuto. Lui era
agile come un felino e tremendamente svelto. L’aveva fatta
inciampare
innumerevoli volte con trucchi sleali. Emma sapeva benissimo che era
quello che
avrebbe fatto un nemico intenzionato ad ucciderla, era grata a Killian
per
quegli insegnamenti che stavano andando oltre quelli di August, non che
suo
fratello fosse mai stato tenero con lei durante gli allenamenti.
Killian stava
cercando di darle tutte le possibilità di salvarsi, se un
giorno ne avesse
avuto bisogno e se lui non fosse stato con lei per proteggerla.
Killian
interruppe la performance quando vide che Emma era
sfinita. Le si avvicinò, lei si stava piegando in due
tenendosi un fianco
dolorante.
- Avevi ragione
Emma, l’allenamento ti manca. Devi regolare
meglio anche la respirazione. Ti darò lezioni fino a che
arriviamo a
destinazione e continueremo quando saremo sulla via del ritorno a
Storybrook,
vai a rinfrescarti ora e riposati, io continuerò ancora un
po’ con Fox ..
–
Posso chiederti di usare la mia spada Killian? Sarei felice
che tu ti abituassi ad usarla …
-
Sarà un piacere Love!
Lasciò
la spada nella mano del Capitano e scese sottocoperta.
Non andò nella sua cabina. Si diresse con passo deciso nella
stiva, aveva
promesso un regalo a Killian e voleva controllare a che punto fosse il
lavoro
di Nicodemo. Lo trovò che stava lavorando
all’oggetto che gli aveva
commissionato. Emma rimase stupita dalla perfezione del lavoro
dell’uomo. Stava
finendo di levigare l’oggetto di legno.
– Buon
giorno Nico! Vedo che hai finito la sorpresa per il
Capitano!
– Si
my Lady, tra un’ora posso consegnarla. Al Capitano
piacerà ne sono sicuro! Anche quando era piccolo i miei
lavori con il legno e i
regali che mi commissionava suo padre per lui, lo rendevano felice!
–
Veramente conosci
Killian fin da quando era bambino?!
–
Era un bambino
bello, intelligente e vivace. Ero capomastro nel cantiere navale di suo
padre.
Quando è morto, il cantiere finì
l’ultima nave commissionata da Re Guglielmo
III, il figlio più grande era in missione e tornò
per portare con sé Killian,
lui allora aveva circa 15 anni, la madre era morta due mesi prima del
padre ed
era rimasto solo. Liam non si congedò, come credeva il
padre, anzi il Re gli
assegnò l’ultima nave che avevamo costruito. Fu
chiamata il Gioiello del Reame.
Il nome lo aveva scelto proprio il buon Conte Colin, che
l’aveva progettata.
Liam scelse l’equipaggio di persona. Mi disse che stava
cercando i migliori e
che io, nel mio campo, lo ero. Non avevo nulla da perdere ormai, mia
moglie era
morta di parto insieme alla nostra bambina, già da qualche
anno, io ero un uomo
distrutto, andavo avanti solo grazie all’impegno nel lavoro.
Ricordo che
l’ultimo regalo che avevo realizzato per il piccolo Killy fu
proprio per il
Natale in cui mia moglie morì, era un cavallo a dondolo con
una spada di legno.
È diventato bravissimo con la spada, iniziando da quella
spadina di legno.
Emma
sentì tenerezza per Nico, dispiacere per la sua grave
perdita, avvenuta in un momento in cui doveva palesarsi solo
felicità. Il
destino era molto spesso crudele e pensò che anche a lei e a
Killian stava
giocando strani scherzi. Si congedò da Nicodemo
ringraziandolo e
complimentandosi ancora. Appena il lavoro sarebbe stato finito lo
avrebbe
portato da lei in cabina.
Prima di pranzo
l’oggetto era nelle mani di Emma. Spugna si
era ripreso e, come aveva predetto Killian, sentiva più il
dolore dietro la
nuca, per il colpo inferto dal suo capitano, che al dente mancante. Con
un’altra tazza di tisana aveva ripreso il suo lavoro. Emma
gli disse di
chiamargli intanto il Capitano e questi non tardò a
palesarsi alla sua porta.
–
Ho visto che Spugna
si è ripreso! Ti mancavo Swan? Ti va di riprendere il
discorso da dove lo
abbiamo lasciato?
Si
avvicinò ad Emma oscillando un po’ su se stesso,
lei gli
sorrideva e lo lasciò fare.
– Mi
sembra che avevamo interrotto qui …
Le prese un
boccolo e lo portò dietro l’orecchio, le
carezzò
la guancia ed il collo, scendendo verso la scollatura e
l’incavo del seno.
Tornò con la mano dietro la nuca di lei e con
l’altro braccio la prese per la
vita. Emma fece scorrere le sue mani sulle sue braccia e
arrivò al collo di
Killian, carezzò i suoi capelli e accostò la
testa più vicina alle sue labbra.
Non ci fu più distanza tra loro e ripresero il bacio
appassionato che avevano
interrotto per Spugna e per la spada. Ora non c’erano scuse,
avrebbero potuto
starsene un po’ in intimità. Killian si
staccò ancora, con gli occhi chiusi,
ansimando leggermente.
–
Swan, non c’è nulla
da fare … sei come una droga ormai per me, devo prenderne
sempre dosi maggiori
per stare bene! Ogni volta che mi allontano da te, anche per pochi
minuti, mi
manchi! Non so cosa farò quando ti riporterò a
casa. Ci sono momenti che
organizzo mentalmente il tuo rapimento! Ti voglio troppo amore
… non voglio
lasciarti a Neal …
Scese con la
mano verso il fianco di Emma, lo strinse verso
il suo inguine, carezzandole languido la forma rotonda dei glutei.
– Ci
dovrebbe essere una legge per proibire alle donne di
indossare i pantaloni, ti rendono ancora più desiderabile e
sono geloso che i
miei uomini vedano così palesemente le tue forme, vorrei
avere la totale
esclusiva …
La strinse
ancora più possessivamente e ricominciarono la
danza morbida e calda delle loro lingue.
Emma tremava di
emozione, lui sapeva che era per quello,
ormai la conosceva bene. La baciò ancora e questa volta fu
lei a staccarsi.
–
Killian, ti avevo detto di avere un regalo per te, volevo
dartelo adesso.
Lui sorrise, non
aveva idea di cosa aspettarsi. Emma gli
porse un pacchetto avvolto in tela cerata.
–
Quando ti ho detto
che Captain Hook doveva sparire, per una questione di sicurezza, ho
pensato a
questo … spero che ti faccia piacere …
Killian
aprì la tela, schiuse le labbra per la sorpresa e
Emma giurò di aver visto i suoi occhi inumidirsi. Fu veloce
Killian a
riprendersi.
–
Una mano di legno
Emma! È incredibile la capacità di Nicodemo,
sembra vera come il cavallino che
realizzò quando ero piccolo! Non riesco a credere che sia
riuscito a rendere le
dita prensili, è straordinaria Emma!
–
Sei contento
Killian?
–
Sono felice Tesoro,
almeno adesso non avrò paura di farti male se ti tocco. Dai
aiutami a metterla
al posto dell’uncino!
Emma non se lo
fece ripetere, lui era veramente felice di
quel regalo e il primo pensiero era stato per la sua
incolumità, sempre
altruista pensò. Che fine aveva fatto il duro, arrogante
egoista pirata che
aveva sentito dire? Con lei non lo era mai stato. Con lei era stato
solo
Killian Jones, il gentiluomo ufficiale della Regia Marina, con modi
educatamente raffinati e gentili.
Si
sentì il rumore di qualcuno che correva per il corridoio
ed il bussare urgente alla porta della cabina adiacente. Killian, con
la mano
di legno al polso, aprì la porta della stanza di Emma per
palesarsi a Jefferson
il quale aveva un’espressione accigliata per la
preoccupazione. Fox vide la
nuova protesi di Killian, ma quello che doveva dire era più
importante.
–
La vedetta ha appena
avvistato una nave a tribordo. Non si distingue ancora di chi si
tratta, ma ha
il vento in poppa e si avvicina velocemente.
–
Emma non uscire di
qui per nulla al mondo, finché non te lo dico!
La donna rimase
senza parole nel vedere i due uomini
precipitarsi di corsa sul ponte di coperta.
Il Capitano
salì sul castello di prora, prese il cannocchiale
e guardò nella direzione della nave che si avvicinava a
vista d’occhio. La mano
di legno era molto più comoda dell’uncino, si
sarebbe abituato presto.
–
Maledizione! Non ci voleva! È proprio la giornata delle
sorprese oggi! E purtroppo non sono state tutte piacevoli come quella
di Emma!
Dovette pensare
velocemente al da farsi. La nave in arrivo
aveva il vento in poppa e le rande erano gonfie di vento. Gli Alisei
stavano
aiutando il comandante di quella nave. La “Stella del
mattino” era quasi del
tutto allo stallo. Non poteva correre rischi con Emma a bordo. Aveva
riconosciuto perfettamente la nave da guerra della Royal Navy. Se erano
a
quella latitudine era per missione di caccia e sapeva chi stavano
cercando!
- Dannazione!
Non è possibile! Questo è un colpo basso per
qualsiasi ufficiale della Regia! Il capitano è un maledetto
assassino. Non si è
accertato ancora neppure del nome della nave e già ha fatto
caricare il cannone
di prua. Se spara tra dieci minuti è sicuro che prende la
murata di tribordo ed
è la fine!
Jefferson era al
suo fianco ed era impallidito. Tutti gli
uomini erano pronti a morire in mare, lo stesso Killian lo era. Erano
marinai,
quello poteva essere il loro destino più frequente, rispetto
a morire in un
letto sulla terra ferma. Certo lui poteva! Lo aveva messo in conto da
sempre,
ma Emma no! Lei non doveva morire! Killian prese la sua decisione e
urlò gli
ordini alla ciurma.
–
Ammainate le vele immediatamente e gettate l’ancora. Anton
issa la bandiera inglese e quella Irlandese, Max segnala al modo della
marina
che abbiamo un civile a bordo.
Tutti eseguirono
gli ordini nella velocità richiesta. Max
prese le bandierine, salì sul ponte di prora e
iniziò la segnalazione. Killian
sperò di bloccare così il bombardamento.
- Fox! Seguimi
in cabina! Non so chi ci sia al comando di
quella nave, ma di certo è un gran bastardo!
Angolo
dell’ autrice
Non
si può mai stare
tranquilli! Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Come avete visto ho dato un
certo spazio alla
figura paterna. Ho avuto la fortuna di avere un padre meraviglioso, che
quando
mi raccontava storie, con i suoi occhi chiari e i capelli allora neri,
mi
faceva sentire come il piccolo Killy. Mi ha regalato tante perle di
saggezza e
mi ha fatto diventare la donna che sono. Spero che il Signore me lo
conservi
ancora per un bel po’. Quindi permettetemi di dedicare questo
capitolo a tutti
i papà che hanno fatto sentire i propri figli protagonisti
delle loro storie,
sia nei racconti che nella vita.
Un
affettuoso saluto a
tutti i lettori e un grazie a chi vorrà farmi sentire il
proprio parere con
recensioni o messaggi. Buona domenica a tutti.
Vostra
Lady Lara