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Autore: Lady Lara    31/01/2016    4 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XVII Un regalo per Killian

XVII Capitolo

 

Un regalo per Killian

 

 

Esiste un risveglio più dolce di quello legato alla consapevolezza di amarsi, che un abbraccio ed un bacio possono regalare?

– Sveglia dormigliona! È ora di alzarsi!

Emma sorrideva, ma continuava a tenere gli occhi chiusi. Killian posò nuovamente le labbra sulle sue, che si schiusero ancora ad accoglierlo. Si assaporarono lentamente e dolcemente, godendo di quell’ennesimo contatto. Era quello che si potevano permettere, l’unico tipo di intimità che non faceva sentire completamente in colpa Emma, riguardo al suo matrimonio. Killian l’aveva capita e pur avendo fatto in modo di farla sentire felice, dandole il piacere che lei aveva accettato e gradito, non condivideva in pieno i suoi tabù, consapevole che la fedeltà di Emma a Neal era, comunque, completamente mal riposta. Emma meritava di essere libera, di amare chi voleva, soprattutto se colui che voleva era proprio lui. Nonostante questo, i principi di Emma la inibivano e difficilmente sarebbe riuscita, almeno per ora, ad andare oltre quelle sensuali carezze e quei baci appassionati che si stavano scambiando. Killian sentiva perfettamente le reazioni fisiche della sua amata, al suo tocco. Bastava molto poco, per sentirla respirare più affannosamente e sfiorare il calore fluido della sua eccitazione. Emma provava una forte attrazione fisica per Killian, ogni fibra del suo corpo bruciava di desiderio per lui. Per Killian l’attrazione per Emma non era meno forte, tutto di lei lo metteva in subbuglio, portandolo ad anelare l’unione carnale. Anche in quel languido bacio, che si stavano scambiando adesso, il desiderio, di diventare una sola cosa con lei, era imperioso e si rifletteva con la turgida reazione del suo inguine, trattenuta dai pantaloni di pelle che non aveva  tolto durante quella notte. Emma ne era consapevole, lo sentiva e si dispiaceva per lui, per non poterlo soddisfare come sarebbe stato naturale e “giusto”. Si, giusto, doveva ammetterlo anche a se stessa che quella sarebbe stata la cosa più naturale da fare, tra due persone adulte e mature, consapevoli sia dell’attrazione reciproca che dell’amore profondo   racchiuso nella loro anima.

– No! Se continuerò a dormire, tu continuerai a baciarmi per svegliarmi, quindi dormirò ancora un po’!

 – Sei una piccola insaziabile Emma Swan, sono sicuro che, se andassimo fino in fondo, saresti irruenta e focosa come quando abbiamo combattuto con la spada.

Emma ora aprì gli occhi.

– Questo non lo posso sapere Killian! Non l’ho mai provato. Ma in effetti quando combatto mi impegno con passione. Forse è una reazione alla mancanza di una normale vita intima …

- Sei una donna di trenta anni Emma, non puoi negare a te stessa di soddisfare un bisogno primario, come quello di mangiare o bere o …

- Ne sono consapevole Killian e ti posso garantire che questa consapevolezza, che ho sempre negato, da quella notte di nozze, è diventata molto chiara e cosciente, da quando ti ho incontrato e ciò che non posso negare è anche il fatto che non è solo attrazione fisica Killian.

Killian sapeva che Emma non avrebbe aggiunto altro, non avrebbe detto  “è perché ti amo”, non era riuscita a dirlo neppure nei momenti appena capitati la sera prima e quella notte stessa, quando era entrata, come una furia, nella sua stanza, spaventata da un incubo che lo riguardava.

 – Sei l’unico uomo che io abbia mai conosciuto con il quale vorrei poter lasciarmi andare del tutto Killian! Puoi avere pazienza con me?

– Sono disposto ad aspettare tutto il tempo del mondo Emma, solo non mi far aspettare fino alla vecchiaia, potrebbe essere un po’ tardi, non credi?

Risero, insieme, ancora distesi sul letto abbracciati. Emma, con il sorriso sulle labbra, fu lei a baciarlo questa volta e si alzò dal letto, lasciandolo appoggiarsi alla sponda a guardarla, con quel suo sguardo malizioso, il sorriso  ammiccante e una luce di ammirazione e desiderio negli occhi azzurri.

 – A proposito di spada Killian, questa mattina potremmo esercitarci un po’ insieme, controlliamo se la tua mano è pronta abbastanza!

KIllian  sorrise ai doppi sensi di quella frase che Emma aveva pronunciato innocentemente, senza rendersene conto, non disse nulla e a sua volta si alzò dal letto e le consentì di controllare la ferita.

- Bene! È  completamente rimarginata, hai un ottimo metabolismo, sei fortunato, guarisci in fretta! Credo che un breve allenamento ce lo possiamo permettere. Vado a cambiarmi, ci vediamo più tardi sul ponte.

Killian rispose al saluto e si preparò a sua volta, si diede una rinfrescata, si vestì e si diresse sul cassero di prora. Si accorse immediatamente che il vento era cambiato e non era favorevole alla loro navigazione. La scotta di randa non era in tensione, mentre la scotta di fiocco lo era abbastanza. Ovviamente il vento non era in poppa e l’andatura di navigazione era rallentata vistosamente. Gli Alisei soffiavano da Nord-Est ed investivano il vascello a tribordo, conseguentemente, solo le vele latine di prua erano in tensione, ma deviavano la rotta di alcuni gradi. Diede ordine di virare con il timone a babordo e di cazzare la randa per recuperare un minimo di velocità. Sapeva benissimo che, a quella latitudine, se non si riprendeva l’abbrivio, sarebbero rimasti in una situazione di stallo e alla deriva. Dal pozzetto di coperta, la ciurma obbedì alle sue direttive velocemente, manipolando gli argani delle cime come necessario. Killian si assicurò che un minimo di abbrivio fosse iniziato, ma gli rimase la preoccupazione per il possibile stallo di qualche giorno, finché non avessero avuto in poppa gli Alisei. Assorto nei suoi pensieri, tornò in cabina per aggiornare il diario di bordo sulla situazione della navigazione. Guardò ancora la cartina geografica, aperta sulla sua scrivania, fece un breve calcolo sui gradi di deviazione, ma preferì tornare sul castello con il sestante e la bussola per avere elementi più precisi. Già a causa della settimana di febbre, avevano accumulato un ritardo di due giorni e, in pratica, erano tornati indietro. Ciò, da una parte, gli regalava due giorni in più, per godere della compagnia di Emma, ma, contemporaneamente, rallentava la sua missione e ritardava gli appuntamenti che il Principe James aveva organizzato per la figlia.

Tornò sul ponte di Prora con la cartella del sestante a tracolla e vide uno spettacolo che, pur nella sua innocenza, gli fece vedere rosso per la morsa di gelosia che gli attanagliò lo stomaco. Era più forte di lui, non riusciva assolutamente a sopportare la vista di un altro uomo vicino ad Emma, se la vicinanza era inferiore al metro. In quel caso Emma ed il ragazzo erano praticamente attaccati.

– Che novità è questa?!

Disse con una specie di ruggito che gli uscì incontrollato dal torace, mentre avvisava l’ accelerazione del battito cardiaco.

Eddy era posto di spalle, davanti ad Emma, la quale, dietro di lui, lo teneva al suo torace, mentre, con la mano destra sulla destra del ragazzo, gli stava facendo vedere i primi rudimenti di una lezione di scherma, a partire dallo sguainare la spada dal suo fodero.

Il ragazzo si accorse del Capitano solo al suono della voce, poiché aveva il volto verso quello di Emma, quasi sfiorandosi guancia a guancia. Si rese conto di avere, con la Principessa, una postura un po’ troppo intima, per l’occhio vigile del suo innamorato e, conoscendo bene come avrebbe reagito, fece un vero e proprio balzo in avanti, mettendosi sull’attenti e, accidentalmente, facendosi cadere la spada.

– Quindi?!

Il capitano squadrò Emma dalla testa ai piedi; indossava i pantaloni aderenti con gli stivali, accompagnati da una camiciola bianca ed un panciotto in pelle scamosciata celestina. Aveva annodato i capelli in una bassa coda di cavallo e alcuni capelli le ricadevamo in riccioli morbidi ai lati del viso. Sicuramente era l’abbigliamento più adatto per allenarsi, ma per Killian, che si soffermò a guardare il suo vitino stretto e i bei fianchi sinuosi, era un abbigliamento troppo provocante, da poter mostrare agli occhi della ciurma. A Eddy riservò un’occhiata fulminante ed il ragazzo ne fu pienamente cosciente.

– Eddy vuole imparare a tirar di scherma! Mi sembra una buona cosa per la sua età! Converrai con me Killian che sia giusto che sappia difendersi e difendere le persone a lui care! Credo, tra l’altro, che sia piuttosto portato. È molto agile e svelto, diventerà un ottimo spadaccino e, se avrà te come maestro, imparerà quanto prima e bene.

 – La mia piccola, seducente, manipolativa, adulatrice dagli occhi verdi, mi ha incastrato per bene!

Pensò il Capitano e non poté far altro che  rivolgersi a Eddy.

 – Questa è la tua intenzione ragazzo?

– Si, Signor Capitano!

– Se è così non pensare che l’allenamento non sia  duro! Comincia con cinquanta flessioni sugli avambracci e dieci arrampicate sulle cime dell’albero maestro, tutti i giorni a partire da dopo che avrai lavato a puntino il ponte di coperta!

“ Ecco lo sapevo” pensò Eddy “La vendetta di Hook mi è già servita! Ma non cederò, gli farò vedere che voglio imparare veramente e nulla me lo impedirà!”

 – Signorsì Signore, inizio subito con le flessioni, col vostro permesso, visto che il ponte l’ho pulito alle sei questa mattina!

In effetti Killian dovette notare che il ponte era sistemato, ma, con un sorrisetto ironico, lanciò uno dei suoi sguardi al ragazzo che, di solito, gli facevano abbassare gli occhi. Questa volta Eddy non lo fece e rimase fiero e impettito, con i suoi occhi grigi piantati in quelli azzurri di Killian, il quale dovette ammettere a sé stesso che “il pulcino si stava trasformando in galletto” e aveva tutte le intenzioni di iniziare a farsi rispettare.

 Il sorriso ironico di Killian si distese in uno di approvazione paterna. Era fiero ed orgoglioso di quell’atteggiamento di Eddy, stava diventando l’uomo che aveva promesso a Milha. Il viso serio di Eddy gli ricambiò soddisfatto il sorriso e sparì sul cassero di poppa per iniziare le sue cinquanta flessioni.

 – Cinquanta flessioni per cominciare Killian?! Domani il ragazzo non si potrà alzare dal letto per i dolori muscolari! Perché hai esagerato così?

 – Tesoro non ti preoccupare, Eddy sale e scende dalla mattina alla sera su per le cime, sta sviluppando una buona muscolatura, è abbastanza allenato e domani inizieremo il suo addestramento con la spada. Sarà talmente contento  che se avrà qualche dolorino, se lo farà passare in un momento. Ora pensiamo al nostro di allenamento. Hai bisogno di una spada, prendi quella che stava usando Eddy!

– No Capitano, userò la mia, mi manca, ed è assolutamente necessario che io recuperi l’allenamento perso. È una spada particolare, è come se ci … sentissimo a vicenda!

– Swan! Questa non l’avevo ancora sentita! Che accidenti vuoi dire?! E da quando hai una spada?

 – Forse è meglio che vedi con i tuoi occhi Killian! È un vecchio cimelio di famiglia ed effettivamente è una spada singolare! Vieni in cabina da me e capirai!

Si avviarono sottocoperta ma furono fermati da Jack, o meglio, Emma fu fermata dal povero Spugna, che teneva il cappuccio di lana rosso nella mano sinistra e a sua volta la mano era poggiata alla relativa guancia.

– Mia Signora, perdonatemi …

– Che diavolo hai Spugna! - Tuonò il Capitano.

– Chiedo scusa per l’interruzione Capitano, ma ho … ho un terribile mal di denti …

Dicendo ciò, tolse la mano con il berretto dalla guancia e mostrò un enorme rigonfio che gli raddoppiava la rotondità della guancia, già di per sé paffuta

 – Bloody hell! Ma che giorno è oggi? Ce ne sono di novità da che mi sono alzato! Che accidenti hai ai denti? Non ti sarai ingozzato troppo con il dolce di Emma pochi giorni fa?

 Passava intanto Max Brontolo che con la sua solita malagrazia, disse la sua:

 – Se è per la torta, ben gli sta se l’è finita tutta lui! Neppure un pezzettino me ne ha lasciato!

Emma sorrise e pensò di prepararne, nei giorni seguenti, un’altra per allietare la ciurma, ma prima bisognava provvedere al povero Spugna.

– Seguimi nel mio alloggio Jack, ti darò una tisana ai chiodi di garofano, è ottima per queste situazioni, ma se il dente è molto rovinato, la soluzione migliore sarà estrarlo!

Spugna impallidì. Cavarsi un dente?! Oddio che dolore! Forse era meglio restare così! No, no, no, lui non si sarebbe fatto cavare nessun dente, questo era certo! Non disse nulla ad Emma, escogitando di farle credere che la tisana l’aveva completamente risanato dopo averla bevuta.

Purtroppo per Spugna, Emma non era persona da far le cose all’acqua di rose! Gli prescrisse la tisana, ma volle controllare di persona lo stato del dente.

– Jack, sono molto spiacente, ma il tuo molare va estirpato il prima possibile! Ai chiodi di garofano aggiungerò anche melissa e un po’ di valeriana. Sarai più calmo e sentirai meno dolore. Giusto il tempo di far fare effetto alle erbe e tiriamo via il tuo dente. Killian! Puoi chiedere per cortesia dell’acqua bollente e la solita tazza a Paul?

Killian alzò gli occhi al cielo e uscì dalla porta per dirigersi verso la cambusa. Tornò dopo una ventina di minuti,  con la tazza di acqua bollente e Nicodemo che lo seguiva con un paio di tenaglie in mano.

Spugna alla vista delle tenaglie per poco non cadde dalla sedia, ancor più pallido di prima.

Emma preparò la tisana, la fece intiepidire prima di farla bere a Spugna. Il Nostromo bevve il liquido caldo con gli occhi terrorizzati verso Nicodemo. Killian, intanto, si era portato dietro di lui e, appena l’uomo restituì la tazza alla Principessa, gli diede un colpo dietro la nuca da stordirlo. Spugna non arrivò al pavimento poiché il Capitano, prontamente, lo afferrò sotto le braccia e con un certo sforzo, per il suo peso, lo riportò appoggiato alla spalliera della sedia.

 – Ma sei impazzito Killian?! Per poco non lo ammazzi!

-  Love, tu ti preoccupi sempre troppo! Non sai che testa dura ha questo qui! Ma la sua paura è ancora peggio! Credi che con la tua valeriana se ne sarebbe stato buono buono a farsi togliere quel dannato  dente? Dai Nico! Mentre lo reggo togligli il dente, quando si sveglierà sarà più il dolore per il colpo in testa che per il dente cavato!

Emma si assicurò che Nico togliesse veramente il dente malato e non uno buono, dopodiché fece adagiare sul suo letto il poveretto e lo lasciarono dormire.

Nicodemo venne congedato e tornò in stiva, dove aveva ricavato uno spazio che utilizzava per i suoi lavori di falegnameria. Il Capitano rimase nella stanza con Emma e Spugna addormentato. Si guardarono  in viso e fu spontaneo scambiarsi un sorriso e ridurre la distanza tra loro.

 – Certo che hai un metodo anestetico veramente drastico Capitano!

– Sai com’è? A mali estremi, estremi rimedi! Jack è un brav’uomo, ma è estremamente timoroso quando si tratta di dolore fisico.

– Veramente mi sembra che in generale gli uomini siano spaventati dal dolore fisico più delle donne, dovevi vedere i tuoi pirati quando ho dovuto iniettarti il chinino! Alla vista dell’ago sono impalliditi tutti!

 – Mi hai ... con un ago?

Killian aveva sgranato gli occhi, non era cosciente quando era successo. Emma rise divertita.

– Oh Killian! Vedessi che faccia hai fatto anche tu all’idea di un ago! Eppure sei un uomo impavido e non ti sono mancate situazioni di grande dolore fisico ...

Sfiorò, seguendone la forma, l’uncino di metallo, sentendo nel cuore una grande tristezza per lui, alzò gli occhi verso il suo viso, gli carezzò la guancia destra, soffermandosi lentamente sulla cicatrice distesa sul suo zigomo. Killian la guardava, lei immerse il suo sguardo nel mare dei suoi occhi, si alzò in punta dei piedi e con tenerezza gli baciò le labbra. Egli d’impeto la prese tra le braccia, stringendola a sé possessivamente e stimolato da quel bacio a tocco di farfalla, pretese di più, cercando la sua lingua con tutto l’ardore passionale che lo contraddistingueva. Fu un bacio profondo, carico di amore reciproco e reciproco desiderio. Entrambe con il respiro spezzato ed il battito cardiaco accelerato, furono costretti a distanziarsi, troppo presto, continuando a guardarsi negli occhi, pieni di promesse reciproche. Non erano soli, c’era Spugna addormentato e loro erano lì per altri motivi. Killian riprese il controllo della situazione.

– Allora! Mia splendida Amazzone! Vediamo questo magico cimelio di famiglia che mi dicevi …

Esatto, erano lì per la spada di Emma, dovevano allenarsi! Emma tornò in sé, pensò che in certi momenti la magia era negli occhi e sulle labbra sensuali di Killian, si sentiva come ipnotizzata e attratta verso il suo corpo come una calamita. Distolse lo sguardo ed il pensiero da lui, concentrandosi sul grande baule, posto sotto la piccola finestra della parete di legno. Con passo deciso si diresse verso il contenitore, lo aprì e tirò fuori una spada inguainata. Killian notò la foggia dell’elsa in argento e oro, con un cerchio che la sormontava e in cui era incastonata una pietra rossa che ricordava un grosso rubino grezzo. Aveva un’aria antica e preziosa. Da militare quale era stato, si intendeva di armi e aveva una vera passione per le spade, aveva imparato molto presto a tirare di scherma, grazie a suo padre Colin e, in seguito, lo stesso Liam era stato suo istruttore. Non aveva mai visto quel tipo di elsa e il desiderio di poter maneggiare quell’arma fu immediato. Sembrava quasi che quella spada, che Emma gli porgeva sulle due mani, lo stesse chiamando.

La Principessa tolse la guaina e la lama riflesse, in un bagliore, la luce che penetrava dalla finestra. Killian era ancora più meravigliato. La bellissima e affilata lama, era ondulata e fregiata con meravigliosi intagli.  Conosceva quell’arma! Era la spada che tante volte aveva maneggiato nei suoi sogni di bambino!

***

23 Dicembre di ventidue anni fa

Il carro coperto attendeva davanti alla modesta casetta del giovane Nicodemo O’Malley.

Un uomo alto e snello sui 45, 46 anni uscì dalla porta di quella modesta dimora, tenendo un grosso pacco avvolto da una grezza tela da vela.

Il suo inserviente lo aiutò a posizionare il voluminoso, ma non pesantissimo, involucro nel carro.

– Scusatemi Vostra Signoria! Stavate dimenticando i due pacchetti più piccoli.

 Nicodemo porse all’uomo, vestito con sobria eleganza e con un tricorno sul capo, un pacchetto quasi sferico e un altro di forma stretta e allungata, entrambe avvolti dallo stesso tipo di tela grezza.

Il Conte Colin Flinth Jones ringraziò il giovane artigiano che, a venticinque anni d’età era il suo migliore falegname. Lo aveva assunto per svolgere i lavori di rifinitura più elegante e sofisticata per le boiserie delle navi che stavano da poco costruendo nel suo cantiere, lì nella Baia di Dundalk.

– Mio figlio Killian sarà felice quando aprirà questi pacchi Nico, non so come ringraziarti per aver trovato il tempo di realizzarli.

– Eccellenza è stato un onore per me servirvi. Io e il resto del villaggio vi dobbiamo molto, avete portato lavoro e benessere a tante famiglie. Sono contento se posso contribuire a rallegrare il Natale del contino Killian.

Nicodemo conosceva il piccolo. Un frugolo sveglio di circa nove anni che spesso il padre, quando doveva restare per periodi lunghi al cantiere, portava con sé insieme alla bella moglie Lady Helen. Alloggiavano per quei soggiorni presso la piccola locanda di Neal O’Leary. Il Conte era un uomo generoso, pignolo e preciso nel suo lavoro, severo il giusto, ma esigente nella professionalità dei suoi uomini. Non lasciava nessun dettaglio al caso e con Nicodemo aveva avuto un’intesa immediata, su cosa voleva realizzare e su cosa il giovanotto sapeva realizzare. Il fatto che Nico viveva proprio nel villaggio, che dominava la baia del cantiere, era stato un vero colpo di fortuna per entrambe. Il Conte si fidava ciecamente di lui e delle sue capacità. Gli aveva dato l’incarico di capomastro e Nicodemo non lo deludeva mai. Spesso gli commissionava piccoli lavori di artigianato per la propria casa di Drogheda e, in questo caso, dei regali di Natale per il piccolo Killian. Nico sorrise al pensiero di quel ragazzino che era il ritratto dipinto di suo padre, appassionato alle costruzioni che il genitore realizzava. Sembrava uno scoiattolo, per l’agilità con cui si arrampicava su per le cime dell’albero maestro, facendo spaventare e preoccupare la madre, mentre il padre lo incoraggiava a quelle prove fisiche e di coraggio. Il giovane Nicodemo sarebbe stato felice di avere un figlio così, prestissimo sua moglie Caty avrebbe dato alla luce la loro creaturina e il generosissimo compenso per quei regali di Natale, che il Conte gli aveva offerto, erano molto di più di quanto gli necessitava per pensare al corredo del neonato ed al suo sostentamento.

– Ti auguro un Felice Natale Nico, a te e Caty. Ci vediamo dopo il Woman’ s Christmas, è giusto che tutti abbiamo un periodo di pausa per seguire le nostre tradizioni di Natale e lo passiamo in famiglia.

Il Conte aveva provveduto a far si che ogni famiglia, dei suoi operai, potesse affrontare dignitosamente il Nollaig, il compleanno di Gesù, come lo chiamavano in gaelico, ogni suo dipendente aveva ricevuto un lauto stipendio.

Nicodemo aiutò il Conte a finir di sistemare i bagagli sul carro e si salutarono con un’ultima stretta di mano.

Era passato il momento dell’alba da poco, il cielo invernale di Dicembre, pur nel freddo tipico del periodo, non aveva portato neve e il viaggio del Conte sarebbe stato più confortevole sulla via del ritorno a casa. Si era trattenuto due settimane al cantiere. Questa volta non aveva portato la famiglia con sé, proprio per dar modo alla sua amata Helen di preparare la loro casa di Drogheda per il Natale. Non sapeva se Liam fosse già tornato a casa da Londra, ma sperò di trovarlo ad aspettarlo, con il fratellino e la madre, a casa. Aveva regali per tutti nel carro, non aveva trascurato neppure Olivia e Jefferson, ormai erano due persone di famiglia anche loro.

Liam da poco aveva ottenuto il grado di sottotenente, una bella conquista a 18 anni! E stava entrando nel corso per istruttori. Colin aveva deciso di regalargli un anello che doveva essere un augurio per la sua carriera, lo aveva disegnato lui stesso e fatto realizzare ad un orafo della Baia di Dundalk. Ad Helen aveva acquistato una collana di rare perle di ostrica del Pacifico, sarebbero state un incanto sulla sua pelle rosea. A Killy invece, sicuramente, quella che lui avrebbe vissuto come una grande sorpresa, da condividere in parte con Jeff. La cara Olivia avrebbe ricevuto uno scialle di lana, soffice e caldo.

Alla velocità di marcia dei due cavalli, che trainavano il carro, sarebbe arrivato a casa prima dell’imbrunire, avrebbero cenato tutti insieme e il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale.

 Era riuscito a convincere il vecchio sacerdote, Padre Ryan, della parrocchia di San Patrizio, distrutta dagli inglesi, a celebrare la messa di mezzanotte, presso il grande pagliaio affiancato alla sua dimora. Avrebbe potuto ospitare molte persone, voleva che tutti potessero riappropriarsi del loro essere Cattolici, dopo tutto quel tempo in cui le leggi di Guglielmo III avevano impedito di professare il loro culto.

All’arrivo a casa, il Conte Jones trovò il figlio minore che si rincorreva con Jeff. I due bambini corsero incontro alla carrozza pericolosamente e Colin preferì farla fermare e proseguire l’ultimo pezzo a piedi, con Killy a cavalcioni sul collo, mentre Jeff si era impossessato della sua mano destra. Colin era diventato, in breve, un punto di riferimento ed un buon esempio paterno, anche per l’orfano Jefferson e non gli faceva mancare le sue attenzioni autorevoli. Spesso, la brava Olivia gli chiedeva di intervenire su qualche comportamento scellerato del suo bambino ed il Conte riusciva sempre a farsi ascoltare e ad ottenere, con lui, buoni risultati.

Killian tempestò suo padre di domande. Le prime furono sulla nuova nave che il padre doveva costruire. Il genitore, in una delle loro condivisioni nel suo studio, aveva parlato al ragazzino di una futura nave militare che sarebbe stata un vero e proprio “gioiello” per la Corona e il fiore all’occhiello per la Royal Navy.  In realtà la costruzione di quella nave sarebbe iniziata non prima dei tre anni seguenti, a causa dei materiali pregiati che richiedeva ed il costo esoso. Ancora erano in corso le trattative per l’impegno economico, ma il progetto era pronto e approvato da Re Guglielmo in persona.

Jefferson era più interessato ai regali che il Conte aveva portato e che vedeva avvolti e depositati nel retro della carrozza, ma per quello ci sarebbe stato tempo la sera della Vigilia di Natale.

Lady Helen sentì dalla finestra del salotto, dove stava sferruzzando, il vociare allegro dei due bambini e la voce calda e profonda di suo marito. Un sorriso felice le si dipinse sul bel viso ovale e i suoi occhi chiari sembrarono illuminarsi. Velocemente si liberò del lavoro a maglia e corse fuori, incontro al suo amato sposo. Colin la vide uscire di corsa dalla porta di casa, sulla quale era stata applicata una cornice di fresco agrifoglio e un ramo di vischio. Helen si fermò ad un passo fuori dalla porta, sorridendo al marito. Colin fece scendere Killy dalle sue spalle e lo incoraggiò a tornare a giocare con Jeff. Si avvicinò alla moglie, non parlarono, lui le prese le mani tra le sue, guardandola intensamente negli occhi, portò le mani affusolate della moglie alle labbra e le baciò una per una, era sempre più bella ai suoi occhi, non si sarebbe mai stancato di guardare il suo viso e anche se iniziava a vedersi qualche piccola ruga, agli angoli dei suoi occhi, per lui era solo il segno dei sorrisi che Helen gli riservava. Condusse sua moglie in casa, ancora senza parlare, chiuse la porta alle loro spalle e non si trattenne più dall’abbracciarla e stringerla protettivo al suo torace. Era così minuta ed elegante Helen! Nonostante i suoi 40 anni, si manteneva snella come a 20. Erano state lunghe quelle due settimane senza di lei, senza il suo consiglio, il suo conforto e senza il suo caldo corpo da amare nell’intimità del loro talamo. Si baciarono a lungo, a volte valeva più di mille parole, non era necessario parlare.

 Un colpo di tosse li fece distanziare.

– Liam! Figliolo, sono felice di trovarti a casa! Quando sei arrivato?

Il giovane Sottotenente, ancora con la divisa indosso, in due passi delle sue lunghe gambe, fu dal padre. Era grande, ormai, Liam e Colin gli tese il braccio per una stretta di mano tra uomini adulti. Quando si presero la mano, Colin non riuscì a resistere e portò, con un abbraccio, il figlio maggiore al torace. Liam era quasi più alto del padre e sicuramente sarebbe cresciuto ancora qualche altro centimetro. Colin sentì nel cuore un moto di profondo orgoglio, per quel bel giovanotto dai riccioli d’oro rosso, con lo sguardo simile a quello di Helen.

– Sono arrivato due ore fa padre! Sono Contento anche io di vedervi e di trovarvi in gran forma.

Mentre Helen si congedava dal marito, per dirigersi in cucina a controllare l’avvio della preparazione della cena, i due uomini si ritirarono in salotto. Liam non vedeva l’ora di confidare al padre le esperienze che stava vivendo e, d’altra parte, suo padre, non vedeva l’ora di ascoltarlo e a sua volta di parlargli degli affari di famiglia, che un giorno, quando Liam si sarebbe congedato dalla Royal Navy, sarebbero passati nelle sue mani e in quelle di Killy, il quale sembrava più interessato del fratello maggiore all’ingegneria navale.

Il giorno seguente, 24 Dicembre, tutta la famiglia fu impegnata nella preparazione della festività del Nollaig. Liam e suo padre si impegnarono, sotto le indicazioni di Helen e l’aiuto di due loro fattori, ad addobbare di agrifoglio il fienile. Allestirono un altare ed Helen provvide a rivestirlo con un tovagliato di lino bianco, incorniciato di prezioso pizzo all’uncinetto. Procurò due candelabri d’argento, presi dall’arredamento in casa ed un crocifisso e volle che i suoi uomini li ponessero nel modo più simmetrico possibile sull’altare, mentre lei a qualche metro di distanza controllava e dava indicazioni con una certa pignoleria.

Killy e Jeff collaboravano e contemporaneamente giocavano, saltando tra una balla di fino e l’altra,  che erano state disposte come sedili. Doveva essere tutto perfetto per la messa di mezzanotte. Era la prima volta che si poteva celebrare, da quando erano state istituite le regole di Guglielmo III.

Finito il lavoro nel fienile, Colin volle dare il primo regalo a Killian. Gli porse il pacchetto sferoidale avvolto di tela. Il bambino febbrilmente svelò il contenuto … Rimase piacevolmente colpito e Jeff, di fianco,  fu anche lui interessato a capire di che si trattasse. Intervenne Helen:

 - Ho chiesto io a tuo padre di far costruire questo oggetto. È un Presepe, rappresenta la nascita del Bambino Gesù, i suoi genitori, l’asino ed il bue. È un usanza che viene da un paese che si chiama Italia, io e tuo padre l’abbiamo visitata anni fa, quando ancora non c’era stata la guerra, per il nostro viaggio di nozze. Abbiamo visitato una splendida città con un grande porto, dove attraccammo con la nave di Colin. In quella città amano molto fare il Presepe, è un’ usanza inventata da  San Francesco, il Santo dei poveri, un Santo che, tu sai Killy, io amo molto.

– Come si chiama questa città con il porto grande?

– Napoli Killian! Si chiama Napoli. Anche il suo clima è mite e vi abbiamo passato un periodo felice della nostra vita.

Helen sorrideva dolcemente ai ricordi di un passato che, poi, aveva dovuto vedere gli orrori della guerra e la distruzione di Drogheda e della sua amata chiesa. Colin ed Helen si erano sposati proprio in quella chiesa ed il loro matrimonio era stato celebrato da Padre Ryan. Quella sera sarebbe stato felice di poter nuovamente celebrare una messa per il Natale.

La cena fu adeguata ma non esagerata e nell’attesa della mezzanotte e della celebrazione della Santa Messa, la famiglia Jones si ritrovò davanti al camino del salotto. Un voluminoso pacco era vicino al camino, ornato con l’agrifoglio e due candele. Era il regalo per Killy. Il piccolo non se lo fece ripetere due volte, di scoprire l’involucro. Si tirò indietro di un passo con la bocca aperta e gli occhioni azzurri sgranati, quando vide il contenuto. Un bellissimo cavallo a dondolo, rifinito in modo dettagliato e con un portamento fiero ed elegante, lo guardava con gli occhi brillanti. Non aveva mai ricevuto un regalo più bello. Gli girò intorno per osservarne tutti i particolari e poi, incoraggiato da Liam, vi salì sopra.

– Bene Killy! Sei un cavaliere ora! - Gli disse il genitore

– Però manca un piccolo particolare per farti essere un vero cavaliere …

-          Cosa padre?

– La spada della giustizia, del coraggio e dell’amore …

Liam sorrise a quelle parole del padre, ricordava il discorso ed il racconto che Colin aveva pronunciato anche a lui, quando aveva più o meno l’età di suo fratello e seppe che adesso avrebbe riascoltato un pezzo della sua infanzia e, soprattutto, un pezzo dell’origine della sua famiglia.

– Una spada padre?

– E’ una storia che si perde nel tempo Killy e nelle radici della nostra famiglia …

Il bambino ora era sul cavallo di legno, immobile e affascinato ad ascoltare il padre. Colin riusciva sempre ad incantarlo con la sua calda voce ed i suoi racconti e il piccolo vedeva sé stesso interpretare i personaggi di quelle storie ed altre volte, immaginando il volto dell’eroe, vedeva il viso di Colin.

– Once upon a time … in terra di Cornovaglia, una popolazione antica, erano i Celti. Il capostipite della nostra famiglia veniva da lì, era un uomo di grande onore, leale e coraggioso. In quel periodo le legioni romane, che avevano cercato di invadere la Bretagna, si stavano ritirando. Pochi erano i romani originari, poiché con il tempo si erano naturalizzati e avevano scelto le loro spose tra le donne del posto. I loro figli ormai appartenevano a questa terra e poco gli restava di Roma, se non alcuni principi morali, di rispetto e lealtà. Tanti di loro non andarono via e vollero restare in Bretagna. Si crearono Clan di famiglie e spesso liti,  che diventavano vere e proprie guerre. Cercando di ampliare i loro spazi, spesso si scontravano con i Sassoni e i Pitti. Per quegli uomini, la spada era diventata la soluzione ad ogni problema e qualcosa da venerare, poiché spesso la loro vita era legata alla loro capacità di maneggiarla per difendere sé stessi e le loro famiglie. Erano soliti infilare la spada a terra e pregare davanti ad essa, prima di una battaglia, pregando le divinità pagane che regolavano gli elementi della natura. Un giorno misterioso, qualcuno di loro scoprì una spada, diversa dalle altre, piantata in una roccia. Si diceva che una donna sconosciuta, uscita dall’acqua del lago lì vicino, avesse piantato quella spada nella roccia e avesse detto ad un giovane celta, che lì pascolava il gregge, che i clan sarebbero diventati un unico popolo, sotto il governo di quella spada. Colui che fosse riuscito ad avere il cuore ricco di giustizia, coraggio ed amore, sarebbe stato l’unico ad essere in grado di estrarre la spada e a riunire in modo autorevole e democratico il popolo. Il suo, non sarebbe stato un potere assoluto, ma collaborazione con tutti i capiclan, all’insegna di interessi comuni di pace e benessere per tutti. Furono in tanti a provare ad estrarre la spada, colui che sembrava più degno era un ufficiale romano, figlio di una donna celta. Quell’uomo amava sia i Celti che i romani ed era stato abituato, dall’esempio dei genitori, alla tolleranza. Il giovane pastore andò da lui e gli suggerì di provare ad estrarre la spada, lo accompagnò sul posto e lo vide effettivamente riuscire nell’impresa. La spada era magnifica e nelle mani dell’uomo, che si chiamava Artorius, sembrava leggerissima. La sua lama era diversa da ogni altra spada, era ondulata e finemente cesellata.

Nell’ombra del bosco, qualcuno attendeva che la spada fosse estratta e appena il soldato vi riuscì, in un batter d’occhio fu circondato da alcuni uomini intenzionati a rubargliela. Artorius si battè come un leone, ma non sarebbe sopravvissuto se il giovane pastore, armato di un pugnale, del coraggio e della forza che usava di solito per scacciare i lupi che attaccavano il suo gregge, non fosse generosamente intervenuto al suo fianco. Sconfissero i malintenzionati e alcuni li lasciarono esanimi al suolo. Artorius fu grato al giovane e ne fece un cavaliere, nominandolo proprio con quella spada, poiché, come aveva detto la misteriosa donna, chi aveva coraggio, senso della giustizia e amore nel cuore era degno di lei. Artorius rimise la spada nella roccia e chiese al giovane di estrarla, ci riuscì e quella diventò la prova che Artorius fece fare a tutti gli uomini che nominò cavalieri. Ogni cavaliere sarebbe stato suo pari e per quello, nella rocca che costruirono e chiamarono Camelfort, poi detta Camelot, volle porre una tavola rotonda, intorno alla quale sedersi tutti da pari e governare democraticamente la loro terra. Il primo cavaliere era il nostro avo, cresciuto pastore e diventato cavaliere. Dedicò il suo impegno alla giustizia, combattendo per onore e per amore. Questa fu la sua scelta di vita. Ogni uomo può scegliere chi diventare, dipende solo da lui, a prescindere dalle circostanze. La storia su di lui che ci tramandiamo da anni, da padre in figlio, non è molto chiara su alcuni punti. Si trasferì in Irlanda, dove ha dato origine alla nostra famiglia, dopo aver perso il grande amore della sua vita. La donna per cui aveva combattuto. Sembrerebbe che avesse amato, ricambiato, una principessa, forse sorella di Artorius, le aveva salvato la vita dopo che fu rapita, ma lei era promessa sposa ad un altro e, per una questione di alleanze, dovette rinunciare al suo amore. Il nostro avo trovò una brava moglie in Irlanda e mantenne il suo titolo di cavaliere e poi di Conte della nostra Contea. Questo titolo è arrivato fino a noi caro Killian…

- Come si chiamava il nostro antenato padre?

 – Il suo nome era Cillian, il tuo nome in gaelico Killy. Quando tu stavi per nascere, ho raccontato a tuo fratello questa storia e lui ha chiesto a me e alla mamma di darti il nome di quell’uomo eroico, che sapeva combattere con coraggio per onore, per amore e per giustizia. Ora mio piccolo cavaliere riceverai la tua spada …

Colin si alzò dalla poltrona, da dove aveva narrato quel racconto e prese l’ultimo involucro che aveva tenuto nascosto. Il pacchetto era sottile e allungato. Killian lo aprì velocemente. Due spade di legno, della stessa foggia e dimensione, vennero scoperte. Killy era a bocca aperta.

– Una delle due è per Jeff ovviamente!

Il Conte porse la spada, che il figlio non aveva preso, al piccolo Jeff.

- Ora che è a casa anche Liam, potremmo insegnarvi a tirare di scherma. Inizieremo il giorno di Santo Stefano, voglio evitarvi che vi caviate un occhio prima e quindi per ora niente combattimenti.

Killy, con la spada in mano, si rimise sul cavallo, dicendo che era un cavaliere e avrebbe salvato la principessa in pericolo. Sua madre Helen si avvicinò al padre, di nuovo seduto sulla poltrona a guardare il figlio felice. La donna posò delicatamente la sua mano sinistra sulla spalla del marito, l’anello con brillante, dono di nozze di Colin, brillò al suo anulare per il riflesso della fiamma nel caminetto, Killian continuava a fantasticare a voce alta.

 – Padre, io un giorno riuscirò a salvare dal pericolo la principessa e lei sposerà me e nessun’altro!

Colin ed Helen sorrisero e si guardarono negli occhi.

– Ti auguro di sposare la tua principessa figliolo, io la mia l’ho sposata!

Prese la mano che sua moglie teneva sulla sua spalla e vi depose un tenero bacio.

– La mia principessa sarà bella come la mamma e avrà anche lei i capelli d’oro.

Quella sera, come da usanza, Killian mise una candela accesa alla finestra, essendo il più piccolo della famiglia, era il benvenuto alla Sacra Famiglia che cercava un rifugio per far nascere il Bambinello. Ci fu la Santa Messa e parteciparono in molti. Killian non riuscì a restare sveglio fino alla fine, preso da tante emozioni, suscitate dai magnifici regali e dal racconto ascoltato, si addormentò su una spalla di suo padre che lo portò a letto. Quella notte, il piccolo Killy sognò di essere un eroe, di combattere per difendere la sua principessa e di salvarla difendendola con in pugno una spada dalla lucente lama ondulata.

***

Non era una favola, non era una leggenda, come Killian, diventando grande, aveva pensato. C’era del vero in ciò che suo padre Colin gli aveva raccontato quella notte di Natale, nella loro confortevole casa in Irlanda? La spada esisteva veramente ed era davanti ai suoi occhi in questo momento? Pensò che poteva essere stata fatta tanto per avvallare la leggenda di Re Artù, nome modificato di Artorius. Forse alla fine non era così antica come sembrava.

– Emma, non vorrai farmi credere che quella è la leggendaria Excalibur?!

– Killian, io non voglio farti credere nulla! So soltanto che questa spada è nella mia famiglia da moltissimo tempo, ogni padre la depone nelle mani del suo primo figlio. Mio padre ha avuto per primo, a quanto pare, dopo secoli di primogeniti maschi, una unica figlia e io sono la sua erede. Conosci la storia di Re Artù?

 - Ovviamente Emma! È una delle favole che mi raccontava mio padre, almeno da adulto ho pensato fosse una favola …

 - Non so quale versione ti avrà raccontato tuo padre, ce ne sono molte. Comunque non è una favola e come leggenda, ha un fondo di verità. Io conosco diverse versioni, ma ti racconterò brevemente quella che mio padre mi ha riferito come storia tramandata da suo padre e da suo nonno prima di lui. Il mio Secondo cognome sai è Pendràgon, il capostipite della mia famiglia era un condottiero, sanguemisto, romano e celtico. Sulla sua armatura portava l’effigie di un drago a cinque teste, da lì il soprannome che è diventato con il tempo il nome del nostro casato. Era un uomo leale, onesto, con buoni principi e spirito democratico, tollerante nei confronti della diversità dei popoli che vivevano in Bretagna già allora. Il suo nome era Artorius, trasformato poi in Artù. Venne visto, per le sue caratteristiche, come il capo adatto per unire i clan che si facevano guerra l’un l’altro e fondare una nazione. In quel periodo c’era una usanza, quella di venerare le spade che come la croce Cristiana venivano infilate nel suolo e si pregava inginocchiati davanti ad esse prima di una battaglia. Ciò può essere comprensibile se si pensa che quello era lo strumento che gli avrebbe salvato la vita. Tra i Sassoni egualmente serpeggiava il malcontento, non c’era la pace, poiché tutti volevano dominare su tutti. Una donna Sassone, figlia di un capoclan, una guerriera lei stessa, indomita e selvaggia, che viveva nelle terre oltre il lago, fu la prima a proporre di acclamare Artorius come il condottiero che avrebbe potuto riunire tutti i clan. La guerriera si chiamava Gwyneth, fece forgiare da un fabbro di sua fiducia una spada diversa da tutte le altre. Doveva essere impressionante per la sua foggia e suscitare rispetto e superstizione in coloro che erano abituati a venerare quel tipi di armi.  Gwyneth aveva fatto amicizia con un giovane pastore Celta. Era un ragazzo coraggioso e aveva i suoi stessi principi, si capivano e presto si innamorarono. Lei gli confidò i suoi intenti e i suoi alti ideali per riunire i popoli. Il giovane conosceva Artorius e gli fece credere che se avesse estratto una strana spada dalla roccia, tutti lo avrebbero seguito. Insieme a Gwyneth, avevano provveduto a spargere la voce su questa “Profezia”. Fu proprio l’amico della principessa, potremmo definirla così, a condurre Artorius alla spada. Gli fece credere che una misteriosa donna proveniente dal lago aveva messo la spada nella roccia e aveva detto proprio a lui che solo un uomo con il cuore colmo di coraggio, senso di giustizia, di onore e d’amore, l’avrebbe potuta estrarre e diventare il condottiero degno di riunire i popoli sotto il potere di quella spada. Come andò è storia comune nelle varie versioni. Nessuna di esse dice quello che mi ha raccontato mio padre. Il giovane pastore salvò la vita ad Artorius, attaccato da chi voleva derubarlo della spada e il futuro sovrano lo nominò suo primo cavaliere, investendolo con la stessa Excalibur, il nome che la stessa Gwyneth aveva dato all’arma. Gwyneth disse al proprio padre che il giovane Celta era stato fondamentale in quell’operazione politica e avrebbero voluto sposarsi. Il padre della ragazza non era dello stesso parere, se Artorius doveva diventare re, era fondamentale che ci fosse un matrimonio anche tra popoli e cosa c’era di meglio che unire un uomo che rappresentava due popoli con una donna che era il simbolo e l’erede di un altro? Gwyneth avrebbe sposato Artorius. Cosa che avvenne, spezzando il cuore dei due giovani innamorati. Per amore del suo popolo, per la pace e per l’unità, Gwyneth rinunciò al suo vero amore …

- E lui continuò a combattere per lei e per Artorius, soffrendo in silenzio, finché non ebbe il permesso del Re di estendere il potere di Camelfort o meglio Camelot, fino in Irlanda, dove cercò di dimenticare la donna che amava e dove diede origine alla sua famiglia.

Killian si inserì nel racconto di Emma e lo completò.

– Sai la versione di mio padre Killian? Come è possibile?

– Sarai sorpresa Emma! Mio padre mi ha raccontato questa storia e suo padre a lui, come nella tua famiglia. Il cavaliere Celta, innamorato della tua ava, è stato il capostipite della famiglia Jones, il suo nome era Cillian Flinth …

 - Corrisponde anche questo alla versione della mia famiglia Killian! Un nome molto simile al tuo in effetti. Non ci avevo fatto caso, poiché ricordavo meglio il secondo nome, Lancillotto … Mio Dio! È come se il destino stesse tracciando un cerchio destinato a chiudersi!

 – Cosa sono quei disegni nei piccoli scudi dorati sulle braccia dell’elsa? Fammi vedere.

Killian prese la spada dalle mani di Emma, gli sembrò molto leggera, ne rimase sorpreso, la consistenza della spada e la lunghezza la facevano sembrare pesante, ma non era stato così.

– E’ una spada molto leggera Emma, ma robusta, penso che sia adatta ad una donna.

 – Leggera Killian?! L’hai sentita leggera quando l’hai presa?

 – Certo Love, guarda!

Fece roteare la spada con il movimento del polso, in modo agile, veloce ed elegante, gli sembrava di averla usata da sempre. Emma lo guardava con espressione assorta, stava pensando qualcosa.

– Se tu dovessi pesarla ti accorgeresti che non è affatto leggera, io stessa avverto una differenza di peso secondo il mio stato d’amino, ma devo dire che, nonostante tutto il mio allenamento quotidiano, è da poco che la sollevo sentendola leggera, a pensarci bene, da quando sei arrivato a Storybrook. In quel momento mi stavo allenando con mio fratello e non l’avevo mai sentita così leggera.

 – Che vuoi dire Emma?

– Non lo so ancora Killian, non saprei cosa dirti.

Emma sapeva cosa dire, ma se avesse parlato avrebbe dovuto dirgli che, come diceva la profezia divulgata da Gwyneth, solo chi aveva nel cuore coraggio onore, senso di giustizia e … amore, sarebbe stato degno di sollevarla ed estrarla dalla roccia. Killian aveva tutte quelle caratteristiche e l’amore che le aveva dichiarato e dimostrato era l’ingrediente finale. Da parte sua, si era innamorata di lui già anni prima, il fatto che si stava avvicinando a Storybrook forse aveva avuto un effetto sulla sua sfera magnetica? Avrebbe voluto chiedere a Frate Benedictus cosa ne pensava, aveva sempre spiegazioni logiche e scientifiche, non c’era nulla di magico. Poteva essere anche tutto frutto della suggestione ma, mentre lei in quel momento combatteva con August, non sapeva che stava arrivando il vascello con Killian Jones a bordo. La magia non esisteva, di questo era pienamente consapevole, ma quando guardava negli occhi l’uomo che a sua volta la stava guardando in quel momento, era come se un incantesimo si stesse veramente creando. Lui stesso le aveva detto spesso la frase “mi hai incantato” o “mi hai stregato”. Che l’amore fosse l’unica magia vera nel mondo? A questa magia Emma voleva credere con tutta sé stessa.

 - Forse sul destino che sta compiendo un giro per chiudersi, hai ragione Emma!

Killian parlò mentre osservava i due rilievi sull’elsa. Su un lato si vedeva chiaramente un piccolo cigno, sull’altro, simmetrico, il segno era inconfondibilmente un uncino.

Si guardarono ancora negli occhi e un brivido percorse tutti e due contemporaneamente. Killian abbassò lentamente lo sguardo, diventato grave e preoccupato. Se il destino guidava la loro storia e se come i loro avi non erano destinati a poter stare insieme? La consapevolezza che Emma aveva un compito più grande del loro amore, strinse il cuore di Killian quasi a fargli sentire veramente dolore fisico. Aveva già detto che si sarebbe fatto da parte, lo sapeva bene, ma più passava del tempo con lei e più il dolore all’idea di perderla diventava atroce. Cercò di ricomporsi, non si poteva permettere di fare il sentimentale. Era fondamentale che Emma si allenasse, quella spada avrebbe potuto salvarle la vita.

– Emma è meglio iniziare l’allenamento andiamo!

La principessa si rese conto che qualcosa lo aveva turbato profondamente, sentiva anche lei lo stesso turbamento, era per questo che aveva cambiato discorso repentinamente, senza completare il pensiero che aveva iniziato sul destino, dopo aver visto i due fregi sulla spada.

Si diressero nello spazio più vasto del ponte, il cassero di poppa. Lì avevano combattuto anche la prima volta. Il Capitano precedeva Emma e non si era mai voltato da che erano usciti dalla cabina. Era in maniche di camicia e panciotto di pelle, finalmente si voltò verso di lei, non sorrideva come al solito, ne ironicamente ne seducentemente, era piuttosto cupo.

– Ti avverto mia principessa che se vorrai allenarti con me, non sarò gentile! Combatterò con te per ucciderti, sarò sleale come il peggiore dei pirati, non ti aspettare pietà e rispondi ai miei affondi non solo per difenderti, ma per uccidermi. È tutto chiaro Emma?

Emma annuì e si mise in guardia. L’allenamento durò più di un ‘ora. Non si era mai stancata così con August. Killian aveva mantenuto quanto detto, fu spietato con lei. Per ben cinque volte l’aveva toccata con la punta della spada in punti vitali, trattenendosi all’ultimo secondo. Nonostante Emma fosse molto brava con la spada, non era assolutamente all’altezza di Killian, ma questo lo sapeva già dal primo combattimento che avevano avuto. Lui era agile come un felino e tremendamente svelto. L’aveva fatta inciampare innumerevoli volte con trucchi sleali. Emma sapeva benissimo che era quello che avrebbe fatto un nemico intenzionato ad ucciderla, era grata a Killian per quegli insegnamenti che stavano andando oltre quelli di August, non che suo fratello fosse mai stato tenero con lei durante gli allenamenti. Killian stava cercando di darle tutte le possibilità di salvarsi, se un giorno ne avesse avuto bisogno e se lui non fosse stato con lei per proteggerla.

Killian interruppe la performance quando vide che Emma era sfinita. Le si avvicinò, lei si stava piegando in due tenendosi un fianco dolorante.

- Avevi ragione Emma, l’allenamento ti manca. Devi regolare meglio anche la respirazione. Ti darò lezioni fino a che arriviamo a destinazione e continueremo quando saremo sulla via del ritorno a Storybrook, vai a rinfrescarti ora e riposati, io continuerò ancora un po’ con Fox ..

– Posso chiederti di usare la mia spada Killian? Sarei felice che tu ti abituassi ad usarla …

- Sarà un piacere Love!

Lasciò la spada nella mano del Capitano e scese sottocoperta. Non andò nella sua cabina. Si diresse con passo deciso nella stiva, aveva promesso un regalo a Killian e voleva controllare a che punto fosse il lavoro di Nicodemo. Lo trovò che stava lavorando all’oggetto che gli aveva commissionato. Emma rimase stupita dalla perfezione del lavoro dell’uomo. Stava finendo di levigare l’oggetto di legno.

– Buon giorno Nico! Vedo che hai finito la sorpresa per il Capitano!

– Si my Lady, tra un’ora posso consegnarla. Al Capitano piacerà ne sono sicuro! Anche quando era piccolo i miei lavori con il legno e i regali che mi commissionava suo padre per lui, lo rendevano felice!

 – Veramente conosci Killian fin da quando era bambino?!

 – Era un bambino bello, intelligente e vivace. Ero capomastro nel cantiere navale di suo padre. Quando è morto, il cantiere finì l’ultima nave commissionata da Re Guglielmo III, il figlio più grande era in missione e tornò per portare con sé Killian, lui allora aveva circa 15 anni, la madre era morta due mesi prima del padre ed era rimasto solo. Liam non si congedò, come credeva il padre, anzi il Re gli assegnò l’ultima nave che avevamo costruito. Fu chiamata il Gioiello del Reame. Il nome lo aveva scelto proprio il buon Conte Colin, che l’aveva progettata. Liam scelse l’equipaggio di persona. Mi disse che stava cercando i migliori e che io, nel mio campo, lo ero. Non avevo nulla da perdere ormai, mia moglie era morta di parto insieme alla nostra bambina, già da qualche anno, io ero un uomo distrutto, andavo avanti solo grazie all’impegno nel lavoro. Ricordo che l’ultimo regalo che avevo realizzato per il piccolo Killy fu proprio per il Natale in cui mia moglie morì, era un cavallo a dondolo con una spada di legno. È diventato bravissimo con la spada, iniziando da quella spadina di legno.

Emma sentì tenerezza per Nico, dispiacere per la sua grave perdita, avvenuta in un momento in cui doveva palesarsi solo felicità. Il destino era molto spesso crudele e pensò che anche a lei e a Killian stava giocando strani scherzi. Si congedò da Nicodemo ringraziandolo e complimentandosi ancora. Appena il lavoro sarebbe stato finito lo avrebbe portato da lei in cabina.

Prima di pranzo l’oggetto era nelle mani di Emma. Spugna si era ripreso e, come aveva predetto Killian, sentiva più il dolore dietro la nuca, per il colpo inferto dal suo capitano, che al dente mancante. Con un’altra tazza di tisana aveva ripreso il suo lavoro. Emma gli disse di chiamargli intanto il Capitano e questi non tardò a palesarsi alla sua porta.

 – Ho visto che Spugna si è ripreso! Ti mancavo Swan? Ti va di riprendere il discorso da dove lo abbiamo lasciato?

Si avvicinò ad Emma oscillando un po’ su se stesso, lei gli sorrideva e lo lasciò fare.

– Mi sembra che avevamo interrotto qui …

Le prese un boccolo e lo portò dietro l’orecchio, le carezzò la guancia ed il collo, scendendo verso la scollatura e l’incavo del seno. Tornò con la mano dietro la nuca di lei e con l’altro braccio la prese per la vita. Emma fece scorrere le sue mani sulle sue braccia e arrivò al collo di Killian, carezzò i suoi capelli e accostò la testa più vicina alle sue labbra. Non ci fu più distanza tra loro e ripresero il bacio appassionato che avevano interrotto per Spugna e per la spada. Ora non c’erano scuse, avrebbero potuto starsene un po’ in intimità. Killian si staccò ancora, con gli occhi chiusi, ansimando leggermente.

 – Swan, non c’è nulla da fare … sei come una droga ormai per me, devo prenderne sempre dosi maggiori per stare bene! Ogni volta che mi allontano da te, anche per pochi minuti, mi manchi! Non so cosa farò quando ti riporterò a casa. Ci sono momenti che organizzo mentalmente il tuo rapimento! Ti voglio troppo amore … non voglio lasciarti a Neal …

Scese con la mano verso il fianco di Emma, lo strinse verso il suo inguine, carezzandole languido la forma rotonda dei glutei.

– Ci dovrebbe essere una legge per proibire alle donne di indossare i pantaloni, ti rendono ancora più desiderabile e sono geloso che i miei uomini vedano così palesemente le tue forme, vorrei avere la totale esclusiva …

La strinse ancora più possessivamente e ricominciarono la danza morbida e calda delle loro lingue.

Emma tremava di emozione, lui sapeva che era per quello, ormai la conosceva bene. La baciò ancora e questa volta fu lei a staccarsi.

– Killian, ti avevo detto di avere un regalo per te, volevo dartelo adesso.

Lui sorrise, non aveva idea di cosa aspettarsi. Emma gli porse un pacchetto avvolto in tela cerata.

 – Quando ti ho detto che Captain Hook doveva sparire, per una questione di sicurezza, ho pensato a questo … spero che ti faccia piacere …

Killian aprì la tela, schiuse le labbra per la sorpresa e Emma giurò di aver visto i suoi occhi inumidirsi. Fu veloce Killian a riprendersi.

 – Una mano di legno Emma! È incredibile la capacità di Nicodemo, sembra vera come il cavallino che realizzò quando ero piccolo! Non riesco a credere che sia riuscito a rendere le dita prensili, è straordinaria Emma!

 – Sei contento Killian?

 – Sono felice Tesoro, almeno adesso non avrò paura di farti male se ti tocco. Dai aiutami a metterla al posto dell’uncino!

Emma non se lo fece ripetere, lui era veramente felice di quel regalo e il primo pensiero era stato per la sua incolumità, sempre altruista pensò. Che fine aveva fatto il duro, arrogante egoista pirata che aveva sentito dire? Con lei non lo era mai stato. Con lei era stato solo Killian Jones, il gentiluomo ufficiale della Regia Marina, con modi educatamente raffinati e gentili.

Si sentì il rumore di qualcuno che correva per il corridoio ed il bussare urgente alla porta della cabina adiacente. Killian, con la mano di legno al polso, aprì la porta della stanza di Emma per palesarsi a Jefferson il quale aveva un’espressione accigliata per la preoccupazione. Fox vide la nuova protesi di Killian, ma quello che doveva dire era più importante.

 – La vedetta ha appena avvistato una nave a tribordo. Non si distingue ancora di chi si tratta, ma ha il vento in poppa e si avvicina velocemente.

 – Emma non uscire di qui per nulla al mondo, finché non te lo dico!

La donna rimase senza parole nel vedere i due uomini precipitarsi di corsa sul ponte di coperta.

Il Capitano salì sul castello di prora, prese il cannocchiale e guardò nella direzione della nave che si avvicinava a vista d’occhio. La mano di legno era molto più comoda dell’uncino, si sarebbe abituato presto.

– Maledizione! Non ci voleva! È proprio la giornata delle sorprese oggi! E purtroppo non sono state tutte piacevoli come quella di Emma!

Dovette pensare velocemente al da farsi. La nave in arrivo aveva il vento in poppa e le rande erano gonfie di vento. Gli Alisei stavano aiutando il comandante di quella nave. La “Stella del mattino” era quasi del tutto allo stallo. Non poteva correre rischi con Emma a bordo. Aveva riconosciuto perfettamente la nave da guerra della Royal Navy. Se erano a quella latitudine era per missione di caccia e sapeva chi stavano cercando! 

- Dannazione! Non è possibile! Questo è un colpo basso per qualsiasi ufficiale della Regia! Il capitano è un maledetto assassino. Non si è accertato ancora neppure del nome della nave e già ha fatto caricare il cannone di prua. Se spara tra dieci minuti è sicuro che prende la murata di tribordo ed è la fine!

Jefferson era al suo fianco ed era impallidito. Tutti gli uomini erano pronti a morire in mare, lo stesso Killian lo era. Erano marinai, quello poteva essere il loro destino più frequente, rispetto a morire in un letto sulla terra ferma. Certo lui poteva! Lo aveva messo in conto da sempre, ma Emma no! Lei non doveva morire! Killian prese la sua decisione e urlò gli ordini alla ciurma.

– Ammainate le vele immediatamente e gettate l’ancora. Anton issa la bandiera inglese e quella Irlandese, Max segnala al modo della marina che abbiamo un civile a bordo.  

Tutti eseguirono gli ordini nella velocità richiesta. Max prese le bandierine, salì sul ponte di prora e iniziò la segnalazione. Killian sperò di bloccare così il bombardamento.

- Fox! Seguimi in cabina! Non so chi ci sia al comando di quella nave, ma di certo è un gran bastardo!

 

Angolo dell’ autrice

Non si può mai stare tranquilli! Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

 Come avete visto ho dato un certo spazio alla figura paterna. Ho avuto la fortuna di avere un padre meraviglioso, che quando mi raccontava storie, con i suoi occhi chiari e i capelli allora neri, mi faceva sentire come il piccolo Killy. Mi ha regalato tante perle di saggezza e mi ha fatto diventare la donna che sono. Spero che il Signore me lo conservi ancora per un bel po’. Quindi permettetemi di dedicare questo capitolo a tutti i papà che hanno fatto sentire i propri figli protagonisti delle loro storie, sia nei racconti che nella vita.

Un affettuoso saluto a tutti i lettori e un grazie a chi vorrà farmi sentire il proprio parere con recensioni o messaggi. Buona domenica a tutti.

Vostra Lady Lara

   
 
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