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Autore: Linxale    31/01/2016    2 recensioni
Che ci fa il fondatore di una squadra di basket in mezzo ai pinguini?
Genere: Erotico, Fluff, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Junpei Hyuuga, Teppei Kiyoshi
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Showa, 20 febbraio 20XX

Hey Junp,
il tempo passato tra il silenzio radio e l’arrivo alla base mi è sembrato lunghissimo, appena ho potuto mi sono immediatamente collegato in rete e ti sto scrivendo, proprio ora, così di precipizio, come se fissare un pensiero che ti cerca mi aiutasse a contenere un bisogno che ti reclama, come se mettere in parole un sentimento che ti riguarda mi permettesse di sentirti qui accanto. Adesso, proprio ora, c’è solo lo spessore del monitor tra di noi, e decine di migliaia di km non ci separano più, almeno per un po’. 
L’orologio alla parete segna le sei di pomeriggio ma, se non fosse perché è diviso in ventiquattro ore, potrebbero essere ugualmente le sei di mattina, a causa dell’estate antartica. Qui a Showa, nella Costa del principe Olov, il sole resta visibile per circa 70 giorni, e ci regalerà albe e tramonti senza la notte in mezzo; si avvicinerà intimamente al mare, ma non riuscirà veramente a baciarlo per tutto quel tempo. Junp, così è per noi due: siamo vicinissimi ma non possiamo raggiungerci finché non verrà il momento per poterlo fare. E benché questo sia solo il primo giorno di spedizione, io ci sto già pensando… mi consolo guardandoli avvicinarsi, il sole e il mare.
Un freddolosone lagnoso come te (scherzo) qui non ci sarebbe nemmeno sbarcato. Anzi, arrivato alle Falkland avresti preso il primo aereo diretto a nord verso l’equatore, ci scommetto… Bhe, siamo tutti diversi.
Di sicuro, restare qui richiede un po’ di senso dell’avventura e attenzione ai potenziali pericoli. Infatti c’è uno stormo di pinguini che ogni tanto zampetta goffamente poco lontano dalla base, e un branco di leoni marini adagiati pigramente al sole sulla spiaggia (saranno nella stagione degli amori, beati loro). C’è anche qualche inquietante pinna nera (orche) che ogni tanto spunta dall’acqua avvicinandosi alla costa, ma questo non ci riguarda direttamente: noi dobbiamo fare carotaggi in terraferma, non in mare. Prima che diventi vedovo passa un po’.
Ho scritto che ci vuole senso dell’avventura, ma avrei fatto meglio a dire spirito di adattamento e obbedienza alle regole. Il freddo impone rispetto, e norme basate sul buon senso aiutano ad evitare rischi apparentemente futili ma reali. Le cose che ho studiato al corso di preparazione e sopravvivenza a Port Stanley stanno già diventando di importanza vitale, e altre ne imparerò qui: pensa che esistono decine di migliaia di modi per allacciare le stringhe degli scarponi, e mi stanno insegnando i più utili per mantenere i piedi caldi quando usciamo in missione; come vedi c’è qualche somiglianza con quello che facevamo quando, in panchina, usavamo gli asciugamani che ci venivano dati per coprirci testa, spalle e gambe, per conservare il calore… anche se in questo momento sto pensando che bastava un tuo semplice massaggio per riscaldarmi un po’ e tu l’hai capito presto, ecco perché la tua fissazione per farti insegnare da Riko e provare su tutti noi (come sei altruista…). Il contatto delle tue mani sulle mie gambe, un lieve rossore sulle tue guance che avrebbe lasciato il posto a sguardi d’intesa muti ed eloquenti, l’accelerazione del mio battito, sono ricordi preziosi soprattutto ora che fa così freddo.
Oddio, forse proprio freddo non fa, pensa che siamo appena a 10 sotto zero, è primavera. Infatti il percorso tra lo sbarco in gommone e l’arrivo in base è stato agevole, stamani splendeva il sole, non c’era un filo di vento e i cani correvano a meraviglia sulla pista. Superata una breve scarpata a ridosso del mare qui tutto è piatto e bianco, a seconda dell’ora del giorno d’un bianco accecante, e se non fosse stato per la presenza di colleghi e compagni mi sarei sentito infinitamente solo. È stato automatico pensare a te, alla tua presenza, vicinanza, intimità, e a quella sera d’agosto di qualche anno fa. Nel caldo buio della tua stanza, appena temperato da una brezza fresca che una finestra spalancata lasciava soffiare, lì ci siamo riconosciuti e presentati per come realmente siamo, ci siamo regalati l’un l’altro e abbiamo attraversato insieme quel confine oltre il quale alcune cose cambiano per sempre. Mio amico e compagno, c’è un marchio invisibile e brillante inciso dentro di me, e sono felice che ce l’abbia anche tu e che mi permetta di goderne la vista…
Adesso mi spiace se ti saluto così bruscamente, ma mi hanno chiesto il portatile in prestito per fare alcune cose e credo che dovrei aiutarli. Ti saluto, non vedo l’ora di riabbracciarti, ti amo. KT.
 
PS: per favore, non dare di matto se ti ho scritto quella cosa indiretta sul matrimonio, so come la pensi e non insisto, volevo solo scherzare. Se però tu dovessi ripensarci ……….. ;)
   
 
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