Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Fuyumeakane    31/01/2016    1 recensioni
Una serie di inquietanti omicidi sta sconvolgendo l'Inghilterra. Ciel Phantomhive, in quanto cane da guardia della regina, è chiamato ad investigare. Il suo obiettivo è trovare il colpevole a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo, per riportare il sereno nel cuore della regina.
Una presenza inquietante si nasconde dietro i cittadini, ignari del loro destino, e la paura sommerge sempre di più le strade della capitale.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Regina Vittoria, Sebastian Michaelis, Un po' tutti, Undertaker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17 Novembre 1888

 

Il cielo minacciava pioggia ed il vento scuoteva le chiome degli alberi e le lunghe gonne delle fanciulle che si apprestavano a rientrare nelle loro dimore calde ed accoglienti.

Annie rabbrividì, stringendosi nella poca stoffa malconcia e rattoppata, incrostata dal fango e dalla sporcizia di mesi; non aveva una casa calda in cui tornare, ma una piccola baracca di legno raccolto dalle strade e piena di spifferi, chiusi alla bell'e meglio con alcune coperte logore.

Aveva lavorato fino a tardi, tutti i giorni, con i piedi nudi sull'asfalto freddo, le mani screpolate e sanguinanti, solo per poter finalmente incontrare il “dottore dei poveri”, colui che era conosciuto per visitare anche coloro che non potevano permettersi niente di meglio.

Il prezzo era basso ma era comunque una grande cifra per Annie che correva col suo sacchettino pieno di monete guadagnate con grande fatica.

Lo studio del dottore si trovava a pochi passi dal centro di Londra, in una via nascosta dallo sguardo dei nobili; era un edificio imponente ma non sfarzoso, il muro era di un bianco sporco e vi era solo una targhetta di legno.
 

                                                                                     “ Doctor Kirkland “

 

Annie aveva imparato a leggere solo quelle due parole proprio per quel giorno. Spinse la porta ed entrò, lasciando dietro di sé le impronte dei suoi piedi bagnati, il Dottore era in piedi davanti ad una porta di legno lucido e più curato di quella esterna.

Era molto alto e il lungo camice bianco lo slanciava ancora di più, il volto era illuminato da un sorriso gentile, gli occhi chiusi e i capelli bianchi che gli conferivano un aspetto quasi angelico.

Aveva le mani unite, in un segno di saluto cordiale e tranquillizzante, aprì gli occhi che erano dello stesso colore delle foglie d'estate.

-Benvenuta Annie, ti stavo aspettando- l'uomo le porse la mano, invitandola ad afferrarla – Dio mi aveva avvisato della tua imminente visita-

La bambina si sentiva il petto scoppiare di gioia, Dio la stava aiutando, le sue preghiere erano servite. Prese la mano dell'uomo e lo segui nella stanza a cui stava dando le spalle.

Era una stanza piccola e curata, arredata con un letto coperto da lenzuola bianche e da una scrivania colma di libri e fogli di carta, nell'angolo a sinistra, in fondo alla stanza, vi era invece un armadietto grigio con i cassetti chiusi da lucchetti.

Annie porse il sacchetto all'uomo che lo preso sorridendo e lo posò sulla scrivania, fece segno alla bambina di sedersi su una sedia e di raccontargli il motivo della sua visita.

-La mamma è molto malata- disse tristemente- passa tutte le notti a cucire nella nostra casa. E' sempre buio, non abbiamo né luci né candele perciò spesso cerca di usare la luce della luna. Ma questo le fa male agli occhi ed ormai non riesce nemmeno più a vedere il mio viso. Trema sempre ma nonostante questo è molto calda, suda e trema tutto il giorno. Vorrei tanto che guarisse, ma non ho i soldi per comprare le medicine e nemmeno per preparare qualcosa di caldo.-

Il dottore annuì pensoso, portando una mano al mento e strofinandolo lentamente come per aiutarsi a stimolare il pensiero.

-Il male di tua madre è molto serio, probabilmente mortale. Ma Dio può salvarla ed io sono l'unico che può sentirne le parole.- Col sorriso stampato in faccia si diresse verso il mobiletto ed aprì il primo cassetto, l'unico a non essere chiuso da un lucchetto, e ne tirò fuori una candela nera e una scatola di fiammiferi. Tornò dalla bambina e le porse gli oggetti, poi il suo sguardo si fece serio e il sorriso gli sparì dal volto.- Appena sarai tornata a casa, aspetta che tua madre si addormenti e poi vai davanti allo specchio o davanti a qualunque superficie che possa riflettere. Accendi la candela e prega Dio,chiedigli di guarire tua madre. L'energia del signore scenderà in te, vedrai una grande luce bianca e sentirai un grande calore. Il mattino dopo tua madre sarà guarita.-

Annie ringraziò il dottore con un inchino impacciato e lo salutò agitando la mano allegramente.

Sulla strada del ritorno corse come non aveva mai corso in vita sua, saltava da una pozzanghera all'altra, danzando in mezzo alle strade e zigzagando tra le ultime carrozze della giornata che si stavano apprestando a rientrare.

 

La casa era ridotta a un cumulo sconnesso di travi, attaccate con chiodi grezzi e storti, corrosi dall'acqua e dal vento, sul legno bagnato crescevano funghi e muffe di ogni genere e gli spifferi sembravano aumentati. Annie aprì la porta ed entrò, la madre era seduta sul letto che avevano in comune e cercava di cucire un pezzo di stoffa che però non riusciva più a distinguere.

Sarebbe guarita, avrebbe ripreso a cucire e sarebbe diventata una sarta famosa, una delle più brave, desiderata dalle nobili dame. Avrebbe cucito lunghi vestiti dalle stoffe colorate, pieni di nastri e fiocchi, avrebbero mangiato tutte le sere carne e patate, pesce e pane caldo.

La madre le sorrise appena la sentì entrare e le disse che erano rimasti alcuni funghi che aveva raccolto dal terreno, erano freddi e crudi ma erano il loro unico pasto.

Annie rifiutò dicendo che non aveva fame e spronò la madre a coricarsi, dicendole che il giorno successivo sarebbe stato il giorno più bello della sua vita.

La luce del sole era scomparsa da alcune ore quando il respiro della madre si fece regolare, Annie la coprì con la coperta più pesante che possedevano e si diresse verso il tavolo dove aveva posato la candela e i fiammiferi.

L'unico specchio che possedevano era un ricordo della madre e della sua giovinezza, era molto vecchio e sporco ma rifletteva ancora quel tanto che bastava.

Sprecò quattro fiammiferi prima di riuscire ad accenderne uno, lo avvicinò alla candela e l'accese, crogiolandosi in quel poco calore che emetteva, si mise davanti allo specchio e iniziò a pregare, pregava a bassa voce, chiedendo a Dio di curare la madre e di poterle conferire una vita migliore, pregò a lungo mettendoci tutto il sentimento e tutta la fede che possedeva.

La fiamma guizzò e un volto apparve accanto al suo, era un volto bianco del quale non si distinguevano i lineamenti, Annie rimase ferma, continuando ad osservare quel volto con un grande timore e stupore. Che fosse Dio, sceso sulla terra per soccorrerla?

Il volto mosse le labbra e una dolce cantilena uscì da esse, le cullarono le membra, lo spirito. Si sentiva tranquilla, come se tutte le sofferenze stessero svanendo, gli occhi si erano fatti pesanti e a poco a poco anche le gambe stavano cedendo al sonno.

Una luce bianca le investì il volto e un calore piacevole le accarezzò la pelle, si sentiva bene, al sicuro e fiduciosa nei confronti del futuro.

Si lasciò cullare e si addormentò, cullata da quella cantilena dolce e melodiosa.

 

Arthur Randall si pulì i guanti con un fazzoletto e strinse i denti, doveva tenere i giornalisti all'oscuro della faccenda il più a lungo possibile, lanciò un ultimo sguardo ai corpi carbonizzati delle due vittime, colte dalla morte durante il sonno.

La più anziana era coricata nel letto mentre la più giovane era riversa sul pavimento. Poteva sembrare un casuale incidente se non fosse stato per il macabro dettaglio che rendeva quell'incendio un mistero.

La più giovane era stata ritrovata supina, gli occhi e la bocca spalancati in un grido di dolore, le braccia allargate e una mano chiusa a pugno. Sulla fronte vi era un segno, che le aveva perforato il cranio, lasciando un profondo buco a forma di croce.

 

  
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