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Autore: ellephedre    31/01/2016    7 recensioni
Raccolta di one-shot post Verso l'alba, dedicata ad Ami e Alexander. Dopo le battaglie, cosa cambia per loro? Hanno dei progetti, da portare avanti insieme e separati. Hanno ancora da conoscersi. Hanno da evolversi.
«A volte, ti amo così tanto che ho solo voglia di... bearmi di te. Di averti con me, sentirti.»
Lei lo faceva sentire in una maniera indescrivibile.
Ami si ritrasse un poco. «Invece tu a volte mi ami così tanto che... non hai voglia di stare solamente abbracciati, no? Anche se te lo chiedo io.»
... c'era una risposta giusta a quella domanda? O era a trabocchetto?
«Era questo che intendevo dire» sorrise Ami. «Non devi pensare a come rispondere, basta che dici la verità.»
«Be', ma queste sono mie strategie. Hanno una loro utilità. Vedi? Ti divertono.»
Ridendo piano, lei lo abbracciò. «Ma questa notte possiamo restare così?»
«Sì.»
«... anche se non vuoi?»
«Mi fraintendi. Io lo voglio sempre. Solo a che a volte di mezzo mi va anche qualcos'altro.»
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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per istinto e pensiero 10

Note: attenzione, non ho completato il pezzo del viaggio in Italia, saltando avanti di qualche mese.

Comunque non era indispensabile finire quella parte per scrivere questa, altrimenti non sarei riuscita a scriverne. Potete leggerla tranquillamente senza temere spoiler strani.

 

 

Per istinto e pensiero

di ellephedre

 

Inizio maggio 1997 -Mercurio

   

Ami rimirò il cielo.

Le stelle erano meno nitide sopra Tokyo, offuscate dalle luci della città. A lei non importava: nei suoi ricordi erano moltiplicate per cento, come nell'immensa volta celeste che aveva ammirato a Capo Nord. Era stato un viaggio breve ma intenso. Lei e Alexander avevano resistito per un'ora nel freddo norvegese di aprile, coperti da capo a piedi con due strati di calze, cappotti, maglioni, guanti. Ne era valsa la pena. Si era sentita a un passo dal cielo, capace di toccarlo con un dito se solo si fosse sporta in avanti.

Il vento polare le aveva fatto colare liquido dal naso. Se n'era accorta solo quando Alexander glielo aveva asciugato con un fazzoletto, battendo i denti per il freddo. Avevano riso e si erano stretti più forte. Andandosene, si erano messi d'accordo per ripetere quel viaggio, magari in agosto, quando le temperature fossero diventate più accessibili.

«Che cosa stai sognando?»

Quasi cascò giù dal ramo su cui si era salita. Si aggrappò al tronco dell'albero. «Niente.»

Usagi incombeva sopra la sua testa. «Andiamo, confidati!»

L'equilibrio di Usagi era perfetto. Nemmeno lei si accorgeva che non stava sostenendo per intero il peso sulle gambe. Ami non riuscì a farglielo notare.

«Suu, Ami-chan! Voglio sapere cosa ti fa brillare gli occhi! Sono curiosa!»

Makoto balzò sul ramo opposto al loro, i nastri del costume Sailor che le sfioravano le gambe. «Di cosa chiacchierate?»

«Di amore!»

«Ma no!» chiarì Ami. Usagi aveva un unico pensiero in testa. «Stavo ricordando il viaggio che ho fatto con Alexander questo weekend. Voglio tornarci. Il cielo in quel punto della Terra offre una vista unica!»

«Sei così fortunata!» esclamò Makoto. «Nell'ultimo mese tu e Alex avete fatto il giro del mondo.»

Sì, nei ritagli di tempo, soprattutto nei fine settimana. «Abbiamo deciso di focalizzarci su posti che difficilmente raggiungeremmo con aerei o macchine. Capo Nord presentava ancora un insediamento umano, ma dalla prossima volta saremo più coraggiosi.»

Makoto si preoccupò. «Se andate in luoghi troppo isolati, rimani trasformata. Potrebbero esserci animali selvaggi nei paraggi.»

Lei ne aveva tenuto conto. «Terrò in piedi la mia barriera, così saremo al sicuro.»

«Che invidia!» Usagi aveva incrociato le braccia, emettendo un sospiro. «Ma perché fate questi viaggi soli soletti? Per una volta non potremmo fare una mega-gita di gruppo?»

«Ah... certo.» Sarebbe stato complicato far coincidere gli orari di tutti, ma...

Makoto era dubbiosa. «Riusciresti a teletrasportarci tutti insieme, Ami?»

Bisognava pure che si allenasse a farlo, no? In battaglia sarebbe risultato utile un giorno. «Ci proverò.»

«EHI!»

Chinarono tutte la testa. Rei le chiamava dal suolo, le mani sui fianchi. «Sono rimasta sola ad allenarmi!»

«Scusa.» Ami si strinse nelle spalle e scese a terra. «Ti ho vista molto concentrata.» L'aveva lasciata mentre produceva una piccola luce rossa tra le mani. In quel lume di fuoco Ami aveva percepito un'immensità di potere.

«Sì, sì» le fece eco Usagi, atterrando vicino. «Se avessimo fatto volare una mosca ci avresti incenerito!»

Rei non la prese bene. «Tutte scuse! La verità è che dopo un po' allenarti ti annoia!»

Usagi fece spallucce, beffarda. «Che ci posso fare se non siete più alla mia altezza?»

Rei ringhiò. «Makoto. Falla fuori.»

Makoto soffocò una risatina. «Non sono un cane.»

«Sei l'unico pianeta tra noi oltre a Minako. Qualcuno deve pur darle una lezione!»

Makoto si massaggiò il mento. «Da sola è ancora difficile, ma se io e Minako ci unissimo...»

«Non servirebbe a niente» dichiarò sicura Usagi.

Rei sfoderò il comunicatore. «Adesso chiamo Haruka e Michiru. E Hotaru.»

Usagi fece una smorfia. «Perché mi volete male?!»

«Perché sei arrogante!» Rei la picchiettò sulla testa, poi la risata di entrambe si sciolse in un abbraccio comune.

Ami le osservò, serena. «Si sta facendo tardi. Vorrei fare un ultimo combattimento prima di andare a casa.»

«Contro di me!» Rei si indicò con la mano. «Ho deciso di diventare così forte da impedire alla tua acqua di spegnere il mio fuoco!»

Era un ottimo proposito. «Superare la natura elementale dei nostri poteri ci porterà su un piano di forza superiore.»

Rei sbatté una mano in aria. «Lo preferisco come l'ho detto io.»

Usagi e Makoto fecero loro spazio nella radura che avevano scelto come luogo di allenamento. Unendo le mani all'altezza dello stomaco, Ami si caricò di energia, estraneandosi. Di fronte a lei Rei venne avvolta dalla fiamme.

Ami sobbalzò.

«Sto bene, non preoccuparti! Prova ad attaccarmi!»

Incredula Ami si scambiò un'occhiata estasiata con Usagi e Makoto. 

«Cos'è questa condiscendenza, ragazze? Ho fatto esplodere un vulcano in mezzo alla città, era normale che prima o poi mi ripetessi!»

Ami cercò di distinguere il volto di Rei oltre le lingue di fuoco. Sapeva cosa voleva lei.

Invece di pensare ancora, le offrì la sfida che bramava. «Mercury Aqua Mirage!»

Le sue sfere d'acqua attaccarono Rei da diversi punti, cercando di trovare un varco tra le fiamme. Il fuoco continuò ad ardere imperterrito, proteggendola.

Rei si gettò in avanti. «Ora tocca a me!»

Ami erse la propria barriera trasparente, impedendo a Rei di vederla finché non vi si scontrò con la faccia. Il fuoco attorno al suo corpo svanì di colpo ma Ami non ebbe pietà. «Mercury!» Aprì la mano in aria, dando vita al simbolo del suo pianeta. Intorno alla sua mano si creò un vortice d'acqua.

Rei era stata altrettanto veloce. «Flame Sniper!» Scoccò una freccia di fuoco contro la mano di lei, disintegrando il suo simbolo.

Ami balzò all'indietro, optando per una strategia difensiva. «Shabon Spray!»

La nebbia riempì la radura.

In mezzo alla coltre umida Ami vide una fiammata improvvisa. Venne investita da una vampata di calore.

«Te l'ho detto!» Rei era trionfante. «Fuoco batte acqua!»

La sua nebbia si era diradata!

Le restava un'unica possibilità. Mercury Aqua Rhapsody! Non dichiarò più ad alta voce il nome dell'attacco, lo fece apparire nella mano, iniziando a suonare l'arpa di energia. Usò i nastri d'acqua come barriera mentre Rei la attaccava.

«Dannazione!»

Aveva respinto la forza di Marte, ma per sopraffarla Rei si accese di nuovo, una torcia umana che le fu addosso.

Ami provò dentro di sé una paura atavica, inattesa. Cadde dal sedile immaginario su cui si era posata, il suo attacco che svaniva nel nulla. Vide la mano accesa di Rei che si avvicinava a lei, il calore pronto a bruciarla.

«No!» Mosse un braccio per scacciarla e si sentì... svanire. Osservò la propria mano in movimento che si scioglieva, diventando pura acqua nel colpire le dita di Rei. A contatto terminato la sua mano si ricompose, le dita di Rei spente - per la sorpresa, o forse perché avevano incontrato la sua energia.

«Che cosa-?»

Rei tornò normale. Si inginocchiò accantò a lei. «Come ci sei riuscita?»

«Non lo so.» Col petto in affanno, Ami studiò la sensazione che si irrorava dal centro del suo essere. Potere.

Mercurio era uscito ad aiutarla.

Rei era preoccupata. «Ti avrei solo sfiorato, Ami. Ma... sei stata grandiosa. Io mi sono ricoperta di fuoco, tu sei diventata acqua.»

Non era stato il suo scopo. Era una capacità che la spaventava.

Usagi e Makoto le avevano raggiunte. «Tutto bene?»

Ami annuì per riflesso.

Usagi stavano sgranando gli occhi. «Ami! Hai raggiunto un picco di potere altissimo! Lo sento anche ora, mentre si dirada.»

Eh?

«Ti sei allenata in gran segreto?»

Usagi sorrideva e non capiva che non era divertente. Se persino lei riusciva a percepire Mercurio...

Ami tornò in piedi.

Makoto aveva chinato la testa, per scrutarla meglio. «Non l'hai fatto apposta, vero?»

«No.»

Usagi posò una mano sulla sua spalla. «Dài, non ti scioglierai in una pozzanghera!» Ridacchiò. «È solo una nuova capacità. È una cosa positiva.»

Non se lei non la controllava.

Rei la guardava seria, come se avesse compreso la ragione del suo disagio. «Mercurio è uscito fuori senza il tuo consenso.»

«È successo anche a me.» Usagi cercava di tranquillizzarla. «Può essere una cosa spaventosa, ma quando la temi fai vincere l'inquietudine. Invece i nostri poteri fanno parte di noi, anche quando si manifestano in questi modi assurdi.»

Ami era talmente occupata a pensare da non riuscire a risponderle.

Makoto aveva capito. Scuoteva la testa. «Usagi, non ricordi? Ami ci tiene a non diventare Mercurio troppo presto.»

«Ma perché...? Ah. Oh.»

Rimasero in silenzio nella radura, le sue amiche a chiuderla in un piccolo cerchio.

«Ti ho fatto così paura?» domandò Rei.

Era difficile spiegarlo. «Non ho provato paura come Ami, ma come... Sailor Mercury.» Come se il suo potere volesse provare timore, trovandosi in una situazione di battaglia, per scatenarsi. Il terrore si era mischiato a una goccia di eccitazione.

«Allora Mercurio ha solo colto il momento giusto?»

Ami annuì. «Non lo sentivo forte come oggi da...» Dalla battaglia contro Nemesis. «È strano. Non ho fatto allenamenti speciali in questo periodo.»

Come mai il suo pianeta si era manifestato con tanta forza, all'improvviso? Lei non aveva fatto nulla di diverso da... «Il teletrasporto» comprese.

Le sue amiche la ascoltavano, attente.

«In queste settimane mi sono teletrasportata tante volte.» Non solo per lunghi viaggi, ma anche per andare da Alexander, persino per tornare a casa dall'università una volta, per non perdere tempo. Aveva sostituito gli spostamenti normali col teletrasporto. «Quando mi sposto mi devo concentrare per tenere insieme la mia essenza e quella di chi mi accompagna.» Ormai era diventato quasi naturale per lei. Tuttavia ogni volta cercava di migliorare il processo, snellendolo, tenendone a mente le fasi per ripeterlo più velocemente.

Comprese il suo più grande errore. «Ieri ho provato a teletrasportarmi senza trasformazione.»

Usagi sgranò gli occhi. «Ci sei riuscita?»

Ami scosse la testa. Il teletrasporto non era neppure iniziato senza il potere di Mercurio a supportarla, ma nella sua mente si era aperta la tasca dimensionale necessaria allo spostamento. Lo aveva percepito, si era lievemente inquietata, ma alla fine ne aveva sorriso, ignara. Per lei teletrasportarsi stava diventando normale come correre.

Si strinse nelle braccia.

Makoto le accarezzò un gomito. «Torna a casa, Ami. Chiama Alex e usate insieme il computer per studiare la situazione. È l'unica cosa che ti farà stare tranquilla.»

Ami annuì e indietreggiò di un passo. «Hai ragione. Allora per stasera vi saluto. Adesso vado a-...» Si interruppe, chiudendo di botto la dimensione spaziale che aveva aperto nella sua testa, per istinto.

Rei la guardava, comprensiva. «È meglio se per oggi ti sposti come i comuni mortali.»

Makoto e Usagi sciolsero insieme la trasformazione. «Ti accompagniamo noi!»

Usagi la prese a braccetto mentre il costume di Sailor Mercury spariva dal suo corpo.

«Torni a passeggiare come tutti, Ami-chan. Non è così male, ricordi?»

Forzando un sorriso, Ami salutò Rei. Uscì dal tempio con Usagi e Makoto, ascoltando i loro discorsi incoraggianti, pensati per rasserenarla.

Per tutto il tragitto fino a casa non smise per un momento di pensare.

  

Andò da Alexander solo il giorno successivo. Lo incontrò ad un tavolo del ristorante universitario, in un angolino nascosto che lui aveva scoperto da tempo e che finalmente anche lei poteva frequentare a pieno titolo, come studentessa della Todai.

Lui era impegnato nella lettura di un fascicolo.

Per necessità lei aveva riflettuto da sola quella notte. Appena si era resa conto delle conseguenze che si poteva portare dietro il suo problema, aveva preferito non coinvolgere Alexander. Averlo accanto l'avrebbe distratta. Presto avrebbe potuto stargli lontana molto a lungo.

«Ciao» disse piano.

Lui alzò gli occhi, illuminandosi nel vederla.

Ami cedette, smettendo di controllarsi. Gli andò incontro, circondandogli la testa con le braccia.

«Ehi.» Lui fece scivolare una mano sulla sua schiena. «Tutto a posto?»

Ami chinò il viso. Lo baciò su una guancia. «Mi sei mancato.» Mi mancherai.

Per la sorpresa a lui sfuggì un minuscolo ansito. Cercò le sue labbra con la bocca, la baciò.

Ad Ami non importò che fossero fuori, che qualcuno potesse vederli. Si tenne stretta a lui, assaporando il contatto.

Sedato, felice, Alexander si staccò e le indicò i fogli che aveva lasciato sul tavolo. «Guarda cosa mi hanno dato oggi.» Le fece vedere il fascicolo.

Ami scorse rapidamente il titolo.

MIT - scelta dei corsi universitari per studenti in scambio.

Si sedette al tavolo.

«Me n'ero quasi dimenticato. Entro due settimane devo scegliere quali corsi frequentare negli States a settembre. Leggi qui.»

Ami lo fece. Fisica Sperimentale II, Fisica Quantistica II, Variabili complesse con Applicazioni, Fisica Nucleare, Fisica Quantistica II e III.

La lista andava avanti per metà foglio.

«Hanno messo i nomi dei titolari delle cattedre. Conosco questi professori di fama.» Alexander riprese in mano il foglio, estasiato. «È il paese delle meraviglie, Ami. Potrò studiare davvero con questa gente.»

Da quanto lei non lo sentiva tanto entusiasta? Dai tempi in cui lui voleva specializzarsi in astrofisica negli Stati Uniti, ricordò. Allora Alexander aveva desiderato stare via per tre anni, non solo per tre mesi.

Mi mancherai, pensò di nuovo.

Per un momento provò a non essere tanto certa che le sue conclusioni fossero giuste. Aveva bisogno di confrontarsi con lui, oltre che fare altre analisi. 

Alexander si era accorto del suo silenzio. «Che cos'hai?»

C'era un modo per comunicare la notizia senza rovinare l'entusiasmo di lui per la futura partenza: doveva semplicemente spiegare le circostanze, essere analitica e esporre la probabilità delle sue conclusioni. «Ieri, mentre mi allenavo con le ragazze, è successa una cosa.»

Fu così che gli disse che, forse, non avrebbe più potuto teletrasportarsi.

 

 

Inizio maggio 1997 - Mercurio - FINE

 


 

NdA: Yeah! Finalmente ho scritto questo capitolo di raccordo che avevo necessità di buttare giù per mandare avanti questa storia! Ora inizia la parte centrale di questa raccolta, in cui Alexander ed Ami districheranno il nodo centrale della loro relazione per come è adesso, un problema che ho fatto intuire in molti dei capitoli precedenti.
Ripeto: finalmente. Non vedevo l'ora ;)
P.S. Non escludo di tornare a raccontare di quanto è successo nei mesi di fine marzo e aprile - anzi, lo prevedo, in particolare con riguardo al trasferimento di Alexander nella sua nuova casa, ma era importante proseguire la linea principale della storia.

Grazie di aver letto! 

ellephedre

  

Gruppo Facebook dedicato alle mie storie, per spoiler e aggiornamenti: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

 

   
 
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